“Nel mercato del lavoro italiano, donne e giovani restano i più penalizzati. Senza un cambio di rotta deciso, rischiamo di compromettere crescita, equità e coesione sociale”.
È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.
“Stando agli ultimi dati Inps sull’occupazione dipendente privata, del 2024, le nuove generazioni percepiscono retribuzioni più basse perché assunti con contratti temporanei e stagionali. Inoltre, e purtroppo, il contratto di apprendistato continua a dimostrarsi poco attrattivo come strumento di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, aggravando ulteriormente la fragilità del sistema. Le donne, invece - ha aggiunto Veronese - hanno retribuzioni significativamente inferiori rispetto agli uomini, a causa di un maggior ricorso al part time, spesso involontario. Una donna dipendente su due, infatti, nel 2024, è stata occupata a tempo parziale, mentre tra i lavoratori il rapporto è di un solo dipendente su cinque. Tra l’altro, la quota complessiva di lavoro part time non è mai stata così alta dal periodo pre-pandemico. Ma non solo. Sempre le donne, infatti - ha rimarcato Veronese - registrano un gap occupazionale del 14% rispetto ai colleghi uomini e un gap retributivo che raggiunge il 29%, confermando un trend negativo che persiste da anni e che non riusciamo a invertire”.
“Queste situazioni di iniquità prefigurano poi per donne e giovani un futuro pensionistico povero ed incerto. Non è quindi tutto oro quel che luccica: il futuro dell’Italia - ha concluso Veronese - dipende da ciò che sapremo garantire alle donne e alle nuove generazioni”.
Roma, 18 novembre 2025



