Rinnovo del contratto Edilizia Industria – Coop
LUGLIO 2018
Sindacale
Rinnovo del contratto Edilizia Industria – Coop
di   Vito Panzarella

 

Per comprendere appieno il valore dell’Accordo che nella tarda serata di mercoledì 18 luglio ha portato le Parti Sociali di Feneal Filca e Fillea con ANCE e COOPERATIVE alla firma del rinnovo contrattuale Edilizia Industria – Coop, è sufficiente analizzare pochi ma significativi dati. Il settore dall’inizio della crisi (2008) ha registrato una perdita di circa 600 mila addetti (- 46,5%) e la scomparsa dal mercato di circa 120 mila imprese (- 42%) con le conseguenze sul tessuto sociale e produttivo facilmente immaginabili. Mentre per l’economia italiana si va consolidando una pur timida ripresa, le Parti sociali dell’edilizia, confermano un quadro assolutamente allarmante del comparto delle costruzioni edili, con un continuo calo occupazionale, certificato dagli ultimi dati forniti delle Casse Edili relativi al periodo ottobre 2017 marzo 2018 di un ulteriore 2,6%. Con un incremento degli investimenti di appena lo 0,2%, intravedere le condizioni di un’effettiva ripresa appare concretamente difficile.

Anche per questi motivi tale rinnovo, inserito nel suo particolare contesto, è sicuramente un atto che potremmo definire di grande coraggio e responsabilità. Una scommessa nella convinzione che il contratto nazionale a differenza di quanto oggi sostenuto da più parti, può avere per ogni settore un valore propulsivo, innovativo e di rilancio. In questo scenario si sono avviate le trattative che, pur attraverso fasi delicate e momenti di tensione e preoccupazione, hanno condotto alla firma di rinnovo del contratto dell’edilizia per più di un milione di lavoratori. Un percorso molto complesso e articolato, lungo il quale non sono mancati momenti di preoccupazione per una possibile rottura del confronto, ma arrivato in porto anche grazie al sostegno e alla grande partecipazione dimostrata dalla nostra gente alle iniziative di lotta e rivendicazione condotte unitariamente in questi ultimi mesi, facendo capire chiaramente alla controparte che il sindacato era nel giusto e che le richieste avanzate fossero le uniche possibili per il rilancio di un settore chiave per il lavoro e per l’economia del nostro Paese. In sintonia con l’Accordo Interconfederale del 9 marzo scorso firmato da Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, che riconosce al Ccnl una funzione salariale certa, si è ottenuto un aumento retributivo di 55 euro per gli operai comuni e 71,5 euro per gli operai specializzati, valorizzando le funzioni di welfare integrativo proprie del sistema bilaterale delle costruzioni (che festeggerà nel 2019 i suoi primi 100 anni dalla nascita della prima Cassa Edile a Milano) con la costituzione del Fondo nazionale per l’assistenza sanitaria integrativa a favore sia degli operai che degli impiegati.

Sono state poste le premesse per un patto intergenerazionale, secondo la logica della flessibilità in uscita per gli operai più anziani e creando opportunità e incentivi alle assunzioni dei più giovani, con l’istituzione del Fondo nazionale prepensionamento e di uno specifico Fondo per incentivare l’occupazione giovanile, affinché questo settore, oggi tra i più innovativi e in profondo cambiamento, recuperi appeal tra i giovani e aiuti le imprese che intendono puntare sul rinnovamento, agevolando l’accesso anticipato alla pensione per i lavoratori in età avanzata. Inoltre, per la prima volta è stata riconosciuta la possibilità alle tante Partite Iva presenti nei cantieri (200 mila persone) di poter beneficiare delle prestazioni erogate dalle Casse Edili in materia di Salute e Sicurezza e Formazione. Siamo riusciti a valorizzare, coerentemente con i disposti interconfederali, la funzione di sostegno a forme di welfare integrativo di natura bilaterale con l’aumento di altri 2 euro (a parametro 100, che diventano 2,6 per operaio terzo livello) del contributo collettivo obbligatorio per la Previdenza complementare (Prevedi-Cooperlavoro), e con l’introduzione nel settore del Fondo Nazionale per l’Assistenza Sanitaria Integrativa a favore di operai e impiegati, alimentato da un’aliquota totalmente a carico delle imprese, complessivamente dello 0,60%, rispetto al quale le Casse Edili svolgeranno la funzione di sportello. Inoltre abbiamo concordato rilevanti innovazioni che favoriranno una stagione di contrattazione territoriale importante, per dare coerenza alla filosofia e alle prescrizioni contrattuali, salvaguardando i due livelli di contrattazione.

Dal 1° Luglio 2019, infatti, verrà avviata su tutto il territorio l’apertura dei tavoli di trattativa per il rinnovo degli integrativi provinciali. Con questo contratto abbiamo rafforzato le relazioni industriali e avviato una nuova fase della bilateralità edile, creando le condizioni per il rilancio della contrattazione di secondo livello. L’obiettivo raggiunto è stato quello di rimettere le Casse Edili al centro della loro missione fondativa quale erogatore di prestazione e servizi a favore dei lavoratori, con l’intento di razionalizzare i costi di gestione, e liberare così risorse utili a ridare efficienza al sistema, colpito anch’esso effetti della crisi. Crediamo molto nel rilancio delle scuole edili e dei CPT per la sicurezza, con una particolare attenzione alla formazione dedicata alle nuove tecniche costruttive, ai nuovi materiali, all’industrializzazione 4.0 del cantiere senza mai dimenticare e valorizzare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il rinnovo del contratto è come si sa un punto di partenza e non d’arrivo. In questa prima fase della sua applicazione del rinnovo dobbiamo essere concentrati al fine di dare piena attuazione ai processi definiti dalle Parti Sociali. A tale scopo sono state costituite a livello nazionale commissioni bilaterali per la gestione degli importanti capitoli contrattuali, quali ad esempio il Durc per Congruità da estendere a tutto il territorio nazionale e la semplificazione del sistema bilaterale in ottica di accorpamento per favorire sostenibilità ed efficienza. Ora che si è giunti al rinnovo (il contratto avrà scadenza settembre 2020) si apre la fase politica sintetizzata nel Protocollo per il Rilancio del Settore che farà da cappello al testo dell’accordo.

In tale documento sono indicati i punti nevralgici sui quali si concentrerà l’azione unitaria delle Parti Sociali nei confronti dell’attuale Governo. Solo per citare i principali: la lotta al dumping contrattuale, quindi l’applicazione del contratto edile a tutti i lavoratori impegnati a svolgere attività edile nei cantieri; la richiesta di politiche che favoriscano gli investimenti pubblici e privati nel settore, con la realizzazione delle infrastrutture necessarie al rilancio del Paese e con l’accelerazione della cantierizzazione di più opere possibili, in ottica di salvaguardia del territorio e riqualificazione dell’esistente. Tra le priorità anche la necessità di qualificazione delle stazioni appaltanti, l’agevolazione dell’accesso al credito, la semplificazione delle procedure di appalto, e la richiesta di mettere in campo, in modo coordinato, un progetto industriale per l’edilizia, dando indicazioni chiare alla politica, finalizzato alla competitività del settore garantendo tutele, sicurezza e occupazione. Su questo ultimo aspetto è bene soffermarsi attentamente partendo da alcuni fatti di attualità. Nel nostro paese oggi sta avvenendo un fenomeno che non ha precedenti. Sui primi 10 grandi gruppi del settore almeno 7 stanno attraversando una grave difficoltà finanziaria (vedi Tecnis e Condotte in amministrazione straordinaria).

Le grandi imprese stanno soffrendo per problemi di liquidità o per vincoli nel rapporto debiti/investimenti. La perdita sul mercato di grandi soggetti imprenditoriali andrebbe a creare un corto circuito anche nel caso in cui dovessero essere finanziate e sbloccate le grandi opere infrastrutturali che rischiano così di non trovare qualcuno che possa realizzarle, ponendo un serio freno allo sviluppo ed alla occupazione. Dall’altro lato, le grandi imprese straniere, seppur dimensionalmente più strutturate, non vengono volentieri nel nostro paese in virtù di una normativa farraginosa e priva di regole certe. Oggi il 90% delle gare è soggetta a contenzioso sull’aggiudicazione, per non parlare poi della certezza e del rispetto degli impegni di pagamento negli appalti pubblici, in un contesto di iperburocrazia e malaffare. L’attuale mercato, drogato da ribassi eccessivi, si basa sulla leva delle riserve e quindi delle varianti. Paradossalmente se i progetti fossero fatti correttamente l’impresa affidataria non riuscirebbe a coprire i costi dell’appalto. La UIL ha sostenuto dalla prima ora questo problema con il supporto alle vertenze nazionali in questi mesi sui tavoli ministeriali e siamo certi continuerà a sostenere insieme alla Categoria tutte le azioni politiche finalizzate a rimettere al centro la capacità del fare, per un nuovo sistema di regole, trasparenti, chiare e certe, in sintesi moderne. Con questo contratto abbiamo confermato l’importanza di investire su un sistema di relazioni industriali che garantisca sempre più diritti e tutele per i lavoratori, mettendo al centro l’impresa e la dignità e qualità del lavoro.

 

 

*Segretario Generale FENEALUIL

 

 

Potrebbe anche interessarti: