21 marzo: ricordiamo tutte le vittime delle mafie!
APRILE 2018
Agorà
21 marzo: ricordiamo tutte le vittime delle mafie!
di   Sara Tucci

 

E' dal 1996 che ogni anno, il 21 marzo in coincidenza con l’inizio della primavera, si tiene la Giornata di commemorazione delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa è promossa dall’associazione “Libera” di don Luigi Ciotti che presenziò al primo anniversario della strage di Capaci avvenuta nel 1992 ai danni del magistrato antimafia Giovanni Falcone. In quell’occasione a toccare la sensibilità di don Luigi Ciotti fu la mamma di Antonino Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone che gli chiese, provata dal dolore, perché il nome ed il sacrificio del figlio insieme agli altri componenti della scorta non venisse ricordato, ma liquidato solo con l’espressione “i ragazzi della scorta”. Montinaro viaggiava nella prima delle tre Fiat Croma che riaccompagnavano il magistrato a Palermo, appena atterrato a Punta Raisi ed aveva solo 30 anni quando, il 23 maggio del 1992, venne ucciso dall’esplosione sull’Autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci. Era padre di due bambini.

Da quell’episodio si è riflettuto sul perché oltre al ricordo di vittime “illustri” delle mafie alle quali è certamente dovuto ampio spazio nella memoria di tutti, come i giudici Falcone o Borsellino che hanno donato la propria vita per combattere questa causa e che purtroppo sono stati uccisi proprio per mano della stessa, non si commemorino anche le altre vittime, quelle che non vanno direttamente “sotto i riflettori” in questa lotta, ma che hanno servito lo Stato e onorato questa causa fino a perdere la vita.  È così che nasce questa Giornata, che ogni anno si svolge in una città diversa d’Italia (quest’anno si è tenuta a Foggia), durante la quale vengono letti i nomi di tutte le vittime delle mafie accertate fino ad oggi e che purtroppo costituiscono una somma spaventosa, circa 950.  Dietro questo numero impressionante, dietro questi nomi ci sono le storie, le vite di queste persone, morte perché impegnate in questa lotta a qualsiasi livello o perché funzionari dello Stato o addirittura perché semplici passanti malcapitati durante un delitto o una strage di mafia. E dietro queste persone ci sono ancora il dolore dei familiari, dei colleghi, degli amici che hanno perso i loro cari per mano di queste atrocità.

Un momento per non dimenticare le loro battaglie, per chiedere giustizia e dignità per i familiari, il 70% dei quali non conosce ancora la verità. Questo, è inoltre, un giorno di impegno volto a diffondere la cultura della legalità attraverso il ricordo di chi non c’è più, caduto sotto i colpi di faide e di vendette incrociate. Nessuno può essere dimenticato! Questo è il senso di questa giornata commemorativa, e l’impegno in ricordo delle vittime di tutte le mafie è stato riconosciuto anche a livello legislativo con la legge n. 20/2017 che ha istituito quindi ufficialmente, la Giornata Nazionale al fine di conservare e rinnovare una memoria storica che deve essere condivisa. È solo attraverso la condivisione, il ricordo che si può evitare di mortificare nuovamente le vite di queste persone e come lo stesso don Luigi Ciotti afferma “abbiamo bisogno di una memoria viva, una memoria che si traduca in impegno e in responsabilità. Accanto a chi muore “fuori” non possiamo dimenticare coloro che muoiono “dentro”. Sta a noi non lasciarli soli, perché non diventino vittime a loro volta della nostra indifferenza e rassegnazione. Il nostro paese è in emergenza “civiltà”, è necessario un impegno collettivo per uscire dall’ io e organizzare il noi”.

Ecco, è fondamentale proprio questo: non rassegnarsi! Le mafie in tutte le loro declinazioni, dalla camorra napoletana alla ‘ndrangheta calabrese fino alla mafia siciliana costituiscono fenomeni enormi, radicati in ogni luogo, ma se ci lasciassimo prendere dall’indifferenza, dalla sola paura verso un fenomeno così vasto significherebbe non solo farli vincere ripetutamente ogni giorno ma anche vanificare il lavoro ed il sacrificio che tante persone hanno svolto in tutti questi anni e che per mano loro hanno perso la vita. È importante inoltre sensibilizzare, toccare gli animi, far conoscere questo fenomeno in tutte le sue sfaccettature. Bisogna far si che l’attenzione verso questi temi non sia focalizzata solo in poche occasioni l’anno, ma che ci sia una continua attenzione di tutti e a tutti i livelli. È solo se ci lasciamo sopraffare dall’indifferenza che non renderemo onore a tutti coloro che per questa causa hanno perso la vita. Bisogna partire dalle scuole e questa non è retorica ma bisogna aiutare a far distinguere anche ai bambini, soprattutto ai bambini ed a maggior ragione quelli delle cosiddette “zone a rischio”, il bene ed il male, che le mafie commettono atrocità e che per tutti ci può essere una strada più giusta, che ci può essere un destino diverso quello della legalità.

 

Queste le parole di Peppino Impastato, ucciso per mano della mafia e ribellatosi alla sua stessa famiglia mafiosa, che racchiudono perfettamente il senso di questa battaglia:

“La mafia uccide, il silenzio pure…io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!” ed ancora: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà…È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione e rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

 

 

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