Immigrazione  - Guglielmo Loy
Un lavoratore su dieci è straniero e di questi il 20% è laureato
Rapporto «I migranti nel mercato del lavoro in Italia»
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31/07/2017  | Immigrazione.  

 

Roberto Sommella

 

IL BLOG - FOTO ANSA

 

(http://www.huffingtonpost.it/) Roma, 31 luglio 2017 - Il tema dell'accoglienza dei migranti mai come oggi si intreccia con quello del contributo dei lavoratori stranieri in Italia. È difficile però mettere sullo stesso piatto l'odierno flusso di immigrati, che arriva sostanzialmente dall'Africa e in parte dall'Est Asiatico e quello della prima ora, soprattutto europeo, che invece fornisce da circa un decennio un contributo ai conti pensionistici.

 

Su quest'ultimo punto, proprio mentre infuriano le polemiche sulla gestione dei salvataggi nel Mediterraneo, sono da poco disponibili dati molto interessanti. Si tratta del Rapporto "I migranti nel mercato del lavoro in Italia", da cui emerge come l'incremento dell'occupazione valga anche per i non italiani. In particolare, l'aumento è stato nel 2016 superiore alle 19mila unità nel caso dei cittadini Ue (+2,4%), di 22.758 unità nel caso dei cittadini non Ue (+1,4%), di 250mila unità per gli occupati italiani (+1,2%).

 

Il dossier, curato dalla Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione, messo in luce tra i primi dall'Associazione La Nuova Europa, evidenzia la complessità dello scenario migratorio nazionale. Il quadro è multiforme e fornisce informazioni inedite su tre fronti: la composizione della forza lavoro in Italia, il grado di istruzione dei lavoratori stranieri e i settori dove sono occupati, il livello di soddisfazione.

 

In primo luogo, va ricordato che la popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2016 era pari a 5 milioni e 26mila persone, l'8,3% della popolazione complessiva. L'aumento rispetto al 2015 è di lieve entità. Nel 2016, la stima del saldo migratorio è stata di +135 mila unità: giusto qualcosa in più degli italiani che invece hanno lasciato il paese nello stesso anno, in gran parte giovani. Un bilancio che fa pensare ma non deve indurre a conclusioni affrettate. Gli uni (gli stranieri) non hanno tolto il posto agli altri (gli italiani).

 

Anche l'importanza dei lavoratori stranieri, comunitari e non comunitari, è cresciuta negli ultimi dieci anni: l'incidenza percentuale sul totale degli occupati è infatti passata dal 6,3% del 2007 al 10,5% del 2016, con rilevanti differenze settoriali. Si tratta di un lavoratore su dieci, una percentuale importante, che aumenta se si prendono in considerazione l'Agricoltura, dove la forza lavoro straniera pesa per il 16,6% del totale, il Commercio, dove si è passati dal 3,7% rilevato nel 2007 al 7,2% del totale degli occupati nel 2016, e i Servizi, in cui la presenza straniera è passata dal 5,9% al 10,7%. Sono numeri che danno un volto a tutti coloro che ogni giorno incontriamo nei cantieri, nei negozi aperti h 24 e nei tanti campi coltivati.

 

Ancora più sorprendenti sono i dati sul livello di istruzione dei lavoratori stranieri regolari in Italia. Uno su cinque è infatti laureato, ma l'80% del totale ha una semplice qualifica di operaio. Un destino comune a molti altri giovani italiani. Con riferimento ai livelli di istruzione, i dati dello studio consentono poi di rilevare anche altri elementi importanti: il 21% dei lavoratori Ue e non Ue impiegati con mansioni di basso livello è laureato e il 36,4% dei laureati svolge la funzione dirigenziale; i lavoratori stranieri con al massimo la licenza media che svolgono mansioni tecniche di tipo operaio sono il 32,1%; nel caso dei lavoratori con educazione secondaria superiore equivalente al diploma, il 31,2% dei cittadini Ue e non Ue svolge un lavoro manuale specializzato.

 

Interessante anche la parte conclusiva dell'indagine sul grado di soddisfazione sul lavoro, replicata su questionari dell'Istat. Alla domanda "Quanto è soddisfatto del lavoro attuale?", in base a una scala di punteggio compresa tra 0 e 10 (dove 0 indica "per niente soddisfatto" e 10 "molto soddisfatto"), il 41,3% degli occupati non comunitari di 15 anni e oltre e il 48,5% dei comunitari dichiara di avere un alto livello di soddisfazione, a fronte del 54,8% dei lavoratori italiani, mentre solo l'11,4% si dice insoddisfatto.

 

Complessivamente, se si vuole provare a trarre un quadro d'insieme di tutti questi numeri, si può dire che, a dispetto della vulgata, i cittadini stranieri sono integrati nel nostro tessuto economico, soffrono spesso gli stessi problemi professionali dei lavoratori italiani, ma forniscono un contributo rilevante.