Guglielmo Loy: comunicato Stampa del 19/10/2017
Migranti, europarlamento preme su governi per riforma Dublino. Vertice a Bruxelles
Migranti, europarlamento preme su governi per riforma Dublino. Vertice a Bruxelles
19/10/2017  | Immigrazione.  

 

dal nostro corrispondente Alberto D'Argenio

 

(http://www.repubblica.it/)  BRUXELLES, 19 ottobre 2017 - Il Parlamento europeo manda un segnale forte ai capi di Stato e di governo che oggi si riuniranno a Bruxelles approvando un testo sulla riforma di Dublino, le regole Ue sui migranti. La commissione Libertà civili dell’Assemblea ha dato il via libera alla sua versione delle norme sui richiedenti asilo in cui di fatto, come Roma chiede da anni, cancella il principio del Paese di primo approdo in base al quale i migranti sono responsabilità dello Stato in cui hanno compiuto il primo ingresso. Fino ad oggi Italia e Grecia. La proposta migliora quella della Commissione europea, bloccata da un anno dai governi, introducendo un meccanismo automatico di ridistribuzione degli aspiranti rifugiati tra tutti partner Ue. Nella versione proposta da Bruxelles le relocation sarebbero scattate solo in fasi di emergenza, ovvero quando una nazione era sotto stress con arrivi superiori al 150% della sua capacità di accoglienza. Strasburgo invece punta a far scattare la distribuzione dei richiedenti asilo ogni volta in cui un Paese supera una soglia di ingressi calcolata in base a popolazione e Pil più bassa rispetto a quella prevista dalla Commissione, che era puramente emergenziale.

 

La proposta sarà votata dalla plenaria dell’Europarlamento, ma il via libera è scontato. Ieri in commissione hanno votato a favore tanto Forza Italia quanto il Pd, mentre il M5S ha detto di no. «Un voto fondamentale per l'asilo Ue solidale – ha commentato il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani – oggi chiederò ai governi di fare presto la loro parte». Per Strasburgo il testo deve costituire la base per un nuovo compromesso tra governi, ma è difficile che una versione così favorevole a Italia e Grecia convinca Visegrad, l’alleanza dell’Est contraria a qualsiasi forma di solidarietà composta da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia ai quali si assocerà l’Austria del nuovo governo di Sebastian Kurz.

 

I migranti saranno proprio uno dei temi al centro del Consiglio europeo di oggi durante il quale i leader torneranno a lodare il lavoro dell’Italia per i salvataggi in mare e si proporranno di continuare a lavorare sulla stabilizzazione della Libia. Tema che sarà anche dibattuto anche nella bilaterale tra il premier Paolo Gentiloni e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, impegnato a trovare una soluzione per mettere d’accordo tutti su Dublino. Ma i tempi per una decisione non saranno brevi visto che il chairman del Consiglio europeo, Donald Tusk, nell’agenda che oggi consegnerà ai leader sposterà a giugno il periodo di una possibile intesa sui richiedenti asilo, con Juncker che comunque spingerà, anche mediando tra i differenti governi, a trovare una soluzione politica di massima già al vertice di dicembre per poi sfruttare i successivi sei mesi per affinarla.

 

D’altra parte non è un mistero che l’agenda stilata da Tusk non piace né alla Commissione né all’Italia in quanto fa slittare a 2018 inoltrato le due vere riforme che attendono l’Unione: migranti, appunto, e nuove regole per la governance dell’euro. Ma così chiede Angela Merkel, che non vuole che due temi così controversi turbino le consultazioni per la formazione del suo nuovo governo. Oggi i leader parleranno di un altro tema che lambisce quello dei richiedenti asilo, ovvero i rapporti con la Turchia. Ankara ospita i profughi siriani dietro assegno europeo da 6 miliardi e per non fare saltare questo accordo vitale per Angela Merkel i leader non cancelleranno le aspirazione Ue dei turchi, ma manderanno un segnale molto duro a Erdogan così come chiesto dalla stessa Cancelliera e da altri leader.

 

Nei corridoi del Justus Lipsius - il vecchio palazzo del Consiglio europeo che oggi tornerà teatro delle riunioni tra leader visto che quello nuovo, l’Europa Building, è inagibile per via di gas tossici rilevati nelle sue cucine - parleranno anche dell’assegnazione delle due agenzie Ue che lasceranno Londra dopo la Brexit, l’Eba e l’Ema, quest’ultima nel mirino di Milano impegnata in una durissima lotta con Amsterdam, Copenaghen, Vienna e Bratislava. Tema che sarà sollevato anche da Silvio Berlusconi, al suo rientro a Bruxelles dove non si faceva vedere dal 2012 in occasione del prevertice dei leader del Partito popolare europeo, il centrodestra Ue, alla quale ci sarà anche Merkel.

 

Sulla Brexit invece si va verso lo stallo, con i leader che a Theresa May concederanno giusto il contentino, chiesto dalla premier britannica per rinforzarsi in casa, di riconoscere alcuni passi avanti nei negoziati sul divorzio. Nessuna altra concessione alle richieste di Londra. E così l’apertura della seconda fase delle trattative, quelle sui rapporti futuri tra Ue e Regno Unito, non potrà scattare vista la reticenza inglese a lavorare per chiudere la prima fase dei negoziati, quella sull’addio, che comprende diritti dei cittadini europei in Gran Bretagna, Irlanda e soprattutto assegno di fine rapporto con l’Unione a carico degli inglesi, che per Bruxelles dovrà essere di circa 80 miliardi. Se tutto andrà al meglio, si potrà svoltare a dicembre. Altrimenti i tempi per un accordo complessivo saranno sempre più stretti (bisogna chiudere entro marzo 2019) con il rischio di una pericolosa uscita disordinata del Regno Unito.