Gli incidenti sul lavoro sono un dramma umano e sociale: bisogna intervenire anche inasprendo le sanzioni
APRILE 2018
Intervista a Carmelo Barbagallo
Gli incidenti sul lavoro sono un dramma umano e sociale: bisogna intervenire anche inasprendo le sanzioni
di   Antonio Passaro

 

Barbagallo, è stato appena celebrato il Primo Maggio, quest’anno, dedicato al tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Il comizio di voi tre Segretari generali si è svolto a Prato, ma prima avete deposto una corona di fiori nel cimitero di Marcognano, nei pressi delle cave di marmo di Carrara, dove sono sepolte alcune vittime del lavoro e un’iscrizione commemora quella tragedia di tanti anni fa. Perché è stato scelto questo argomento?

Perché salute e sicurezza devono essere una priorità. È assurdo e inaccettabile che dal 1911, anno di quella tragedia, non sia cambiato nulla, il numero degli infortuni mortali è sempre lo stesso. Perciò abbiamo deciso di celebrare il Primo Maggio mettendo proprio questi temi al centro di quella giornata. Molti morti sul lavoro sono “vittime del profitto”. Quando gli incidenti sul lavoro si ripetono sempre uguali vuol dire che non si tratta più di infortuni: di fronte a tanta negligenza, c’è bisogno di maggiore rigore. Serve una strategia nazionale ed è necessario accrescere la partecipazione dei lavoratori e dei delegati.

 

Anche i dati dell’Inail dicono che gli incidenti sul lavoro non accennano a diminuire…

Gli incidenti sul lavoro sono un dramma umano e sociale: lo ripeto, bisogna intervenire anche inasprendo le sanzioni. Non è questione di numeri perché sarebbe inaccettabile anche la perdita di una sola vita umana: non si può morire di lavoro. È un problema culturale, ma anche di organizzazione del lavoro. Non si può far prevalere il profitto sulla salute, sulla sicurezza e sui diritti dei lavoratori. Anche per questo motivo, siamo preoccupati per ciò che accade in alcune aziende dove sta prendendo piede una sorta di caporalato 4.0: evidentemente, dovremo prepararci a forme di lotta 4.0. Questo Primo Maggio è stata l’occasione per porre il tema al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e per chiedere che diventi una priorità del prossimo Governo.

 

Ad aprile sono stati diffusi i dati Istat che forniscono un quadro completo relativo alla situazione economica e sociale del Paese. C’è ancora tanta incertezza…

Il forte disagio economico che riguarda ancora milioni di cittadini e il gap tra Nord e Sud sono due degli aspetti più preoccupanti che emergono dai dati dell’Istat. Da questa impasse se ne esce solo in un modo: c’è bisogno di interventi straordinari nelle regioni più depresse, di investimenti in infrastrutture materiali e immateriali e di una riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Questi sono i pilastri su cui fondare la ripresa vera e strutturale del nostro Mezzogiorno e del Paese intero, altrimenti saremo condannati a commentare sempre le stesse identiche grigie fotografie.

 

Una realtà che non può lasciare spazio a trionfalismi…

La realtà si prospetta meno rosea delle stime per quel che riguarda il rapporto deficit-pil e la pressione fiscale mentre, sul fronte dell’occupazione, a una prima timida crescita dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato fa da contraltare negativo l'aumento della disoccupazione giovanile. E se il reddito delle famiglie sale è anche grazie ai rinnovi contrattuali voluti con determinazione dai lavoratori e dal Sindacato. L´auspicio, dunque, è che si formi subito un Governo in grado di affrontare efficacemente le emergenze economiche, a partire dalle questioni connesse al lavoro.

 

Anche il FMI dice che l’Italia fa registrare un incremento del Pil, ma resta comunque all’ultimo posto in Europa nella classifica della crescita…

Purtroppo, la crisi morde ancora le carni del nostro Paese. Lo ribadisco, c’è bisogno di investimenti pubblici e privati. Basta con l’austerità: l’Europa comprenda che deve darci spazio affinché si possano fare investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, per rimettere in sicurezza il territorio, per dare lavoro ai giovani e far riprendere il potere d’acquisto ai lavoratori e ai pensionati attraverso una riforma fiscale. Anche per questo aspettiamo che si formi un Governo con cui interloquire su questi fronti e che dia stabilità. Ci auguriamo che il Presidente della Repubblica trovi il modo per far ragionare tutte le forze politiche nell’interesse del Paese.

 

Ritornando al tema specifico del Mezzogiorno, parlavi prima della necessità di interventi straordinari. Qual è la tua idea al proposito?

Per molto tempo, i Governi che si sono succeduti alla guida del Paese hanno derubricato la questione Mezzogiorno dall'agenda politica. E le conseguenze si notano. Il differenziale economico, produttivo e occupazionale è sotto gli occhi di tutti. I giovani non trovano lavoro e devono emigrare. Bisogna porre rimedio a questa condizione. Un tempo, avevamo la Cassa per il Mezzogiorno: è stato quello il momento in cui il gap tra Nord e Sud del Paese si è maggiormente ridotto. Poi ci sono stati fenomeni di corruzione che hanno indotto a porre fine a quell’esperienza. Così, si è perso uno strumento, ma purtroppo non si è eliminata la corruzione. Ebbene, anche oggi abbiamo bisogno di interventi straordinari per recuperare i ritardi del Mezzogiorno che continuano a persistere proprio sul fronte degli investimenti nelle infrastrutture pubbliche e private.

 

Lo dicevamo prima: al momento in cui scriviamo, a due mesi dalle elezioni, il nostro Paese non ha ancora un Governo. L’auspicio è che si formi al più presto. Vogliamo ribadire in sintesi, quali saranno le prime rivendicazioni?

Il Paese non uscirà dalla crisi sino a quando i lavoratori, i pensionati e i giovani non saranno messi nella condizione di recuperare il loro potere d’acquisto. Questo obiettivo si raggiunge in due modi: da un lato, rinnovando i contratti, e lo stiamo facendo, e dall’altro realizzando una riforma fiscale, rivendicazione che avanzeremo subito al prossimo Governo. Abbiamo i salari e le pensioni tra i più bassi d’Europa e la tassazione su lavoratori e pensionati tra le più alte. Ecco perché Cgil, Cisl, Uil chiederanno una riforma fiscale che punti a modificare questo stato di cose.

 

Segretario, finiamo con un commento sulla vittoria fatta registrare dalla Uil alle elezioni delle Rsu nel pubblico impiego…

È stato un successo strepitoso. Ci sono molte realtà dove abbiamo più che raddoppiato i consensi. E ci sono uffici, scuole, sedi di enti o istituzioni dove non eravamo presenti nella precedente tornata e, ora, siamo balzati direttamente al primo posto. Insomma, un fatto straordinario. Risultati davvero importanti che fanno il paio con quelli ottenuti di recente anche nel settore privato e nei servizi e che premiano l’impegno della nostra Organizzazione a tutti i livelli. Voglio dunque concludere con un grazie sincero a tutti i nostri delegati e un augurio di buon lavoro alle Rsu elette.

 

 

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