Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 08/02/2018
Gli immigrati irregolari in Italia sono 66.047
Gli immigrati irregolari in Italia sono 66.047
08/02/2018  | Immigrazione.  

 

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Un po’ di verità finalmente su immigrazione ed rimpatri. I dati ufficiali e inediti del Viminale relativi agli ultimi tre anni. 54 mila le espulsioni effettive

 

di Claudia Fusani, giornalista parlamentare

 

Sono 66.047 gli stranieri irregolari presenti sul territorio italiano. E sono 54.601 quelli rimpatriati, cioè fisicamente riportati nei paesi di origine. A questa cifra va aggiunta quella relativa ai rimpatri volontari assistiti che contano circa un migliaio di persone (nel 2017). Ma ben 20 mila del Niger dal 2016 a oggi, da quando cioè sono state attivate con l’Oim (Organizzazione internazionale migranti)  le procedure finanziate dalla Comunità europea. Queste le cifre reali, ben diverse, come si vede, da quelle sparate da leader e candidati di centrodestra in questa campagna elettorale dove viene fatto un uso cinico, pericoloso e strumentale di tutto ciò che può agitare concetti di facile presa come straniero, paura, identità e sicurezza. 

 

Un po’ di verità, quindi, sui numeri dell’immigrazione che in queste ore vengono usati come sciabole per strappare voti e facili consensi.

 

Tiscali.it è in grado di sottoporre ai suoi lettori i dati aggiornati della Direzione Centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, l’ufficio he raccoglie tutti i dati relativi ad identificazioni, espulsioni e rimpatri sul territorio nazionale. Il Dipartimento Libertà civili raccogli invece i dati su sbarchi – etnie e paesi di origine - e accoglienza. 

 

Il trittico 

 

I dati sono raccolti in un “Riepilogo nazionale relativo al rintraccio di stranieri irregolari e ai provvedimenti di allontanamento” che mette a confronto gli ultimi tre anni di attività. Gli addetti ai lavori lo chiamano Trittico. Nel 2015 sono stati 34.107 gli stranieri rintracciati in posizione irregolare. Detta meglio, stranieri che non avevano titolo a restare in Italia.  Di questi 15.979 sono stati “allontanati”, cioè messi su aerei, respinti alla frontiera o riammessi nei paesi di provenienza. Nel 2016 gli irregolari rintracciati sono stati 41.473: di questi 18.664 sono  stati “allontanati”, leggi riportati a casa loro, mentre 22.809 sono rimasti in Italia in maniera illegittima. Il 2017 registra 45.068 stranieri rintracciati in posizione irregolare di cui 19.958 sono stati riportati nei paesi di origine e 25.110 sono rimasti qua.

 

Sommando i dati dei tre anni viene fuori che sono 66.047 gli stranieri che non hanno titolo a stare in Italia e invece sono ancora qui. A fronte di questi sono 54.601 quelli restituiti ai rispettivi paesi. “Attenzione – spiegano fonti del Viminale -  la somma degli irregolari dei tre anni può essere in eccesso perché potrebbe comprendere persone rintracciate più volte nell’arco dei tre anni. Le domande a questo punto sono due. La prima: perché non vengono rimpatriati i 66.047 della cui esistenza si ha certezza matematica. La seconda: come viene fuori il numero di “600 mila clandestini, la bomba sociale da disinnescare con rimpatri forzati” citato da Berlusconi e Salvini.

 

I rimpatri 

 

“Facciamo una media di due charter a settimana verso la Tunisia per circa 40 persone. Un numero analogo di persone viene rimpatriato ogni mese in Nigeria e Egitto” spiegano le fonti del Ministero. Da chiarire subito che per fare i rimpatri occorrono due elementi fondamentali: il riconoscimento consolare (certificato cioè dalle autorità del paese di origine) e l’autorizzazione al rimpatrio, ad atterrare cioè con i voli nei paesi di origine. 

 

Sarebbe “utile”, ai fini della percezione da parte dell’opinione pubblica, mostrare a telecamere e giornalisti queste operazioni. “Preferiamo non farlo – spiegano le fonti - perché i paesi di origine non amano pubblicizzare i rimpatri. Per quei governi, infatti, paga molto in termini di consenso avere i propri concittadini all’estero per due motivi: la deflazione demografica e il volume delle rimesse. Gli immigrati inviano a casa anche i 2 euro e mezzo al giorno che diamo loro come pocket money”. Però i rimpatri avvengono e sono in crescita come testimoniano i dati. 

 

Perché non rimpatriamo

 

Il punto sono i 66.047 di cui gli archivi delle polizie hanno nomi, cognomi  e nazionalità, che sono stati pizzicati in giro e definiti irregolari - con permessi scaduti o mai rilasciati - e che, nonostante tutto questo, restano sul territorio nazionale. Sessantaseimila non sono 600 mila. Però questo è il numero con cui fare i conti per parlare di Stato che funziona. O che ha fallito. “Belle parole - dicono al Viminale - piacerebbe anche a noi rimpatriare tutti coloro che troviamo senza i documenti in regola. Ma non riusciamo a farlo”.  Per almeno tre ragioni. Una sarebbe facilmente risolvibile: ancora non esistono i CTR (Centri temporanei per il rimpatrio) che ogni regione doveva indicare un anno fa (ai tempi del decreto Minniti) nei pressi di un aeroporto. Sono i centri dove portare gli irregolari prima del rimpatrio. Senza non è possibile neppure avviare le procedure. La difficoltà del riconoscimento consolare (ben diverso da quello giudiziario) e le resistenze dei vari paesi a riprendere i propri emigrati, fanno il resto. C’è poi una questione di costi: può arrivare a 4 mila euro il costo medio di ciascun straniero rimpatriato. Ancora una volta sarebbe ben diverso se tutta Europa aprisse un dossier rimpatri: più facile trattare con i paesi di origine; più bassi i costi.

 

La fiera dei numeri  

 

Resta da capire da dove arrivano numeri come 600 mila, 500 mila, la “bomba sociale”  di cui parlano Berlusconi e Salvini. Un fact checking dimostra facilmente che si tratta di cifre strumentali. Entrambi i leader del centrodestra dicono che “sono i migranti arrivati negli ultimi tre anni”. Dal 2015, l’anno di svolta nella crisi perché l’Europa ci costringe ad identificare tutti coloro che arrivano e che noi eravamo abituati a rifocillare quel che serviva e poi a lasciar partire verso i paesi europei, le vere destinazioni finali. 

 

La somma degli sbarchi di questi tre anni dà in effetti un numero tra 500 e 600 mila. Ma tutte queste persone sono richiedenti asilo. E tali restano finché non arriva il giudizio della Cassazione sulla loro richiesta. Finché questo percorso non è concluso - impiega tra i 2 e i 3 anni - nessuno può rimpatriare i migranti. Andrebbe contro tutte le leggi nazionali e le Convenzioni internazionali. Anche se le Commissioni territoriali bocciano le richieste (quasi il 60%), ciascun straniero può fare ricorso. E nei fatti bloccare l’iter dell’espulsione.

 

Questa la situazione. Che non cambierà a seconda di chi vincerà il 4 marzo. Perché le migrazioni non conoscono l’ormai famosa “fatina blu”.  Potrà migliorare. Ma non  certo essere risolta “a suon di cento migranti mandati a casa ogni settimana” come promesso da Salvini.