Lavoro Italiano - EDITORIALI  - Antonio FOCCILLO
Ridata dignità al lavoro pubblico
Il numero di febbraio 2018
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05/03/2018  | Pubblico_Impiego.  

 

di Antonio Foccillo

 

Si sono concluse, finalmente, le trattative per la sottoscrizione dei contratti dei quattro comparti del pubblico impiego. Per adesso uno solo è definitivo, quello delle funzioni centrali. Gli altri tre sono le pre-intese che dopo la ratifica dei comitati di settore e della Corte dei Conti saranno sottoscritti definitivamente.

 

È stata una lunga maratona che ha tagliato il traguardo dopo dieci anni, infatti, l’ultimo contratto fu sottoscritto nel 2008, biennio 2008/2009. Purtroppo, a partire dal governo Berlusconi i contratti furono bloccati dal 2010. Successivamente il governo Monti, con un decreto li sospese dal 2011 al 2013. La legge di stabilità del governo Letta ha proseguito il blocco fino alla fine del 2014, che è proseguito con il governo Renzi per tutto il 2015.

 

A scardinare questa situazione cominciò la Corte Costituzionale che ritenne il blocco dei contratti a partire da luglio del 2015 illegittimo, perché come aveva già statuito in precedenza poteva essere considerato legittimo solo per un breve periodo (1).

 

Su questa sentenza si espressero molti dubbi da parte sindacale, mentre subito dopo la pronuncia cominciò il balletto delle mille interpretazioni, su come e quando avrebbe dovuto avviarsi la contrattazione. Addirittura un quotidiano sostenne che i lavoratori con il rinnovo avrebbero avuto una riduzione dello stipendio. La sentenza della Corte però confermò che il blocco dei contratti era da considerarsi una violazione della libertà sindacale e riconobbe il diritto pieno alla contrattazione, cioè non solo normativo ma anche economico.

 

La svolta vera, però, avvenne con l’accordo del 30 novembre 2016, che chiuse l’epoca dei lavoratori del pubblico impiego senza contratto, periodo in cui sono stati anche continuamente criminalizzati. Sindacati confederali e Governo, dopo anni di scontri, polemiche, scioperi e manifestazioni trovarono una mediazione che portò ad un accordo che per certi versi e per i contenuti può essere considerato storico. Si chiudono i dieci anni peggiori dell’attività sindacale nel pubblico impiego, mettendo fine alla riforma Brunetta che aveva riportato tutte le materie della contrattazione alla legge.

 

Grazie a quell’accordo, la fase dei rinnovi contrattuali del settore pubblico si può dire che ha avuto l’impulso pieno per la definizione.

 

Tutti questi contratti hanno avuto una gestazione difficile, in quanto almeno in due comparti si sono dovute rendere omogenee, passando dai dieci precedenti ai quattro odierni, disposizioni contrattuali diverse. Ognuno, tuttavia, ha mantenuto la sua specificità, pur avendo delle parti comuni, soprattutto quelle che fanno riferimento all’accordo del 30 novembre che vanno: dagli aumenti uguali per tutti i comparti e che sono pari a 85 euro medi alla salvaguardia del bonus di 80 euro; dal ripristino di relazioni sindacali, compresa l’amplificazione della contrattazione di secondo livello che mette fine agli atti unilaterali delle amministrazioni sulle materie contrattuali, alla nuova regolamentazione della malattia e dei permessi; dalla nascita del welfare aziendale all’istituzione della commissione paritetica che dovrà affrontare i nuovi inquadramenti professionali.

 

Vediamo, però, di analizzare sinteticamente le singole specificità.

 

1) Il contratto delle Funzioni Centrali è stato firmato definitivamente il 12 febbraio 2018. Di primaria importanza sono le parti che ripristinano le nuove relazioni sindacali, riconsegnando un ruolo di partecipazione ai lavoratori nei processi di riforma nelle varie amministrazioni. Gli incrementi economici sono in linea con l’accordo del 30 novembre e sono fatti salvi gli 80 euro del bonus Renzi. Positiva poi la possibilità di inserire nella contrattazione di secondo livello il welfare aziendale anche nel pubblico impiego. Si procederà, inoltre, immediatamente, tramite una commissione, alla definizione di un nuovo ordinamento professionale e a nuove classificazioni. Il contratto sottoscritto vale per il triennio 2016/2018. Regola turni, reperibilità, orario di lavoro e suo rispetto, orari flessibili, banca delle ore. Contiene alcune norme di civiltà, quali le ferie solidali, la parificazione delle unioni civili al matrimonio. Infine, vi sono normati i permessi e i congedi, le assenze, i permessi orari a recupero, le assenze per malattia e i diversi tipi di aspettative.

 

2) La mattina del 10 febbraio, dopo una maratona che va dalle 14,30 del giorno prima alle 8,00 della mattina seguente, si firma il contratto dell’Istruzione e Ricerca. Il contratto riguarda circa 1.200.000 dipendenti di Scuola, Università, Ricerca, Alta Formazione e Asi.

 

Di particolare rilievo sono il rilancio di relazioni sindacali piene e soprattutto a livello di singolo istituto o ente, che, con un nuovo modello di strumenti di partecipazione rispettoso delle singole specificità del nuovo comparto, permette di mettere un freno anche a possibili processi di autoreferenzialità o di decisionismo, come quelli previsti nella norma che nella scuola ha aperto le strade al principio dell’uomo solo al comando. Invece, si ristabiliscono la collegialità e la partecipazione di tutti i protagonisti del pianeta istruzione e ricerca, rafforzando anche il ruolo delle Rsu, riconoscendone la funzione originale e rilanciandone la capacità di regolamentazione nei luoghi di lavoro. Altro elemento di rilievo è l’aver salvaguardato la libertà d’insegnamento rinviando la regolamentazione delle norme disciplinari a una sequenza contrattuale, proprio per valutare con molta attenzione come tenere insieme l’esigenza di punire eventuali illeciti con il diritto dei lavoratori a che queste norme non incorrano in scelte senza motivazione oggettiva e che pertanto non ledano la libertà d’insegnamento.

 

3) È stato firmato nella notte 21 febbraio, dopo quasi dieci anni di attesa, l’accordo preliminare per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro degli enti locali. Tra Regioni, Comuni, Città Metropolitane e Camere di commercio sono 467mila i lavoratori interessati.

 

Oltre gli aumenti, il nuovo contratto porta in dote ai lavoratori locali molte novità. A cominciare dal riconoscimento storico delle funzioni di polizia locale con un’apposita sezione contrattuale che dà una risposta alle specificità e alle criticità decennali di questo settore, come ad esempio, il riconoscimento di un’indennità di funzione legata ai gradi e all’attività disagiata. Ma non solo! Viene rivista l’indennità di funzione dei vigili che sarà parametrata sia alla responsabilità del grado sia alle mansioni legate ai servizi operativi.

 

Di fronte al vano tentativo di mettere all’angolo il sindacato e la contrattazione collettiva nazionale si riafferma la centralità del confronto e della partecipazione. Si è allargata la platea dei diritti, quali permessi, congedi, aspettative, assenze per malattia, diritto allo studio, formazione, welfare, conciliazione vita-lavoro. Al tempo stesso si è provveduto a semplificare e rafforzare il sistema delle indennità per valorizzare le professionalità presenti all’interno delle amministrazioni

 

4) Dopo una trattativa non stop durata più di ventisette ore si è siglata, il 23 febbraio, la pre-intesa anche per gli operatori della sanità (infermieri, operatori sanitari e amministrativi) per il rinnovo del contratto 2016-2018. Sono coinvolti circa 550 mila lavoratori che dal primo aprile avranno 85 euro medi.

 

Novità importanti sul piano normativo, oltre ad aver ripristinato le relazioni sindacali con il rilancio della contrattazione di secondo livello, sono il non aver accettato le deroghe sull’orario europeo e il riconoscimento del tempo di vestizione di 15 minuti che può essere innalzato nella contrattazione aziendale. Sono stati riconosciuti anche incrementi alle varie indennità (lavoro notturno, pronta disponibilità e festivo), che dovranno essere anche esse contrattate a livello aziendale. Altra novità è la costituzione di una commissione paritetica che dovrà istituirsi dopo 30 giorni dalla firma di questa pre-intesa e dovrà entro luglio prevedere un nuovo sistema di classificazione e degli incarichi.

 

Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, ha dichiarato, dopo la firma di quest’ultimo contratto: “Giustizia è fatta. Finalmente, dopo circa 10 anni, sono stati ripristinati i diritti contrattuali di tutti i lavoratori del pubblico impiego. La firma per il rinnovo del Ccnl dei lavoratori della sanità, a cui si è giunti questa mattina, dopo giorni e notti trascorse al tavolo della trattativa, non era affatto scontata. Abbiamo chiesto al Governo un impegno per superare tutti gli ostacoli che si frapponevano al raggiungimento del risultato e la nostra determinazione è stata ripagata. A milioni di lavoratori che offrono servizi essenziali a tutta la cittadinanza deve essere riconosciuto il valore del loro lavoro: i contratti hanno questa funzione economica, sociale ed umana. Deroghe a questo diritto non sono più accettabili: tutti i prossimi rinnovi dovranno essere fatti entro le scadenze naturali. Questa battaglia e quella per ridurre il fisco ai lavoratori e ai pensionati saranno i nostri impegni già a partire dall’anno in corso”.

 

Ovviamente ci sono sigle sindacali, non confederali, che strumentalizzano in modo demagogico le sottoscrizioni dei contratti. Certo è facile dire che tutto va male ma bisognerebbe, di conseguenza, avere il coraggio di rinunciare con lettera scritta ad un contratto che non si è ritenuto degno di firma. È ora di finirla con questo andazzo, prima si denigra e poi si prende comunque il denigrato. Il problema che non si vuole capire che anche per arrivare a concludere questi contratti abbiamo dovuto lavorare molto, come si evince dalla breve sintesi, sia nei passaggi preliminari sia poi in trattativa. L’alternativa, senza la firma, sarebbe stata quella di altri dieci anni di blocco. Oggi, invece, abbiamo ripristinato la triennalità della contrattazione, ridando dignità, come gli altri lavoratori, anche ai pubblici, oltretutto con contratti che dovranno essere rinnovati al 1 gennaio del 2019. Per chi non vuole capire, abbiamo riaffermato anche la partecipazione nei luoghi di lavoro con la contrattazione di secondo livello dopo dieci anni di niente, cioè della sola informazione.

 

Quelli che criticano in buona fede non vanno demonizzati, anzi, bisogna parlargli per spiegare i contenuti. Non siamo pazzi né scemi come sindacalisti nazionali, affermazione ripresa dai social. Posso assicurare che è stato il massimo di quello che si poteva fare. Sono stato in trattativa ed ho sentito le valutazioni dei sindacati che non hanno firmato. Sono state anche le nostre considerazioni, cioè che sono pochi gli aumenti. Ebbene in buona fede si può dire che è stato difficile avere anche quegli aumenti, che oltretutto son in linea con quelli dei lavoratori privati. Tutti dovremmo ricordare che dopo la sentenza della Corte Costituzionale erano stati previsti nella legge di stabilità la bellezza di dieci euro.

 

Ho letto dichiarazioni di fuoco, violente ed offensive che dimostrano che esistono tanti fomentatori di odio, che si amplificano proprio nei social. Sono un laico. Amo il dubbio, la tolleranza ed il rispetto del pensiero altrui. Nonostante ciò quello che non accetto è l’odio, l’intolleranza e la violenza anche parolaia. L’ho già sperimentato personalmente all’epoca della Br, come altri, che in più rispetto a me ci hanno rimesso anche la vita.

 

Stiamo attenti! Non ripetiamo gli anni bui della nostra Repubblica. Ricreiamo, invece, condizioni in cui la dialettica democratica, il piacere del confronto non siano seppelliti dall’affermazione della propria supremazia. La storia è ricca di questi momenti che hanno prodotto lutti e guerre. Riflettiamoci e riprendiamo il cammino per rilanciare una società solidale, coesa e piena di umanità. Dietro ad ogni risultato ci sono sacrifici, confronti anche aspri, ma sempre rispettosi dell’altro, mai visto come un nemico ma come un interlocutore. E soprattutto si considera la conclusione di qualsiasi negoziato quando si è convinti che quello che si è raggiunto è il massimo.

 

Riaffermiamo la cultura laica, l’unica che può fare grande una società.

 

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1) Questo è il comunicato ufficiale : “La Corte Costituzionale, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014 ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato. La Corte ha respinto le restanti censure”.