Istituzione dell’Imposta Municipale sugli Immobili (nuova Imu), proposta di legge c. 1429
LUGLIO 2019
Sindacale
Istituzione dell’Imposta Municipale sugli Immobili (nuova Imu), proposta di legge c. 1429
di   Ufficio Federalismo

 

 

Quando si affronta il tema delle tasse sugli immobili non si può non ripercorrere la storia di tale imposizione. Il tema della fiscalità locale ed in particolare della tassazione immobiliare è molto complesso in quanto si è stratificato nel corso degli anni. In principio, correva l’anno 1992, fu introdotta l’ISI (Imposta Straordinaria sugli Immobili), che da “straordinaria” si trasformò in comunale stabile: con il Dlgs 504/1992, venne istituita l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili), il cui gettito era di esclusiva competenza dei Comuni. Questo fu il primo passo verso l’autonomia impositiva degli Enti Locali, implementatasi poi nel corso degli ultimi venti anni. Nel 2008 vi fu l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, mentre nel 2011 in occasione del Decreto attuativo del Federalismo Fiscale (Dlgs 23 del Marzo del 2011), inerente il fisco municipale l’ICI venne trasformata in IMU (Imposta Municipale Unica), con esclusione del tributo sull’abitazione principale. Successivamente con il “Decreto Salva Italia” si introdusse l’IMU anche sulla prima casa e venne rivista la rivalutazione della base imponibile degli immobili, raddoppiando di fatto il gettito dell’imposta. Dopo il pasticcio del 2013 con la “mini IMU”, nel 2014 fu introdotta la IUC (Imposta Unica Comunale), che racchiudeva in sé tre imposte e tasse diverse: la tassa sul possesso (IMU), la Tassa sui Servizi (TASI), e la Tassa sui Rifiuti (TARI).

 

Tempo due anni e si cambia di nuovo con l’abolizione della tassa sui servizi (TASI), sull’abitazione principale, rimanendo però intatta la tassazione sugli altri immobili. Il risultato è stato quello di avere due imposte che agiscono sulla stessa base imponibile complicandone il pagamento e avendo una miriade di delibere complicate con tante aliquote e detrazioni (come UIL calcolammo che i Comuni deliberarono circa 75 mila combinazioni diverse). Pertanto nel merito del disegno di Legge oggetto dell’audizione di oggi come UIL siamo d’accordo sul fatto che, venendo meno il concetto di “tassa sui servizi”, va semplificato il meccanismo riunendo in un’unica imposta l’IMU e la TASI, tanto più che le due imposte agiscono sulla stessa base imponibile. Sempre nel merito del Disegno di Legge condividiamo il principio di trasparenza delle delibere comunali, ma su questo punto sosteniamo che occorra una forte azione di semplificazione delle delibere stesse che stabiliscono le aliquote in quanto spesso sono di non facile lettura per i cittadini. Condividiamo la previsione della conferma dell’abbattimento al 75% delle aliquote dell’IMU sulle case affittate a canone concordato, ma come UIL sosteniamo che questo, sia solo un primo anche se utile passo, per agganciare la tassazione sugli immobili al mercato degli affitti. Un’attenzione particolare va prestata al tema della maggiorazione dello 0,8 per mille con riferimento alla TASI in quanto si potrebbero avere dei riflessi negativi sui bilanci di quei Comuni che applicano tale maggiorazione con tagli ai servizi o con aumenti delle addizionali IRPEF con forti ripercussioni su salari e pensioni.

 

Contemporaneamente sarebbe necessaria la riforma del catasto in grado di riportare equità nella tassazione sul mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni, una riforma attesa da più di 40 anni, senza contare che l’ultima revisione degli estimi catastali è datata 1989. Cogliamo l’occasione dell’audizione di oggi per ribadire come nel nostro Paese vi sia bisogno di una riforma complessiva del fisco che abbassi il carico fiscale su salari e pensioni, che faccia pagare chi fino ad oggi ha evaso o eluso il fisco e non procedere per singole imposte. E riguardo alla ipotesi di introdurre la FLAX TAX si va verso un sistema di “tassa piatta” al posto di un sistema fiscale basato sulla progressività. Tra l’altro, non si tratta solo di assicurare progressività ed equità al nostro sistema fiscale, ma con l’eliminazione delle detrazioni e deduzioni rischia di venir meno, per alcune di esse, il contrasto al conflitto di interesse, come nel caso delle spese sanitarie o delle ristrutturazioni edilizie, comportando di fatto una diminuzione della lotta all’evasione fiscale. Occorre, invece, concentrare gli sforzi su un tema: contrastare l’economia sommersa e l’illegalità con l’intento di far emergere in modo strutturale la base imponibile. Su questo versante sarà cruciale la messa in campo di una reale e forte volontà politica di contrasto all’evasione, superando la politica dei condoni che, troppo frequentemente, in questi anni, sono stati presentati come una soluzione nella lotta all’evasione. Contestualmente, come UIL, riteniamo fondamentale riprendere il cammino delle riforme e completare il percorso del decentramento amministrativo e fiscale (federalismo amministrativo e fiscale), che si è interrotto in questi ultimi anni, tanto più che negli ultimi anni, dall’abolizione della TASI sulla prima casa in poi, stiamo assistendo ad un ritorno della finanza derivata costituita dai trasferimenti dello Stato che rischia di ingessare i Bilanci degli Enti Territoriali. Ciò è urgente in virtù della cosiddetta autonomia differenziata richiesta da più Regioni è che ha un impatto diretto ed indiretto anche sull’autonomia impositiva degli enti Territoriali.

 

La UIL ritiene importante chiarire, una volta per tutte, compiti e responsabilità, in modo tale da assicurare al sistema degli Enti Territoriali il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche, attribuite. Vanno introdotti erga omnes i costi e i fabbisogni standard, finalizzati a finanziare i livelli essenziali delle prestazioni e un adeguato sistema di perequazione tra territori ad alta capacità fiscale e quelli a bassa capacità fiscale in grado di assicurare la coesione nazionale. Occorre definire con precisione e chiarezza chi fa che cosa, tra Stato e Enti Territoriali, assegnando senza ambiguità e sovrapposizioni i compiti ai diversi livelli di governo e riducendo allo stretto indispensabile le competenze condivise. Ogni livello di governo deve avere compiti ben definiti non solo per evitare costose duplicazioni e sovrapposizioni di funzioni, ma soprattutto per acquisire un livello di specializzazione in grado di rispondere efficacemente alle richieste di servizio sempre più complesse che provengono dalla società.

 

Nel contempo, occorre assicurare l’invarianza del prelievo complessivo e coniugare le esigenze di solidarietà e di perequazione verticale dei territori più svantaggiati. Sarebbe necessario che ogni livello di Governo nazionale e locale fosse dotato di un’imposta propria ben individuata. In particolare per le Addizionali Regionali e Comunali IRPEF, è indispensabile rivedere il principio e la base imponibile trasformandole da imposta a sovraimposta, cioè calcolando l’importo per Regioni e Comuni sull’IRPEF dovuta e non sull’intero imponibile fiscale. In questo modo verrebbe garantito il principio costituzionale della progressività del prelievo e le detrazioni per lo produzione del reddito (NO TAX AREA), che oggi sono garantite a “macchia di leopardo”. Sulla fiscalità comunale, ed in particolare la tassazione della casa si pone la questione se e come alleviare il peso per i contribuenti meno abbienti e, conseguentemente, chiedere un contributo maggiore a chi ha più disponibilità. Il tutto accompagnato con una lotta “senza se e senza ma” all’evasione fiscale anche con un maggiore impegno dei Comuni in questo settore. Infatti, i Comuni devono e possono fare molto in chiave anti evasione, non solo perché così si potrebbero recuperare risorse per ampliare i servizi ai cittadini o per abbassare le tasse al livello locale, ma anche perché una lotta serrata all’evasione fiscale e contributiva permette di ristabilire equità e giustizia sociale.

 

 

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