Amianto: problema irrisolto
NOVEMBRE 2018
Attualità
Amianto: problema irrisolto
di   Antonio Ceglia

 

 

Sono trascorsi ben ventisei anni da quando l’Italia con la Legge n. 257/92 ha previsto la cessazione dell’impiego dell’amianto sull’intero territorio Nazionale, vietando l’estrazione, l’importazione, il commercio e l’esportazione di tutti i materiali contenenti questo pericoloso minerale. Nonostante questo, ad oggi, l’amianto continua ad uccidere. Si registrano per difetto 3000 decessi ogni anno, che raggiungono circa 6000 morti/ anno legati a tutte le malattie asbesto-correlate: numeri che fanno rabbrividire e che ci aiutano a comprendere quanto questo killer si sia insinuato nella nostra quotidianità a 360° non risparmiando nessuno. Purtroppo questi dati agghiaccianti non sono confortanti per il futuro si assisterà, presumibilmente, ad un picco di malattie asbesto-correlate, in particolare per i mesoteliomi, tra il 2020 e il 2030, considerando il lungo tempo di latenza. Numeri questi che non potevano essere altrimenti: va ricordato infatti che in Italia abbiamo prodotto tra il 1945 e il 1942, circa 3,7 milioni di tonnellate di amianto grezzo ai quali si aggiungono 1,9 milioni di tonnellate importate nello stesso periodo, che complessivamente si traducono in 21.463 casi di mesotelioma maligno diagnosticati tra il 1993 e il 2012. Numeri che impongono con urgenza la necessità di rilanciare con forza l’attenzione sulla mai chiusa “vertenza” amianto, che affligge tutto il nostro Paese rappresentando il motore silenzioso di una tragedia senza fine che conta da troppi anni migliaia di vittime.

Le organizzazioni sindacali CGIL – CISL e UIL, da anni, cercano di avere un dialogo ed un confronto fattivo con il Governo su questa tematica per cercare soluzioni comuni e pianificare insieme norme di intervento, partendo proprio da una concreta azione di risanamento e bonifica su tutto il territorio, rilanciando cosi il tema della prevenzione e della sorveglianza sanitaria.

Al fine di superare la piaga dell’amianto e raggiungere questi importanti obiettivi, bisogna ripartire anche dalle nostre realtà territoriali, questo perché ci permetterebbe di conoscere il reale stato dell’arte circa il problema, perché ad oggi riscontriamo una grave disomogeneità di conoscenze e informazioni a livello nazionale, innervate da un ritardo nell’adempimento degli obblighi di legge, dalla mancanza di bonifiche e dall’assenza di campagne di informazione e sensibilizzazione nei confronti dei cittadini. Un altro dato allarmante è legato alla montagna di amianto semi- sepolto che deve essere in gran parte ancora bonificato: allo stato attuale il nostro bel Paese convive con circa 40 milioni di tonnellate, un dato questo ovviamente approssimativo, considerando che il Piano Regionale Amianto ancora non è stato approvato in tutte le Regioni (dopo 26 anni dalla Legge 257 che prevedeva la loro pubblicazione entro 180 dall’entrata in vigore della stessa): mancano all’appello intere Regioni che non hanno fornito ancora alcun censimento. 

Riteniamo, come UIL, che sia opportuno ripartire anche dalla terza Conferenza Governativa sull’Amianto, tenutasi a Casale Monferrato il 24 e 25 novembre 2017, che ci ha visti protagonisti nel rivendicare le nostre proposte e i nostri impegni: è stata un’occasione importante di confronto tra idee e realtà diverse accumunate tutte da un ambizioso quanto unico obiettivo, quello di eliminare definitivamente l’amianto dal nostro Paese. Ma quanto di buono è stato deciso non ha avuto seguito in tema di attuazione e questo non è accettabile perché purtroppo a pagare il prezzo di tali ritardi sono migliaia di persone che non possono continuare ad ammalarsi per colpa di una classe politica poco attenta ad un problema noto da troppi anni.

I dati a disposizione lo dimostrano e sono inequivocabili: in Italia abbiamo un problema di mappatura del territorio, di non omogeneità normativa (si contato circa 600 riferimenti in materia, 240 leggi statali e circa 400 atti normativi regionali, oltre alla norma generale del 1992) ma, soprattutto, di carenza di risorse economiche. Sulle discariche è arrivato anche l’allarme dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): ogni anno esportiamo circa 156.000 tonnellate di amianto, una procedura costosissima che peraltro è destinata a finire perché la Germania ha fatto sapere che a breve non accetterà più i nostri rifiuti e non esistono ad oggi altre possibilità per creare luoghi di conferimento in Italia.

L’allarme dell’Ispra rappresenta un motivo in più per non procrastinare interventi concreti, perché l’asbesto è presente ovunque: dagli edifici pubblici a quelli privati, dagli ospedali alle tubature degli acquedotti. Sono ancora circa 2400 le scuole che si trovano a rischio amianto, con circa 350.000 studenti e 50.000 dipendenti, tra docenti e non docenti che, ignari, sono esposti silenziosamente ai rischi connessi all’amianto. In tutto risultano censite oltre 370.000 strutture nel territorio nazionale per un totale di quasi 58milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto; l’avanzamento delle attività di censimento è fondamentale per conoscere esattamente lo stato dell’arte nel nostro Paese. Le azioni di bonifica sono lente perché non danno segnali incoraggianti e troppo spesso sono spinte da bonus o campagne di informazione che sono sì importanti e tenaci, ma anche lente ad attecchire. Alla luce dei preoccupanti dati appena richiamati è d’obbligo sollecitare nel nostro Paese anche l’adozione del Piano Nazionale Amianto che è stato il frutto di importanti iniziative ed approfondimenti, rilanciato e voluto anche da CGIL, CISL e UIL, a partire seconda Conferenza Intergovernativa sull’Amianto, tenutasi a Venezia nel 2012, ma che tuttavia, dopo una prima fase istruttoria, non è stato ancora approvato in via definitiva e si è arenato per mancanza di risorse e coperture in Conferenza Stato-Regioni.

Come UIL riteniamo che non sia più ammissibile rimandare un problema annoso ed esiziale che doveva essere risolto più di venti anni fa, e consapevoli del problema, abbiamo deciso unitariamente di organizzare un’assemblea nazionale il 5 settembre u.s. coinvolgendo i vari colleghi delle OO.SS. che, ai vari livelli, si occupano delle problematiche riferite all’amianto.

Da questo incontro è stato prodotto e condiviso un documento unitario (piattaforma) dove sono emerse le urgenze e gli interventi da attuare:

- bisogna potenziare il sistema di sorveglianza sanitaria regionale e assicurare interventi con modalità e procedure omogenee prevedendo al contempo, la semplificazione amministrativa e la gestione dei rifiuti contenenti amianto, con riferimento alle modalità di gestione della filiera delle bonifiche, conciliando e semplificando tutte le procedure normative.

- La condivisione ed approvazione di linee guida sull’organizzazione delle attività di auto-rimozione e micro raccolta per la gestione dei siti per il conferimento (centri di raccolta comunali), si ritiene particolarmente necessaria, stante la disomogeneità presente nelle singole Regioni;

- ogni Regione dovrà dotarsi di discariche che abbiano il volume necessario a raccogliere la quantità di amianto presente nella propria area, favorendo anche l’utilizzo di cave esaurite e gallerie ferroviarie;

- particolare attenzione va posta per la gestione dello smaltimento di materiali friabili, rendendo trasparenti i costi richiesti dalle Aziende iscritte all’Albo dei bonificatori;

- bisognerà realizzare in ogni Comune o unione/consorzio di comuni i siti temporanei di raccolta;

- inoltre non sottovalutiamo la ricaduta positiva in termini di occupazione, infatti le attività di bonifica porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro, dando vita a sistemi di finanziamento ad hoc per tutta la filiera, prevedendo un Fondo strutturale Nazionale per la rimozione dell’amianto anche per gli incapienti, avendo poi una linea di responsabilità condivisa di tutte le istituzioni per la soluzione delle bonifiche dell’amianto, a partire dai Comuni a dalle Regioni per il conferimento nelle discariche dei Materiali Contenenti Amianto (MCA);

- riteniamo parimenti importante migliorare e rendere strutturale le prestazioni del Fondo Vittime Amianto (FVA), sia per i malati professionali che per i malati ambientali, e pensare di sollecitare la creazione di un Fondo per l’indennizzo delle vittime dell’amianto (Fiva), simile a quello esistente al sistema francese, con risorse adeguate capaci di dare risposte concrete in termini economici e con tempistiche ridotte;

- bisogna garantire la giustizia previdenziale ai lavoratori esposti all’amianto che hanno un’aspettativa di vita più bassa rispetto alla generalità dei lavoratori, superando una frastagliata e contraddittoria legislazione. Altre necessità emerse sono legate agli incentivi;

- bisogna predisporre sostegni più consistenti per la bonifica degli immobili privati situati nelle località ad elevato rischio sismico e nei comuni ad alta incidenza di mesotelioma;

- rafforzare la rete dei COR (Centri Organizzativi Regionali) con risorse certe anche da parte INAIL, al fine di ottenere un’analisi puntuale in tema di tumori professionali, non solo per quelli ad alta frazione eziologica professionale (cioè mesoteliomi e tumori naso sinusali), ma anche per quelli a bassa frazione eziologica (ad esempio il tumore polmonare) per i quali, oggi, scarseggiano dati certi.

Abbiamo successivamente chiesto formalmente un incontro ai vari Ministeri interessati su questa problematica (Ministero del Lavoro, della Salute e dell’Ambiente) ma, dopo vari solleciti e richieste formali rimaste inascoltate unitariamente abbiamo deciso di mobilitarci l’8 novembre u.s. sotto il Ministero del Lavoro a Roma, per avere delle risposte che riteniamo dovute da parte del Governo, ed abbiamo previsto al contempo, altre iniziative in tutta Italia con presidi davanti alle prefetture. È seguito un documento unitario condiviso anche con Anci e stiamo cercando di procedere su questa direzione coinvolgendo anche le Regioni, visto l’ottimo incontro avuto con il presidente Bonaccini il quale ha condiviso con noi la nostra piattaforma unitaria.

L’obiettivo delle Parti Sociali, dei Comuni e delle Regioni è quello di aumentare la consapevolezza sui rischi connessi all’amianto, incrementando al contempo la sensibilità dei territori, delle Istituzioni e del Governo. C’è la necessità di chiudere un cerchio e bisogna lavorare in modo sinergico e congiunto per debellare completamente l’amianto dalle nostre città.

È importante, in questa direzione, utilizzare al meglio le nuove tecnologie oggi in campo, favorendo la diffusione di buone pratiche sviluppate e che hanno avuto riscontri positivi nel nostro Paese, come la sostituzione dell’amianto con il fotovoltaico e la micro raccolta.

Dopo 26 anni dalla messa al bando dell’amianto non possiamo più tollerare questa miopia politica e la storia dei silenzi non è più accettabile.

 

 

 

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