Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 30/01/2018
Minori stranieri soli senza diritti al Nord
Minori stranieri soli senza diritti al Nord
30/01/2018  | Immigrazione.  

 

Un nuovo report di Intersos denuncia la violazione dei diritti dei minori stranieri non accompagnati che cercano di entrare in Francia, Svizzera o Austria passando per le nostre frontiere

 

di Cristina Mastrandrea 29 gennaio 2018 https://www.osservatoriodiritti.it/

 

Violazione dei diritti e respingimenti continui. Accade alle frontiere dell’Italia settentrionale, dove i minori stranieri non accompagnati che cercano di entrare in Francia, Austria e Svizzera sono costantemente respinti. In aperta violazione dell’obbligo di presa in carico e di protezione di ragazze e ragazzi imposto dal Regolamento di Dublino III, che riconosce a tutti il diritto di presentare la richiesta di protezione internazionale. La denuncia è contenuta in “I minori stranieri non accompagnati lungo il confine settentrionale italiano”, il nuovo rapporto di Intersos che non è ancora stato pubblicato e che Osservatorio Diritti ha già potuto analizzare. Un documento che parla anche di «vessazioni, violenze verbali e fisiche, arbitraria sottrazione di beni e trattamenti forzati in luoghi inadeguati» in violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo. E che, senza troppi giri di parole, accusa il sistema: «Il superiore interesse del minore non gode della minima considerazione. I minori vengono costantemente respinti, e da ciò discende necessariamente l’impossibilità di applicare tutte le garanzie a loro tutela».

 

E ancora: «Non viene nominato un rappresentante, non è presente alcun servizio di mediazione, non viene effettuata alcuna valutazione sulla sussistenza di rischi particolari (tratta) e non viene esaminata la possibilità di ricongiungimento familiare». «Evidenziando la meccanicità di un apparato di controllo europeo che riduce gli individui a oggetti, questo rapporto rivela l’urgenza di ricostruire percorsi di accoglienza», dice Giovanni Visone, responsabile comunicazione di Intersos.

 

Arrivo di minori stranieri in Italia in calo nel 2017

 

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L’arrivo dei minori stranieri non accompagnati in Italia è un fenomeno in crescita dal 2011 che ha registrato una lieve diminuzione nei primi sette mesi del 2017. Negli ultimi sei anni i ragazzi e i bambini sbarcati e censiti in Italia sono 62.762 (dati del ministero dell’Interno).

 

Dal rapporto Intersos “I minori stranieri non accompagnati lungo il confine settentrionale italiano”

 

Nel dettaglio, tra gennaio e luglio 2017 sono stati 12.656, il 13% di tutti i migranti arrivati nel nostro Paese. In diminuzione rispetto al 2016, che al 31 dicembre registrava 25.846 bambini giunti sulle nostre coste (dati Unhcr).

 

L’immigrazione di minorenni: un popolo di “invisibili”

 

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Tra i minori stranieri non accompagnati sono migliaia quelli che risultano “irreperibili”. Nel 2016 si è persa traccia di 6.651 bambini. Alcuni rimangono intrappolati nelle maglie della criminalità organizzata. Altri si allontanano dalle strutture d’accoglienza dove si sentono “bloccati”, specialmente quando non viene loro garantita alcuna formazione o crescita personale. In molti casi, comunque, la fuga è legata alla volontà di raggiungere altri Stati europei per raggiungere i familiari.

 

Dal rapporto Intersos “I minori stranieri non accompagnati lungo il confine settentrionale italiano”

 

In testa ai Paesi di origine dei minori irreperibili sono Egitto (20%), Eritrea (17,2%) e Somalia (16,8%), seguiti da Afghanistan (10,5%) e Guinea (5,7%).

 

Emigrazione verso altri Stati: le rotte dal Nord Italia

 

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«Il transito per il Nord Italia verso gli Stati UE – si legge nel rapporto – è un fenomeno che è costantemente aumentato a partire dal 2015, in relazione alla permeabilità dei confini».

 

Dal rapporto Intersos “I minori stranieri non accompagnati lungo il confine settentrionale italiano”.

 

Il flusso in uscita investe tutto l’arco settentrionale, in particolare Ventimiglia, Como e il Brennero.

 

Ventimiglia e il confine francese: controlli di frontiera A seguito della sospensione degli accordi di Schengen dopo gli attacchi terroristici del 2015, la Francia ha applicato la normativa che prevede il ripristino dei controlli di frontiera (Regolamento 1051/2013). Ventimiglia rimane uno snodo di transito in uscita significativo, nonostante i controlli serrati, la difficoltà di oltrepassare il confine e la riammissione in Italia di chi viene intercettato a varcare la frontiera “irregolarmente”. Sulla base dei dati raccolti dal Centro Caritas della città, «nel mese di giugno i transitanti registrati sono stati 2.657, di cui il 45% dagli 11 ai 18 anni, a luglio 4.398, di cui il 37% dai 15 ai 18 anni e nel mese di agosto sono state registrate 2.900 persone di cui 41,6% tra i 15 e i 18 anni».

 

Tre modi per entrare in Francia e respingimento minori

 

Le modalità per passare oltre confine sono essenzialmente tre. A piedi, percorrendo il famoso “sentiero della morte” che arriva fino a Menton. In auto, attraverso l’aiuto di una rete di “passeurs”, che con 200/250 euro organizzano il viaggio da Ventimiglia verso la Francia. In treno, sulla tratta Ventimiglia-Nizza, che risulta essere il mezzo più utilizzato nonostante i numerosi controlli di polizia già alla stazione di Ventimiglia e a Menton, la prima fermata oltre confine.

 

In caso di controllo, tutte le persone senza documenti in regola, anche se minori, sono fatte scendere dal treno e portate all’ufficio di frontiera francese. Viene dato loro un documento, il “Refus d’Entrée”, e poi sono fatti risalire sul treno per l’Italia.

 

Il “Refus d’Entrée”, sottolinea lo studio, «attesta in maniera evidente il respingimento nei confronti dei minorenni, in violazione delle garanzie di diritto internazionale e comunitario a tutela dei minori».

 

All’arrivo sul territorio francese, infatti, non viene attuata la presa in carico dei minori, non viene dato loro un interprete o un mediatore e, soprattutto, non viene data la possibilità di fare richiesta di protezione internazionale. I respingimenti violano quindi tutti gli obblighi imposti dal Regolamento di Dublino III in merito alla protezione del minore.

 

Manca un centro per minori stranieri soli

 

A Ventimiglia fino a giugno 2017 non era presente alcun centro di accoglienza per migranti. La chiesa di Sant’Antonio a Roverino ha ospitato i nuclei familiari, le donne e i minori.

 

Solo a fine giugno 2017, il Campo Roya della Croce rossa italiana ha iniziato a dare accoglienza ai minori stranieri non accompagnati. Una soluzione temporanea, visto che la normativa italiana vieta l’accoglienza in centri per adulti.

 

I minori intercettati nel territorio sono quindi trasferiti direttamente al Campo Roya e registrati attraverso il controllo delle impronte digitali. Da qui si apre per loro la strada dell’affidamento al Comune di Ventimiglia e il trasferimento nelle strutture di accoglienza per minori del territorio.

 

«In virtù della politica di decompressione territoriale intrapresa dal Ministero dell’Interno, sono predisposti dei trasferimenti coatti dalla città di Ventimiglia in direzione dell’hotspot di Taranto». Operazioni di trasferimento che hanno lo scopo di “alleggerire” la città dalla presenza di migranti. Un gioco dell’oca che li riporta dove tutto ebbe inizio. E si ricomincia daccapo.

 

Accampamenti di migranti lungo il fiume Roya

 

A partire dall’inverno 2017, un numero considerevole di migranti, anche minorenni, non potendo trovare rifugio in un centro o nel Campo Roya, ha trovato riparo sulla riva del fiume Roya, sotto il ponte autostradale. Si parla di 300- 350 persone, di cui il 30-35% minori. Una situazione inaccettabile, considerando anche le condizioni igienico sanitarie, l’assenza di acqua e di bagni chimici.

 

Quasi una su cinque delle 1.480 visite fatte dall’unità medica di Intersos nell’area del fiume Roya tra il 23 maggio e il 4 ottobre scorso ha riguardato un minore straniero non accompagnato. E in un quarto dei casi, i ragazzi hanno chiesto aiuto per “traumatismi” legati al tentativo di attraversare il confine o alla permanenza lungo i margini del Roya.

 

Il monitoraggio denuncia anche che «i pazienti hanno riferito di aver subito tali violenze dalle autorità francesi, e in due casi da quelle italiane nell’area urbana di Ventimiglia».

 

Bardonecchia e i transiti a temperature sotto zero

 

Il flusso di migranti che cercano di varcare il confine passando da Bardonecchia è di dimensioni ridotte rispetto agli altri. Da qui parte la “rotta alpina”, dove d’inverno le temperature arrivano fino a 15 gradi sotto zero. Nonostante la neve e il freddo rigido, i migranti tentano di superare le Alpi. Oltreconfine li aspetta la polizia transalpina, che in molti casi li ferma e li rispedisce in Italia.

 

Chi riesce a eludere i controlli, cammina per ore e ore, in condizioni difficili, rischiando l’ipotermia, per arrivare fino a Briançon, il primo paese d’Oltralpe. «I minori intercettati al valico del Frejus sono stati 68 nel 2016 e 37 nel 2017». Il flusso, però, riguarda in media 15/20 migranti al giorno.

 

Como e Chiasso: i respingimenti della Svizzera

 

Da luglio 2016 la Svizzera ha di fatto chiuso le frontiere. I controlli, infatti, sono stati intensificati anche con droni ed esercito. Un’operazione che ha avuto come conseguenza un aumento di persone bloccate a Como. I migranti in transito accampati presso il parco della stazione San Giovanni hanno raggiunto le 600 unità ad agosto 2016.

 

Secondo Intersos, «da metà luglio a fine agosto 2016 sono stati effettuati da Chiasso 7.000 respingimenti, 15.000 a partire da gennaio 2016. 454 i minori stranieri non accompagnati riammessi in Italia».

 

Gli accordi italo-svizzeri non prevedono una distinzione tra minorenni e maggiorenni che varcano il confine, quindi il migrante viene riconsegnato alle autorità italiane a meno che non presenti domanda di protezione internazionale o di asilo.

 

«Sono molti i casi registrati dall’ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, ndr) e dalle associazioni svizzere di minori respinti anche se manifestavano l’evidente intento di richiedere Protezione Internazionale».

 

Da settembre 2016 è stato allestito un campo della Croce rossa per accogliere in misura temporanea i migranti che, per diversi mesi, rimangono in attesa di essere trasferiti in altre strutture o del riconoscimento della protezione internazionale. Il campo è composto da 50 container con 8 posti letto ciascuno e ad oggi ospita 200 persone, di cui 40 minori.

 

Anche in questo caso, rileva Intersos, «la copertura sanitaria nel campo è assente. L’ambulatorio è privo di strumentazione adeguata. Le maggiori criticità che riguardano i MSNA sono relative alla situazione di forte promiscuità in cui vivono coloro che sono ospitati nel campo della Croce Rossa. Per i richiedenti protezione internazionale l’accoglienza dura anche otto mesi in assenza di alcun servizio».

 

Immigrazione di minori stranieri tra Brennero e Bolzano

 

Anche al Brennero e a Bolzano, denuncia il report, la situazione dei minori stranieri soli sono «estremamente critiche». La chiusura definitiva della frontiera nel 2016 ha determinato ripercussioni notevoli sulla città di Bolzano, dove si era creata una situazione in cui circa 2.000 persone risultavano fuori dal circuito di accoglienza. Di fatto, quindi, stavano in strada.

 

«La principale via d’uscita dall’Italia rimane, per ora, quella tramite il viaggio in treno Eurocity o regionale attraverso il valico del Brennero». In alternativa, i transitanti cercano i passaggi offerti dagli “smugglers”, dai trafficanti, per l’Austria o la Germania, con un costo che varia dai 300 agli 800 euro.

 

Secondo testimonianze raccolte nel rapporto, «nel corso di una visita presso la stazione ferroviaria del Brennero, in data 17/08/2017 – ci siamo imbattuti in un gruppo di quattro ragazzi, tre somali e un gambiano, tre dei quali minori, appena respinti dalla polizia austriaca. I quattro, tutti privi di documenti d’identità, che avevano subito il ritiro dei pochi soldi che avevano con sé e del telefono cellulare, avevano il documento attestante la sanzione per ingresso illegale all’interno del territorio austriaco, nel quale erano riportati i loro dati anagrafici».

 

Chi riesce a passare i controlli nella tratta italiana e arriva al Brennero, deve poi fare i conti con ulteriori controlli della polizia italiana di frontiera. Se non in possesso di documenti, i transitanti vengono respinti e portati al commissariato di polizia del Brennero. Chi invece riesce a varcare il confine, dovrà affrontare i controlli della polizia austriaca.

 

«La Polizia austriaca, come più volte segnalato da parte dei migranti, applica indistintamente a tutti gli intercettati la sanzione amministrativa per ingresso irregolare. L’importo che il migrante è tenuto a pagare varia di volta in volta: da 100 a 700 euro (l’importo massimo della sanzione è di 1000 euro)». E quando il denaro non è sufficiente, gli agenti sequestrano il telefonino (leggi anche “Immigrazione: diritti violati al Brennero”).

 

Il passo successivo è l’identificazione e la riammissione forzata in Italia, come previsto da un accordo bilaterale che «prevede la possibilità di effettuare riammissioni in forma ordinaria o semplificata (nell’arco delle 24 ore), escludendo la possibilità di effettuare riammissioni nei confronti di cittadini di Stati terzi che abbiano presentato richiesta di protezione internazionale nello Stato in cui si trovano. Tutto questo iter avviene in maniera arbitraria».