Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 22/01/2018
L’algoritmo che aiuta i migranti
L’algoritmo che aiuta i migranti
22/01/2018  | Immigrazione.  

 

Mariella Bussolati https://it.businessinsider.com/

 

https://it.businessinsider.com/ 22 gennaio 2018 - La gente che vive in situazioni di guerra, costante pericolo di vita, catastrofi ambientali, assenza di cibo, economie allo sbando, preferisce rischiare tutto, pur di abbandonare quello che ormai ha già perso. Le politiche europee hanno calmierato la situazione, hanno sicuramente ridotto gli ingressi, ma non possono arrestare il fenomeno. I migranti dunque continueranno ad arrivare, e dovremo continuare a trovare una soluzione per garantirgli una vita e, forse, per permettergli di diventare una risorsa economica e non, come sostengono alcuni, una zavorra. 

 

Secondo una ricerca dell’Immigration Policy Lab della Stanford University e dell’ETH, il politecnico federale di Zurigo, tutto dipende da come viene gestita l’accoglienza. Se il rifugiato si trova in una situazione positiva e accogliente, sarà più facile per lui farsi accettare, trovare lavoro e proseguire con le proprie gambe. Il problema, purtroppo, non si risolve con le buone intenzioni: scegliere, come avviene ora, la destinazione solo in funzione dei posti disponibili o altri fattori casuali, non aiuta nessuno.

 

Per questo motivo i ricercatori hanno cercato, e trovato, un algoritmo che sceglie in modo più razionale la meta alla quale inviarli e dalla quale sarà più facile per loro ripartire. Sia negli Stati Uniti sia in Svizzera, nei casi in cui è stato applicato, il tasso di impiego del migrante è migliorato drasticamente. Il luogo dove dovranno costruirsi una nuova vita, sostengono gliautori dello studio pubblicato su Science, è molto importante. E il risultato non dipende solo dall’arrivare in una località dove il mercato del lavoro è più dinamico. Poiché ciascuna persona è diversa dalle altre e ha capacità diverse, tutto dipende invece da se quelle caratteristiche possono fornire ricompense in un certo posto, o diventare invece un problema. La capacità di ambientarsi e in seguito di sistemarsi economicamente però, non fanno parte dei criteri attuali in base ai quali si decide dove mandare le persone.

 

L’algoritmo risolve questo problema. Tenendo consto dell’età, del sesso, dell’istruzione, della provenienza, propone un luogo preciso dove è più alta la possibilità di successo. L’algoritmo impara anche dalle esperienze precedenti: lavora su parametri che sono già a disposizione e che rivelano quando e come le storie sono finite positivamente. Per metterlo a punto, sono stati utilizzati dati relativi a 30 mila rifugiati arrivati tra il 2011 e il 2016 negli Stati Uniti, di età dai 18 ai 64 anni. Quando, alla fine del 2016,  è stato utilizzato per chi è entrato negli Usa, le previsioni si sono dimostrate corrette: la possibilità di trovare lavoro è salita del 50 per cento. Il test è stato ripetuto anche in Svizzera, a partire dai dati del Segretariato per la migrazione, dal 1999 al 2013.

 

Quando nel 2013 è stato applicato l’algoritmo,le possibilità di trovare lavoro sono aumentate del 73 per cento. L’applicazione di questo strumento, fa notare il team, non costa nulla, ma invece ottiene un grande effetto. Persino maggiore di altri strumenti, che però richiedono finanziamenti, come corsi di lingua e formazione. E può tra l’altro migliorare: l’algoritmo infatti continua a elaborare i dati delle nuove ondate e a riprofilare meglio le proposte, considerando anche che alcuni posti, che possono essere ideali in un dato momento, possono non esserlo in un altro.