Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 24/01/2018
Gli studenti stranieri costano 1/10 di quanto spendono, ma Londra vuole «tagliarli»
Gli studenti stranieri costano 1/10 di quanto spendono, ma Londra vuole «tagliarli»
24/01/2018  | Immigrazione.  

 

By Deborah Ameri, 23/1/2018  

 

(https://it.businessinsider.com/) Che con la Brexit l’Inghilterra rischi di darsi la zappa sui piedi lo pensano in tanti, persino chi aveva votato per il leave. Adesso un’altra potenziale botta masochistica all’economia potrebbe arrivare dagli studenti internazionali. Il governo di Theresa May è determinato a includere nelle quote di immigrati (da abbassare di decine di migliaia) anche gli studenti stranieri che arrivano da tutto il mondo e che scelgono le università inglesi per dottorati, master e corsi di specializzazione post laurea. Finora non era noto quanto costasse a Londra ospitarli. Ma adesso un rapporto commissionato dall’Higher Education Policy Institute (Hepi) fotografa una realtà che non può essere ignorata: gli studenti, nella durata totale dei loro corsi, portano nelle casse dello stato britannico oltre 20 miliardi di sterline (per la precisione 25,5 miliardi di euro).

 

Le spese degli studenti stranieri in Gran Bretagna. HEPI

 

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Ma il loro costo per il Paese è di soli 2,5 miliardi di euro.

 

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Finora nessuna analisi aveva stabilito benefici e costi degli ospiti stranieri. Ma con questi numeri sarà difficile che May possa ignorare il rapporto, condotto dalla compagnia di consulenza London Economics.

 

Lo studio ha valutato le spese di 230.000 studenti stranieri in termini di tasse scolastiche (che si aggirano dai 10.000 euro l’anno in su), spese per vitto, alloggio, intrattenimento, libri, materiale per gli studi, più spese di famigliari in visita. Ogni studente europeo regala a Londra, durante il corso degli studi, circa 100.000 euro, mentre coloro che arrivano da Paesi non europei lasciano 115.000 euro (le tasse per loro sono più alte).

 

Spesa media pro capite degli studenti stranieri (Europa e resto del mondo) in Gran Bretagna durante il corso di studi. HEPI

 

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Tolte le spese dell’accoglienza, per fare un esempio, undici universitari extra europei generano oltre un milione di sterline. La maggior parte dei candidati arriva dalla Cina (uno su quattro). Seguono Stati Uniti e India. Per quanto riguarda l’Europa, invece, la maggioranza viene dalla Germania (7.250), dalla Francia (6.995) e dall’Italia (6.055).

 

La top 10 dei Paesi europei di origine degli studenti stranieri in Gran Bretagna. HEPI

 

 

È Londra, naturalmente, ad attrarre più studenti, con un beneficio economico che ammonta a oltre 5 miliardi di euro. Ma lo studio mostra che la ricaduta favorevole riguardi tutti i territori della Gran Bretagna e non solo la capitale.

 

Provare a convincere il governo chegli studenti stranieri portano un grande contributo è come sbattere la testa contro un muro – ammette Nick Hillman, direttore di Hepi – In passato non ha mai accettato le cifre del ritorno economico sulla base del fatto che non si fosse a conoscenza dei costi sostenuti per l’accoglienza. Il nostro studio ora dimostra che questi costi sono minimi in confronto ai benefici. Imploriamo sottosegretari e funzionari di considerare la nostra analisi con la serietà che merita”. Il rapporto è stato girato al Migration Advisory Committe e che avrà il compito di consigliare il governo su come trattare lo status degli studenti stranieri.

 

La sfida è assicurarsi che la Gran Bretagna sappia offrire il meglio a chi vuole studiare da noi – ha rincarato la dose Linda Cowan, direttrice del Kaplan International Pathways, l’istituto che insieme a Hepi ha commissionato il rapporto– E per questo il governo deve impegnarsi a dimostrare che gli studenti sono i benvenuti. È quindi essenziale non contarli nel numero di immigratiche entrano nel Paese”.

 

Il ministro dell’Interno Amber Rudd sta spingendo proprio per escludere gli universitari stranieri dalle quote, ma Theresa May pare irremovibile nel suo intento di portare ai minimi storici il flusso migratorio, soprattutto con l’incertezza della Brexit, ed è decisa ad abbattere la scure anche sulle università.

 

Includerli nelle statistiche dell’immigrazione non danneggia né gli studenti né il settore dell’educazione e dal 2010 abbiamo visto aumentare il numero dei visti scolastici del 24%”, risponde Downing Street.

 

Peccato che con una politica diversa la percentuale potrebbe essere molto più alta.