Agroalimentare, sfide e obiettivi per aumentare salario, diritti e tutele dei lavoratori del settore
NOVEMBRE 2019
Sindacale
Agroalimentare, sfide e obiettivi per aumentare salario, diritti e tutele dei lavoratori del settore
di   Michele Tartaglione

 

Con l’avvicinarsi delle festività natalizie, centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che rappresentiamo sono in attesa di vedersi incrementare diritti, tutele e salario. È questo, infatti, che ci chiedono gli oltre quattrocento mila dipendenti dell’industria alimentare, i circa cinquantamila delle cooperative di trasformazione e gli oltre diecimila dei Consorzi di Bonifica per i quali abbiamo aperto le trattative per i rinnovi dei Ccnl. Stesso risultato si aspettano i quadri e gli impiegati agricoli, i lavoratori forestali e i dipendenti delle cooperative agricole, come sanno anche le rispettive Controparti che hanno già ricevuto le nostre Piattaforme contrattuali. Sappiamo, poi, che nelle campagne e nei territori, quasi un milione di operai agricoli non solo attendono l’avvio dei confronti per i rinnovi dei contratti provinciali di lavoro, ma ci chiedono di continuare la nostra battaglia affinché venga debellato il turpe fenomeno del caporalato e dello sfruttamento e vengano migliorate le loro condizioni di vita e di lavoro. Insomma, ci attendono mesi ricchi di impegni, di obiettivi da raggiungere e di risultati da raccogliere. Non sarà facile e tanti sono gli ostacoli che dovremo affrontare e superare. Navighiamo, infatti, in un contesto nazionale e internazionale ricco di incognite. Partendo da quest’ultimo, solo per fare due esempi significativi, basti pensare all’amletico tema della Brexit, che tra susseguirsi di primi ministri, annunci e smentite, rinvii in “zona cesarini” e rilanci dell’ultima ora, destabilizza i mercati, così come i business plan delle aziende e, di conseguenza, l’organizzazione del lavoro. Allo stesso modo insistono i dazi di Trump, una spada di Damocle che pende ormai da mesi e i cui effetti ancora non possono essere efficacemente individuati. Una serie di incognite la cui percezione non può che essere aggravata in un settore dove l’export rappresenta oltre 40 miliardi di euro. Dall’Italia, invece, arrivano certezze purtroppo negative per il settore. Siamo impegnati, proprio in questi giorni, a contrastare la volontà del Governo di inserire due “tasse di scopo” che, se applicate, metteranno a rischio produzioni e occupazione: la plastic e la sugar tax. Provvedimenti che, dietro la propagandistica intenzione di salvaguardare l’ambiente, la prima, e di combattere l’obesità, la seconda, sembrano essere l’ennesimo strumento scelto dal legislatore per fare cassa e per cercare di far quadrare i bilanci. Basti pensare che per disincentivare l’uso della plastica si prevede una tassazione che vale quasi quanto il costo di produzione di quel materiale, facendo lievitare i costi per le imprese le quali saranno costrette ad aumentare i prezzi o a rifornirsi da aziende estere, perché ricordiamolo, queste tasse incidono solo sulle produzioni italiane. Imposte che, non a caso, vanno a colpire strumentalmente un comparto che, in questi ultimi anni, grazie alla qualità dei prodotti ma anche all’impegno delle lavoratrici e dei lavoratori ha fatto segnare ottimi risultati. Secondo gli ultimi dati Istat, il fatturato dell’industria alimentare è aumentato, su base annua, del 4,2%, la produzione industriale del 7,8% e l’export, tra gennaio e settembre di quest’anno, del 7%. Consapevoli di questo, la Uila, insieme a Fai e Flai, ha presentato una piattaforma per il rinnovo del Ccnl del settore che prevede, nella parte salariale, una richiesta economica di 205 euro, alla quale vanno ad aggiungersi le richieste sul welfare. Un obiettivo ambizioso, sul quale abbiamo avviato le consultazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno apprezzato le nostre rivendicazioni condividendone la filosofia: il contratto nazionale non può avere la mera funzione di tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni, ma deve fare uno scatto in avanti andando ad aumentare il potere di spesa delle lavoratrici e dei lavoratori. In altri termini, sulla scorta di quanto contenuto anche nell’Accordo Interconfederale Cgil, Cisl, Uil e Confindustria del 9 marzo 2019, siamo convinti che occorra rilanciare una politica salariale espansiva per il nostro Paese, mettendo qualche soldo in più nelle tasche delle famiglie in modo da dare una scossa ai consumi, contribuendo così all’aumento delle produzioni e, di conseguenze, incentivando l’incremento dell’occupazione. In quest’ottica, occorre che parte della ricchezza prodotta nel settore sia redistribuita anche attraverso il contratto nazionale. E ciò anche perché la struttura stessa del nostro sistema industriale, dove oltre il 90% delle imprese sono piccole e piccolissime, non permette al secondo livello di avere quella pervasività che sarebbe richiesta per assolvere compiutamente a questo compito. Non ci siamo, però, accontentati solo di questo. Nella Piattaforma che abbiamo inviato a Federalimentare e sulla quale, a partire dal 10 settembre, si sono aperte le trattative, abbiamo avanzato una serie di richieste normative che mirano a rafforzare diritti e tutele delle lavoratrici e dei lavoratori e, al contempo, a leggere le trasformazioni del mercato del lavoro per renderle una opportunità di sviluppo per l’intero settore. Quindi, dalla partecipazione strategica – come coinvolgimento attivo delle lavoratrici e dei lavoratori nelle scelte aziendali – alla comunità di sito – come ricerca di una unità di diritti e tutele all’interno degli stabilimenti produttivi – alla formazione – quale strumento indispensabile per fronteggiare le innovazioni tecnologiche e digitali – passando per i giovani ed il ricambio generazionale – per rispondere alle nuove esigenze dettate dai mutamenti anagrafici del Paese – per approdare, infine, ad una maggiore sicurezza nei posti di lavoro e alla lotta contro le violenze di genere. Oltre questo, abbiamo presentato anche misure per mettere la persona al centro della regolamentazione del lavoro. Su questa linea, abbiamo chiesto di migliorare la normativa in tema di conciliazione vita-lavoro, di ribadire e rafforzare il sistema di welfare del settore e di rendere ancora più tutelanti forme contrattuali come il telelavoro e lo smart working che riteniamo possano rappresentare forme positive di flessibilità. Su tutti questi temi prosegue il confronto, di certo non semplice, con Federalimentare, ma anche con le centrali cooperative, con le Organizzazioni datoriali agricole e le rappresentanze dei consorzi di Bonifica. In tutti i tavoli nei quali stiamo trattando, o nei quali auspichiamo di negoziare a breve, abbiamo scelto, insieme a Fai e Flai, di percorrere la strada in salita dei cambiamenti profondi e delle rivendicazioni importanti: forse non la più semplice ma, a nostro avviso, quella giusta.

Allo stesso modo è alla giustizia e alla civiltà del Paese che ci appelliamo continuando a chiedere al Governo la piena applicazione della Legge 199/2016 contro il Caporalato in agricoltura. Un bisogno impellente che i recenti fatti di cronaca, tra spari e catenate contro i lavoratori, ci ricordano che quando si permette ad individui di ledere la dignità delle persone non si è solo testimoni di delitti ma complici di misfatti. Questo la UILA lo sa. Ed è per questo che continuiamo a sostenere con forza che alla positiva applicazione della parte repressiva di questa legge, che colpisce le foglie malate, deve essere affiancata la messa in atto della sua sezione propositiva e preventiva, che deve combattere il fenomeno alla radice. Allora, incontro trasparente tra domanda e offerta di lavoro con il coinvolgimento delle Parti Sociali, costruzione di un progetto di accoglienza e di efficaci mezzi di trasporto unito a una rete di sostegno ai lavoratori stranieri e non, che migliori le loro condizioni di vita, prima, e di lavoro, poi, con l’intendo di renderli meno ricattabili e, in ultima analisi, più difficilmente sfruttabili. Proprio nelle scorse settimane, ci è stato presentato dal Governo un piano pluriennale per contrastare il caporalato. Abbiamo chiesto tempi certi e misure efficaci perché dopo l’inverno viene la primavera e poi l’estate, e con essa le grandi campagne di raccolta: non possiamo aspettare ancora che la cronaca ci dimostri quanto può costare non intervenire rapidamente. Abbiamo, invece, apprezzato l’articolo 4 del Decreto fiscale e ci auguriamo che non venga depotenziato nel corso del suo iter legislativo. Si tratta, infatti, di una norma che pone in capo alle imprese appaltanti il pagamento delle ritenute fiscali dei lavoratori delle società appaltatrici. Una misura che, portando a compimento la responsabilità solidale negli appalti, potrà limitare gli abusi e che, nel settore agricolo, può, a nostro avviso, porre un freno al proliferare delle, cosiddette, “imprese senza terra”, società di intermediazione di lavoro che, troppe volte, costituiscono il braccio armato dei caporali. Se questi fenomeni rappresentano il cono d’ombra del settore agricolo italiano è altrettanto vero che il nostro Paese è ricco di aziende sane che rispettano leggi e contratti ma che, purtroppo, sono state falcidiate da agenti atmosferici - piogge ed esondazioni - o biologici – Xylella e cimice asiatica – che hanno messo in ginocchio colture e profitti e, di conseguenza, l’occupazione. Per loro chiediamo interventi straordinari di sostegno alle imprese e al reddito delle lavoratrici e dei lavoratori. Così come, continuiamo a sostenere che i tanti pescatori delle nostre marinerie che, troppe volte, rischiano la vita in mare devono poter contare su un sistema strutturale di sostegno al reddito alla pari di tutti gli altri lavoratori. Sono tanti i versanti nei quali si muove, e continuerà ad orientarsi, la nostra azione sindacale. La UILA è consapevole che per migliorare il futuro di tutte le lavoratrici e i lavoratori che con orgoglio rappresentiamo e che quotidianamente ci danno la propria fiducia serve un cambio di paradigma. Da oltreoceano, come ci racconta il Sole24ore, nella patria del capitalismo, si inizia a percepire una inversione di tendenza con i lavoratori che, nelle strategie di sviluppo delle imprese, iniziano ad essere considerati una risorsa anche più importante del profitto dei soci stessi. In uno scenario sempre più complesso e globale, sappiamo che il nostro impegno può rappresentare, forse, solo una piccola goccia nel mare, ma questo non ci spaventa, né ci impedirà di impegnarci, giorno per giorno, nei nostri settori, con la nostra azione contrattuale e legislativa, per contribuire all’affermazione di un nuovo modo di intendere il lavoro e lo sviluppo, che metta al primo posto la persona e l’eticità delle produzioni. Un obiettivo ambizioso, ma che, ne siamo convinti, val bene di essere perseguito.

 

 

*UILA Nazionale

 

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