Il bel congresso della Uilm
MAGGIO 2018
Sindacale
Il bel congresso della Uilm
di   Rocco Palombella

 

E' stato un importante Congresso per la storia della Uilm ma già guardiamo avanti. Chi scrive è stato riconfermato alla guida della nostra organizzazione sindacale e con lui, in segreteria nazionale: Eros Panicali, Luca Colonna, Gianluca Ficco, Roberto Toigo. Ora siamo impegnati sul da farsi nell’immediato futuro. Questo significa: una grande iniziativa nazionale per individuare una piattaforma comune sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla scia e sui risultati ottenuti con l’evento regionale del 19 di marzo a Milano; una discussione sulla riduzione dell’orario di lavoro, sia a livello nazionale che europeo, a fronte delle riorganizzazioni aziendali che stanno avvenendo alla luce di un’imminente quarta rivoluzione industriale. È inevitabile il coinvolgimento di IndustriAll Europe, per l’impatto che tutto questo può avere sul sistema industriale europeo; una iniziativa sul ruolo delle multinazionali e sulle delocalizzazioni che rischiano di mettere in discussione il nostro sistema produttivo, economico e occupazionale; una iniziativa nazionale sulle modifiche del Jobs Act e degli ammortizzatori sociali; una accelerazione della terza fase della modifica alla legge Fornero; iniziative insieme alla Uil sulla riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti e pensionati.

Tra le proposte avanzate nel corso dell’assise congressuale quella rivolta alla Fiom al fine di presentare una piattaforma comune per il rinnovo del contratto di Fca in scadenza a fine anno. Ci ha fatto piacere che la dirigenza dei metalmeccanici Cgil abbia accolto il suddetto invito. Il prossimo 31 dicembre scadrà il contratto specifico di primo livello di Fca. Si tratta di un appuntamento importante che vogliamo vivere con spirito costruttivo. Il contratto di Fca ha funzionato, però ci sono alcune cose che vanno modificate. Noi riteniamo che debba essere una occasione importante per fare un tagliando di questa esperienza così innovativa in Italia. Abbiamo realizzato qualcosa di positivo che ha rilanciato gli stabilimenti. Dopo il contratto nazionale di lavoro (siglato unitariamente nel novembre del 2016) dobbiamo riuscire a rinnovare insieme anche quelli per Fca e CCSL Attendiamo con trepidazione la presentazione del nuovo piano industriale da parte del “management” guidato da Sergio Marchionne e John Elkann, perchè dalla produzione automobilistica italiana dipende la crescita del settore metalmeccanico del Paese. Il primo giugno è alle porte e da questo piano dipende il pieno livello occupazionale e produttivo degli stabilimenti ubicati all’interno del perimetro nazionale. Lo scenario industriale 2017 e 2018 sembra migliorare, restano ancora molte fragilità e tanti dubbi. Il ruolo più importante in questa ripresa lo ricopre la manifattura italiana che – nonostante i volumi ridotti rispetto agli anni d’oro e le difficoltà – resta il settore trainante, capace di fare esportazioni di qualità, cavalcando il vento della ripresa mondiale. Tra le aziende manifatturiere, quelle di media dimensione vanno meglio. Quelle grandi, infatti, sono ormai pochissime. E molte piccole aziende sono purtroppo poco competitive.

Da qualche anno il settore auto è in forte crescita, sia nel nostro Paese e sia nel mondo, anche se il primo trimestre di quest’anno ha fatto registrare una leggera flessione. In Italia nel 2017 sono state prodotte 633mila autovetture, il 6% in più del 2016. Il settore esprime da tempo eccellenze di grande valore, che esporta in tutto il mondo e che sono alla base del successo di case automobilistiche tedesche e americane. Ma c’è molto da fare anche in altri settori. Tra questi la siderurgia: da oltre sei anni la situazione dell’Ilva continua a rimanere irrisolta. Sei anni nei quali siamo sempre stati vicini ai nostri iscritti, e a tutti i lavoratori delle acciaierie. Nonostante l’assegnazione della gara a un gruppo industriale tra i leader mondiali nella produzione di acciaio, dopo un articolato e complesso bando europeo, per ragioni politiche, strumentali e di ostruzionismo – del presidente della Regione Puglia e del sindaco di Taranto – più di 20mila persone e intere comunità rischiano di pagare, oltre al danno ambientale, anche la beffa della perdita di posti di lavoro. Ci siamo spesi per trovare sempre margini di dialogo, possibili soluzioni per i lavoratori e i cittadini. Noi siamo contrari a qualsiasi accordo che preveda il licenziamento di 4mila lavoratori”. È importante anche quel che c’è da fare in Fincantieri.

Nel 2016 il Gruppo Fincantieri ha ritrovato il primato nella cantieristica navale, scavalcando la decennale leadership asiatica. La lungimirante acquisizione di STX France, dopo il lungo tira e molla di Macron, a febbraio scorso è arrivato a un accordo che ha permesso a Fincantieri di detenere il 50% delle quote. Si tratta di un passo importante verso la costruzione di un grande polo europeo della cantieristica civile, resta ancora, però, da delineare la futura alleanza nella difesa navale. Ed è proprio su quest’ultima che ci giocheremo una nuova partita, che coinvolgerà anche altre aziende. Dobbiamo porre un’attenzione particolare a quei cantieri, come Castellammare di Stabia e Palermo, che ancora non consolidano un carico di lavoro per essere ottimisti. Poi c’è Leonardo. La Uilm è convinta che soprattutto verso Leonardo, gruppo guidato dall’ Ad Alessandro Profumo, occorra convogliare congrui investimenti. Leonardo ex Finmeccanica, dopo un triennio d’incertezze legate soprattutto alle scelte sbagliate dell’Amministratore Delegato Moretti, ha dato il via al nuovo piano industriale che guarda al 2022. È bene ricordare che il settore del trasporto civile è in crescita e lo sarà per almeno altri venti anni. In questo contesto, Leonardo si gioca un pezzo importante del proprio futuro. Occorre investire nella divisione “Aerostrutture”, bisogna acquisire nuove commesse di lavoro, a partire da quelle per Boeing e Airbus, ed è necessario rafforzare le collaborazioni esistenti nel settore. Positiva in tal senso la maxi commessa in Qatar. A marzo l’azienda ha chiuso a Doha il contratto per la fornitura di 28 elicotteri militari, per un valore superiore ai 3 miliardi di euro.

Sarà inoltre fondamentale ridare vigore anche allo sviluppo delle attività militari che consentiranno al Gruppo di giocare un ruolo da protagonista nella costruzione del sistema di Difesa europea, ma anche nella partita che si sta giocando con la Francia per la definizione dell’assetto societario Fincantieri STX per il settore militare. In questo contesto sarà funzionale rivedere i perimetri delle divisioni unificando le competenze dell’ingegneria, sia in ricerca e sviluppo, sia in quella industriale. Solo così un’impresa può ritornare competitiva e realizzare, grazie alla manifattura, quei margini industriali che le consentono di guardare con fiducia al domani. C’è molto da fare, e faremo del nostro meglio in tal senso. L’industria metalmeccanica riveste, in tutti i Paesi industrializzati, un ruolo particolarmente rilevante sia dal punto di vista quantitativo – in termini di occupazione, valore aggiunto e scambi internazionali – sia per il ruolo strategico. Produce la totalità dei beni d’investimento in macchine e attrezzature attraverso cui trasmette innovazione tecnologica a tutti i rami dell’industria e agli altri settori dell’economia. Contribuisce in modo determinante alla crescita di un Paese e al mantenimento dei livelli di competitività dell’intero comparto industriale.

Ciò vale ancor di più per quei Paesi, tra cui l’Italia, il cui livello di benessere è strettamente legato alla capacità di competere ed esportare. La produzione metalmeccanica è costituita per il 60% da beni d’investimento, per il 36% da beni intermedi e per il restante 4% da beni di consumo, prevalentemente durevoli. Nel nostro Paese il settore occupa circa 1 milione 600mila addetti risultando così il secondo in Europa dopo la sola Germania. Ogni anno produce ricchezza per circa 100 miliardi di euro ed esporta beni per 200 miliardi che rappresentano quasi la metà del fatturato settoriale. Nell’attuale contesto socio economico, caratterizzato da sfide complesse, si è resa ancora più necessaria una nuova alleanza tra impresa e lavoro per dare occupazione ai lavoratori, competitività alle imprese italiane e per rilanciare il prodotto metalmeccanico nel mondo. Credo, tuttavia, che non possiamo aspettare le scadenze contrattuali per affrontare i problemi e cogliere le opportunità di rilancio. È, quindi, necessaria l’apertura di tavoli tematici sulla competitività del settore dove poter discutere con Federmeccanica e altre organizzazioni datoriali. L’accordo Interconfederale, sottoscritto il 9 marzo 2018, può essere un utile strumento per poter completare un processo partecipativo avviato con il nostro contratto.

In particolare, il 26 novembre 2016 è una data che ha segnato una vera svolta. Con quest’ultimo rinnovo abbiamo messo al centro della futura politica contrattuale proprio il livello nazionale del contratto stesso. L’intesa condivisa tra noi, Fim e Fiom poggia su contenuti indispensabili e importantissimi come salario, previdenza integrativa, sanità integrativa, formazione e diritto allo studio. Abbiamo sottoscritto un contratto che, attraverso il solo livello nazionale, recupera l’inflazione e determina per tutti i lavoratori molteplici benefici in termini di welfare contrattuale. Proprio perchè siamo di fronte a un vero e proprio “passaggio culturale”, il punto cruciale è far percepire il “valore” del welfare. C’è sicuramente un valore economico, fondamentale e ineludibile che deve essere riconosciuto al lavoratore, ma nello stesso tempo le iniziative di welfare racchiudono una nuova visione, un nuovo significato di relazione tra il singolo lavoratore e l’impresa. Abbiamo realizzato un grande contratto che condizionerà i prossimi rinnovi, rafforzando il primo livello contrattuale, così come abbiamo tenuto in considerazione quello aziendale, che dipende dal sistema organizzativo specifico e dagli indici di produttività. Dal 26 novembre 2016 la condizione dei lavoratori metalmeccanici è sicuramente migliorata. Il 9 marzo scorso Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno sottoscritto finalmente l’Accordo sul sistema di relazioni industriali e sul modello contrattuale”. Il testo conferma l’attuale modello contrattuale basato su due livelli e delinea un sistema flessibile dove è data più autonomia e maggiore responsabilità al contratto nazionale, che individua il trattamento economico minimo come base di riferimento.

L’intuizione della Uil è stata vincente, perchè ha evitato il definitivo isolamento del sindacato confederale da parte della politica. Infatti, in questi anni abbiamo assistito a un attacco da parte dei Governi che si sono susseguiti proprio rivolti al sindacato confederale. L’unica possibilità di arginare questa deriva è stata quella di rafforzare l’azione unitaria. In questo senso, guardiamo al Congresso della Uil che si terrà dal 21 al 23 giugno a Roma: noi con la Confederazione, con equilibrio e nella direzione giusta. Avanti così.

 

 

* Segretario Generale UILM

 

 

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