La corretta gestione dei siti di interesse nazionale (Sin)
LUGLIO 2019
Sindacale
La corretta gestione dei siti di interesse nazionale (Sin)
di   Antonio Ceglia

 

 

Ancora oggi nel territorio nazionale sono presenti numerose aree caratterizzate da forti contaminazioni delle 3 matrici ambientali (suolo, sottosuolo e acque di falda), che ricadono spesso in zone produttive richiedendo un’urgente riqualificazione o riconversione industriale. Nella maggioranza dei casi, l’origine di tale contaminazione è legata alla presenza di siti industriali - dismessi o in attività - di discariche abusive che spesso sono mal controllate o non adeguatamente gestite. I lavoratori che operano in questi siti, possono risultare esposti a sostanze pericolose ed in particolare quando lavorano in un SIN, ossia in un’area contaminata molto estesa classificata come pericolosa dallo Stato Italiano e che necessita di interventi di bonifica per evitare danni ambientali e sanitari. Questi siti sono stati definiti dal decreto legislativo 22/97 (decreto Ronchi) e dal decreto Ministeriale 471/99, per poi essere ripresi dal Codice Ambientale nel 2006, che stabilisce che essi sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alla quantità, alla pericolosità degli inquinanti presenti e al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini sanitari ed ecologici. Il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), ha firmato in data 11 gennaio 2013 con protocollo n. 7, il decreto prescrivente il declassamento di ben 18 Siti di Bonifica di Interesse Nazionale a Siti di Interesse Regionale, riducendo i SIN da 57 a 39. Per questi siti le Regioni provvederanno a fare una relazione annuale al Ministero sullo stato di avanzamento degli interventi di bonifica, così come previsto dal decreto n. 468 del 2001 che regola il programma nazionale di bonifica e di ripristino ambientale. Nel 2014, però, la sentenza del TAR Lazio n. 7586/2014 del 17.07.2014, ha determinato il reinserimento dell’area del territorio del Bacino del Fiume Sacco tra i Siti di Interesse Nazionale (la titolarità dei relativi procedimenti di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica è stata nuovamente attribuita al MATTM). Infine, nel 2017 la legge n. 205 del 27.12.2017 ha individuato il SIN Officina Grande Riparazione ETR di Bologna quindi ad oggi, il numero complessivo dei SIN è di 41.

 

È stato stimato che le risorse necessarie per bonificare i SIN presenti nel nostro Paese si aggirano intorno ai 10 miliardi di euro e se le opere partissero oggi, in 5 anni si creerebbero quasi 200.000 posti di lavoro con un ritorno nelle casse dello Stato di 5 miliardi di euro fra imposte dirette, indirette e contributi sociali. L’Istituto Superiore di Sanità, da anni, monitora i rischi per la salute dei circa 6 milioni di abitanti che vivono nelle aree dei 41 siti più inquinati d’Italia, registrando un aumento di tumori maligni del +9% rispetto alle persone che vivono in zone non a rischio. A questo dato ce né un altro altrettanto grave: eccesso di malattie respiratorie per i bambini e i ragazzi con un rischio di mortalità molto più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale. In questo delicato contesto la sorveglianza epidemiologica dello stato di salute della popolazione è ampiamente riconosciuta come uno degli strumenti di ricerca più efficaci per la prevenzione dei rischi, sia per i lavoratori che per i cittadini. L’analisi dell’incidenza delle malattie professionali nei SIN per le bonifiche può e deve fornire un contributo rilevante per la corretta caratterizzazione dei rischi per la salute delle popolazioni residenti, in quanto la tutela dell’ambiente e la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sono temi strettamente connessi.

 

La necessità per il nostro Paese di avere un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica della popolazione residente nei siti di interesse nazionale (SIN) e Regionale (SIR), ha portato alla realizzazione, nel 2006, del progetto “SENTIERI” (progetto finanziato dall’INAIL), che quest’anno è giunto al suo quinto rapporto. Questo rilevante lavoro, che ha visto la sua presentazione a Venezia il 13 e 14 giugno 2019, offre, non esclusivamente agli addetti ai lavori, un quadro puntuale della distribuzione dei rischi per la salute dei cittadini e dei lavoratori nei SIN soggetti ad operazioni di bonifica. Il progetto, infatti, ha riguardato lo studio di 45 siti (che includono 319 comuni) su un totale di circa 8.000 comuni italiani, con una popolazione complessiva di circa 5.900.000 abitanti, permettendo di descrivere anche i profili di salute delle popolazioni residenti nei siti in relazione alle fonti di esposizione ambientale e alle contaminazioni che li caratterizzano. Nel rapporto è presente un’analisi di dettaglio relative ai bambini, agli adolescenti e ai giovani adulti e l’analisi delle malformazioni congenite nei quali l’incidenza tumorale è stata accertata dai Registri Tumori appartenenti all’Associazione dei Registri (AIRTUM), ufficialmente riconosciuta dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lione.

 

I dati riportati nel rapporto sono rilevanti: l’eccesso stimato di patologie oncologiche in un arco temporale di cinque anni è risultato pari a 1.220 casi negli uomini e 1.425 nelle donne e gli eccessi più evidenti risultano essere relativi al mesotelioma maligno, ai tumori maligni del polmone, del colon, dello stomaco, e alle patologie respiratorie benigne. Questi eccessi tumorali si osservano prevalentemente nei siti con presenza di impianti chimici, petrolchimici e raffinerie, e nelle aree nelle quali vengono abbandonati rifiuti pericolosi. In particolare il mesotelioma maligno mostra un innalzamento di casi nei siti caratterizzati dalla presenza di amianto e di fluoro-edenite, così come facilmente intuibile. Si è riscontrato, nei dati forniti, che spesso il rischio chimico per inalazione e contatto dermico non viene adeguatamente valutato e gestito, sebbene esistano delle realtà locali in cui tali valutazioni vengono condotte da molti anni. Infine il progetto si è posto come obiettivo quello di armonizzare gli approcci per la stima del rischio chimico dei lavoratori coinvolti nelle attività di bonifica, con la redazione di un manuale operativo, partendo da una stima preliminare di tipo modellistico, utilizzando dati disponibili e dati derivanti dei casi studio. Il manuale conterrà anche indicazioni sulle modalità di progettazione ed esecuzione dei monitoraggi ambientali, anche in funzione degli esiti della modellazione preliminare e lo sviluppo di un data base (DB) in ambiente GIS che ha consentito di organizzare e rendere fruibili i dati di monitoraggio già esistente e quelli futuri, coadiuvando l’individuazione di correlazioni tra dati di caratterizzazione e di monitoraggio.

 

Il data base è stato costruito in modo da poter gestire anche la parte geografica delle informazioni (coordinate e geometria) agevolando la correlazione tra le concentrazioni dei contaminanti nel suolo insaturo/acqua di falda con le concentrazioni misurate in aria in fase di monitoraggio sempre per perseguire una migliore gestione del rischio. Concludendo, questi dati possono rappresentare un utile supporto per la redazione dei documenti previsti ai sensi del D.lgs. 81/08 per la valutazione e gestione dei rischi per la salute derivante da esposizione dei lavoratori a inquinanti e la predisposizione di procedure operative del sistema di gestione della sicurezza da parte delle aziende che operano sui siti contaminati, mediante un approccio che armonizzi i contenuti dei decreti previsti nel Codice Ambientale e nel D.lgs. 81/08.

 

 

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