“Senza i fondi strutturali dell’Unione europea, il rischio fondato è di un rallentamento dell’economia del Nord del Paese, ma ancor di più di quella del nostro Sud, con la prospettiva di una paralisi sociale”.
È quanto hanno dichiarato i segretari confederali della Uil, Santo Biondo e Ivana Veronese.
“Nella programmazione 2021-2027, l’Italia ha ottenuto circa 43 miliardi di euro dai fondi strutturali, di cui oltre il 65% destinato al Mezzogiorno. La proposta di accentrare la gestione dei fondi in un Piano centrale nazionale, limitando l’autonomia delle Regioni, rischia di trasformarsi in un colpo durissimo, soprattutto per i territori più fragili come le Regioni meridionali. Inoltre, il Sud - hanno proseguito Biondo e Veronese - già penalizzato da infrastrutture carenti, servizi pubblici discontinui e tassi di disoccupazione ancora preoccupanti, non può permettersi ulteriori ritardi, né tagli o rallentamenti nei finanziamenti europei”.
“Chiediamo al governo di difendere l’impianto originario della politica di coesione e di valorizzare il ruolo delle Regioni, delle parti sociali e dei territori, nel definire la nuova programmazione 2028-2034. La politica di coesione europea non è beneficenza, ma un diritto sancito dai Trattati, uno strumento di riequilibrio e giustizia territoriale. Un cambio di paradigma nella distribuzione o nella governance dei fondi - hanno concluso Veronese e Biondo - rischia di aggravare le diseguaglianze esistenti, anziché ridurle”
Roma, 30 giugno 2025
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