Ambiente, Lavoro, Istruzione - Intervista a Carmine Vaccaro*
LUGLIO 2019
Agorà
Ambiente, Lavoro, Istruzione - Intervista a Carmine Vaccaro*
di   Redazione

 

La ripresa autunnale, come ogni anno, si presenta impegnativa per il sindacato. A vertenze e situazioni incancrenite si aggiungono nuove emergenze sociali e nuovi fronti. Non mancano elementi inediti che nell’autunno 2019 coincidono con la nuova giunta regionale Bardi in attesa di “schiarite” per il governo nazionale. Cgil, Cisl, Uil in agenda hanno già la riunione degli attivi unitari nella prima decade di settembre che segnerà l’avvio della ripresa della iniziativa e della mobilitazione. Di questi temi parliamo con il Segretario Generale della Uil di Basilicata Carmine Vaccaro.

 

 

Dopo la prima interlocuzione con il Presidente Bardi da dove si riparte?

Decisamente dal documento che Cgil, Cisl, Uil hanno presentato al Governatore per passare dal contatto formale al merito delle tante questioni che richiedono una calendarizzazione per individuare, secondo l’emergenza, tempi rapidi e medi. Penso però che anche il mondo sindacale debba fare un salto di qualità nell’analisi e nelle proposte. Dopo l’arricchimento degli attivi sindacali, aperti ai luoghi di lavoro ed ai territori, il documento unitario può diventare la ‘Carta’ di confronto e di orientamento per cambiare insieme le cose nella regione. Un metodo radicalmente nuovo. Una sorta di ‘cambiamento interiore’ degli attori dello sviluppo locale per far luogo a’ nuove cronache’, nello stile e nelle forme partecipative di oggi. Tutto è in gioco. Importante è non resistere, non essere conservatori e cercare strumenti e modalità nuove per coinvolgere e per formulare le aperture necessarie. Le trasformazioni generano forme e narrazioni diverse dal passato, verso cui non possiamo regredire come storditi e spaesati. Il nostro orizzonte è il dialogo, la comprensione e la risoluzione. La coscienza del disagio e delle criticità’ esistenziali e la ricerca di nuovi progetti di sviluppo e di miglioramento.

 

Dal metodo alla sostanza. Da tempo la Uil usa l’acronimo “Ali” che significa?

L’acronimo è solo un riassunto delle tre questioni per noi centrali che sono Ambiente, Lavoro, Istruzione. L’ambiente come risorsa, il nuovo lavoro ed i mille volti della conoscenza sono i principali rigeneratori dell’economia occidentale e di quella italiana. Sono sfide per tutti e sono l’orizzonte delle nuove battaglie sociali e sindacali. Superando la tentazione che la società frantumata e sconnessa comunque potesse funzionare. Noi siamo dalla parte che rivendica cambiamenti radicali profondi. Nelle diverse dimensioni di vita delle persone e dei territori, con uno spessore etico e morale, attingendo ai valori alti di una nuova convivenza. Serve un diverso modo di governare che rimetta al centro i termini di un nuovo sviluppo del Paese, con proposte ed interventi convincenti.

 

In tutto questo che “peso” ha la “partita petrolio”?

Nei giorni scorsi è ripreso il confronto con la Total e la Giunta. Il presidente e gli assessori hanno ascoltato le rivendicazioni riportate in un documento che unitariamente abbiamo presentato anche alla passata giunta, dove rivendichiamo sostanzialmente un protagonismo che non faccia ricommettere gli errori del passato. Vogliamo che si recuperi e ammoderni il contratto di sito, soprattutto in materia di ambiente, di sanità e di occupazione e che si eviti il dumping contrattuale. Puntiamo a riformulare quelle che sono le regole contrattuali, stabilendo meglio i perimetri e recuperando soprattutto l’occupazione locale. Riteniamo che bisogna puntare a una capacità di sviluppo che passi anche attraverso un processo di decarbonizzazione, un progetto per le bioplastiche e i parchi fotovoltaici. Chiediamo risposte occupazionali per i cittadini della Basilicata e lavoro per le imprese locali. La Total deve chiudere alcune partite rimaste aperte, anche attraverso una compensazione da riconoscere alle aziende agricole che sono state penalizzate.

 

Guardando al di là del contingente e partendo dalla concertazione con Total e a breve con Eni, come un nuovo modo di fare contrattazione nei grandi comparti produttivi del Paese puo’ influire e favorire relazioni tra le diverse parti del sistema e sollecitare visioni più avanzate nelle dinamiche di impresa e nuova qualificata occupazione?

È la ricerca di una nuova ‘quadratura’ dell’economia-Paese nel senso che Nord e Sud coltivano sfide e relazioni con l’Europa ed il resto del mondo, secondo fogge e versatilità diverse. Eppure l’Italia intera può degradare rispetto all’Europa, se non cura una sua ulteriore e ampia modernizzazione. ‘Realismo ed ambizione’ dice il sociologo Mauro Magatti. Riuscire a tenere insieme tre dimensioni, in apparenza divergenti: il riconoscimento del ritardo italiano e meridionale; l’assicurazione di fare insieme un nuovo percorso, in spirito di solidarietà (senza lasciare indietro nessuno) e di identità (il ‘come siamo’ per storia’ ed invenzione); uno sguardo realistico ma pieno di ambizione verso il futuro, una nuova fase migliore e sostenibile. Ora la scommessa è di come sapremo riposizionare la regione, il Sud, dentro i grandi processi e le tendenze del mondo globale. Una ’’nuova immaginazione geografica’’ delle diverse parti del Paese, vincolate in uno scambio produttivo, di reddito, consumo e risparmio...

 

Sono temi che si riverberano direttamente nella nostra regione. La Uil parla di “Basilicata altrove”. Che significa?

Prima di tutto la sua proiezione internazionale della nostra regione in tante parti del mondo. Fin qui sottaciuta, vuoi per il rischio di far emergere un qualche provincialismo, vuoi per la paura di doversi rimettere in gioco guardando al di là dei confini nazionali. La presenza degli stabilimenti Jeep a Melfi è in qualche modo l’emblema, l’espressione concreta di una chiave globale dello sviluppo e di una chiave sociale del lavoro, del tutto nuova rispetto al passato. Come ne sono portatori di significato gli hub per l’innovazione dell’Università e delle grandi imprese multinazionali. Tuttavia senza un filo forte, potente che leghi i tanti spezzoni di economia e di società e senza la valorizzazione dei beni comuni locali anche questa proiezione verso il mondo rischia di rimanere azzoppata. Ecco la “discontinuità”, il distacco dal passato, forse meglio il “completamento” di una lunga transizione durata orami oltre il decennio. Un salto in avanti.

 

Dunque è una sfida politica...

La sfida ora è tutta politica, nel senso alto della capacità di praticare un’idea di futuro della regione. Certo superando visioni illusorie di una ‘modernizzazione’ regressiva che abitua la gente e le comunità a vivere nel frammento, nel livellamento del vivere civile, divenendo più ’leggeri’ più proni alle prevaricazioni ed alle superficialità del potere. Qui è l’attesa del cambiamento possibile, coerente e tangibile. Senza infingimenti, senza nostalgie per un passato che in fondo ha assegnato alle nostre generazioni più limiti e carenze che concrete prospettive di avanzamento. Il confronto con le nuove compagini di governo regionale deve essere costruttivo e foriero di modifiche profonde nei mondi vitali della regione. L’attesa è che i nuovi decisori regionali, allestite le strutture di amministrazione, abbiano a governare i nodi strutturali di un nuovo sviluppo. Ecco il ‘Documento unitario è proprio questo: la prospettazione, senza pretese esaustive, dei terreni di lavoro comune e di nuove ineludibili scelte politiche. L’idea di fondo è che la Basilicata, con una programmazione ‘vera’, dovrà ripensarsi dentro un sistema che metta in sicurezza l’ambiente rafforzi la piattaforma logistica agroindustriale e in pari tempo riunisca in un quadro sostenibile le risorse del petrolio e la vocazione delle aree interne, consolidando così la sua funzione non solo di cerniera ma anche di vero polo produttivo lucano ‘di mezzo’ fra i due distretti metropolitani campano e pugliese.

 

In sintesi qual è la vostra idea di sviluppo?

La sfida che lanciamo è di ridefinire un vero Piano di sviluppo regionale a valenza strategica, compartecipato e condiviso da larghi starti della società lucana. Decisivi sono i piani di settore, mettendo a posto le tante filiere produttive sconnesse. Conta il tema della sostenibilità ambientale, delle risorse energetiche, di quelle sociali, demografiche, del welfare e dell’invecchiamento. Un patto tra una forte comunità di cura, un sistema di protezione sociale, cosi felicemente intravisto nelle riforme degli anni 70 ed il mondo dell’impresa e del lavoro. Un modello di sviluppo più sociale che economico a ‘marca lucana’. Simultaneità e prossimità sono le parole chiave per capire e decidere. I flussi delle persone e delle cose inducono l’essere simultaneamente in Basilicata a Milano e nel mondo. La prossimità delle nostre economie di territorio cerca relazioni per trasformarsi. Occorre ‘mettersi in mezzo’, ridisegnando funzioni e ruoli delle Regioni in rapporto con lo Stato centrale e l’Europa. Nella relazione c’è la soluzione. Dunque tracciamo insieme i sentieri del nuovo sviluppo.

 

Cosa vi aspettate dalla Giunta Bardi?

Ci aspettiamo ora dalla Giunta regionale uno schizzo, un abbozzo che preluda ad un Progetto regione 2030 compartecipato, per aprire i comparti dell’economia regionale a catene del valore europee ed internazionali. Serve una condivisione tra gli attori dello sviluppo e serve una coesione finanziaria di alto profilo, capace di innervare e sostenere i processi industriali e la nuova imprenditoria. Condivisione che deve nascere attorno a un nuovo patto per lo sviluppo, a nuovi patti locali per i sottosistemi (i giovani e le nuove imprese, l’innovazione tecnologica, l’inclusione sociale, la nuova sanità che guarda al sociale, il petrolio ed il Fondo sovrano (petrolio), i Fondi Ue rivalutati per lo sviluppo). Un nuovo inizio.

 

 

*Segretario Generale Uil Basilicata

 

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