Colorni e l’europeismo nella Resistenza romana
LUGLIO 2018
Agorà
Colorni e l’europeismo nella Resistenza romana
di   Antonio Tedesco

 

Nella rappresentazione ideale della Resistenza europea si intende evocare la comunanza di lotta di cui erano partecipi i vari movimenti di liberazione nei vari Paesi durante la seconda guerra mondiale. Una comunanza di obiettivi e di affinità: lotta contro il nazifascismo e aspirazione ad un nuovo ordine sociale. Ai legami impliciti si aggiungeva, nel tessuto della Resistenza, anche il nesso connettivo di un’idea europeistica, sensibile all’istanza di unificazione del vecchio continente. Una spinta alimentata dalla volontà di pacificare l’Europa su basi democratiche, con l’obiettivo di rinsaldare politicamente i legami tra le varie entità statuali e di porre un argine alle rivalità economiche dei vari Paesi capitalistici, alle conflittualità ed instabilità politiche. Ricollegarsi a quel momento significa attingere da esso un prezioso contributo morale per alimentare tensioni ideali ed arricchire di contributi una riflessione sull’edificazione di un’Europa democratica e solidale e per meglio conoscere le origini del processo di integrazione europea.

L’europeismo nella Resistenza, soprattutto a Roma, si veniva a collocare con un taglio del tutto nuovo e con un vigore senza precedenti. Ha contribuito, in maniera determinante, ai nuovi orientamenti europeistici, l’elaborazione del Manifesto di Ventotene, concepito sull’isola Ponziana, dal 1939 al 1941, dal gruppo di confinati politici, che faceva riferimento al socialista Eugenio Colorni, al comunista Altiero Spinelli e ad Ernesto Rossi di formazione crociana. Quel documento ha rappresentato una tappa decisiva dell’evoluzione del pensiero federalista, contrassegnandone la qualificazione come sistema autonomo di concezioni che investiva la globalità dei problemi politici della società. Gli autori delle tesi europeiste enunciate nel manifesto abbozzarono un vero e proprio progetto economico e sociale. La rivoluzione europea sarebbe stata socialista, senza identificare però il socialismo con la statizzazione dei mezzi di produzione di scambio che avrebbe, se estesa a tutta l’economia, portato alla costituzione di un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe di burocrati gestori dell’economia. Nel Manifesto del 1941 appaiono chiarissimi i legami con il pensiero federalista inglese e con la tradizione liberale di quel paese, soprattutto sul concetto che la sovranità assoluta dello Stato nazionale conduce alla schiavitù anziché alla libertà dei cittadini.

La divisione dell’Europa in Stati nazionali separati viene identificata come il problema di fondo, mentre la soluzione indicata è la Federazione europea, con istituzioni e poteri simili a quelli prospettati da Einaudi e dalla Federal Union. Gli autori del Manifesto recidono piuttosto nettamente il legame con la tradizione ottocentesca, quella dei Mazzini e dei Cattaneo per intendersi, inaugurando, viceversa, una concezione attiva ed estremamente prammatica dell’europeismo federalista. Se gli anni del confino politico, per Colorni, Spinelli, Rossi, Hirschmann (e tanti altri confinati politici) che avevano maturato una visione europeista, furono il momento della riflessione, della sistemazione e dell’elaborazione delle idee - un momento teorico necessario e fecondo – la guerra che si combatteva in Europa offrì il terreno per la lotta politica, non solo per sconfiggere il fascismo ma per realizzare, con l’unificazione europea, una prima piattaforma su cui si potesse edificare una pace dura-tura. La Resistenza partigiana, soprattutto nella Capitale, è stata la fucina dei fermenti originari dell’europeismo. In quel contesto le aspirazioni europeiste si espressero come volontà di cambiare il mondo, come vessilli di battaglia, come ragioni per accettare i rischi delle deportazioni, delle torture, della morte.

Quel movimento, per certi versi “visionario”, ebbe un grande protagonista: Eugenio Colorni, filosofo, matematico, raffinato intellettuale, responsabile del Centro Interno socialista fino al 1938, nel 1943 riuscì a fuggire dal confino per raggiunge la Capitale con l’obiettivo di spargere il seme dell’europeismo e di diffondere le idee condivise a Ventotene con Spinelli e Rossi. Nel maggio del 1943, a Roma, viene costituito il primo “Comitato direttivo del Movimento federalista” ed Eugenio Colorni ne diventa il Presidente, Vice Presidente Ursula Hirschmann, Segretario Generale Gigliola Spinelli, Responsabile Milano Mario Alberto Rollier, Responsabile rapporti con gli altri partiti Guglielmo Usellini, Responsabile distribuzione della stampa: Cerilio Spinelli, Responsabile Rapporti con i confinati: Fiorella Spinelli. La redazione del giornale L’Unità Europea viene affidata ad Eugenio Colorni, Guglielmo Usellini e Cerilio Spinelli. Questo Comitato non aveva una ancora una base popolare, ma era in costante contatto con Altiero Spinellli ed Ernesto Rossi. Nel primo numero de L’Unità Europea, curato da Ursula e stampato e distribuito nel maggio del 1943 si legge, in corsivo sotto il titolo: «Alla fine di questa guerra l’unificazione d’Europa rappresenterà un compito possibile ed essenziale. La divisione in stati nazionali dell’Europa è oggi il nemico più grave della impostazione e soluzione umana dei nostri problemi: la minaccia esterna, fantastica o reale, turba tutti i processi e apre la via a tutte le forze reazionarie all’assurda marcia verso l’assurdo, verso la guerra, degli ultimi settant’anni».

Nel primo numero vengono riportate ampi stralci delle tesi federaliste, concepite nel Manifesto di Ventotene. Il secondo numero del giornale esce ad agosto ed è curato interamente da Colorni e riporta un articolo di Spinelli e Rossi su Churchill, un articolo dal titolo “Movimento o Partito”, un articolo sullo scioglimento dell’Internazionale comunista e una critica al programma del Partito d’Azione. Caduto il fascismo, il 25 luglio Colorni improvvisa un comizio in piazza Venezia e distribuisce L’Unità Europea. Pochi giorni dopo è impegnato, insieme a Guglielmo Usellini, Luisa Villani e Cerilo Spinelli nella distribuzione, in migliaia di esemplari, di un appello del Movimento italiano per la Federazione Europea, in cui si legge: «Molte cose, oltre al fascismo, devono ancora cadere in Italia e fuori, perché l’Europa possa diventare veramente libera. Ricordiamoci: non ci saranno pace e libertà, non ci saranno conquiste stabili e durature, finché l’Europa sarà soggetta all’attuale assurda visione di Stati nazionali, l’unico modo per non uscire definitivamente vinti e prostrate da questa guerra è che gli italiani collaborino attivamente alla Fondazione di una organizzazione unitaria europea». Il nuovo governo Badoglio aveva imposto il divieto a manifestazioni pubbliche e alla diffusione di materiale politico.

La polizia rinviene numerosi volantini firmati dal Comitato Direttivo del “Movimento italiano per la Federazione europea”: in via XX Settembre, a Villa Borghese, nel Rione San Giovanni, in Via Vittorio Veneto, nelle cassette delle poste o all’interno di condomini. Colorni scampa miracolosamente all’arresto, mentre Cerilo e Guglielmo verranno presi dalla polizia. Il 22 agosto Colorni partecipa a Roma alla riunione fondativa del PSIUP (che eleggerà Nenni segretario e Colorni membro della Direzione). Colorni si reca alla riunione con una posizione molto chiara: «L’unica premessa per rendere impossibile che ogni conquista politica, economica e sociale venga travolta da una nuova guerra imperialista, è la formazione di un’unica Federazione Europea con istituzioni rappresentative alle quali i cittadini eleggono i loro rappresentanti direttamente e non per il tramite dei vari stati, che provveda l’unità del mercato con un’organizzazione razionale dell’economia che abbia un esercizio proprio». Infatti nella dichiarazione politica del PSIUP del 25 agosto, al punto 7, si legge che tra gli obiettivi da perseguire c’è «l’avvio dell’Europa verso una Federazione di Stati, avviamento all’Unione delle repubbliche socialiste». Colorni, Spinelli e Rossi convocano, per il 27 e 28 agosto a Milano, il Congresso di Fondazione del Movimento Federalista Europeo e ne fissammo l’ordine del giorno. La riunione avviene in via Carlo Poerio 37 nella villetta di Mario Alberto Rollier, trentaquattrenne, valdese, libero docente di chimica al Politecnico di Milano. Arrivano alla riunione da tutto il Paese convinti ed entusiasti partecipanti.

Dopo l’otto settembre Rossi e Spinelli lasciano l’Italia per raggiungere la Svizzera. Colorni diventa una figura di spicco della Resistenza romana. Assieme a Braccialarghe e ad Eustachio costituisce una banda partigiana del “Movimento Federalista”. Una ventina di giovani, per lo più ebrei (che poi confluiranno nel PSIUP). Nell’impostazione federalista di Colorni e dei suoi compagni l’unità europea assumeva il valore di un’idea-forza per indirizzare su un terreno autonomista la lotta del proletariato europeo, sottraendola al gioco degli interessi delle potenze vincitrici, a cominciare da quelli dell’Unione Sovietica. Questa visione fece breccia, verso la fine del 1943, in un gruppo di giovani, aperti a nuove idee, esponenti socialisti, in maggioranza provenienti da MUP (Movimento di Unità Proletaria) e poi confluiti nel PSIUP, già orientati verso l’idea europeistica (Mario Zagari, Giuliano Vassalli, Tullio Vecchietti, Achille Corona ed altri). Colorni si preoccupa della preparazione politica del gruppo di giovani organizzando una scuola di partito – con la collaborazione di Giovanni Barbera – che diventa una fucina di conoscenze europeiste. Altro docente era Tullio Vecchietti. Vi si tengono cinque corsi: principi generali del socialismo, teoria generale dello stato, economia politica e marxismo, ideologie e partiti politici, analisi critica delle varie rivoluzioni.

Anche la Federazione Giovanile Socialista, guidata da Solari, Matteotti, Conforto, rifondata nella tarda primavera del 1944, si caratterizza su posizioni federaliste. Alla fine di gennaio del 1944 Eugenio Colorni, con la collaborazione di Ginzburg, stampa in 3.000 copie (delle quali furono distribuite solo 500) un volumetto dal titolo Problemi della Federazione europea contenente le tesi federaliste concepite a Ventotene. La stampa avviene nella tipografia clandestina improvvisata a Roma in zona Monte Sacro, come racconta lo stesso Colorni in una lettera a Spinelli: «Abbiamo pubblicato i vostri scritti in un elegantissimo libretto che uscirà fra tre o quattro giorni, e di cui vi accludo una bozza del frontespizio. Ho dovuto fare io la prefazione, perché non siamo riusciti ad avere una copia del Manifesto che avevate pubblicato a Milano. Venderemo le prime 550 copie numerate a 100 lire l’una a titolo di sostenitore ancora prima della venuta degli inglesi e appena venuti gli inglesi lanceremo sul mercato le altre 2.500 a 30 lire l’una». Nell’impossibilità di ricevere una copia della versione stampata all’indomani del convegno in via Poerio nell’agosto del 1943 e pubblicata sui Quaderni del M.F.E., Eugenio lavora su un dattiloscritto probabilmente del 1942 che allora era in circolazione tra i socialisti, quindi su una versione del Manifesto precedente alla prima edizione a stampa.

Dattiloscritti del manoscritto federalista realizzati grazie all’opera di riproduzione di Ursula, Ada Rossi e le sorelle di Spinelli, Gigliola e Fiorella e da Arialdo Banfi. Colorni scrive la Prefazione, uno scritto molto importante che detta la linea politica, rivede la forma del testo, riorganizza in tre capitoli invece di quattro e taglia alcuni passaggi (non inserisce il capitolo che riguarda «La situazione Rivoluzionaria: vecchie e nuove correnti»). Inoltre aggiunge due saggi scritti da Spinelli tra il 1942 e il 1943 «Gli Stati Uniti d’Europa e le diverse tendenze politiche e Politica marxista e politica federalista». I tagli riguardano essenzialmente due duri giudizi sulla Chiesa cattolica e sull’Unione Sovietica. Colorni ammorbidisce le posizioni con l’esigenza di mantenere buone relazioni con le realtà comuniste e cattoliche della Resistenza. Colorni ha un importante ruolo nel conferire al Manifesto la sua caratterizzazione fortemente programmatica e puntualmente incardinata nella realtà storica. L’opuscoletto di 125 pagine, con la dicitura «Edizioni M.F.E» in copertina non reca i nomi degli autori delle tesi federaliste e la prefazione datata Roma, 22 gennaio 1944 è firmata M.F.E.. L’impegno dei giovani federalisti, per lo più socialisti, a Roma si sviluppa fino alla Liberazione della Capitale il 4 giugno del 1944. Un impegno che ha portato al sacrificio della vita di tanti di loro, tra cui il loro punto di riferimento, la loro guida intellettuale e spirituale Eugenio Colorni, fermato da una pattuglia della Banda Koch nei pressi di Piazza Bologna il 28 maggio 1944 e colpito a morte: “La sua perdita è per noi irreparabile ed è dolorosa per la cultura italiana ed europea” (Pietro Nenni).

 

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Altiero Spinelli, Come ho tentato di diventare saggio, Bologna, Il mulino, 1988. Altiero Spinelli, Macchiavelli nel secolo XX. Scritti del confino e della clandestinità 1941-1944, a cura di Piero Graglia, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 1993. Antonio Tedesco, “Il Partigiano Colorni e il grande sogno europeo”, Editori Riuniti, 2014, Roma. Rognoni Vercelli Cinzia Mario Alberto Rollier: un valdese federalista, prefazione di Giorgio Spini Milano, Jaca book, 1991. Diari / Pietro Nenni; a cura di Giuliana Nenni e Domenico Lucro, Tempi di Guerra Fredda, Diari 1943-1956, Milano, SugarCo, 1981-1983 Edmondo Paolini, Altiero Spinelli, dalla lotta antifascista alla battaglia per la federazione europea 1920-1948: documenti e testimonianze. Il Mulino, 1996 Bologna. Leo Solari, Eugenio Colorni, Ieri e Sempre, Marsilio Editore, Venezia, 1980. Ruggero Zangrandi, L’Italia tradita, 8 settembre 1943, Biblioteca di Storia Contemporanea Mursia, Milano, 1971. Sandro Gerbi, Tempi di malafede, Una storia italiana tra fascismo e dopoguerra Guido Piovene ed Eugenio Colorni, Einaudi, Tornio, 1999. Trent’anni di vita del Movimento Federalista europeo, a cura di L. Levi e S. Pistone, Franco Angeli Editore, Milano, 1973.

 

FONTI DA STAMPA

L’Unità Europea” 1943

Avanti 1943-1944

Rivoluzione socialista 1944

Realtà Giovanile, 24 marzo 1957

 

FONTI D’ARCHIVIO

Archivio Centrale dello Stato: M.I.PS. (RSI), B. 7 / DGPS, Stampa Sovversiva, 1943. Fondazione Pietro Nenni: Archivio storico Leo Solari, Archivio storico Pietro Nenni.

 

 

*Segretario Generale Fondazione Pietro Nenni

 

 

Potrebbe anche interessarti: