Articolo 53 della Costituzione e Flat Tax
APRILE 2018
Società
Articolo 53 della Costituzione e Flat Tax
di   Barbara Francia

 

Nel nostro Paese la pressione fiscale è elevata, poiché le tasse sono tante e piuttosto ingenti. La crisi economica degli ultimi anni ha richiesto interventi fiscali di emergenza, tuttavia, per tornare a crescere, è necessario procedere con una minore imposizione fiscale. Pertanto, tagliare le tasse, in Italia, considerando il momento sociale ed economico che stiamo vivendo, costituisce una priorità. È bene ricordare che le imposte, nel nostro Paese, gravano prevalentemente sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, conseguentemente, la riduzione delle tasse deve coinvolgere, in primis, questi cittadini. Abbiamo bisogno di un fisco semplificato che, oltre a ridurne il più possibile il peso, sostenga la crescita economica, che sia equo, ovvero, entro certi limiti, i più abbienti devono pagare più tasse dei poveri, e soprattutto un sistema fiscale che renda più difficile l’evasione e l’elusione. Un sistema fiscale articolato può indurre più facilmente a nascondere redditi nelle sue maglie: per questo la semplificazione può aiutare l’equità. Si deve attuare una riforma fiscale, mediante anche la riduzione del peso delle imposte, nell’ottica di una solida progettualità politica ed economica, e non sulla scia di promesse elettorali del momento.

Ad esempio, negli ultimi mesi si è assistito ad un vivace dibattito sulla proposta di intervenire sull’attuale sistema fiscale istituendo una Flat tax unica per tutti i contribuenti. Per il centro destra la Flat tax rappresenterebbe una vera e propria “chiave di volta” in grado di far decollare nuovamente l’economia italiana. Tuttavia, la nostra Carta Costituzionale fa leva su di un sistema tributario “informato a criteri di progressività” poiché essa è orientata ad una forma di equilibrio sociale e le ampie disparità nel reddito dei cittadini sono considerate “ostacolo di ordine economico” tali da impedire il pieno sviluppo della persona umana.

 

L’articolo 53 della Costituzione, posto nella Sezione I. Diritti e doveri dei cittadini, Titolo IV. Rapporti politici, recita:

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

 

Tale articolo pone l’accento su due elementi fondamentali del diritto tributario: la capacità contributiva e la progressività dell’imposizione fiscale. Tutti i cittadini, compresi gli apolidi e gli stranieri che risiedono in Italia, hanno il dovere di pagare le imposte. Tuttavia, rispetto a ciò, esiste un limite costituzionale. L’obbligo legato al pagamento delle imposte deve rispettare necessariamente la capacità contributiva del cittadino, vale a dire la sua possibilità economica. Oltre al generale principio della capacità contributiva, il costituente ha specificato che il sistema fiscale deve basarsi sul presupposto di proporzionalità, che implica che ciascuno sia chiamato a concorrere alla spesa pubblica in base alle proprie risorse, in modo che chi ha meno versi meno, mentre chi ha di più versi più (appunto, progressivamente). In realtà, tale principio, è in grado di trovare piena attuazione solo in relazione alle imposte dirette, che, cioè, colpiscono le forme immediate di produzione di reddito (ad esempio l’IRPEF), ma non in ordine a quelle indirette (come l’IVA) che, gravando sui beni, finiscono per pesare indistintamente su tutti (salvo correttivi come ad esempio imporre un’IVA più bassa su certi beni).

L’articolo 53 della Costituzione difende il dovere di concorrere alle spese pubbliche e richiama gli articoli fondamentali 2 e 3 della Costituzione, che rappresentano una chiara manifestazione del principio solidarista e di eguaglianza di tutti i cittadini nello Stato Italiano. Il dovere di contribuire a sostenere la spesa statale è espressione di un generale dovere di solidarietà (2 Cost.), e dell’obbligo di cooperare per assicurare eguaglianza (3 Cost.), al fine di creare un sistema che sia in grado di prevedere dei servizi per tutti, anche per i meno abbienti. Sulla base di tali ragioni si è stabilito che questo dovere dovesse essere adempiuto rispettando i criteri di progressività. Le suindicate considerazioni non sono delle mere dissertazioni giuridiche, poiché, in questi mesi, in Italia, è stato alimentato un forte dibattito sull’opportunità di introdurre (nel Paese) una Flat Tax: ovvero un’imposta piatta, ad aliquota unica. Nondimeno, secondo i presupposti descritti e spiegati in precedenza, una delle maggiori contestazioni che vengono mosse alla Flat tax, proposta dal centrodestra, è l’assenza di progressività, poiché essa non tiene conto dei principi costituzionali contenuti negli artt. 2, 3 e 53 della Costituzione.

La Flat tax è proporzionale, ma non progressiva, disattendendo dunque l’art. 53 Cost., che afferma che il sistema tributario deve essere informato ai criteri di progressività. Non si può non rispettare o sottovalutare i principi costituzionali, poiché la Costituzione italiana, come le altre Costituzioni democratiche e pluraliste contemporanee, è caratterizzata da princìpi e diritti fondamentali, valori primari, che vanno dalla tutela dell’ambiente a quella della salute, i quali non possono essere sacrificati in nome di altri interessi. Il dovere fiscale appartiene agli obblighi ed ai valori costituzionali, ai sensi dell’art. 53 della Carta Costituzionale e la Flat Tax sembra disattendere il principio sancito in Costituzione. La ratio di tale imposizione sembra perseguire una chiara finalità politica, più che una giustizia una equità ed una semplificazione fiscale. I diritti inviolabili sono quelli essenziali per la persona, poiché insiti nella natura umana, diritti che sono alla base dello Stato democratico e da esso tutelati. Pertanto, è bene dare rilievo allo stato sociale voluto dall’art.2 della Costituzione, perché nel nostro ordinamento sono prioritari il rispetto e la tutela della personalità umana, ove risiede la radice della libertà, cui fanno capo tutti i diritti che ne prendono il nome.

Naturalmente libertà significa anche responsabilità e tali diritti non possono essere scorporati dai doveri di solidarietà di cui sono l’altro importantissimo aspetto. La Costituzione per i cittadini, deve essere un esempio di fonte ispiratrice, parametro cui riferirsi, espressione di democrazia e rivendicazione della dignità e della libertà della persona. Noi cittadini non possiamo prescindere da essa. Sembra impossibile realizzare dunque la progressività mediante imposte che, dal punto di vista logico-strutturale, siano incompatibili con essa. La Corte Costituzionale, nella sentenza n. 159 del 1985 ha sostenuto che “il principio di progressività, se inteso nel senso che l’aliquota aumenta con il crescere del reddito presuppone un rapporto diretto fra imposizione e reddito individuale del contribuente”, così la progressività dell’imposta sul reddito diviene un cardine necessario. Sulla base di ciò, la Flat Tax appare una proposta iniqua, improntata ad un forte senso di individualismo. Attraverso questo tributo a tutti i contribuenti verrebbe applicata la medesima aliquota fiscale, pertanto, si tratta di un’imposta che costituisce un modo per rendere regressivo ciò che per la Costituzione e la legge è progressivo. Essa comporterebbe una regressione economica del Paese e soprattutto intaccherebbe il principio democratico e solidaristico sancito dall’art. 2 della Costituzione. Non vi sono poi studi in grado di dimostrare che la Flat Tax faccia nascere nuove imprese, faccia crescere l’economia generi più reddito e una maggior imponibile fiscale, inoltre i modelli di Flat Tax, non essendo identici, non permettono di capire i risultati che questo tipo di tassazione ha sul destino economico del Paese.

 

 

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