Costringeteci ad essere unitari
MAGGIO 2019
Intervista a Carmelo Barbagallo
Costringeteci ad essere unitari
di   Antonio Passaro

 

Barbagallo, apriamo questa intervistacon una breve valutazione sull’esito del voto europeo. Qual è, a tuo avviso, il messaggio uscito dalle urne?

I cittadini europei hanno partecipato, con convinzione, al voto dimostrando che c’è una sostanziale voglia di Europa, ma con regole diverse. Il cammino dell’Unione è irreversibile, ma vanno abbandonate le politiche di austerità: in Italia non sono servite neanche a ridurre il debito pubblico, evidentemente non funzionano. Vanno costruite, invece, politiche di sviluppo, fondate sulla valorizzazione del lavoro. In questo quadro, servono, da un lato, investimenti in infrastrutture e, dall’altro, riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati. Lo stesso vice premier Salvini ha sostenuto che l’Italia cresce se aziende e lavoratori pagano meno di ciò che pagano oggi. E nei giorni scorsi, anche il Presidente di Confindustria ha ribadito che occorre ridurre le tasse ai lavoratori. Siamo tutti d’accordo: dunque, si proceda.

 

Peraltro, l’Ocse dice che la nostra crescita ancora ristagna…

Desta particolare preoccupazione la situazione del nostro Paese: l’Ocse conferma le previsioni secondo cui, nel 2019, la crescita ristagnerà ancora. La diagnosi è sempre la stessa, ma alla cura non si dà mai corso. Lo ripeto, da un lato, servono investimenti in infrastrutture materiali e immateriali per generare lavoro di qualità e, dall’altro, occorre una riforma fiscale per ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati che, attualmente, pagano più della media europea contribuendo al gettito fiscale per l’85%. Questo non è più accettabile.

 

Proprio nel cuore dell’Europa, aVienna, si è svolto il Congresso della confederazione Europea dei Sindacati. Quale sarà il futuro del sindacato europeo?

Siamo stati presenti al Congresso della Ces per consolidare il ruolo e il futuro del Sindacato europeo. Bisogna chiedere all'Unione europea di puntare sul sociale e sullo sviluppo, per avere finalmente una prospettiva di equità e crescita economica. Sarà necessaria l’unità del Sindacato europeo per dare forza alle nostre battaglie: i risultati arriveranno se sapremo affrontarle con la passione necessaria, con meno burocrazia e più cuore. Superare i pilastri liberisti e affermare il Pilastro sociale deve essere un nostro obiettivo.

 

Luca Visentini è stato riconfermato alla guida della Ces, una vittoria che inorgoglisce la Uil tutta e che rafforza il ruolo della Ces…

Certo, è una vittoria di cui siamo orgogliosi e che dà una prospettiva al ruolo della Ces. Abbiamo bisogno di coesione e convergenza sociale per uscire dalla crisi, combattere il dumping tra paesi europei e generare progresso e crescita economica.

 

La condivisione del Manifesto della Ces, “Un’Europa più giusta per i lavoratori”, che significato ha?

Non possiamo più pensare di contrastare le politiche liberiste, che hanno determinato una riduzione dei diritti, delle tutele e dei salari, restando chiusi nella nostra ‘provincia’ italiana: bisogna alzare il livello delle rivendicazioni per arrivare lì dove, oggi, si assumono le decisioni che ricadono sui nostri lavoratori e sui nostri pensionati. È giunto il tempo di agire come una sorta di “internazionale sindacale”: le nostre battaglie devono essere sempre più europee e, sempre più, la Ces deve diventare un punto di riferimento, insieme a cui lavorare per l’Europa del futuro.

 

Di Europa, Mezzogiorno, lavoro e cultura si è parlato anche a Matera nel corso degli attivi unitari Cgil, Cisl e Uil. Il rilancio del Mezzogiorno e l’aiuto da parte dell’Europa sono le basi su cui lavorare?

Gli investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiali e immateriali sono indispensabili soprattutto per il rilancio del Mezzogiorno e, conseguentemente, del Paese. In questo quadro, serve un’Europa più virtuosa che possa esserci d’aiuto ma, al contempo, è indispensabile che le nostre Regioni spendano tutte le risorse europee, altrimenti bisognerà commissariarle ad acta. D’altro canto si devono creare le condizioni per rendere raggiungibili e fruibili, dal punto di vista turistico, queste belle città del Sud, questi luoghi della cultura: l’impegno per creare filiere e realizzare infrastrutture deve diventare la nostra priorità.

 

Facciamo un passo indietro, proprio all’inizio del mese. Dopo 17 anni, la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil del Primo Maggio è ritornata a Bologna. Nel corso del tuo comizio hai fatto una proposta sull’unità sindacale. Quale?

Ho proposto a Cgil e Cisl l’insediamento di unacommissione costituente per l’unità sindacale. Nella nostra sede c’è già una sala riservata alle riunioni unitarie. Dobbiamo procedere in questa direzione stabilendo le regole che ci consentano di operare. Noi non pensiamo a un Sindacato unico, che non ci piace affatto, così come non ci piacciono i giornali o i partiti unici. Noi proponiamo un Sindacato unitario, con organismi decisionali unitari, costituiti sulla base degli effettivi rapporti di forza tra Cgil, Cisl, Uil e, quindi, secondo logiche non paritetiche, ma proporzionali. Organismi che possano concretamente addivenire a una decisione, in virtù del fatto che nessuno dei tre singoli soggetti costituenti avrebbe la maggioranza assoluta né il diritto di veto. Noi siamo pronti.

 

A categorie e territori hai detto:  “Costringeteci ad essere unitari”. Può essere questa la strada per raggiungere il traguardo?

Per realizzare l´unità sindacale non dobbiamo piùparlarne, ma dobbiamo agire, iniziando a darci delle regole. Alle categorie, ai territori, chiedo di darci una mano per accelerare questo percorso che, altrimenti, rischia di non essere mai compiuto.

 

È di pochi giorni fa la notizia di un’offerta di fusione tra Fca e Renault. Qual è la tua opinione al proposito?

È una buona notizia: l’industria automobilistica potrà continuare ad avere una prospettiva nel nostro Paese. Si cancellano, così, le voci di un possibile disimpegno di Fca dal settore. E questo è un bene anche per il nostro sistema produttivo ed economico, nel suo insieme. Si tratta, ora, di capire quali saranno i rapporti all’interno del Gruppo che si andrà a costituire e, soprattutto, per quel che ci riguarda, quali le ripercussioni dal punto di vista degli assetti degli stabilimenti italiani e dei livelli occupazionali. Noi siamo convinti che, anche su questo fronte, potrebbero esserci ricadute positive per tutti, e pensiamo anche, ad esempio, a un rilancio di Termini Imerese nel campo dell’elettrico. Tuttavia, è indispensabile che ci sia, al più presto, un confronto tra l’Azienda e il Sindacato proprio per costruire, insieme, un percorso di garanzia e di sviluppo complessivo.

 

Un’ultima domanda. Andiamo instampa proprio nell’immediata vigilia della manifestazione dei pensionati a Piazza San Giovanni. Ne parleremo più dettagliatamente nel prossimo numero. Intanto, però, vogliamo anticipare qualche considerazione?

Purtroppo, da qualche anno a questa parte, i pensionati sono diventati il bancomat del nostro Paese.Blocco della perequazione, tagli, restituzione dell’indebito minano seriamente il potere d’acquisto di questi cittadini ai quali, invece, dovrebbe essere garantita una maggiore tranquillità sociale, anche perché spesso fungono da “ammortizzatori sociali” per i giovani nipoti in cerca di lavoro o per i figli disoccupati. I pensionati, insomma, sono una risorsa per la nostra collettività e non un peso e noi chiediamo che le loro rivendicazioni siano ascoltate e i loro diritti siano garantiti.

 

 

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