Rilanciare la crescita del nostro Paese attraverso investimenti in infrastrut
ture e innovazioni tecnologiche
MAGGIO 2018
17° Congresso Uil
Rilanciare la crescita del nostro Paese attraverso investimenti in infrastrut ture e innovazioni tecnologiche
di   S. Monteduro

 

In un contesto di instabilità politica come quello che stiamo vivendo, cosa vi aspettate dal Sindacato confederale e, in particolare, quale ruolo dalla UIL? E ancora. Dove ritenete che si sarebbe potuto “fare di più” e, quindi, da dove è necessario ripartire?

 

L’instabilità politica, il lungo periodo di crisi economica, la guerra commerciale dei dazi doganali in atto crea paure ed incertezze e il terrore che la crisi economica possa riaffacciarsi. Il rischio è che aumentino ancora di più le disuguaglianze, l’individualismo, il rancore e l’indifferenza verso i flussi di nuove povertà, dai migranti a chi ha perso il lavoro. Una società già in forte cambiamento a seguito dell’innovazione tecnologica e che sta generando ulteriori ineguaglianze derivanti dal divario digitale fortemente presente nel Paese: il 70% degli individui con un’età oltre i 65 anni non usa Internet. Le risorse pubbliche destinate alle politiche sociali non sono state adeguate al reale stato di necessità, come quelle destinate al REI-Reddito d’Inclusione e al Fondo Sanitario Nazionale. I continui tagli alla spesa pubblica stanno mettendo a rischio la funzione svolta della cura degli interessi della collettività: istruzione, sanità, sicurezza, giustizia.

 

 

Il sindacato confederale deve proporre ed ottenere dal nuovo governo nazionale, ma anche da ogni singola Regione ed Ente Locale una nuova politica economica che sappia coniugare gli interessi generali di bilancio dello Stato con quelli di tutela e coesione sociale.

 

Politiche assistenzialiste di sostegno al reddito devono essere accompagnate a politiche attive del lavoro di riqualificazione e accrescimento delle competenze dei lavoratori che siano adeguate alle nuove esigenze del mercato del lavoro. È necessario rilanciare la crescita e competitività del nostro Paese attraverso investimenti in infrastrutture ed innovazione tecnologica e in politiche energetiche ecocompatibili, che riducano la dipendenza del nostro sistema energetico dai paesi esteri. Abbiamo bisogno di una Pubblica Amministrazione moderna ed efficiente, tutto ciò è indispensabile per garantire uno sviluppo coeso del paese e per favorire ciò è necessario sbloccare il turnover del personale e soprattutto valorizzare le singole professionalità presenti in essa con rinnovi contrattuali che retribuiscano l’elevata formazione e responsabilità richiesta.

 

 

Il percorso che ci sta portando al congresso confederale ha visto svolgersi preliminarmente tutti congressi dei nostri livelli, quali sono state le “parole d’ordine” che hanno segnato i vostri incontri o che avete registrato come prioritarie nel dibattito tra i vostri delegati?

 

La disoccupazione giovanile e l’occupazione precaria nonché la retribuzione sottopagata che viene offerta loro è una delle preoccupazioni emerse nei dibattiti congressuali e che meritano di essere attenzionate. Problematiche queste che generano inquietudine non solo per le ricadute immediate, impossibilità per un giovane di accedere al credito bancario, difficilmente è in grado di sostenere impegni di spesa come quelli di un mutuo e di formare una famiglia, ma anche per i riflessi che avrà tutto ciò nel prossimo futuro, la discontinuità del rapporto di lavoro è fonte di un’interruzione dei versamenti contributivi previdenziali e di conseguenza di una futura misera pensione. Ed allora cosa fare se non incentivare la previdenza integrativa, rivalutare i salari attraverso una politica di defiscalizzazione e di rilancio della contrattazione nazionale e aziendale. Non può essere sottovalutata la problematica derivante dai crescenti Contratti Collettivi Nazionali sottoscritti da associazioni di categoria e Organizzazioni Sindacali di comodo, che prevedono tutele e salari al ribasso. Una tematica già oggetto di riflessione e di attenzione delle parti sociali e di interventi negli accordi in materia di testo unico della rappresentanza. Ci si pone però una domanda se un accordo di natura privatistica è sufficiente a dare una soluzione alla questione o se invece non è necessario un intervento legislativo che recepisca gli accordi e ne dia validità erga omnes, ed evitare quindi un dumping contrattuale che si sta generando e che mette in difficoltà i lavoratori e le imprese. Altro elemento che è necessario per dare risposta all’occupazione giovanile è quello di un intervento ad alleggerire i criteri per poter accedere alla pensione. Gli strumenti legislativi individuati fino ad oggi (ape sociale, lavori gravosi, ape volontaria ecc) sono ritenuti poco adeguati a dare una risposta al contesto sociale in essere. Ci sono molti lavori gravosi che non sono considerati tali, a chi svolge questo lavoro deve essergli riconosciuta la possibilità di andare in pensione anticipatamente. Infine, un ulteriore elemento di preoccupazione sono i lavoratori cinquantenni e con bassa scolarizzazione che rischiano di essere esclusi dal mercato del lavoro per competenze non adatte al tessuto produttivo contemporaneo ed è pertanto necessario pensare ad una formazione continua finanziata attraverso i fondi della formazione professionale. Un processo questo che deve essere costruito insieme al sistema dell’istruzione e dell’università.

 

 

Nella Conferenza di organizzazione ci siamo prefissati un nuovo modello organizzativo, quello del c.d. “Sindacato a rete”, nell’intenzione di aprirci sempre più e nel contempo avvicinarci alle nostre realtà a tutti i livelli. Un nuovo modo di operare, fatto di confronto, condivisione e sinergia tra Confederazione, categorie, territori e servizi. Un’idea, insomma, di democrazia e di aggregazione che deve essere alla base della natura stessa di corpo intermedio quale siamo. Ebbene a che punto ritenete di essere con questo modello?

 

Siamo in una società liquida dove tutto è friabile: dai rapporti di lavoro, mai definitivi e sempre temporanei, alle relazioni affettive, perché nulla è per sempre. Una realtà che è presente in ogni ambito della società e anche la nostra organizzazione è interessata da queste dinamiche relazionali. Un modello sociale debole che rende sempre più fragili le persone e che tende a lasciarle sole nei loro problemi. In un contesto come questo è necessario reagire contrastando tutto ciò attraverso un rafforzamento e ramificazione delle relazioni umane, onde permettere che il patrimonio di conoscenze, competenze ed esperienze individuali siano messe a patrimonio comune e possano generare il senso di comunità e di solidarietà, oggi un po’ sopito. Ed è partendo da tutto ciò che si valuta positivamente la scelta della nostra organizzazione di adottare il modello del “Sindacato a Rete”. Un’opportunità per rafforzare il senso di comunità della nostra organizzazione, di superare i compartimenti stagni tra servizi, categorie e confederazione e per mettere a patrimonio comune le esperienze, le conoscenze e le competenze di ogni singola persona che fa parte della Famiglia UIL. Un percorso solo abbozzato e che ha bisogno innanzitutto di un cambio culturale, di sentirsi tutti importanti e utili all’interno dell’organizzazione. L’uso dei nuovi canali di comunicazione offerti dall’innovazione tecnologica (social network, servizi iCloud, webcam ecc) può essere di aiuto per abbattere le distanze fisiche e temporali ed offrire un aiuto nel costruire una persistenza nelle relazioni umane tra le persone che vivono l’organizzazione internamente ed esternamente. Non dimentichiamo che, oggi, buona parte dei lavoratori, giovani e anziani utilizza i social network e questi sono uno strumento per permeare un vuoto nel contatto umano, per essere un canale di informazione, un punto di riferimento e di scambio di opinioni e di esperienze. Un nuovo modo per relazionarsi con gli altri che non significa abbandonare il contatto fisico con l’iscritto, con gli operatori dei nostri servizi, con i delegati e dirigenti sindacali, ma anzi rappresenta una possibilità di rafforzare tutto ciò. Questo nuovo modo di comunicare è più che mai necessario nel modello organizzativo di area vasta/regionale che si sta adottando in varie realtà regionali UIL, bisogna evitare che ambiti territoriali ampi facciano perdere il contatto relazionale. I nuovi modi di comunicare possono accrescere il senso di appartenenza e far vivere con ancora maggiore passione l’organizzazione, e ciò rappresenta il volano di una comunità unita, solidale e pronta ad aiutarsi e mettere in campo soluzioni condivise che derivano dalla esperienza del singolo. La prossima sfida quindi è pianificare e programmare uno standard di dotazione tecnologica e di formazione per ogni delegato all’uso dei social e device digitali e tecnologici.

 

 

Tutto questo sottace una visione di UIL che è quella che fin dalla sua nascita l’ha resa un’organizzazione laica, solidale e aperta, perché sempre rispettosa del pensiero altrui. Nelle tante assemblee che si sono svolte in questi mesi, nei congressi, nelle campagne per le elezioni delle RSU e suoi luoghi di lavoro si è respirato tra le persone un grande senso di appartenenza alla nostra organizzazione, che sempre più si sono unite attorno ai nostri valori. Partendo proprio da questo bellissimo senso di riconoscimento nella UIL, cosa vi aspettate dal vicino appuntamento congressuale?

 

Un sindacato laico, solidale ed aperto come la UIL deve saper interpretare i cambiamenti sociali ed economici in atto: la rivoluzione industriale 4.0, le nuove diseguaglianze, le nuove povertà, i lavori che cambiano, la globalizzazione dei processi produttivi. La UIL ha nel suo DNA l’essere un’organizzazione riformista, aperta e capace di saper interpretare e gestire i cambiamenti in corso ed è in grado di elaborare e proporre idee di lunga durata. Il congresso deve essere l’occasione per confrontarsi e dibattere, e le tesi congressuali, nelle quali sono analizzate la situazione sociale del Paese e le proposte che la nostra organizzazione intende mettere in campo, sono un’ottima base di partenza. C’è la necessità di riaffermare il ruolo di mediazione che il sindacato ha sempre svolto, un ruolo ancora più indispensabile nella società contemporanea, nella quale i conflitti tendono ad aumentare e dove è importante saper coniugare il globale al locale, l’individualismo al collettivismo, le politiche economiche di austerità a quelle di prosperità economica. Una visione di società moderna che tenga conto di tutti e che sappia affermare i principi di solidarietà, uguaglianza e meritocrazia, insomma bisogna rimettere al centro la persona alla quale riconoscere i propri diritti, doveri e responsabilità sociali.

 

 

 

* Segretario CST UIL del Lario

 

 

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