Non dobbiamo sfuggire alle domande, anche alle più scomode, e dobbiamo parlare non “a”, ma “con” i lavoratori
GIUGNO 2018
Intervista a Carmelo Barbagallo
Non dobbiamo sfuggire alle domande, anche alle più scomode, e dobbiamo parlare non “a”, ma “con” i lavoratori
di   Antonio Passaro

 

 

Segretario, è inutile fare giri di parole: è stato un successo enorme. Il XVII Congresso della Uil ha sancito, come tu stesso hai affermato nelle conclusioni, la centralità della nostra Organizzazione nel dettare l’agenda economica e sindacale del nostro Paese…

Sì, è vero. Siamo sempre più destinati a diventare il primo Sindacato: già, ora, possiamo dire di non essere secondi a nessuno. Non dobbiamo sfuggire alle domande, anche alle più scomode, e dobbiamo parlare non “a”, ma “con” i lavoratori. Questa è la linea che ci sta consentendo di registrare risultati eccezionali in tutte le elezioni per il rinnovo delle Rsu, ovunque. L’ultimo dato, in ordine di tempo, di cui siamo venuti a conoscenza proprio mentre stiamo realizzando questa intervista, è relativo alle elezioni per il rinnovo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza alla Ferrari, dove la nostra lista ha vinto con un distacco di 200 voti sulla seconda, la Fiom. Peraltro, la Uil continua a crescere anche per numero di iscritti, sia tra gli attivi sia tra i pensionati. Insomma, le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, i giovani del nostro Paese, in questi anni, ci hanno riconosciuto la capacità di affrontare e risolvere i problemi, di stare sul merito delle questioni, di non lasciarci condizionare da scelte partitiche. E per tutto questo ci hanno premiato con il loro consenso e la loro adesione.

 

Al Congresso, tu hai lanciato la proposta di una piattaforma per la rinascita e lo sviluppo del Paese, da realizzare insieme a Cgil e a Cisl. Una proposta in piena sintonia con lo slogan delle assise congressuali: “Con eqUILibrio nella direzione giusta”. Vuoi ribadirne, sinteticamente, i contenuti?

Noi abbiamo chiesto al Congresso il mandato a realizzare, unitariamente, insieme a Cgil e Cisl, una piattaforma per lo sviluppo da sottoporre al confronto con il Governo e con le parti datoriali, nell’interesse dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani. Una piattaforma da diffondere, spiegare e sostenere nelle assemblee, per creare intorno ad essa il massimo consenso possibile non solo in tutti i luoghi di lavoro, ma sul territorio e tra la gente. I punti su cui costruire questa piattaforma sono cinque, pochi passaggi, ma realistici e realizzabili: la definizione di un programma di investimenti pubblici e privati; la produttività come leva per la competitività, da fondare sul benessere lavorativo; la partecipazione come scelta strategica per liberare potenzialità e generare sinergie; la riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati come strumento per la redistribuzione della ricchezza e il rilancio dell’economia; la modifica della legge Fornero per definire una flessibilità in uscita a partire dai 63 anni e favorire anche il subingresso al lavoro stabile dei giovani.

 

Un altro dei punti centrali della tua relazione è stato quello relativo ai rapporti con il nuovo Esecutivo. Come si comporterà la Uil?

A questo Esecutivo, ora, diamo il tempo di governare: lo sottoporremo alla prova dei fatti. Esprimere adesso un giudizio, equivarrebbe a un pregiudizio ideologico. E questo comportamento sarebbe estraneo alla nostra storia laica e riformista. Lo incalzeremo, gli chiederemo ascolto, avanzeremo le nostre proposte: come sempre, lo giudicheremo sul merito.

 

 

Al Governo hai detto che avranno molto da fare e hai suggerito loro di lasciarsi aiutare. In cosa si può sostanziare questo aiuto?

Il movimento sindacale ha un’esperienza e una conoscenza diretta di tante problematiche del mondo del lavoro, sa esattamente quali sono le aspettative di quei cittadini e ha l’attitudine, avendone cognizione di causa, a formulare proposte efficaci o, quantomeno, utili al confronto. Noi siamo pronti al dialogo, ma con la stessa onestà intellettuale, ribadiamo che, come è sempre stato, non faremo sconti a nessuno. I lavoratori dipendenti, i pensionati e i giovani di questo Paese hanno già dato e non ne hanno più. La tutela dei loro diritti e delle loro tutele sarà per noi la stella polare per andare - lo diciamo ancora una volta - con EqUILibrio nella direzione giusta. Sarà questo l’unico metro della nostra condotta e delle nostre scelte.

 

Il vicepremier Di Maio, ministro del lavoro e dello sviluppo, è intervenuto dal palco del XVII Congresso e ha accolto la disponibilità al confronto manifestata dalla Uil. Qual è la tua prima impressione sull’approccio manifestato dal neo ministro?

Le aperture fatte dal vice premier sono importanti per il Sindacato. Abbiamo avuto una dimostrazione di buona volontà. Non tutte le idee espresse sono chiare, però vogliamo confrontarci. Quattro anni fa fu sostenuta l’idea secondo cui i corpi intermedi fossero inutili. Poi è passato il tempo e, più di recente, siamo riusciti a fare gli accordi sia con il Governo Renzi sia con il Governo Gentiloni. Ora, dovremo fare gli accordi anche con il Governo Conte. Noi siamo sempre disponibili a dare una mano nel merito delle questioni – lo abbiamo detto e lo ribadiamo - non facendoci mai fuorviare dalla propaganda, che va bene per le campagne elettorali, ma non per risolvere le questioni.

 

Uno dei temi su cui è già aperta la discussione con il nuovo Governo attiene alle politiche industriali e, segnatamente, al destino dell’Ilva. Cosa chiede la Uil su questo terreno?

Noi crediamo che un Paese che voglia avere una politica industriale, degna di questo nome, e che voglia continuare a essere il secondo Paese manifatturiero ed esportatore in Europa non possa accettare il ridimensionamento o, addirittura, lo smantellamento della più grande azienda siderurgica europea. Le ripercussioni sul sistema industriale sarebbero devastanti. Lo abbiamo sempre detto: non ci possono mettere nella condizione di decidere se morire di cancro o di fame. Non bisogna desistere, dunque, dal perseguire l’unico obiettivo realistico e socialmente sostenibile: salvaguardare, contemporaneamente, l’ambiente e l’occupazione. E questo è possibile solo se si dà continuità all’attività, chiedendo a chi ne ha la proprietà di provvedere anche al risanamento ambientale. Ciò vale per qualunque altra realtà industriale e produttiva e penso, ad esempio, alla Tav e alla Tap. Non possiamo restare fuori dalle grandi linee di comunicazione europea o snobbare la logistica. Né, tantomeno, possiamo credere di fare a meno di fonti energetiche, senza subire seri contraccolpi. Arretreremmo fatalmente e ci impoveriremmo ulteriormente. Al contrario, lo abbiamo detto in apertura, noi abbiamo bisogno di infrastrutture come del pane. Ma poiché noi vogliamo anche le rose - per parafrasare il titolo del celebre film di Ken Loach e, soprattutto, lo slogan dei lavoratori dell’industria tessile americana e della femminista e socialista Rose Schneiderman - non dobbiamo mai stancarci di coniugare sviluppo, occupazione, sicurezza e ambiente.

 

Altro terreno su cui occorrerà confrontarsi è quello della regolamentazione dell’attività e delle decisioni assunte da alcune multinazionali…

Sì. In questo quadro, abbiamo apprezzato alcune affermazioni di Di Maio che, nell’ambito del cosiddetto “decreto dignità”, ha preannunciato provvedimenti in tema di delocalizzazioni. Sono mesi, infatti, che chiediamo una simile decisione per evitare che certe imprese scorrazzino per l’Europa facendo il bello e il cattivo tempo. Quelle multinazionali e quelle imprese che hanno fruito di fondi pubblici, a qualunque livello, se decidono di lasciare il territorio dove sono insediati, devono restituire alle casse dello Stato sino all’ultimo euro, con gli interessi.

 

Intanto, proprio mentre scriviamo, ci giunge notizia della convocazione delle parti sociali al Ministero del lavoro sulla vicenda dei riders. Tutto ciò evoca la questione, complessa e articolata, dell’impresa 4.0 e dei cosiddetti nuovi lavori. Puoi ribadire la posizione della Uil anche su questo punto?

Ne abbiamo già parlato in più di una circostanza. Con alcune di queste piattaforme digitali, che servono solo per smistare mano d’opera soprattutto giovanile a costi stracciati, più che all’impresa 4.0 siamo al caporalato 4.0. Contro queste realtà, dobbiamo prepararci a organizzare lotte 4.0, perché non possiamo lasciare questi giovani senza tutele e senza assistenza. Condividiamo, dunque, l’approccio al problema da parte del neo ministro e non accettiamo, invece, certi comportamenti minacciosi sbandierati da alcune di queste imprese. Ciò detto, è innegabile che la digitalizzazione, l’automazione e l’interconnessione della produzione industriale rappresentino una grande opportunità di innovazione, modernità e sviluppo. Bloccare questi processi, dunque, non solo è antistorico, ma sarebbe una pretesa assurda, sciocca, irrealizzabile. Questi processi, invece, vanno accettati e governati, evitando piuttosto quegli errori che sono stati commessi per la gestione di un altro recente analogo fenomeno, quello della globalizzazione.

 

Nella tua relazione hai rilanciato un tema a te molto caro: quello dell’unità sindacale, con una proposta molto forte sul fronte internazionale…

Come tutti sanno, il Segretario generale della Ces è il nostro Luca Visentini. È stato possibile conseguire questo risultato grazie a una battaglia condotta unitariamente da Cgil, Cisl, Uil che hanno creduto nel valore di questo progetto. Luca sta facendo un grande lavoro e sta ottenendo importanti avanzamenti: ci sono, dunque, tutte le condizioni per dare continuità al suo mandato. Ora, però, dobbiamo prepararci a un’altra battaglia sindacale, questa volta a livello mondiale, ancor più difficile e complessa. A dicembre si celebrerà il Congresso della Csi e si dovrà eleggere il nuovo vertice. Noi lavoreremo per una soluzione unitaria e condivisa dai Sindacati di tutti i Paesi. Non abbiamo bisogno di divisioni né vogliamo creare contrapposizioni. Allo stato attuale ci sono differenti posizioni. È naturale e fa parte della normale dialettica interna, ma noi, insieme, con grande senso di responsabilità, faremo di tutto per trovare la necessaria sintesi che dia al Sindacato mondiale una guida autorevole per i prossimi 4 anni in cui tutti ci riconosceremo. Lavoreremo per una candidatura unanime che unifichi il Sindacato mondiale. Intanto, noi abbiamo una proposta e, proprio dal nostro Congresso, abbiamo annunciato ufficialmente che la Uil, con Cgil e Cisl, ha deciso di candidare ai vertici del Sindacato mondiale la Segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. Oggi, c’è anche la ricandidatura dell’attuale Segretaria generale Sharan Burrow. Per questo motivo occorrerà lavorare al fine di trovare una soluzione condivisa.

 

Un’ultima domanda. Insieme a te e al tesoriere, Benedetto Attili, è stata eletta anche la nuova Segreteria. Tu hai proposto, per la prima volta nella storia della Uil, che la Segreteria fosse composta, pariteticamente, dallo stesso numero di uomini e donne. Il Consiglio nazionale ha votato all’unanimità. Vogliamo ricordarne la composizione?

Della nuova Segreteria fanno parte tre uomini, Pierpaolo Bombardieri, Antonio Foccillo e Domenico Proietti e tre donne, Tiziana Bocchi, Silvana Roseto e la new entry, Ivana Veronese. Pensiamo che questo rappresenti un contributo concreto della Uil al raggiungimento delle pari opportunità. Un atto che vale più di qualsiasi proclama, come rispetto e riconoscimento delle competenze e dell’imprescindibile e fondamentale ruolo delle donne nella società e nel mondo del lavoro. Se poi aggiungiamo che del Consiglio confederale nazionale fanno parte, eletti dal Congresso, anche 42 Rsu, in prevalenza giovani e donne, si comprende che l’impegno della Uil di modernizzarsi e di andare con equilibrio nella direzione giusta non è solo uno slogan, ma un impegno concreto e reale per una Uil sempre più forte e più vicina alle lavoratrici e ai lavoratori, alle pensionate e ai pensionati, ai giovani del nostro Paese.

 

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