Excursus sull´Antisemitismo
FEBBRAIO 2018
Cultura
Excursus sull´Antisemitismo
di   Barbara Francia

 

 

La libertà religiosa si consolida in Occidente mediante un lungo excursus di cui si conservano ancora oggi molti esempi. Si tratta di un percorso che raggiunge l’apice con le Dichiarazioni dei diritti umani del Secondo Novecento, dopo che l’orrore e la brutalità dei totalitarismi avevano provocato un vuoto culturale, umano e spirituale in tutta Europa. L’affermazione della libertà religiosa non può essere attuata, in via esclusiva, dal legislatore, sia pure esso illuminato, né riguarda solo i rapporti con le Chiese. Essa costituisce il risultato di una evoluzione della civiltà ed investe le Chiese, la loro evoluzione, nonché l’assetto dello Stato, a cominciare dai diritti di libertà e cittadinanza riconosciuti a tutti, il diritto alla conoscenza che eleva la cultura e l’animus della persona.
 
L’evoluzione storica inizia con il cristianesimo che, per la prima volta, crea istituzioni religiose autonome rispetto a quelle civili, quando la cultura giudaico-cristiana proclama che lo Stato non è onnipotente ma deve arrestarsi dinanzi alla coscienza dei cittadini. Inizia così la radicale trasformazione del mondo, la religione invoca l’autonomia dell’ordine spirituale da quello temporale, pone le fondamenta per una cultura europea comune. Libertà religiosa e Stato laico non sono solo assenza di costrizioni ma l’effetto di valori che ebraismo e cristianesimo introducono nella società antica, sancendone la fine. Questo iter conosce luci ed ombre, traguardi e insuccessi, fino alle soglie della modernità. Sono presenti radici nobili e antiche rispetto alla libertà di coscienza ed alla laicità dello Stato, tuttavia vi sono anche radici più ruvide, drammatiche, che risalgono alle guerre di religione che hanno turbato e scosso l’Europa nella modernità. Il cristianesimo si è impegnato nella costruzione progressista dell’uomo europeo, l’ha reso adulto, consapevole, ha fatto accrescere i suoi talenti. Gli studi di grandi storici come Christopher Dawson, Paul Veyne, Jacques Le Goff, hanno portato alla luce questa costruzione dell’Europa cristiana in tutte le sue implicazioni etiche, giuridiche, di costume.
 
Tuttavia l’Europa adulta non accetta e non elabora le divisioni che scaturiscono dalla Riforma del XVI secolo, le respinge e le esorcizza attraverso guerre e persecuzioni che mettono a ferro e fuoco le terre tedesche, si allargano a quasi tutta l’Europa, si depositano come una delle peggiori eredità della storia del nostro continente. Le guerre di religione hanno dimostrato come la religione possa essere fonte di divisione tra gli uomini, di violenza contro chi la pensa diversamente. Esse hanno causato danni mai del tutto esauriti, poiché hanno inserito nella cultura e nell’animo europeo la spietata logica amico-nemico che supera ad un tratto la dimensione confessionale, s’insinua, sedimentando ed avvelenando la modernità in tanti campi dell’agire umano, anche nella lotta politica che diviene così sempre più pungente. L’evoluzione dello Stato laico non è lineare, segue strade differenti.
 
La strada più ampia, solcata dalla cultura anglosassone e di matrice americana, con il pensiero di Roger Williams e di John Locke, in cui la religione è libera insieme a tanti altri fattori, anima la società, sostiene l’uomo. C’è poi la strada più stretta, quella illuminista ed europea, dove si annidano i germi di una malattia, erede di quella logica amico-nemico che vive, si nasconde, alimenta in Europa la cultura del razzismo e di quella vera e propria malattia dell’animo che è l’antisemitismo, del dominio degli uni sugli altri. Questa logica amico-nemico, di cui non ci siamo mai liberati del tutto, si accumula e produce la catastrofe dei totalitarismi che con il fascismo e il nazismo inaugura un nuovo strumentalismo confessionale soprattutto nei Paesi cattolici. I regimi totalitari del 900 sono stati un inferno nel quale l’uomo è riuscito a macchiarsi di colpe inimmaginabili contro i propri simili e ne ha inventate di nuove in termini di ferocia, crudeltà personale e collettiva.
 
Quando i Nazisti raggiunsero il potere in Germania nel gennaio del 1933 erano convinti che il popolo tedesco appartenesse ad una “razza superiore” mentre gli Ebrei, ritenuti “inferiori”, rappresentavano un’entità estranea ed un forte pericolo per l’omogeneità razziale della popolazione germanica. Nel periodo in cui l’oppressione nazista dominò gran parte dell’Europa, si attuò la persecuzione e lo stermino, in modo sistematico, di circa sei milioni di Ebrei, attuato con burocratica organizzazione dal regime nazista e dai suoi collaboratori. In particolar modo l’odio verso gli ebrei si esprime con una nuova forma di antisemitismo che abbina ai forti e secolari pregiudizi di origine cattolica (accusa di aver ucciso Cristo) una nuova connotazione fondata sulla loro presunta inferiorità genetica. Il mito della razza pura è stato reso da Hitler uno strumento di propaganda, finalizzato alla costruzione di un nemico; l’odio nei confronti degli ebrei serve a rafforzare il nazionalismo tedesco ed il senso d’appartenenza al Reich. In tal senso la parola Shoah indica il genocidio nazista, essa coincide con lo sterminio sistematico di milioni di ebrei compiuto dai nazisti e dai loro alleati durante la Seconda guerra mondiale. Le persecuzioni contro gli ebrei e la lotta alla razza hanno trovato spazio, nel 1938, anche nel nostro Paese. L’esperimento totalitario di Mussolini ha costituito la pagina più buia del fascismo italiano.
 
Mussolini voleva forgiare una tipologia umana unica, all’interno della quale non vi era spazio per l’ebreo, considerato privo di una sua patria e fortemente legato al denaro, poiché dovevano essere estirpati gli individualismi, le diversità e gli italiani anti fascisti. Con Mussolini la politica anti semita non è stata immediatamente evidente, nasce con lentezza, in modo ambiguo e viene attuata per la prima volta durante la campagna d’Etiopia. Paradossalmente, in Italia, il razzismo dilaga come una dottrina forte ed incisiva e con modalità più marcate che in Germania. Le Leggi razziali varate nel 1938 sono state precedute da una drammatica progressione della politica antisemita mediante una campagna stampa razzista, attraverso licenziamenti collettivi degli ebrei nella pubblica amministrazione, l’esclusione degli stessi da plurimi contesti di lavoro e dalle scuole.
 
Le leggi razziali sono state un mostruoso esperimento attraverso cui si è radicalizzato ed è stato espresso tutto l’odio razziale insito nel regime fascista. L’Italia ha accettato le leggi razziste ed antisemite come se facessero parte della normalità del regime e dello Stato italiano e la percezione della loro gravità, nel nostro Paese, è stata assolutamente recente. Indubbiamente l’antisemitismo è stato partorito da paure e angosce che tendevano a fare degli ebrei un capro espiatorio. Secondo Proust l’odio per l’ebreo coincideva con la devianza di “verità diventate paranoiche”. Una verità diventa paranoica quando viene esaminata, separata dal suo contesto e poi inserita in un ambiente ideologico manipolato: così è la specificità ebraica esaminata fuori dal suo ambito storico e sociologico e interpretata in un contesto ideologico, nazionalista, xenofobo e razzista. Si tratta di una verità parziale parallela che si considera come verità totale quando la mente riduce una totalità complessa a un solo frammento isolato e ipostatizzato. È una verità parziale che viene generalizza surrettiziamente.
 
La follia è consistita nell’introdurre la verità osservata, in questo caso la particolarità ebraica, in una fissazione che accolla tutti i mali passati, presenti e futuri, alla sola attività malefica degli ebrei. Sulla base di queste premesse, è bene sottolineare che quello che è accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale, ha avuto un effetto imprevisto: ha sconvolto l’Occidente, ha provocato una catarsi delle coscienze, illuminando il passato di una nuova luce, spingendo tutti i protagonisti a un esame di coscienza radicale, spingendo, secondo le parole di Hannah Arendt, a una nuova legge sulla terra, a un Nuovo Sinai, nel quale i diritti umani devono dispiegare la propria forza ed essere proclamati come diritti universali. Tuttavia, per quanto le costituzioni dei Paesi democratici, i loro sistemi giuridici le leggi i trattati e le direttive dell’Unione europea condannino fortemente ogni forma di razzismo, in questa società il problema è fortemente radicato e difficile da estirpare. Il senso di razzismo nel mondo, oggi, è strettamente legato all’aumento delle discriminazioni dovute ai flussi migratori, alle intolleranze nei confronti delle minoranze religiose, etniche e sessuali.
 
Le società europee, in particolare, sono attraversate da preoccupanti spinte razziste, di carattere xenofobo, nei confronti di migranti, della popolazione rom e delle minoranze etniche e culturali. Particolarmente gravi sono i comportamenti discriminatori nei confronti degli stranieri provenienti della aree più povere del pianeta. Dinanzi alle numerose e crescenti miserie umane, ingiustizie economiche, guerre e corruzione, che lacerano i tanti sud del mondo, migrare rappresenta per milioni di uomini, donne e bambini l’unica via per cercare di costruirsi un futuro di speranza, di pace e dignità. La crescita della presenza di stranieri è vissuta, o forse percepita, a causa di mezzi di comunicazione, da molti cittadini come una minaccia. Pertanto, a fronte di un’apparentemente inarrestabile globalizzazione economica, si è assistito al ritorno di spinte politiche dichiaratamente nazionaliste e xenofobe e al verificarsi di episodi di violenza e di intolleranza verso gli immigrati poveri i deboli, i pochi.
 
Per molto tempo si è creduto che tutto ciò fosse un residuo di barbarie da superare con il progresso e la civiltà, tuttavia gli esempi di violenza e di razzismo che si verificano quotidianamente confermano che questo problema non è un residuo del passato ma un demone attuale ancora molto forte. Da ciò che si evince, il razzismo costituisce un male quotidiano, un fenomeno con cui il mondo si confronta da secoli, poiché sin dall’antichità molti popoli o gruppi sociali tesero a chiudersi agli altri, escludendo o discriminando i diversi, con un atteggiamento che si può definire xenofobo o etnocentrico razzista per la mancanza di un esplicito riferimento a una superiorità biologica: i fondamenti della propria presunta superiorità erano linguistici, culturali, religiosi. Al giorno d’oggi esso presenta insidie ancora più pericolose perché connotato da tragiche espressioni che vengono rivolte ai più deboli, ai diversi. La paura del diverso è sempre stata ben radicata nella società moderna poiché fa leva sull’ignoranza, sugli elementi che sfuggono, che non si comprendono, che possono quindi tramutarsi in potenziali minacce e da ciò può risultarne risentimento o addirittura odio nei confronti di una data situazione, o di una persona, che rappresenta il pericolo.
 
Per combattere il razzismo è necessario informare, sensibilizzare ed educare l’opinione pubblica, a partire dalle giovani generazioni affinché siano strumento di promozione di una nuova era, di una nuova società globale in cui siano rispettati i diritti umani di tutti, senza distinzioni di razza, sesso o religione. Pertanto, un primo passo è quello di far emergere il problema, renderlo noto informando e studiando la storia del passato poiché tenere viva la memoria dei tragici avvenimenti vissuti e comprenderne le cause profonde e scatenanti sarà di insegnamento e di monito per il futuro. Educare, poi, implica conoscere le diverse realtà che ci circondano, scoprirle ed apprezzarle proprio in virtù della loro diversità e della possibilità di un reciproco arricchimento. Studiare la storia per comprendere a fondo le reciproche influenze tra Paesi, con le loro culture, religioni e sistemi di idee; puntare su una educazione multiculturale, al fine di ascoltare e confrontarsi con gli altri, per riconoscere, valorizzare, promuovere la loro differenza.
 
 
 
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