Lavoro Italiano - EDITORIALI  - Antonio FOCCILLO
La forza delle nostre idee
Il numero di marzo 2018
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05/04/2018  | Pubblico_Impiego.  

 

di Antonio Foccillo

 

Il 17, 18 e 19 aprile i lavoratori delle nostre Pubbliche amministrazioni voteranno le loro nuove rappresentanze sindacali unitarie nei rispettivi luoghi di lavoro. L’appuntamento elettorale che abbiamo di fronte segna un traguardo importante. Celebriamo, infatti, i 20 anni dalle prime votazioni delle RSU nel pubblico impiego. Un momento di grande democrazia in cui si è sempre riscontrata una grandissima partecipazione da parte dei lavoratori, tale da non esser mai scesa al di sotto dell’85% degli aventi diritto. Questa bella affluenza ha comportato poi un ottimo riscontro per il sindacato confederale, che si è attestato sempre attorno al 75%. La Uil, in particolare, ha avuto in ogni elezione un aumento delle liste presentate, dimostrando la crescente volontà dei lavoratori di candidarsi con la nostra organizzazione, ma soprattutto ha avuto una escalation di consensi. Un dato, quest’ultimo, che non solo ci deve riempire di orgoglio ma deve spronarci a superarci e crescere ancora una volta. Oggi, però, per difendere questo nostro momento di partecipazione ci dovrà essere un impegno ancor maggiore perché la demagogia e il corporativismo potrebbero anche sui luoghi di lavoro replicare quello che è avvenuto nelle recenti elezioni politiche, pesando negativamente sulle passate ottime performance della nostra organizzazione.

 

E allora perché chiedere il voto per la Uil?

 

- Perché la nostra è una grande organizzazione fatta di donne e di uomini con la faccia e le mani pulite, che non chiedono privilegi ma perseguono la correttezza e l’equità nelle decisioni per dare pari opportunità a tutti;

 

- perché la UIL non ha nemici da combattere ideologicamente ma solo interlocutori con cui confrontarsi; perché non rifiuta i tavoli anzi li rivendica e si alza solo quando si raggiunge un risultato;

 

- perché è libera, non ha padrini né padroni; perché rispetta le opinioni di tutti e pretende che tutti si possano esprimere liberamente;

 

- perché ha un gruppo dirigente coeso che in tutti i settori e contesti si è sempre dimostrato una squadra compatta che ha raggiunto risultati importanti sia sulle pensioni sia sui contratti del pubblico impiego e sia con il recente accordo con la Confindustria sulle nuove relazioni sindacali.

 

E ancora: perché votare Uil?

 

- Perché ti riconosce come donna e uomo libero;

 

- perché non ti impone dogmi di qualsivoglia sorta né accetta inconfutabili verità da nessuno;

 

- perché la tua militanza sarà sempre tesa a ragionare con la tua testa senza condizionamenti e senza imposizioni né su cosa pensare né su cosa dire;

 

- perché non a caso è un’organizzazione laica che, nel suo patrimonio genetico, confessa il dubbio che porta a mettere in discussione anche le proprie certezze;

 

- perché è un’organizzazione pluralista;

 

- perché, nata dalla cultura laica e socialista, non ha mai chiesto ai suoi iscritti di aderire a nessun partito né ha chiesto loro per chi votano, perché ognuno è libero di pensare e di farsi rappresentare da chi ritiene;

 

- perché è un’organizzazione aperta a cui nelle nostre liste hanno aderito tantissime donne e tantissimi giovani, alcuni dei quali anche senza tessera e che successivamente si sono iscritti alla Uil.

 

La novità sta nel fatto che, dopo dieci anni di stasi della contrattazione e delle relazioni sindacali, si andrà alle urne con un nuovo contratto. Sembra scontato o poca cosa ma non lo è perché dietro a quest’esito c’è stato un lungo e intenso lavoro del sindacato confederale e delle singole federazioni.

 

Non possiamo dimenticare come siamo arrivati a questo traguardo e quanto il peso della UIL sia stato decisivo nel raggiungere un obiettivo che solo due anni fa era inconcepibile. Ebbene a chi dirà che abbiamo ottenuto “poco”, a chi dirà che si è trattato di una “mancia elettorale” dobbiamo replicare che la nostra organizzazione, al posto di mirabolanti e fantasiose richieste, ha messo in campo la sua natura di sindacato del “fare” mirando a raggiungere obiettivi realistici che fossero in grado di ripristinare la tutela dei salari e sbloccare quella triste situazione di empasse della democrazia sui luoghi di lavoro che solo il confronto tra parte datoriale e dipendenti può garantire. Abbiamo fatto tutto questo da sindacato riformista quale siamo. E più importante ancora è che abbiamo realizzato quello che abbiamo sostenuto, dimostrando a chi voleva imboccare la via del decisionismo e dell’autoreferenzialità come quello fosse un sentiero che nulla di buono portava al Paese e ai suoi lavoratori. Abbiamo, infatti, riabilitato il ruolo del sindacato nella programmazione delle politiche economiche dopo anni dove eravamo stati buttati all’angolo. Abbiamo ribaltato gradualmente le aspirazioni di una politica che voleva fare a meno dell’intermediazione sindacale e superare la contrattazione. Volevamo invertire la rotta di politiche neoliberiste che con l’accetta hanno tagliato senza criterio risorse, strutture, servizi e organici di una Pubblica Amministrazione considerata mera spesa improduttiva. Volevamo contrastare quella continua campagna di odio contro i dipendenti pubblici e rivalutarne invece la loro fondamentale funzione sociale. Tutto questo ha preso forma con l’accordo del 30 novembre 2016 prima, con le modifiche al Testo Unico del pubblico impiego poi, e oggi con i rinnovi dei contratti. Senza quell’accordo, voluto soprattutto dalla Uil, il sindacato confederale non avrebbe visto aprirsi davanti a lui la strada per i rinnovi. Certamente non sono stati quei sindacati, i quali oggi blaterano che i contratti non vanno bene, a svolgere una funzione attiva! Anzi hanno aspettato i risultati dei confederali per poi dire che si poteva fare meglio. E allora perché non lo hanno fatto? Forse perché non c’era altra strada che quella percorsa da noi! Tralasciando le critiche, quello che voglio sottolineare è che questo percorso non è arrivato al capolinea, anzi! Ora saranno i lavoratori, sui luoghi di lavoro, i protagonisti, proprio perché abbiamo riconsegnato dignità e funzioni al modello di partecipazione e condivisione democratica in cui crediamo: dalla contrattazione nazionale a quella di secondo livello; dalle forme di partecipazione alle scelte datoriali al rinnovato ruolo delle RSU che la Brunetta aveva svuotato di competenze. Proprio per questo intravedo nelle vicine elezioni lo stesso spirito di rinnovamento che nel 1998 consegnò ai lavoratori questo importante strumento di democrazia partecipativa. Lo leggo nella rinascita del significato e delle funzioni delle RSU dopo anni di forzata inerzia. La UIL è all’idea di partecipazione che ha sempre rivolto lo sguardo, convinta di dover contrastare le decisioni prese dall’alto, l’unilateralità e il mancato confronto che in nessun sistema hanno mai portato il bene di quella singola realtà. Abbiamo rovesciato, infatti, gradualmente e faticosamente questo sistema. Il percorso è stato in salita, una salita lunga e con una bella pendenza, d’altronde il primo Renzi riservava toni tutt’altro che lusinghieri alle organizzazioni sindacali. Altro che mance elettorali! Infatti abbiamo dovuto far fronte a una controparte restia a incontrarci e abbiamo dovuto saper cogliere ogni suo minimo arretramento per guadagnare metri. Non era più possibile aspettare ma prima era necessario sovvertire le logiche della legge Brunetta, pertanto abbiamo insistito con il Governo per tornare finalmente ad essere ascoltati e lo abbiamo fatto al punto di arrivare poi alla firma dell’accordo del 30 novembre 2016. Non dobbiamo nascondere che in quel contesto il ruolo della UIL fu fondamentale per ottenere un impegno a cui qualsiasi Esecutivo insediato dopo il 4 dicembre avrebbe dovuto vincolarsi. Si trattava, infatti, di un accordo che, seppur politico, aveva carattere istituzionale in quanto siglato da un ministro della Repubblica a nome e per conto del Governo. Tutto ciò ha permesso che quei contenuti venissero tradotti nel nuovo Testo Unico del Pubblico Impiego e dopo nei contratti. Il ruolo della UIL è stato decisivo non solo nell’ottenere le migliori condizioni possibili dalla controparte ma anche nel convincere e mediare con le altre due organizzazioni confederali. Il nostro impegno non si è limitato alle dichiarazioni ma si è tradotto nei testi, nell’accordo prima e nel Testo Unico dopo. Lo abbiamo fatto impegnando il Governo a mettere nero su bianco la possibilità per il contratto collettivo nazionale di poter derogare, nelle materie di propria competenza, le leggi passate, presenti e future. La contrattazione, così, ha riacquisito credibilità e ruolo all’interno della disciplina delle materie inerenti il rapporto di lavoro, che le erano state sottratte dalla legge. Molti tendono a sminuire o a passare sotto silenzio la portata di questa novella ma proprio pensando a tutte quelle norme che avevano surrogato i contratti, poterle cancellare, riconsegnando alle parti del tavolo la competenza a regolamentarle, rappresenta il vero salto di qualità rispetto allo status normativo previgente. E noi, forti di questa norma, siamo stati in grado nel contratto di smantellare le norme più ostiche della legge 107 e della Brunetta che, imposte dall’alto e unilateralmente, tutto hanno fatto tranne che il bene dei lavoratori. In questi anni di mancato rapporto fra le amministrazioni e le rappresentanze sindacali, le cose non hanno fatto altro che peggiorare. Mi sento di dire, infatti, che il merito di questi contratti è proprio l’aver ripristinato la parità tra parti che finalmente tornano trattanti su molte materie inerenti l’organizzazione del lavoro e dialoganti sulle scelte istituzionali che ricadono su quel rapporto di lavoro, rendendo i lavoratori partecipi a quei processi. È da qui che passa il futuro della nostra P.A. e dal ruolo che svolgeranno i rappresentanti sindacali che verranno eletti in questa tornata. Ci sono tutte le condizioni per ridare vitalità e diritti ad ambienti di lavoro che hanno sofferto carichi e condizioni figlie della crisi e dell’austerità. Proprio in termini di diritti, questa stagione contrattuale ha portato tante novità, soprattutto una serie di norme che potremmo definire di “civiltà” come quelle sulle ferie solidali, sulle unioni civili, sulle molestie sessuali, sulle assenze per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici e sulla salvaguardia dello stipendio per chi deve affrontare lunghi periodi di cura per le malattie oncologiche. Novità che non si fermano solo alle materie contrattuali. L’accordo prevede, infatti, anche la soluzione al fenomeno dell’abuso della flessibilità avviando la stabilizzazione di quei lavoratori e, contestualmente, l’apertura, dopo anni, delle porte della P.A. con l’indizione di nuovi bandi di concorso sbloccando il turn over.

 

Anche in questo caso il ruolo della UIL è stato fondamentale per aver rivendicato e preteso con forza una stabilizzazione quanto più ampia possibile. Difatti le continue e precise osservazioni della nostra squadra hanno permesso di allentare le maglie di quei requisiti che inizialmente erano troppo stringenti e, di conseguenza, allargare la platea degli addetti coinvolti da queste procedure, dei quali alcuni, senza il nostro intervento, sarebbero rimasti ingiustamente esclusi sulla scorta della prima formulazione della norma. Questi sono solo alcuni dei risultati che la UIL, con la sue proposte, competenze e capacità di sintesi ha portato a casa. Ma attenzione! I meriti della nostra organizzazione sono tangibili anche sotto il profilo economico, nonostante i tanti detrattori dicano: “è poco”! Non lo è perché è stato il miglior risultato possibile che potessimo strappare all’uscente Governo, in una congiuntura economica che comunque risente ancora di quella crisi che portò al blocco della contrattazione. In questo frangente si è alimentata una campagna di demagogia che per sua natura, arriva più facilmente alle persone ma noi, come UIL, dobbiamo andar oltre slogan urlati e parlare con quelle persone. Dico questo perché un altro punto a favore dei contratti che abbiamo sottoscritto è l’aver ottenuto l’inglobamento dell’indennità di vacanza contrattuale nel tabellare e questo non era mai accaduto. Come l’aver garantito le indennità preesistenti legate all’organizzazione del lavoro e promosso di nuove. E questi sono solo alcuni degli esempi del nostro “lavoro ai fianchi” di una compagine governativa che si apriva timidamente al sindacato dopo anni di autoreferenzialità, scelte unilaterali e insofferenza nei confronti delle rappresentanze dei lavoratori. Non accettavamo più le continue gogne mediatiche cui erano sottoposti i pubblici dipendenti che rappresentiamo. Ci siamo sempre opposti a chi faceva di tutta l’erba un fascio, a chi dimenticava che la maggior parte di quei lavoratori hanno continuato a rendere il loro servizio alla comunità con precisione e facendo fronte ai continui tagli di spesa, in termini di strutture e di carenze di organico. Quanti avrebbero scommesso che da “fannulloni” sarebbero diventati “motore della Pubblica amministrazione” come ha stabilito l’accordo del 30 novembre. Questo cambio di rotta è merito nostro, della nostra tenacia, della nostra competenza, della nostra capacità di dialogo e di mediazione con qualsiasi interlocutore e soprattutto della nostra coesione di squadra, che ha sempre avuto un solo sentire nelle varie fasi che poi lo hanno codificato fino ai contratti. Non è stato certamente merito di chi si è sempre e solo fermato a criticare la controparte e gli stessi sindacati confederali. Certo è ovvio che quanto si è perso negli anni di blocco non può dirsi risanato. Questo però non ha fatto venir meno in noi la consapevolezza che fosse impossibile fare diversamente e che chiedere la luna non avrebbe fruttato nulla nelle tasche dei lavoratori, d’altronde la stessa famosa pronuncia della Corte Costituzionale pur sancendo l’illegittimità del blocco ne fece salvi gli effetti pregressi. Insomma gli argomenti sulla cui base darci fiducia ci sono e sono tanti e sono proprio questi che ci contraddistinguono come sindacato che propone idee per risolvere i problemi dei lavoratori, che non si ferma a sterili proteste ma che porta a casa i frutti della sua passione e del suo costante impegno per il benessere di tutti i lavoratori. Ecco perché votare UIL e perché non lasciarsi vanamente affascinare dal seducente canto di sirene che però nei fatti si traducono in soli proclami. Gli stessi proclami che a nulla avrebbero portato se non ci fosse stato invece il senso responsabilità del sindacato confederale e delle sue federazioni.

 

A chi è candidato tra le nostre fila e a chi si recherà al voto il 17, 18 e 19 aprile dobbiamo trasmettere questi valori che fanno parte della storia laica e riformista della UIL e porre l’accento sull’importanza che le RSU rivestiranno sui posti di lavoro, tornando ad essere luogo di garanzia per i lavoratori che rappresentano. Lo faranno grazie al nuovo, e soprattutto vero, modello di partecipazione che abbiamo previsto nei contratti nazionali nei singoli comparti e nelle diverse specificità, restituendogli strumenti e materie per svolgere la propria funzione. Un ruolo e una responsabilità in cui non saranno soli, ma nel cui esercizio avranno al loro fianco una squadra compatta, preparata, determinata e sempre dalla parte dei lavoratori come ha dimostrato di essere la UIL. Ruolo e responsabilità ancor più importanti in un momento di incertezza politica e valoriale come quello che stiamo vivendo. Dalle urne sono arrivati segnali preoccupanti per chi come noi crede nei valori laici, socialisti e riformisti, per chi come noi crede nella difesa delle istituzioni e della democrazia partecipata. Per questo ancor di più oggi vi è bisogno di sindacato, uno dei pochi strumenti, se non l’unico, di collegamento con le persone e di partecipazione attiva.

 

Il sindacato serve soprattutto per riproporre questa cultura. La UIL è in grado di farlo! Questa è la forza della UIL. Lo è a livello confederale, lo è con le sue singole categorie, lo è e lo sarà sui luoghi di lavoro!

 

Il 17, 18 e 19 aprile sono convinto che ancora una volta i lavoratori ci daranno ragione!