La mutualità, la difesa dei diritti sono la ragione stessa del nostro essere sindacato
GENNAIO 2019
Sindacale
La mutualità, la difesa dei diritti sono la ragione stessa del nostro essere sindacato
di   Giuliano Zignani

 

Difficile parlare di solidarietà dalle pagine di Lavoro Italiano. Difficile e anche un po’ impervio perché la solidarietà, come sanno bene tutti coloro che sono parte di questo sindacato, è nel nostro dna. Di fatto potrebbe essere la quarta lettera della nostra sigla: Uils, Unione Italiana Lavoratori Solidali. La mutualità, la difesa dei diritti sono la ragione stessa del nostro essere sindacato. Per noi della Uil Emilia Romagna, la solidarietà è paragonabile ad un fiume carsico che scorre lontano dagli occhi, ma non da ciò che siamo, alimentando goccia dopo goccia il nostro lavoro, il nostro impegno, dandogli forza e spessore. Un fiume che, ogni tanto, riemerge con prepotenza. Come nell’ultimo Natale dove, come Uil Emilia Romagna, abbiamo voluto guardare ai più piccoli, in particolare quelli malati e a chi vede negato il diritto alla salute solo perché la sorte ha deciso per lui, facendolo nascere nella parte ‘sbagliata’ del mondo.

Ageop Ricerca in Emilia Romagna e Holy Spirit Hospital in Sierra Leone sono stati i nostri campioni di solidarietà cui dire grazie, anche in modo concreto attraverso una doppia donazione. Ma prima di raccontare questo Natale, permettetemi una veloce digressione. Ritorno al Natale 2017 quando, insieme all’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi e al Segretario Generale Uil Carmelo Barbagallo, abbiamo varcato la porta delle Cucine Popolari, una realtà straordinaria al servizio di chi vive in condizioni di fragilità, inventata da Roberto Morgantini, un uomo unico. Aggettivo quanto mai azzeccato al punto che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ora lo ha insignito dell’onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica Italiana «per il suo prezioso contributo alla promozione di una società solidale e inclusiva». Oltretutto, le Cucine Popolari che ogni mese sfornano e servono quasi tremila pasti grazie agli oltre 100 volontari, sono una «impresa che non ha alcun finanziamento pubblico, ma che si avvale di una vasta rete di sostenitori, cooperative, aziende alimentari, organizzazioni e associazioni varie».

 

 

Tornando all’oggi, Ageop Ricerca e Holy Spirit Hospital: Bologna, Italia la prima; Makeni, Sierra Leone, il secondo. L’onlus Ageop, da circa quarant’anni, è al servizio dei bambini dell’Oncoema tologia pediatrica del Policlinico Sant’Orsola e delle loro famiglie. Al quarto piano del Gozzadini, i meravigliosi volontari dell’Ageop accolgono e assistono i bambini malati di tumore e le loro famiglie, migliorandone le condizioni di vita in ospedale e, al contempo, affiancandoli in un percorso teso a costruire un domani senza malattia. Insomma, da un lato, sono riusciti ad umanizzare il ricovero e dall’altro, sono divenuti un pilastro fondamentale per dare gambe al presente e al domani di questi bambini e dei loro genitori che Ageop Ricerca segue passo passo. Assistenza, ma anche ricerca: l’onlus finanzia anche progetti di ricerca e acquistando macchinari scientifici all’avanguardia per il laboratorio di ricerca e diagnostica del reparto Oncoematologia Pediatrica.

 

La Uil è poi volata, idealmente, in Sierra Leone, a Makeni per sostenere l’ospedale dello Spirito Santo (Holy Spirit Hospital) ‘inventato’ da monsignor Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni. Fondato a fine anni ’90 nel nord della Sierra Leone, il nosocomio è una realtà unica che, mattone dopo mattone, donazione dopo donazione, ha visto il concorso e l’aiuto di tanti amici. Tra cui, la diocesi di Albano Laziale e la Uil Emilia Romagna. In Sierra Leone, i servizi medici sono molto carenti: per 7 milioni di abitanti, il registro governativo annovera ‘solo’ 200 medici. Ecco perché l’Holy Spirit Hospital, con i suoi 70 posti letto, un laboratorio di analisi e una farmacia, garantisce un servizio essenziale e indispensabile. Ma non solo: tra quei muri che hanno retto all’urto della guerra civile che tra il 1991 e il 2002 ha mietuto 50mila vittime, lavorano medici e infermieri sierraleonesi che, magari, hanno studiato all’estero e poi sono voluti ritornare a casa.

Un Natale solidale o, volendo prendere a prestito le parole del Capo dello Stato nel suo discorso di fine anno: «Sentirsi comunità significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa pensarsi dentro un futuro comune da costruire insieme. Significa responsabilità perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri». Ecco la Uil Emilia Romagna vuole essere proprio questo: un tassello responsabile nella costruzione di una società più equa e solidale.

 

 

*Segretario Generale Uil Emilia Romagna e Bologna

 

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