Le parti sociali devono poter contrattare le condizioni di lavoro e le retribuzioni.
FEBBRAIO 2018
Intervista a Carmelo Barbagallo
Le parti sociali devono poter contrattare le condizioni di lavoro e le retribuzioni.
di   Antonio Passaro

 

 

Quando i lettori sfoglieranno queste pagine, ci sarà già stato il verdetto delle elezioni politiche. Non abbiamo potuto attendere l’esito: ne parleremo nel prossimo numero. Intanto, mentre eravamo in stampa, c’è stato un grande evento sindacale di cui, invece, vorremmo già dare conto sin da ora. Mentre a Torino si svolgeva una storica assemblea unitaria dei metalmeccanici del capoluogo piemontese su crisi industriali ed Embraco, a Roma, al ministero delle Attività produttive, si teneva un incontro per salvare i circa 500 lavoratori dell’azienda del Gruppo Whirlpool. Tu, Barbagallo, unico segretario generale confederale nazionale presente all’iniziativa, hai raccontato in diretta gli esiti dell’incontro romano. Vuoi ripercorrere quei momenti?

E' stato un vero e proprio filo diretto tra Roma e Torino. Un frenetico scambio di telefonate, di whatsapp e di email tra i delegati presenti ai due incontri ha caratterizzato l’intera mattinata, fino alle conclusioni dell’assemblea. Ci avevano proposto un verbale che portava la scadenza della procedura al 30 novembre e l’accettazione dei licenziamenti a quella data. Noi non siamo stati disponibili. Il verbale, dunque, è stato cambiato e ci si è dato tempo per avviare la procedura fino alla fine dell’anno, ma da parte nostra non c’è stata, comunque, l’accettazione automatica dei licenziamenti. Insomma, abbiamo acquistato il tempo necessario a discutere, a trovare le soluzioni utili a salvare i posti di lavoro e a individuare progetti alternativi che non siano basati sul nulla. Nel corso del mio intervento dal palco, mi sono rivolto direttamente ai lavoratori dell’Embraco, ringraziandoli e confermando loro la nostra incondizionata solidarietà: hanno fatto di tutto, hanno incontrato e coinvolto tutti, portando all’attenzione della collettività un argomento importante. Il punto è sempre lo stesso: purtroppo, le multinazionali continuano a scorrazzare per l’Europa, senza che vi siano regole precise. Se una multinazionale decidesse di delocalizzare, bisognerebbe colpirli nel portafoglio e farsi restituire tutti i benefici economici ottenuti dal territorio e dallo Stato che intendono abbandonare. Il prossimo 9 marzo al ministero delle Attività produttive ci sarà un incontro proprio su questi temi, sollecitato dalla Confederazione europea dei Sindacati, al quale, ovviamente, parteciperemo anche noi che, da tempo, stiamo sollevando questo problema.

 

Il mese di febbraio, appena trascorso, è stato davvero molto produttivo. Dopo circa un paio d’anni, si è finalmente concluso il percorso per la riforma delle relazioni industriali e del modello contrattuale. Il documento rilancia il valore delle relazioni industriali. Il testo è stato condiviso dai tre Segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e dal Presidente di Confindustria e sarà sottoposto, nei prossimi giorni, alla valutazione degli organismi delle tre Organizzazioni sindacali. L’accordo sarà firmato al termine di questa verifica nel pomeriggio del 9 marzo. Come giudichi il conseguimento di tale traguardo?

 

La condivisione tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria del testo conclusivo sulla riforma del sistema contrattuale è un risultato davvero importante. Il documento coniuga il rispetto delle specificità categoriali con la volontà e la capacità di stare al passo delle innovazioni industriali ed economiche. Si punta alla valorizzazione del lavoro, alla crescita del potere d’acquisto dei lavoratori e allo sviluppo. In particolare, va sottolineata la disponibilità di Confindustria a una riforma fiscale che riduca il peso della tassazione a partire dai salari dei lavoratori. In questo primo scorcio del 2018, dopo anni di impegni e di lotte dei lavoratori, grazie all’azione unitaria del sindacato, abbiamo raggiunto due grandi traguardi: il rinnovo di tutti i contratti del pubblico impiego e la riforma delle relazioni sindacali e del sistema contrattuale. Tutto ciò è la testimonianza di quanto sia decisiva per il futuro del Paese la centralità del mondo del lavoro.
 
 
L’altro grande risultato raggiunto, lo hai appena accennato, è il rinnovo di tutti i contratti del pubblico impiego. Dopo dieci anni, si è finalmente posta fine a un’ingiustizia che ha colpito tutti i lavoratori della pubblica amministrazione. Sono stati ripristinati i diritti contrattuali di milioni di lavoratori

 

Sì, finalmente! Giustizia è fatta. Dopo circa 10 anni, sono stati ripristinati i diritti contrattuali di tutti i lavoratori del pubblico impiego. Peraltro, i rinnovi dei Ccnl dei lavoratori di tutti e quattro i comparti, conseguiti, in questi ultimi mesi, dopo giorni e notti trascorsi ai tavoli delle trattative, non erano affatto scontati. Abbiamo chiesto al Governo un impegno per superare tutti gli ostacoli che si frapponevano al raggiungimento del risultato e la nostra determinazione è stata ripagata. Solo così è stato possibile onorare il fondamentale accordo quadro del novembre 2016, punto di riferimento in questa vicenda. A milioni di lavoratori che offrono servizi essenziali a tutta la cittadinanza deve essere riconosciuto il valore  del loro lavoro: i contratti hanno questa funzione economica, sociale ed umana. Deroghe a questo diritto non sono più accettabili: tutti i prossimi rinnovi dovranno essere fatti entro le scadenze naturali. Questa battaglia e quella per ridurre il fisco ai lavoratori e ai pensionati saranno i nostri impegni principali già a partire dalle prossime settimane.
 
 
Per iniziare il percorso congressuale, che ti vedrà impegnato nei prossimi mesi in confronti diretti con decine di migliaia di attivisti della Uil, hai scelto lo stabilimento Leonardo di Pomigliano: c’erano quasi mille lavoratori. Quali temi hai affrontato?
 
In una realtà come quella, il tema del rapporto tra lavoro e tecnologia è ineludibile. Noi non ci sottraiamo all’innovazione tecnologica. Vogliamo stare dentro i processi dell’industria 4.0 e di incremento della produttività, ma occorre puntare sul benessere lavorativo, ovunque. Da questo punto di vista, pure in realtà di eccellenza si può e si deve migliorare, a partire anche dagli investimenti su nuovi prodotti. Ho parlato, poi, di contrattazione e fisco. Contratto nazionale e contratto aziendale sono due pilastri irrinunciabili per tutelare i lavoratori e per garantire la crescita del potere d’acquisto, necessaria a far ripartire la domanda interna e l’economia nazionale. Inoltre, questo sarà l’anno per una battaglia per ridurre il fisco a tutti i lavoratori e pensionati: ho trovato grande attenzione ed enorme disponibilità a seguirci su questo terreno da parte di tutti i lavoratori. Infine, rivolgendomi in particolare ai delegati delle altre organizzazioni sindacali, invitati a partecipare all’iniziativa, ho ribadito il valore strategico dell’unità sindacale: dobbiamo essere uniti, perché solo così possiamo dare forza alle nostre rivendicazioni e accrescere le nostre conquiste.
 
 
Continuiamo a parlare di industria del futuro. Se ne è discusso, sempre a febbraio a Torino, a un convegno al quale voi tre leader di Cgil, Cisl, Uil avete partecipato insieme al Presidente del Consiglio, Gentiloni, ai ministri Padoan e Calenda, ai vertici delle principali Associazioni datoriali e a professori universitari ed esperti. Quali indicazioni hai dato nel tuo intervento?
 
La Uil ritiene che sia fondamentale fare investimenti pubblici e privati e realizzare tutte le infrastrutture necessarie a favorire il consolidamento dell’impresa 4.0 per creare le condizioni di un duraturo sviluppo economico e sociale. Bisognerà, però, fare anche un accordo con Confindustria per gestire gli eventuali effetti occupazionali: in quelle realtà interessate ai cambiamenti dettati dall’innovazione, occorrerà puntare a una riduzione mirata dell’orario di lavoro. Se non si farà come in Germania, il rischio è che in alcuni settori potrebbero esserci gravi ripercussioni occupazionali. Inoltre, sono necessari anche incrementi salariali perché, se non si ridistribuisce la ricchezza, non aumenta il potere di acquisto e le imprese che lavorano per il mercato interno non si risollevano. Le parti sociali devono poter contrattare le condizioni di lavoro e le retribuzioni, a maggior ragione in presenza delle nuove tecnologie che devono aiutare la produzione, ma anche garantire il benessere dei lavoratori.
 
 
Cambiamo argomento. Abbiamo assistito, in questi ultimi tempi, a vicende drammatiche di violenza, generati da rigurgiti razzisti e pseudo ideologici. È stata così organizzata una manifestazione a Roma, “Mai più fascismi, mai più razzismi”, promossa da 23 associazioni, tra le quali anche Cgil, Cisl, Uil. Vuoi sintetizzare le ragioni della tua presenza al corteo?
 
Abbiamo partecipato a questa iniziativa perché, oggi, dobbiamo lottare contro i fascismi e i nazismi che si riaffacciano, contro le xenofobie, ma anche contro tutte le violenze, comprese quelle pseudo antifasciste che, purtroppo, si sono manifestate in questi giorni. Bisogna smetterla di soffiare sul fuoco. Il Sindacato, così come è stato al tempo del terrorismo, deve essere baluardo della democrazia nel nostro Paese.
 
 
Un’ultima domanda. È partita l’unificazione dei servizi della Uil anche a livello territoriale. A tal proposito, si è svolta una Conferenza unificata dei servizi a Firenze, proprio per annunciare questa decisione da parte della Toscana. È un percorso che dovrà riguardare tutti?
 
Dobbiamo fare sinergia per dare più servizi di qualità ai nostri lavoratori, ai pensionati, ai giovani e ai cittadini e anche per fare spending review, vista la costante riduzione delle risorse a disposizione per questi servizi. La Toscana ha iniziata per prima ed è a buon punto, dunque. Stiamo pensando di procedere così dappertutto. Peraltro, si tratta di un’esperienza che abbiamo già fatto a livello nazionale dove, in un solo edificio operano tutti i nostri servizi. In questo modo, un cittadino che si rivolge a noi, non deve girare per differenti sedi: trova tutto nello stesso luogo. Se si facesse così anche nelle pubbliche amministrazioni, sarebbe un buon risultato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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