Piattaforma di proposte per la legislatura 2018-2023
SETTEMBRE 2018
Sindacale
Piattaforma di proposte per la legislatura 2018-2023
di   CGIL-CISL-UIL Alto Adige

 

Assetto istituzionale 

La Convenzione non ha dato buoni frutti, ma la necessità di rivedere lo Statuto di Autonomia non è venuta meno. Anche a livello regionale è auspicabile una nuova iniziativa, partecipata dai cittadini, che permetta di arrivare ad un risultato concreto presentabile in Parlamento. Più che scelte di assetto istituzionale vanno portate avanti politiche di accorpamenti dei servizi fra comuni per rendere gli stessi più efficienti e di qualità.

 
Ammortizzatori sociali
Ad oggi non è stata ancora sottoscritta la convenzione con l’Agenzia nazionale ANPAL, pertanto potrebbe essere interessante riproporre una soluzione locale che, vista la delega nazionale definita dal D.lgs. 28/2013, potrebbe essere molto utile ai lavoratori precari presenti anche in Alto Adige.Il fondo bilaterale di solidarietà territoriale, come già accade in Trentino, andrebbe esteso a tutti i lavoratori e lavoratrici per garantire una copertura completa a tutti i dipendenti delle imprese presenti sul territorio, superando il limite medio dei 5 dipendenti di cui all’art. 27 del D.lgs. 148/2015. Inoltre, in base all’art. 30 del citato decreto legislativo, i fondi possono utilizzare le risorse non destinate alle politiche passive, anche per la formazione continua finalizzata alla riconversione e riqualificazione professionale. Sarebbe quindi possibile far confluire nel fondo di solidarietà anche le risorse destinate ai fondi interprofessionali che sono tutti nazionali. In questo ambito e proprio in relazione alla delega di competenza ottenuta attraverso il jobs act, le due province autonome potrebbero valutare se chiedere una specifica norma di attuazione relativamente alla possibilità di costituire un fondo interprofessionale intercategoriale ai sensi del D.lgs. 388/2000. Ricordiamo che attualmente una gran parte del contributo versato annualmente dalle imprese all’INPS rimane allo stesso istituto oppure inutilizzato per la difficoltà di accedere ai bandi nazionali. L’INPS così come l’INAIL soffrono di una cronica carenza di personale che  genera ritardi nell’erogazione delle prestazioni (fino a 6 mesi per l’indennità di disoccupazione!) e nei finanziamenti alle imprese per le attività di prevenzione. Sarebbe importante che venisse attivata una mobilità del personale tra gli enti locali e gli enti pubblici non economici così come previsto dalla riforma della pubblica amministrazione. 
 
Disoccupazione
Le misure integrative a sostegno dei lavoratori rimasti privi di occupazione sono cessate dopo le misure straordinarie stanziate durante il periodo di crisi. In questo ambito andrebbe rilanciato il “Fondo di solidarietà territoriale” riproponendo che venga esteso anche alle aziende con meno di 5 dipendenti. Quanto sopra anche con il sostegno pubblico perché serve un sistema di riqualificazione professionale che è sempre più urgente viste le dinamiche del mercato del lavoro che richiede sempre nuove competenze. La formazione continua deve essere mirata. I corsi di riqualificazione professionale devono essere indirizzati e utili ad un nuovo lavoro (persone di una certa età, donne dopo la maternità). Pertanto occorre un continuo monitoraggio e costante rilevazione dei bisogni formativi delle aziende. Gli enti bilaterali possono essere parte attiva nella definizione di progetti e percorsi di riqualificazione. Va segnalata la politica anticiclica in favore alle aziende negli anni di crisi. Ora che l’economia va bene serve investire in favore di politiche di sostegno al reddito per tempi difficili. In questo ambito va considerata anche la carenza di politiche attive del lavoro soprattutto in relazione al fatto che esiste ancora un’alta offerta di professionalità che non incrocia la domanda. Il fondo potrebbe anche intervenire nella formazione continua. Sappiamo che una formazione adeguata e continua è la garanzia migliore per l’occupazione. Appalti In relazione a quanto previsto dalla Legge Provinciale sugli appalti, andrebbe definita l’attesa linea giuda per definire il costo di lavoro negli appalti ad alta intensità di lavoro. La linea guida è lo strumento per far emergere il lavoro irregolare attraverso la verifica della congruità del costo della manodopera in relazione all’importo dell’appalto e per definire il giusto CCNL – Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro - e CIP - Contratto Integrativo Provinciale - da applicare ai dipendenti impiegati in questi servizi. Relativamente ai servizi per i quali è prevista una relazione con il pubblico, riteniamo vada previsto l’obbligo della conoscenza delle due lingue ufficiali della provincia al livello previsto per il pubblico impiego locale. Per quanto riguarda l’applicazione del codice nazionale e della legge provinciale sugli appalti, sarebbe fondamentale che venissero sottoscritti degli avvisi comuni nei diversi ambiti (lavori – forniture e servizi) affinché nei bandi di gara vengano inserite delle precise tutele per i lavoratori. Quanto sopra con particolare riferimento anche all’applicazione dei contratti collettivi nazionali e di quelli territoriali laddove esistenti o previsti. Prestazioni sociali armonizzati Si veda anche il “manifesto sociale”, parte integrante della piattaforma, presentato a parte con le associazioni sociali. Lo strumento di misurazione del reddito e del patrimonio, fortemente voluto dalle organizzazioni sindacali e denominato EEVE-DURP, ha certamente contribuito al miglioramento dell’equità nell’accesso alle prestazioni sociali. Allo stesso tempo si ribadisce la necessità di rendere lo strumento più semplice e più comprensibile per gli utenti prevedendo un solo criterio di rilevazione. Si ridurrebbero gli oneri burocratici e si renderebbe più semplice l’accesso alle prestazioni da parte dei cittadini. Riteniamo che la rilevazione debba comprendere tutti gli elementi reddituali e patrimoniali e che vada poi valutata in maniera differenziata definendo soglie distinte per l’accesso a seconda del tipo di prestazione sociale o forma di sussidio offerta. Il “Patto per L’Alto Adige” su welfare integrativo territoriale, conciliazione famiglia e lavoro e diffusione della contrattazione collettiva In Alto Adige abbiamo quasi raggiunto la piena occupazione, ma oltre un quarto dei rapporti di lavoro sono a termine. La distribuzione dei redditi, come certificato anche dalla Caritas e dall’ASTAT, denota un aumento delle disuguaglianze. A livello nazionale l’ISTAT ha dimostrato che i redditi reali sono fermi al 1993 e in Alto Adige la maggioranza dei lavoratori del settore privato ha trattamenti economici e normativi determinati solo dai rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Da anni sosteniamo che sia necessaria una contrattazione territoriale per adeguare i salari dei lavoratori alla realtà del territorio e favorire una migliore redistribuzione del reddito riuscendo a tutelare così anche i dipendenti delle piccolissime imprese che sappiamo essere la stragrande maggioranza. Per queste ragioni abbiamo proposto un accordo tra tutte le parti sociali che la Provincia dovrebbe sostenere con norme locali incentivanti finalizzate al sostegno delle iniziative imprenditoriali, alla conciliazione lavoro e famiglia, ai tributi locali. Questo obiettivo è raggiungibile da un lato attraverso la deduzione dall’IRAP dei premi di risultato pagati dalle aziende a seguito di contrattazione collettiva, mentre dall’altro si potrebbe pensare ad una forma premiante nei confronti di quelle imprese che richiedono contributi pubblici, ma non sono tenute a valorizzare la qualità del lavoro. Sappiamo che intervenire in questi ambiti significa migliorare la condizione reddituale della popolazione e pertanto anche il gettito fiscale da un lato, mentre dall’altro si potrebbe ottenere una rivisitazione in termini di equità delle prestazioni sociali che oggi sono uno strumento di redistribuzione del reddito anche se in forma indiretta attraverso i sussidi.
 
Sanità
La sanità dell’Alto Adige è la più cara d’Italia se la intendiamo in termini di spesa pro-capite. Sappiamo anche che la spesa pubblica è nettamente inferiore ad altri paesi europei comparabili con il nostro e anche che il SSN non interviene con alcun supporto di tipo economico a sostegno del sistema locale. Nonostante queste peculiarità sappiamo che il tasso d’invecchiamento della popolazione così come l’evoluzione tecnologica, determineranno un ulteriore aumento della spesa pubblica. La spesa corrente della Provincia ha raggiunto il 73% e in questa voce quella sanitaria è la più consistente. In futuro potrebbero rendersi necessari degli aggiustamenti, ma questi non dovranno incidere ulteriormente sulla vita dei cittadini. Oggi abbiamo tempi di attesa per le visite Specialistiche elevati e una spesa farmaceutica crescente. Per contrastare l’avanzata della sanità privata, certificata dall’aumento della spesa out of pocket, ossia le spese sanitarie che i cittadini pagano di tasca propria e che ormai si attestano sopra i 1000 euro all’ano per cittadino, è necessario in primo luogo un forte impegno teso a qualificare la sanità pubblica. Servirà procedere rapidamente alla realizzazione di una centrale unica per gli acquisti, alla regolamentazione dell’attività intramoenia e soprattutto al superamento dei comprensori come peraltro già deciso oltre 10 anni fa. Inoltre non è più rimandabile la realizzazione del Centro Unico di Prenotazione per permettere ai pazienti di trovare nel minor tempo possibile la prestazione nella struttura disponibile su tutto il territorio provinciale. Servirebbe inoltre riprendere un ragionamento ampio e condiviso per una sanità intermediata territoriale prevedendo l’estensione dei fondi sanitari integrativi anche ai pensionati. Solo così sarà possibile ridurre le disuguaglianze anche in questo ambito. Soprattutto in previsione del picco della spesa per non autosufficienza prevista tra 20 anni e che potrebbe portare in povertà una parte consistente della popolazione. Per quanto possibile, sarebbe importante riportare in house il numero maggiore di servizi attualmente erogati in convenzione.
 
Riduzione cuneo fiscale
Il cuneo fiscale è già stato ridotto ed in questa fase dobbiamo comunque rimanere in attesa delle decisioni del Governo Nazionale in materia fiscale. Politica della casa In Alto Adige il costo dell’abitare è eccessivo, ma fino a qualche anno fa il sostegno della Provincia ha permesso anche ai redditi più bassi di poter avere una condizione abitativa accettabile. In una situazione di stagnazione dei redditi e di costante aumento del costo dell’abitare, la situazione in molti casi diviene insostenibile per le famiglie. Lo dimostra la crescita della povertà sia relativa che assoluta. Inoltre, almeno per il mercato dell’affitto che è sempre stato residuale, incidono moltissimo le locazioni di breve durata (esempi) che sottraggono immobili al mercato destinato ai residenti. Serve una nuova legge sull’edilizia abitativa, ormai rimandata alla prossima legislatura, che parta dalle variazioni sociali intervenute e sopra descritte. In relazione al fabbisogno abitativo dei diversi comuni andrebbe previsto un piano di costruzione di case IPES soprattutto nei comuni con la più alte liste di attesa. Prevedere un contributo pubblico aggiuntivo, oltre al “Bausparen” e ai contributi provinciali già esistenti, per gli iscritti ai fondi pensione complementari che vogliano acquistare la prima casa. La Provincia Autonoma di Trento concede 15.000 a fondo perduto per coloro che sono iscritti da almeno 8 anni e che abbiano un capitale di pari importo presso un fondo.
 
Politiche sull’immigrazione
Lavorare sull’integrazione delle persone dovrebbe essere strategico per la Provincia. Il diversity management in Germania è molto sviluppato e sarebbe importante che lo fosse anche nella nostra provincia. La Legge Provinciale del 2012 fu un buon inizio, ma già insufficiente se pensiamo all’immediato futuro perché il nostro territorio, per la sua naturale propensione ad importare manodopera, vedrà una presenza sempre maggiore di cittadini di origine straniera. Grazie al loro lavoro e alle imposte che pagano, considerando anche la loro minore età media in termini demografici, una parte del nostro welfare grava sulle loro spalle in termini di contribuzione e molto meno in termini di accesso ai sussidi pubblici. Anche per queste ragioni il prossimo Consiglio Provinciale sarà tenuto a migliorare e ad implementare la LP vigente.
 
Integrazione dei servizi pubblici a rilevanza economica
Abbiamo sempre sostenuto che una gestione provinciale, possibilmente in house, dei servizi pubblici a rilevanza economica, permetterebbe di avere tariffe più trasparenti e inferiori assieme a una maggiore occupazione locale. Rimane pertanto strategica l’ipotesi di costituire una holding provinciale con il compito di coordinare le attività delle società comunali o sovracomunali. Scuola Il sistema scolastico altoate sino (istruzione e formazione) è da sempre oggetto di grande attenzione da parte degli amministratori locali ed in genere delle forze politiche presenti in provincia. Da questa attenzione derivano tra l’altro strutture scolastiche mediamente di buon livello. Le competenze riconosciute alla Provincia in ambito legislativo hanno consentito la produzione di una grande mole di interventi normativi. Negli ultimi anni però sovente ad interventi di carattere organico si sono preferiti interventi settoriali, con l’introduzione di modifiche spesso frammentarie e non coordinate. Emergono quindi molteplici necessità: recuperare organicità attraverso indirizzi di lungo periodo slegati dalle mode pedagogico-culturali, evitare interventi per legge in ambiti giuridicamente affidati alla contrattazione, sostenere e rafforzare l’autonomia scolastica per permettere alle scuole di mettere in atto offerte formative più flessibili e diversificate, anche attraverso l’attribuzione alle scuole di strumenti veri di autogoverno. Tra le competenze della Provincia vi è anche l’amministrazione del personale insegnante delle scuole a carattere statale. Negli ultimi anni si è evidenziata la carenza di personale di sostegno, sia in termini di personale specializzato, sia in termini di non adeguato rapporto tra i crescenti bisogni e le risorse messe in campo. Sarebbero auspicabili ulteriori interventi di contrasto alla precarietà ed adeguate forme di formazione del personale.
 
Urbanistica
Dopo l’approvazione della Legge Urbanistica si dovranno varare ben 26 regolamenti di attuazione. Riteniamo positivo che l’Assessorato voglia continuare con i sindacati, le organizzazioni imprenditoriali, sociali e ambientaliste un percorso di condivisione nell’elaborazione e approvazione di tali regolamenti.
 
Responsabilità sociale d’impresa e delle parti sociali
Collegato ai temi precedenti ma particolarmente degno di nota è certamente la responsabilità sociale d’impresa. La responsabilità sociale non deve essere considerata un costo per le imprese ma piuttosto un investimento che nel tempo genera grandi benefici: miglioramento dell’immagine presso i consumatori, miglioramento del clima di lavoro e della produttività, minore conflittualità tra le parti sociali e integrazione nel tessuto sociale. In questo ambito sarebbe auspicabile una legge provinciale specifica che incentivi tutti i soggetti pubblici e privati ad implementare la responsabilità sociale quale scelta strategica del territorio.
 
Sicurezza sul lavoro e tutela delle malattie professionali
In Alto Adige il numero di infortuni è ancora troppo alto e nel 2016 sono state perse 172.809 giornate di lavoro per questa causa. Un dato che aumenta in percentuale più delle masse salariali assicurate e questo conferma che l’attenzione a questo tema non potrà essere ancora sottovalutato come in passato. Piangere le morti bianche appare come un’ipocrisia quando non ci si impegna ogni giorno per garantire la salute di tutti. Le attività di prevenzione possono avere successo solo con la partecipazione attiva dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Per questa ragione andrebbero incentivati, anche economicamente, gli enti bilaterali che costituiscono i rappresentanti per la sicurezza territoriali. L’esperienza dell’artigianato, il cui ente bilaterale ha assunto due RLST – responsabili dei lavoratori alla sicurezza territoriale- dimostra come si possano ottenere ottimi risultati con un’attività di rappresentanza partecipata. In particolare se consideriamo che per le aziende con meno di 10 dipendenti (che in Alto Adige soni il 94% del totale) per le quali l’attivazione di rappresentanti della sicurezza è complicato e eccessivamente oneroso. Un sistema su base territoriale sarebbe utile ed efficace. A tal fine si potrebbe valutare l’istituzione di un fondo locale come quello mai costituito presso l’INAIL e previsto dall’art. 52, mai attuato, del testo unico del 2008. Il “Comitato di Coordinamento provinciale in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, costituito nel 2008, si è riunito 5 volte in 10 anni e non ha mai adempiuto ai suoi compiti istituzionali di coordinamento delle attività di prevenzione e di esercizio del potere di coercizione. Nella prossima legislatura il ruolo del Comitato, unico organo istituzionalmente preposto alla sicurezza sul lavoro, andrebbe valorizzato. I dati sugli infortuni lo dimostrano. Va inoltre potenziato il servizio ispettivo anche in considerazione che i proventi dell’attività sanzionatoria dovrebbero essere reinvestiti in prevenzione. Vanno altresì modificati alcuni criteri nell’ambito della Medicina del lavoro tenuto conto dell’alta mobilità dei lavoratori da un’occupazione all’altra che rende sempre meno riconducibile la malattia professionale ad una unica attività lavorativa. La legge provinciale per la tutela della salute relativa alla prevenzione dei fenomeni di mobbing e violenza sul lavoro abbandonata in questa legislatura, rimane una priorità da affrontare nella prossima. AFIIPL 
 
Istituto Promozione Lavoratori
Come Organizzazioni Sindacali valutiamo molto positivamente il lavoro di ricerca e di studio dell’AFIIPL. Riteniamo che il suo apporto di conoscenza sia utile non solo per le organizzazioni sindacali e sociali ma anche per la Provincia nel suo complesso. Pertanto rivendichiamo un congruo contributo economico per sostenere strutturalmente l’Istituto per poter svolgere al meglio la sua mission: ricerca, consulenza, formazione e informazione per la promozione delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti, ed in senso più ampio della società e dell’economia in Alto Adige.
 
 
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