Sicurezza – il cuore del lavoro
GIUGNO 2018
Agorà
Sicurezza – il cuore del lavoro
di   M. Tarasconi

 

 

Due fenomeni negli ultimi dieci anni hanno contribuito alla recessione e alla conseguente perdita di posti di lavoro. Il primo, la crisi, finanziaria ed economica, ha portato alla politica dell’austerity; l’altro, la globalizzazione, ha aperto la strada alla delocalizzazione, vale a dire la migrazione delle imprese, anche nei paesi europei, dove il lavoro costa meno e il fisco è più favorevole. Occorre trovare un punto di equilibrio fra la libertà di mercato e i diritti del lavoro:il neo liberismo ha imposto il suo pensiero e le aziende sono libere di sconfinare dove vogliono, senza che il governo possa intervenire a dettare regole in difesa della propria economia e dei propri cittadini. È urgente il rilancio del sindacato europeo, per rendere omogenee le norme sul lavoro e la tassazione delle imprese. Il confine nazionale è ormai troppo ristretto per tutelare i diritti e difendere il posto di lavoro. In Italia il sindacato continua a rivestire il ruolo di rappresentanza dei lavoratori, dei pensionati e… è entrata una nuova categoria sociale ingrande difficoltà: quella dei giovani.

Nonostante la situazione economica difficile e gli attacchi che gli provengono soprattutto dal mondo politico, Cgil Cisl-Uil in questi anni hanno rinnovato diversi contratti collettivi nazionali ed aziendali, sia nel settore privato che nel pubblico impiego. L’ultimo atto in ordine di tempo di Cgil-Cisl-Uil è l’accordo del marzo scorso firmato con Confindustria, passato in sordina nel chiasso delle elezioni; accordo che sottolinea l’autonomia decisionale delle parti sociali sulle materie del lavoro, in particolare il salario, per stoppare qualche inopportuno intervento esterno, e ribadisce il ruolo primario del Ccnl, quale strumento di tutela normativa ed economica dei lavoratori. Qualche politologo ha definito il nostro contratto collettivo nazionale “uno dei capolavori del 900”. È un’altra eccellenza italiana!

L’unità d’azione di Cgil-Cisl-Uil, negli ultimi due anni, ha prodotto risultati significativi per i lavoratori e i pensionati, come il rinnovo del contratto del PI e i correttivi alla legge Fornero in materia pensionistica, primi fra tutti l’aumento delle pensioni minime e regole più eque nell’accesso alla pensione per chi svolge lavori usuranti o la c.d. Ape sociale. Due interventi legislativi sono stati penalizzanti per i lavoratori e i pensionati. La legge Fornero sulla riforma pensionistica in vigore dal 2012, è stata esclusivamente una manovra di bilancio per fare cassa, con un risparmio fino al 2020, di 80 miliardi di euro, pagati dai lavoratori e pensionati, già vessati dalle tasse per coprire l’evasione fiscale, che insieme alla corruzione è quantificata sui 200 miliardi l’anno; il nostro sistema pensionistico sarebbe in equilibrio se, ad arte, non si sommasse il costo della previdenza con quello dell’assistenza.

Il Jobs Act del 2014, con l’intento di creare occupazione, ha indebolito i diritti del lavoro con la precarizzazione e con l’eliminazione dell’art. 18 della legge 300/70 (Statuto dei lavoratori) sul divieto di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Il vero problema che affligge l’Italia, oltre a quello politico, sociale, culturale ed etico, sta nel suo declino industriale, ormai trentennale: mai ci sono state nel passato trasformazioni così rapide; la vera quarta rivoluzione è negli investimenti pubblici e privati, nella conoscenza e nell’aggiornamento tecnologico. Nell’ultima campagna elettorale, tra le tante promesse al vento, mai si è sentito pronunciare da nessuna parte le parole “fabbrica” o “politica industriale”. Troppo potere è stato lasciato alla finanza e alla banche.

L’inflazione è ferma e sta ad indicare la stagnazione dei consumi delle famiglie. I dati sul lavoro e sullo stato sociale sono drammatici. Secondo l’Istat ci sono 3 milioni di famiglie in difficoltà, 4,5 milioni di persone vivono in povertà assoluta. Il tasso di disoccupazione, quasi raddoppiato rispetto al 2008, è all’11%, vale a dire 2.800.000 persone, e quello giovanile è al 32%. Il tasso sulla occupazione cresce, ma grazie ai lavori a basso reddito e alla precarietà e il suo dato può ingannare perché basta una sola ora denunciata di lavoro, per entrare nelle statistiche degli occupati…

Rimane il vulnus del lavoro tassato più’ della rendita: per quanto il sindacato si impegni nel rinnovo dei contratti, sul salario grava sempre una tassazione del 47%, otto punti in più rispetto all’Europa. Ogni anno la Festa del primo maggio è dedicata ad un tema: così è stato per l’immigrazione, l’Europa, l’occupazione, le pensioni, la mafia. Quest’anno è la SICUREZZA, che troppo spesso fa notizia a causa di lavoratori che subiscono infortunio o perdono la vita sul lavoro. L’obiettivo dei soggetti coinvolti in prima persona per arginare questi fatti è la c.d. “tutela globale integrata”, che va dalla fase della prevenzione, alla formazione, cura, riabilitazione, reinserimento e integrazione del lavoratore infortunato o tecnopatico (malattia professionale).

A questo fine l’Inail, l’Assicurazione nazionale contro gli infortuni sul lavoro, ha investito 21 milioni di euro nel 2017, da destinare alle imprese per investire in sicurezza. La Costituzione all’art. 38 sancisce che i lavoratori hanno diritto che siano previsti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio. Il testo fondamentale in materia di Salute e Sicurezza è il d.lgs. n. 81 del 2008, che è tra le normative più complete d’Europa: la sua piena applicazione dimostrerebbe che ogni infortunio e molte malattie professionali sono prevedibili ed evitabili.

A questo fine elementi fondamentali sono l’informazione, la formazione, l’assistenza e la consulenza nei luoghi di lavoro. Per l’eliminazione dei rischi alla fonte o alla loro riduzione, serve un’analisi dei processi produttivi, l’individuazione dei fattori di rischio, lo studio delle cause degli infortuni più gravi e quelli più frequenti, nonché delle patologie più ricorrenti e quelle emergenti; occorre fare ricerca per soluzioni automatiche in grado di sostituire l’operatore nelle attività manuali rischiose. Si richiede sempre più conoscenza scientifica per lo studio di nuove sostanze (vedi es. le nanotecnologie) e i loro effetti sull’uomo, anche a distanza di tempo. Le patologie più frequenti sono quelle che ledono l’apparato muscolo-scheletrico, il sistema nervoso, l’apparato uditivo, la vista e quelle da stress lavoro-correlato. I maggiori pericoli per la SS sono collegati al rischio elettrico, all’incendio, alla ferita per contatto con materiale duro e abrasivo, alla ferita da taglio, al contatto con agenti chimici tossici e cancerogeni, alle inalazioni di fibre e polveri, alle vibrazioni trasmesse al corpo, al rumore, alla movimentazione manuale di carichi con sforzi ripetuti, alle cadute dall’alto. Dal 2000 la legge ha introdotto anche la nozione di “danno biologico”.

Dal 2016 sono stanziati dall’Inail fondi per realizzare progetti di reinserimento ed integrazione personalizzati sul lavoro per le persone con disabilità da lavoro: lo scopo è mantenere l’attività lavorativa nella stessa azienda o in altra, in caso di licenziamento per inabilità da lavoro. La permanenza sul lavoro in età più avanzata, l’aumento del finto lavoro autonomo e la precarietà del lavoro che spesso annulla la formazione, oltre alla crisi che ha allentato l’attenzione, sono anch’essi motivi di maggiori infortuni o malattie professionali. Nelle malattie professionali si è verificato un vistoso incremento nel tempo: ora c’è maggiore consapevolezza delle patologie di origine lavorativa, anche se non sempre riconosciute.

È necessaria una banca-dati che sia di ausilio ai soggetti a diverso titolo impegnati nel campo della Salute e Sicurezza: i lavoratori, i datori di lavoro, i responsabili della sicurezza protezione e prevenzione, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, il medico competente, il servizio prevenzione sicurezza ambiente di lavoro. La conoscenza delle norme sulla sicurezza, salute e formazione è più presente al nord e nelle grandi imprese, rispetto al sud e alle imprese medio piccole. La sicurezza deve essere vista come un investimento, non come un costo. Dalle statistiche ufficiali Inail degli incidenti, mancano, se in assenza di denuncia, i lavoratori irregolari (circa 3 milioni) e le categorie che sono iscritte presso altri istituti assicurativi, quali le forze armate e di polizia, i liberi professionisti, il personale di volo, i vigili del fuoco. Il numero degli ispettori contro il lavoro sommerso, il mancato rispetto delle norme e l’evasione contributiva, sono pochi, circa 4500, e la nuova l’Agenzia unica delle ispezioni, prevista dal Jobs Act, che unifica il Ministero del lavoro, l’Inps e l’Inail, ha appena iniziato la sua attività.

Dai controlli delle istituzioni preposte risulta che l’80% delle aziende risulta irregolare, sia sulla sicurezza che sulla posizione assicurativa. Il T.U. della Regione Emilia-Romagna del 25/10/2016 per la Promozione della legalità, si prefigge lo scopo della regolarità delle condizioni di lavoro, la sicurezza, l’igiene, l’emersione di fenomeni di criminalità organizzata. Questa legge intende tutelare l’ambiente e la sicurezza nell’edilizia per le committenze pubbliche e private contro il criterio del “massimo ribasso”, nonché contrastare il c.d. caporalato, elementi che alterano le regole del mercato del lavoro, attraverso forme di sfruttamento dei lavoratori, con condizioni a volte di vero e proprio degrado. Il tema della sicurezza prevede la partecipazione delle parti sociali. Il Piano Nazionale della Prevenzione assegna un ruolo importante alla bilateralità e dal 2009 il sindacato e le imprese fanno parte del Comitato di indirizzo e vigilanza, organo istituito presso l’Inail, molto attivo e propositivo in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Negli anni 60 i decessi sul lavoro erano più di 4000 all’anno – negli anni 90 erano scesi a 2000. Negli ultimi dieci anni, grazie alle norme, gli investimenti, la prevenzione, i controlli, la formazione, l’automazione, i dispositivi, le sanzioni, la presa di coscienza dei pericoli e gli interventi del sindacato, gli infortuni sul lavoro sono diminuiti; ma resta sempre il dato tragico di circa 1000 morti ogni anno. In Italia nel 2015 si sono registrate 424.000 denuncie riconosciute per infortunio da lavoro. I decessi sono stati 1269, di cui il 70% sul lavoro (955) e il 30% in itinere (314).

In Emilia Romagna i morti sono stati 103, di cui 11 a Parma. Sempre nella nostra città, nel 2016 per infortunio ci sono stati 14 morti, 2 donne e 12 uomini, mentre nel 2017 se ne contano 11, di cui 1 donna e 10 uomini. I settori a rischio più elevato sono le attività manifatturiere, le costruzioni, il trasporto e magazzinaggio. Per le malattie professionali nel 2015 si contano, in Italia, 22.200 denuncie riconosciute, 2700 in Emilia Romagna, e 35 con esito mortale (tutti uomini). A Parma le malattie professionali accertate sono state 165, di cui 5 con esito mortale. Dalle statistiche risulta che, dati 2015, il 70% delle malattie professionali riguarda il sistema muscolo-scheletrico, il 16% il sistema nervoso, l’8% l’udito. Le donne rappresentano il 40% dei lavoratori affetti da malattia professionale. Amianto – L’Emilia Romagna ha emanato nel 2017 il Piano regionale amianto dove è previsto l’investimento di 7 milioni di euro per la mappatura, lo smaltimento e bonifica di questo materiale ad altissima pericolosità per la salute, che dopo essere stato utilizzato per decenni sia negli interni che per le coperture, in Italia è stato messo definitivamente al bando dal 1994.

L’esposizione all’amianto colpisce soprattutto l’apparato respiratorio; poiché la malattia ha una latenza anche di 40 anni, il picco del numero delle persone colpite da mesotelioma è calcolato intorno al 2025. I siti più pericolosi sono nell’edilizia e nella metalmeccanica. In UE ci sono 15000 morti ogni anno per esposizione a questo materiale (OMS). In Emilia-Romagna nel 2015 i lavoratori a cui è stata riconosciuta la patologia correlata all’amianto sono stati 86 (14 a Parma), di cui 32 con esito mortale (5 a Parma). Nella nostra città, Cgil-Cisl-Uil stanno predisponendo, insieme agli altri soggetti istituzionali preposti, una rete di interventi per la mappatura dei siti e la creazione di un ambulatorio presso l’Ausl, dedicato ai controlli e alle cure dei lavoratori e dei familiari ex esposti. Cesare Pavese scriveva, amaro, LAVORARE STANCA. Magari, fosse solo così!

 

 

 

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