Rinnovo CCNL istruzione e ricerca SETTORI RUA (Ricerca, Università, Afam)
FEBBRAIO 2018
Sindacale
Rinnovo CCNL istruzione e ricerca SETTORI RUA (Ricerca, Università, Afam)
di   Sonia Ostrica

 

 

Questo rinnovo contrattuale è stato particolarmente sofferto. Viziato da un “peccato originale” datato 2009 (il D. Lgs. “Brunetta” n.150, che obbligava a ridurre i Comparti di contrattazione e “induceva in soggezione” tutto il pubblico impiego), è incappato successivamente nel blocco di retribuzioni e reclutamento in tutta la Pubblica Amministrazione. Il percorso per riaprire la stagione dei rinnovi contrattuali è partito da lontano, con la ferma volontà della UIL e del suo Segretario Generale Carmelo Barbagallo di rilanciare la stagione dei rinnovi, a partire dai settori privati fino a “riconquistare” il pubblico impiego. Con l’accordo del 30 novembre 2016 si inverte decisamente il passo: i lavoratori pubblici diventano “il motore del buon funzionamento della Pubblica Amministrazione”; si restituisce valore alle relazioni sindacali riconoscendone l’efficacia nella prevenzione dei conflitti e per la maggior efficacia delle istituzioni; si allenta il concetto di “punizione” accentuando invece il concetto di “valorizzazione”; infine si dà l’avvio al rinnovo della fase contrattuale predisponendo per incrementi non inferiori a 85€ mensili medi, con attenzione ai livelli retributivi più bassi e con protezione del “bonus Renzi” in loro godimento. Inoltre, nello stesso accordo si avvia anche il percorso per la stabilizzazione dei precari. Senza rifare la storia dei mesi successivi, in cui sono stati emanati provvedimenti importanti come le revisioni del D. Lgs. 150/09 (D. Lgs. 74/17) e del D.Lgs 165/01 (D. Lgs 75/17), possiamo dire che il Ministero vigilante più “pesante” nel comparto Istruzione e Ricerca, il MIUR, ha cercato il confronto con il sindacato per produrre un atto di indirizzo almeno “consapevole”, se non proprio “condiviso” e concordato con le OO.SS. In occasione di questi incontri è chiaramente emersa la impossibilità di procedere ad una corposa unificazione della normativa riguardante i quattro settori identificativi di altrettanti ex comparti (Scuola, Enti Pubblici di Ricerca, Università e istituzioni dell’AFAM) confluiti in un unico comparto complesso e disomogeneo.
 
L’atto di indirizzo, frutto di incontri molto partecipati, ha dovuto poi superare il vaglio degli altri vigilanti degli Enti di Ricerca (Salute, Agricoltura, Lavoro, Sviluppo economico, Ambiente, Tesoro). Per essere licenziato ha impiegato diversi mesi: illustrato in MIUR il 14 luglio, vistato il 19 ottobre dalla Funzione Pubblica, non era ancora stato ricevuto formalmente in ARAN il 9 novembre, data del primo incontro di “apertura” del tavolo di rinnovo. Certamente, come temevamo all’atto della costituzione di questo Comparto, i settori degli Enti Pubblici di Ricerca, dell’Università e dell’AFAM non sono stati “centrali” nella discussione in ARAN: ma ciò non ci ha fatto vanificare le opportunità. Infatti, dopo una brevissima e a tratti surreale contrattazione, nelle prime ore del 9 febbraio si è conclusa la trattativa: si è sottoscritta all’ARAN una buona ipotesi di contratto da parte – per ora - delle sole sigle CGIL, CISL, UIL.
 
Soprattutto come UIL abbiamo tenacemente perseguito i risultati, partendo da una convinzione: andava riaffermata la valenza del contratto collettivo, garanzia di recupero degli spazi di contrattazione e partecipazione, di incremento dei salari e di un riavvio di normalità di cui si sente davvero il bisogno! Una importante considerazione preliminare: delle quattro diverse sezioni di cui tre sono dedicate a EPR, Università e AFAM, a conferma della specificità e delle realtà confluite nel comparto. Dal punto di vista stipendiale, rispetto alle (irrealizzabili...) ipotesi di incrementi importanti, lanciate da qualche buontempone al tavolo e fuori, gli importi tabellari definiti nel nuovo CCNL confermano gli 85 € mensili medi previsti nell’accordo del 30 novembre 2016, calcolati sulle medie stipendiali di settore. In materia di relazioni sindacali, il contratto individua nuovi modelli: in ogni Ente di Ricerca e a livello MIUR per l’AFAM viene prevista la costituzione di un Organismo paritetico per l’innovazione, per consentire il coinvolgimento dei sindacati rappresentativi “su tutto ciò che abbia una dimensione progettuale, complessa e sperimentale, di carattere organizzativo”.
 
Vengono rimodulati i contenuti dell’informazione, del confronto, della contrattazione. In un contesto decisamente sfavorevole, condizionato dalla necessità di recepire vincoli di legge non superati totalmente con la revisione del famigerato decreto “Brunetta”, lo sforzo maggiore è stato prodotto per recuperare materie al sistema di relazioni sindacali a tutela dei lavoratori, in particolare per quanto riguarda la possibilità di ridurre la discrezionalità per l’assegnazione di incentivi, riportando in contrattazione i criteri per l’erogazione dei premi correlati alla performance, i criteri per le procedure di progressione economica e altro ancora Il nuovo contratto afferma inoltre la necessità di integrare con il Welfare integrativo le prestazioni in favore dei propri dipendenti, come anche la previsione contrattuale di poter cedere ferie e permessi con scopi “solidali” in caso di particolare gravità di figli minorenni (facoltà negata invece in caso di uguali criticità per figli maggiorenni, genitori o coniugi). 
 
Per la UIL RUA il welfare contrattuale “integrativo” deve intendersi aggiuntivo alle misure già previste in precedenti CCNL, collegati a stanziamenti per benefici sociali ed assitenziali. Una misura di assoluta innovazione riguarda i 90 giorni di congedo previsti per le donne vittime di violenza. Questi 90 giorni sono effettivi e fruibili sia per l’itera giornata che su base oraria (per massimo metà dell’orario giornaliero), quindi coprono ben più di tre mesi e possono essere fruiti, anche con discontinuità, nell’arco dei tre anni successivi alla data di inizio del percorso di protezione. Tale periodo è computato nell’anzianità di servizio, è utile ai fini del TFR e della 13°, è retribuito come il congedo di maternità, è cumulabile per altri 30 gg. con il periodo di aspettativa per motivi personali.  Questi congedi non sono correlati alla violenza “sul” luogo di lavoro: è la prima volta in assoluto che nei contratti collettivi si pone attenzione ad un fenomeno che sta assumendo una grande rilevanza sociale, e ciò a conferma dell’importanza di coinvolgere la collettività in questi drammatici eventi. Inoltre, il CCNL recepisce la norma sulle unioni civili, richiamando all’applicazione piena degli istituti contrattuali al “coniuge” inteso come ognuna delle parti unite con il matrimonio civile. Siamo particolarmente orgogliosi di essere stata una delle prime categorie ad aver plaudito e diffuso le prime iniziative legali andate a buon fine, anticipando che da essa sarebbero derivati obblighi di natura contrattuale di cui il sindacato non poteva non occuparsi preventivamente. É stata rivista la materia dei permessi e assenze per malattia, con alcune singolarità relative alla rigidità di riconoscere contrattualmente le innovazioni apportate dal Servizio Sanitario Nazionale ad alcune prestazioni (ad es. il Day Hospital, definito a livello regionale con altre nomenclature, che rischia di essere escluso dall’equiparazione della prestazione). Non c’è stato altresì modo di far inserire una modifica al computo delle trattenute per malattia operate sull’accessorio, ma non riteniamo concluso il percorso. Sono stati inseriti nel CCNL i contratti di somministrazione già previsti dal Jobs Act, oggetto di informazione alle OO.SS., da cui restano esclusi i livelli più bassi di inquadramento.
 
Infine è necessario tener conto che questo contratto, relativo al periodo 2016-18 e che abbiamo in più occasioni definito un contratto “ponte”, sarà soggetto ad un rinnovo molto prossimo, nel quale ci auguriamo di completare ciò che non c’è stato modo di affrontare più compiutamente in questo confronto, avvenuto a ridosso di elezioni politiche complicate e inoltre con un ritardo tale da non consigliare ulteriori rinvii.
 
 
Enti Pubblici di Ricerca
 
Va innanzi tutto ricordato che gli Enti sono destinatari di una norma speciale, il D. Lgs. 218 del 25 novembre 2016. Con esso si rafforza la partecipazione dei Ricercatori e Tecnologi alle fasi decisionali per la programmazione e attuazione della ricerca e si ribadiscono princìpi di libertà di ricerca. Nel CCNL il riferimento alla Carta Europea dei Ricercatori viene declinato con l’assicurazione della presenza elettiva dei Ricercatori e Tecnologi negli organi scientifici e di governo, mantenendo le prerogative in materia di inapplicabilità delle normali sanzioni disciplinari conservative nell’esercizio delle attività di ricerca, con il riconoscimento del merito attraverso la valorizzazione delle competenze acquisite e con la definizione di maggiori flessibilità in materia di orario, la cui media verrà calcolata non più sul trimestre ma sul quadrimestre. Si prevede una Commissione per la revisione dell’ordinamento del personale: il divieto di progressioni con “cambio d’area” ha bloccato negli anni molti degli strumenti che i contratti precedenti avevano previsto per consentire ai sottoinquadrati ed ai primi due livelli dei R&T una possibilità di riconoscimento delle professionalità acquisite. Con la commissione si potrà lavorare, definendo i nuovi parametri entro luglio, ad un nuovo modello ordinamentale, per snellire e valorizzare la professionalità e anche per recuperare agibilità per le progressioni di R&T. Per il personale precario è stato previsto il mantenimento dell’anzianità all’atto della stabilizzazione: ciò ha particolare importanza per la stabilizzazione dei Ricercatori e dei Tecnologi, in quanto ciò consente di non tornare indietro nella carriera. Per la peculiarità dei progetti di Ricerca, viene confermata la possibilità che i contratti a tempo determinato superino i tre anni massimi previsti per la durata dei contratti di lavoro. Per il personale tecnico - amministrativo c’è una messa in garanzia della costituzione dei fondi accessori finalizzati alle progressioni, a valere sulle risorse dei cessati con recupero del pregresso; c’è sin da subito un quarto gradone economico su tutti i livelli apicali; c’è il riconoscimento del tempo di andata e ritorno di viaggio, autorizzato, per recarsi dalla sede di lavoro al luogo di svolgimento delle attività e ritorno, una novità non di poco conto che necessiterà di miglioramenti ulteriori in sede di regolamenti interni in materia di trasferta. La costruzione del fondo è stata definita in modo da recuperare spazi significativi per le progressioni economiche, recuperando le risorse utilizzate per precedenti progressioni senza che ciò sia conteggiato come un “incremento” del fondo stesso. Ciò, declinato assieme ai limiti contenuti nel D. Lgs 218/16 (che consente di arrivare fino dell’80% delle entrate complessive medie nel triennio per le spese di personale), consentirà più margini di manovra. Infine, si è previsto che in caso di mobilità tra amministrazioni diverse le ferie non godute siano riconosciute nell’Ente di arrivo. Per l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) abbiamo confermato, tra le ulteriori disposizioni di parte economica, il mantenimento dello “Speciale Trattamento Economico – STE” che caratterizza storicamente questa Agenzia sin dalla sua costituzione, esterna al comparto. 
 
 
Università
 
Per l’Università la partita si è giocata su un tavolo davvero scivoloso, con la netta sensazione che i lavoratori contrattualizzati stentino ad essere riconosciuti – dalle istituzioni come dal MIUR - come parte essenziale del sistema dell’alta formazione universitaria. Tuttavia siamo riusciti ad ottenere risultati non scontati, ad esempio evitando l’assimilazione di fondi tra loro differenti soprattutto per le modalità di utilizzo (personale B-C-D separato da EP). Inoltre siamo riusciti a sterilizzare l’art 41 (storico elemento contributivo “caposaldo” dell’azione UIL), a mandare a regime e recuperare alcune procedure per dare respiro al sistema di progressioni. C’è da subito un livello ulteriore in tutte le aree, fermo restando il rinvio alla Commissione prevista subito dopo la sottoscrizione definitiva del contratto per la revisione dell’ordinamento, che sarà incaricata di rivedere anche le posizioni del personale strutturato presso le Aziende Ospedaliere Universitarie.
 
Per il personale delle AOU siamo finalmente riusciti ad inserire una clausola di salvaguardia per chi si trovasse in condizioni di rientro forzato in Ateneo: per essi è previsto il mantenimento della posizione economica in godimento. Per questa area è stato davvero complicato porre riparo ai danni provocati dall’atto di indirizzo, con una trattativa in salita e pochi margini di recupero. Per essa è stato considerato pleonastico dall’ARAN ogni ulteriore sollecito contrattuale all’applicazione dell’ex art. 64, che quindi non viene espressamente richiamata. Per i CEL (Collaboratori ed Esperti Linguistici) non c’è stata possibilità alcuna di far riconoscere in nessun modo la funzione svolta all’insegnamento ed alla docenza. Si è potuto lavorare esclusivamente sul riconoscimento dei trattamenti economici già in godimento, rimandando l’adeguamento nazionale. Afam Per i dipendenti AFAM il confronto si è incentrato sulla richiesta di ottenere la fascia unica del ruolo docente, questione annosa su cui come UIL abbiamo fortemente impegnato il tavolo negoziale; di fatto però questo è un percorso finalmente avviato a conclusione con la messa ad esaurimento della seconda fascia. Il percorso dovrebbe terminare con l’adozione di un regolamento, già licenziato dal MIUR e in itinere per l’approvazione preliminare del Consiglio dei Ministri.
 
L’auspicio è che entro marzo si completi finalmente la procedura per il transito alla fascia unica. Siamo riusciti anche a strappare un incremento ulteriore sul fil di lana, destinato ad aumentare l’accessorio fisso e ricorrente sia per il personale docente che tecnico amministrativo, il tutto senza intaccare il fondo di istituto nazionale. È necessario però che il MIUR e le Università comincino a fare un “mea culpa” e si impegnino sin da subito affinché il prossimo rinnovo contrattuale si apra basandosi su risorse garantite ai lavoratori “a prescindere” dal fatto di lavorare in Atenei più o meno virtuosi! Va dato assolutamente merito all’azione svolta durante tutto il negoziato dalla UIL, espressa con le note capacità e la competenza tecnica di Antonio Foccillo e con la costante presenza al nostro fianco del suo staff. La bravura di Antonio è stata ancor più evidente ad un tavolo a cui molti soggetti erano presen
ti per la prima volta. Le tensioni uguali e contrarie - a firmare da parte di alcuni, a non firmare da parte di altri - sono state ben evidenti; non è stato neanche semplice da digerire trovarsi al tavolo con soggetti ammessi solo per “diritto di tribuna“ (come Usb) o grazie a sentenze emesse da giudici quantomeno frettolosi (ABC), dopo aver svolto, noi in UIL, un complicato processo per costruire il soggetto “Federazione UIL SCUOLA RUA“.
 
Ma anche in questo si è vista la qualità della UIL, di tutta la UIL, che ha saputo rispondere come la grande organizzazione che è alle nuove sfide emerse dalle norme “di origine brunettiana” sulla rappresentatività. Come UIL RUA, categoria dentro la UIL, e come Federazione UIL SCUOLA RUA, in cui rappresentiamo gli Enti di Ricerca, le Università e le istituzioni Afam, siamo orgogliosi di essere diventati modello per altri sindacati che hanno adottato, seppur tardivamente, il nostro stesso percorso. Infine, oltre quanto già esposto, tra le ragioni poter cui abbiamo consapevolmente scelto di firmare riteniamo necessario fare ulteriori considerazioni. Non si sarebbe potuto fare meglio prolungando la discussione: le impostazioni dell’atto di indirizzo, incrociate con le norme “da recepire” obbligatoriamente, avrebbero avuto bisogno di mesi per ottenere le integrazioni e modifiche (anche legislative) necessarie per ottenerne quel respiro normativo capace di compensare un contratto economicamente confinato. Le risorse economiche disponibili per il rinnovo non sarebbero aumentate: anzi, i ritardi avrebbero potuto mettere in discussione quegli 85 € medi mensili garantiti da un accordo firmato il 30 novembre 2016 da CGIL CISL e UIL (soprattutto grazie alla UIL…) con l’attuale Ministra della Funzione Pubblica. Inoltre, l’avvicinarsi delle elezioni (con il collegato rallentamento conseguente alla necessità di formare il Governo, individuare i nuovi Ministri, dare avvio ad una nuova Legislatura) avrebbe comunque moderato il proseguimento del confronto ed impedito una soluzione migliore e veloce. Certo, pesano molto quelle indennità “perequative” per i livelli più bassi di ogni sezione, che hanno scadenza a fine anno e comportano un “debito” da coprire in fase di prossimo rinnovo contrattuale.
 
Siamo convinti che l’impegno che abbiamo profuso sarà valutato da quadri e iscritti con la nostra stessa serenità: si poteva forse fare di più, ma di sicuro in un altro contesto! E chi per varie motivazioni (o perché non è rappresentativo e quindi non può firmare, o perché intende firmare all’ultimo momento, approfittando delle elezioni RSU) proverà a far campagna elettorale “al rialzo” contro il CCNL, firmato per ora solo da CGIL CISL e UIL, dovrà dimostrare che si poteva fare di più: ma dovrà dimostrarlo carte alla mano, non sulla base di generici conteggi su quanto ci abbiamo “rimesso” in nove anni di blocco. Se qualcun altro avesse portato più risorse, le avremmo certamente sottoscritte: ma ciò non è avvenuto.  Rivendichiamo le buone cose che siamo riusciti a conquistare, modificando parti anche importanti del documento, e siamo fiduciosi che gli iscritti ed i lavoratori sapranno apprezzare il risultato.
 
 
 
 
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