Immigrazione  - Guglielmo Loy
Ius soli, la legge è finita nella palude
Da un anno e mezzo la legge è ferma al Senato dove deve avere l'approvazione definitiva
ius-soli-legge-in-palude.jpg
25/01/2017  | Immigrazione.  

 

larepubblicait

 

Di Giovanna Casadio

 

Roma, 24 gennaio 2017 - Doveva essere il fiore all'occhiello del centrosinistra: dare la cittadinanza ai bambini immigrati, nati in Italia o che qui studiano da tanto. Novecentomila all'incirca. Un po' meno alla fine, perché la legge approvata nell'ottobre del 2015 alla Camera, mette alcuni paletti e si chiama infatti "ius soli temperato". Ancora nel nostro paese si è italiani per diritto di sangue: "ius sanguinis". Anche chi è nato in terra italiana quindi, resta straniero. Chi gioca, va a scuola, cresce con i bimbi italiani non è italiano. Da un anno e mezzo, la cittadinanza per i nuovi italiani è ferma al Senato, dove deve avere l'approvazione definitiva. Bloccata in commissione Affari costituzionali. Una commissione cruciale, perché lì dovrebbe sbarcare tutta la discussione sulla riforma elettorale e lì si faranno gli accordi tra le forze politiche, i compromessi, i patti. E di un "patto scellerato" parla la sinistra, convinta che pur di portare a casa la nuova legge elettorale il Pd venda l'anima alla Lega e addio cittadinanza. Loredana De Petris, vendoliana, lo va dicendo da giorni:

 

«La Lega è il migliore alleato del Pd sulla legge elettorale. I dem non possono permettersi di rompere quel patto, ora. Noi chiediamo che la legge sulla cittadinanza esca dalla palude». Anche il presidente del Senato, Pietro Grasso ha indicato questa strada. Nella conferenza dei capigruppo di martedì scorso ha insistito perché fosse inserita nelle priorità in discussione in questa settimana e nella prossima. Tre mesi fa, dopo manifestazioni e flashmob a Milano a Roma a Palermo di associazioni, comunità di immigrati - a presentare la prima proposta di nuova cittadinanza è stata la comunità di Sant'Egidio 13 anni fa - Grasso, Anna Finocchiaro, adesso ministra per i Rapporti con il Parlamento, e Doris Lo Moro, senatrice dem e relatrice della legge, avevano dato la loro parola: «Sarà il primo provvedimento discusso dopo il referendum costituzionale, quando riprenderà l'attività del Parlamento».

 

È sceso un po' più giù nella classifica: nel calendario di Palazzo Madama ci sono prima i minori non accompagnati, poi il cyberbullismo, infine la cittadinanza. Ma soprattutto circola il sospetto anche anche nella sinistra dem, tanto che Miguel Gotor, bersaniano, denuncia: «Che fine ha fatto la cittadinanza? Nel caso in cui qualcuno avesse pensato a un baratto, magari per ammorbidire la Lega sulla legge elettorale, sarebbe davvero grave. Tutto il Pd si era impegnato a portare a casa la legge sulla cittadinanza». I sospettati sono evidentemente Renzi e i renziani, che vogliano andare a votare presto e hanno bisogno dei leghisti per approvare la nuova legge elettorale dopo la sentenza oggi della Consulta.

 

Roberto Calderoli, il vice presidente del Senato e leader leghista, interlocutore del Pd sulla riforma elettorale, ha presentato 8 mila emendamenti contro la legge sulla cittadinanza ai nuovi italiani. Tutta la Lega comunque è sicura che la legge sulla cittadinanza «non va da nessuna parte, basta, chiuso». Calderoli tuttavia sarebbe pronto a stamparne «milioni di emendamenti, se il provvedimento si affaccia in aula»: ha detto. Però non si affaccerà, ne è piuttosto convinto. Oggi la commissione Affari costituzionali si riunisce al Senato e stabilirà un calendario. Per la verità è senza presidente. Circolano i nomi del renzianissimo Andrea Marcucci, di Vannino Chiti, di Nicola Latorre e di Giorgio Pagliari.