La manifestazione dell’8 giugno ha lanciato un segnale forte a questo Governo e all’intera classe politica di questo Paese
LUGLIO 2019
Sindacale
La manifestazione dell’8 giugno ha lanciato un segnale forte a questo Governo e all’intera classe politica di questo Paese
di   N. Turco

 

 

Siamo reduci da una delle più belle pagine della nostra storia sindacale, l’emozione vissuta nella meravigliosa cornice di Piazza del Popolo rimarrà a lungo impressa nei nostri cuori e nei nostri pensieri. Dopo la straordinaria manifestazione dello scorso 9 febbraio – che ha visto unito tutto il mondo del lavoro – la giornata dell’8 giugno ha reso tangibile il malessere dei lavoratori del Pubblico Impiego, dando una grande testimonianza della vibrante protesta di cui ci siamo resi protagonisti. La Politica ha potuto constatare ancora una volta la grande forza del Sindacato Confederale, compatto, unito e soprattutto presente. Nonostante non fosse uno sciopero infrasettimanale bensì una manifestazione nella giornata di sabato, per di più il primo sabato veramente estivo di quest’anno, il livello di partecipazione è stato elevatissimo, al di là delle nostre aspettative. Segno questo della grande stanchezza dei dipendenti pubblici che – in ogni settore – stanno pagando in prima persona le conseguenze di scelte politiche sconsiderate, che hanno dimostrato di non avere a cuore la Pubblica Amministrazione. Quando parliamo di Pubblica Amministrazione ovviamente non intendiamo soltanto riferirci a chi ci vive e ci opera ma intendiamo anche i cittadini ovvero gli utenti finali che fruiscono dei servizi pubblici. Conosciamo bene le condizioni in cui versa la Pubblica Amministrazione.

 

Da troppi anni l’apparato pubblico è oggetto di un progetto di smantellamento finalizzato a consegnare la macchina dei servizi pubblici in mano al privato. Pezzi di amministrazione svenduti, uffici chiusi o soppressi, accorpamenti di strutture senza alcuna logica, blocco del turnover, aumento vertiginoso dell’età media, carenze di organico spaventose, carichi di lavoro enormi, mancanza di formazione professionale e di aspettative di carriera, la prossima ulteriore emorragia di personale dovuta ai prossimi pensionamenti e a Quota 100. A tutto ciò si aggiungono il ritardo nel rinnovo dei contratti, la scarsità delle risorse all’uopo appostate che – nel loro attuale ammontare - mai potrebbero consentire un rinnovo degno di questo nome, in grado di recuperare il gap dovuto al salto di due tornate contrattuali. E poi, ancora, la pessima impostazione della riforma del Ministro Bongiorno che, in perfetta continuità con il brutto “pateracchio” brunettiano, ha il solo scopo di dilapidare risorse per “schedare” i pubblici dipendenti come fossero dei lestofanti e di ricondurre sotto l’egida della legge le materie oggetto di contrattazione che, con grande sacrificio, siamo riusciti a riportare nell’alveo della contrattazione in concomitanza con il rinnovo contrattuale 2016-2018. Il momento è estremamente critico e l’8 giugno i lavoratori – con la loro massiccia partecipazione – hanno inteso dare voce al proprio malessere, hanno gridato tutta la propria rabbia rispetto ad una situazione che diventa sempre più insostenibile, hanno lanciato al Governo un messaggio chiaro, forte, inequivocabile: le cose devono cambiare! Ma la più grande soddisfazione è stata quella di vedere una Piazza in cui l’azzurro UIL non è stato solo presente bensì dilagante! Grazie ai sacrifici dei nostri quadri, dei nostri iscritti e simpatizzati, dei “nostri” lavoratori – che sono arrivati in gran numero da ogni parte della penisola – una straordinaria ondata di blu ha pervaso ogni angolo ed ogni spazio, stagliandosi nell’aria e nel cielo, dando vita ad un effetto cromatico eccezionale.

 

Tuttavia, aldilà delle fantastiche metafore frutto di sano amor di sigla, l’onda blu ha reso il segno tangibile della nostra immensa determinazione e della grande forza che possediamo. La manifestazione dell’8 giugno ha lanciato un segnale forte a questo Governo e all’intera classe politica di questo Paese ma è certo che non finirà qui. Saranno sicuramente necessarie ulteriori prove di forza, mobilitazioni che dovremo mettere a punto in varie forme. Sicuramente sarà necessario un sempre maggiore impegno in tal senso ma una cosa è certa: non consentiremo a nessuno di riportare indietro le lancette dell’orologio e di annullare tutte le fatiche compiute per superare i nove anni di buio causati dal fermo contrattuale e dallo svilimento della contrattazione, di cui siamo fieri di aver recuperato il ruolo ed il valore. Noi non possiamo assolutamente consentire un ritorno al passato, su questo non dobbiamo arretrare di un millimetro. C’è in gioco il nostro futuro e quello di tutta la Pubblica Amministrazione. Noi non dobbiamo per alcun motivo retrocedere dall’idea che questo Paese ha il dovere di sviluppare una politica di rinnovamento della macchina pubblica per la quale sono necessari dei seri investimenti. Urgono interventi indispensabili non ulteriormente procrastinabili, quali l’eliminazione degli odiosi vincoli per la costituzione dei fondi previsti dalla contrattazione, il reperimento di risorse per la riqualificazione del personale e l’introduzione di un nuovo modello professionale.

 

Ma soprattutto servono soldi veri per i rinnovi dei contratti, per i quali si dovrà tenere conto del salto di ben due tornate contrattuali. La Pubblica Amministrazione è il più grande patrimonio della collettività e come tale va preservato, non può essere assolutamente lasciato alla gestione unilaterale della Politica. Noi del “Pubblico” veniamo da quindici lunghi anni di sacrifici e di buio, nel corso dei quali lavoratori e pensionati hanno pagato un prezzo elevatissimo. Ci stiamo avvicinando alla stesura della prossima legge di bilancio e la Politica inizierà a guardare con cupidigia in ogni piega del bilancio dello Stato, alle cosiddette “risorse a legislazione vigente”. Allora, non solo è chiaro che noi non consentiremo ad alcuno di mettere le mani nelle nostre tasche ma deve essere altrettanto evidente che ci sono norme e regole che vanno rispettate e che quindi sui rinnovi contrattuali non consentiremo ulteriori ritardi. Anzi, questo è proprio il momento di batterci per far sì che le somme da destinare ai rinnovi contrattuali siano degne di questo nome. Analogamente, è nostro dovere salvaguardare le risorse pubbliche, quelle che consentono alle pubbliche amministrazioni di funzionare e di erogare servizi al cittadino. Servizi che garantiscono tutele e diritti e che, pertanto, devono potere essere appannaggio di tutti, secondo i criteri di equità, uguaglianza e solidarietà previsti dalla Costituzione. Ci vuole un cambio culturale e far capire che nella Pubblica Amministrazione quelli che si sostengono non sono costi, bensì investimenti. Noi siamo quelli che vogliono tornare a vedere nei Servizi Pubblici una importante possibilità di crescita e di sviluppo per il Paese. Noi siamo quelli che vogliono restituire speranza ai tanti giovani che – ci auguriamo presto – facciano il loro ingresso nella Pubblica Amministrazione.

 

 

*Segretario Generale Uilpa

 

 

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