Salute e sicurezza  - Silvana ROSETO
PER NON NAVIGARE A VISTA
Manuale per Rls e Rlst
13/10/2012  | Salute.  

 

Il comportamento e la motivazione

 

Elementi d’analisi del rischio ed intervento.

 

Partendo dal presupposto che la natura umana è generalmente reattiva, cioè l’individuo tende a reagire solitamente dopo che l’evento è avvenuto, e che le tematiche comportamentali e motivazionali devono entrare a pieno titolo nell’organizzazione e obiettivi aziendali gravitando prevalentemente attorno ad un processo partecipativo costruito su percorsi di coinvolgimento, formazione, informazione dei lavoratori, al fine di sviluppare l’attività di coinvolgimento dei lavoratori bisogna adottare un percorso d’adattamento che deve necessariamente essere progressivo:

  • la base del coinvolgimento deve essere esplicitamente formativa.
  • Il supporto è dato dalle procedure condivise e dalla cultura generale in merito e verificata sull’attenzione alla sicurezza dimostrata.
  • Il veicolo al coinvolgimento è l’attività partecipativa del singolo nella programmazione del proprio lavoro; partecipazione attiva e reale che consenta di sviluppare capacità d’analisi operative anche nell’individuazione, e successiva messa in evidenza, degli aspetti di sicurezza che lo compongono.

 

Una volta valutato criticamente il lavoro, le componenti negative vanno immediatamente segnalate, prese in esame e risolte, mentre quelle positive vanno apprezzate e messe in evidenza. Questo creerà un ambiente favorevole alla collaborazione, alla diffusione dei rapporti interpersonali ed allo sviluppo (si è già visto come se si mette in evidenza solamente ciò che è sbagliato si arriva a standardizzare il sistema aziendale, se invece si evidenzia anche ciò che è positivo, si arriva ad attivare un circuito virtuoso mirato al miglioramento).

Il mantenimento del miglioramento ottenuto si ottiene dall’implementazione di processi (non programmi statici, limitati nel tempo e fine a se stessi), sistemi autoalimentanti basati su principi di qualità, credibili e coinvolgenti, rispettosi della persona, mirati alla continua ricerca di metodi e comportamenti da migliorare (l’evidenziazione della parte migliorabile non deve essere intesa come metodo per ricercare individui da colpevolizzare, ma ricerca della collaborazione per trovare le risposte e soluzioni ai problemi).

In definitiva, va rivalutata la componente umana non solo sotto l’aspetto ergonomico e d’adattamento delle macchine ma anche, e soprattutto, nella componente psicologica dell’approccio al lavoro.

Il miglioramento continuo, obiettivo fatto proprio da moltissime aziende, anche in termini d’efficienza ed efficacia, si ottiene soprattutto dalla responsabilizzazione, il coinvolgimento e la considerazione della risorsa umana.

“Pensare in sicurezza” deve diventare un’abitudine di tutti, proprio perché le abitudini si eseguono naturalmente e senza sforzo, non sono pesanti e non vanno a gravare sullo svolgimento quotidiano del lavoro, anzi, se positive, lo migliorano continuamente e allargano l’orizzonte d’attenzione del lavoratore (non solo sotto l’aspetto della sicurezza) - Il processo di cambiamento, per arrivare ad adottare le abitudini positive e proattive, è molto faticoso ed impegnativo: è proprio su questo che il RLS dovrà concentrare maggiormente gli sforzi ma è anche da qui che si dovrà aspettare le più grosse delusioni, tra l’altro necessarie per rendere evidenti gli aspetti negativi su cui intervenire -.

Non va dimenticato che acquisire una mentalità sicura e preventiva, nonché una costante attenzione alla sicurezza, possono rendere più “piacevole e duratura” anche la vita sociale propria e dei familiari conviventi perché, avendo un esempio quotidiano su cui fare riferimento, saranno a loro volta coinvolti a pensare in sicurezza ed a comportarsi in modo preventivo anche imparando ad utilizzare le protezioni individuali nell’attività privata (le statistiche riportano dati indicanti che i 2/3 degli infortuni avvengono in ambito domestico).

Dall’analisi delle attività lavorative si evidenzia spesso che è il lavoratore ad esporsi inconsciamente al rischio adottando degli atteggiamenti che, per un osservatore esterno, possono sembrare quantomeno incomprensibili: questo fa pensare che evidentemente tutti gli atteggiamenti negativi si fondano su di una base che li giustifica.

Questi “antecedenti”, le motivazioni che hanno spinto all’azione, sono veri e propri impedimenti o “ostacoli” psicologici di percorso verso un ambiente privo d’infortuni, dove il lavoratore è il principale artefice della propria sicurezza.

L’unico sistema per “abbattere gli ostacoli” è quello di cercare di capirne la natura e le origini, senza percorrere l’inefficiente strada, purtroppo usatissima da alcuni dirigenti e responsabili (perché ritenuta facile, immediata e poco costosa), dell’esclusivo rimprovero e colpevolizzazione del lavoratore, difatti, è ampiamente dimostrato che questi sistemi non sono produttivi e generano malumori ed atteggiamenti di non collaborazione difficilmente rimovibili.