Un’esperienza di vita
MAGGIO 2019
Agorà
Un’esperienza di vita
di   Coordinamento Pari Opportunità

 

 

Ho 31 anni, nel mondo del lavoro ci sono entrata quando ne avevo 24…7 piccoli, ma duri anni fa.
 
 
Quando si è giovani pensiamo che il mondo del lavoro sia tutto bello rosa e a fiori, e a tante cose, argomenti in genere ed esigenze personali non ci si pensa. Già, perché quando si è giovani l’importante è entrare nel mondo del lavoro e spingersi ad accettare qualsiasi opportunità pur di guadagnare e dimostrare di essere “grandi”. Purtroppo non è così: passa il tempo e le esigenze di noi donne cambiano. Primo di una lunga lista di desideri, o quasi, è quello di diventare Mamma. Bello aver scritto mamma con la lettera maiuscola…bello e quasi impossibile come il sogno di poterci diventare. Sono tanti i motivi per cui oggi rimando. Se non ho un posto di lavoro fisso come faccio? Quanto guadagno? Se il mio compagno dovesse lasciarmi, sarò in grado di provvedere a me, a mio figlio, all’affitto, a mangiare, a comprare qualsiasi cosa dovessimo mai aver bisogno, senza parlare della capacità di far fronte anche alle “emergenze”?
 
È vero che per certe cose ci sono gli avvocati, ma chi li paga? Con quali soldi? Chiediamo ancora a mamma e papà? Allora qui mi fermo e penso… penso che se avessi la possibilità di avere tante, o perlomeno alcune certezze, potrei farcela. Non penso che il problema più grande quando sarò incinta sia tutto il periodo di gravidanza, quanto piuttosto il post. Temo che dover chiedere un part-time mi metta con le spalle al muro e passerei per quella che “rompe” e che ha bisogno che l’ufficio sia “a disposizione” delle mie esigenze. Si, perché quando si è in allattamento devi fare avanti e indietro tra casa – lavoro – casa e non è detto che tutti siano favorevoli. C’è qualcuno che mi sostituisce? In realtà si, d’altra parte il mondo è pieno di persone che cercano un posto di lavoro. Ma quando finisce questo periodo, quel posto sarà ancora mio, o devo sgomitare con la mia o mio sostituta/o perché possa “riavere” la mia sedia? Altra alternativa è il nido. Pubblico? Sarebbe una soluzione a metà strada tra l’opportunità di trovarne uno privato che non costi come una rata di mutuo, in cui però sei costretta a “parcheggiarlo” per un tot forse infinito di ore perché il lavoro non ti permette di uscire ad un orario tale da poterlo andare a prendere a scuola, visto che il tuo compagno lavora e non può spostare la sua riunione – d’altra parte solo le sue sono importanti. Ecco che mi salta in mente una soluzione alternativa, ma a chi la dici?
 
Con chi ne parli? Tutti avranno la stessa esigenza? L’opzione potrebbe essere quella di avere un asilo all’interno dell’ufficio o magari il tuo ufficio essere convenzionato con qualche asilo vicino. Un figlio costa, e oggigiorno i sacrifici non bastano, sono costretta a fare delle rinunce anche se è difficile dire “no” all’istinto materno. L’asilo è solo la punta dell’iceberg rispetto ad una serie di problemi che snoccioli man mano che ti si presentano. Vogliamo parlare di quando il bambino si ammala? Se i nonni posso darti una mano, che ben venga, ma è pur vero che – non dico sempre – ma almeno una volta vorrai essere tu a somministrare l’antibiotico a tuo figlio? Ecco che entrano in gioco le babysitter…ma chi le paga? Dovrebbero esserci dei sistemi per aiutarci. Più sviscero le varie questioni che possono venirmi alla mente, e più è tutto complicato. Questa è una società in cui gira tutto attorno ai soldi e non ai valori; e come dicevo prima, alle rinunce. Vorrei tanto avere un figlio, vorrei tanto farmi chiamare mamma, ma ho bisogno che ci si organizzi, tutti insieme. Altro grande desiderio è l’acquisto di una casa! Un miraggio. Non si riesce a mettere i soldi da parte per cercare di dare almeno l’acconto. L’alternativa qual è? Mutuo 100%...una soluzione, ma a quali tassi? Numeri altissimi che quasi ti impongono a dover fare un doppio lavoro. Però? Poi non riesci a stare a casa, a curare la tua famiglia, chi ne ha bisogno, e poi, non per ultimo, subentra lo stress che certo non aiuta ai fini della procreazione. Eh si, non siamo solo donne, mamme, nonne, mogli e compagne…ci affibbiano un altro aggettivo: “caregiver”. Chi pensa ai genitori malati o comunque quando e se dovessero aver bisogno di qualcuno che li accompagna nelle visite mediche? Noi. Sembra un cane che si morde la cosa. Allora che fare? O decidi di buttarti e incroci le dita affinché andrà tutto bene - e semmai dovessi aver bisogno sai chi potrà aiutarti -, oppure opti per stare in una di quelle “griglie” ISTAT: in quelle che incrementano il numero delle dimissioni in bianco, o in quelle che tengono il conto delle donne che vorrebbero ma non possono.
 
Altro aspetto da valutare e che col tempo però acquisti sempre più, la consapevolezza che ormai è diventata una corsa alle ultimissime sui giornali, sono le pensioni. Devo prendere nota, essere informata e cercare comunque di non lasciare/perdere il lavoro perché chi ci pensa a me quando sarò anziana? D’altra parte è il mio datore di lavoro che investe sulla previdenza complementare. In ogni caso bisogna cercare di risparmiare anche qui: un tot al mese e ti ritrovi un gruzzoletto quando sarai vecchio. Che significa rinunciare ad altre cose... Mi rendo conto, avendo scritto queste poche righe, che questa società forse non calza perfettamente per noi donne: al contrario siamo noi che dobbiamo rincorrere lei per non essere tagliate fuori. Ma con tutti questi problemi, perché non andare all’estero? Forse lì staranno meglio di me. In Finlandia i giorni di maternità e di paternità sono più che sufficienti: d’altronde hanno a disposizione 105 giorni per la mamma e 54 per i papà, più 158 per il congedo parentale suddivisi tra i genitori. Leggendo queste informazioni on line mi verrebbe voglia di fare la valigia e partire già domani, ma poi rifletto: come? Con chi? Come faccio? C’è qualcuno che lo fa, ma sono i giovanissimi, quelli senza famiglia e forse anche senza un partner.
 
Chi è più grande come me, o che comunque ha degli “impegni” familiari e di “cuore” come fa? Rinunci o ti barcameni per riuscire al meglio nei tuoi progetti di vita… Ecco, questo siamo noi giovani: improvvisamente ci ritroviamo troppo adulti. Con la sensazione di non riuscire a mordere la vita, di doverci accontentare, anzi di essere grati per riuscire ad avere una autonoma per quanto possibile, nella (in) certezza di riuscire ad avere sempre una vita dignitosa e coltivando la speranza di saper sempre rinunciare al superfluo in un Paese che ci bombarda di necessità di consumare, di avere beni più o meno indispensabili, di visitare paesi esotici... La nostra ambizione oggi come ieri resta quella di riuscire ad avere una vita “normale”:  una casa, uno o anche due figli, un lavoro che duri una vita e magari ci piaccia, amici e affetto e una buona salute: perché basta davvero poco per perdersi quando è difficile mantenere il proprio equilibrio.
 
 
 
 
 
 
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