Antonio FOCCILLO: comunicato Stampa del 20/03/2017
In realtà sono più di 100
In realtà sono più di 100
20/03/2017  | Pubblico_Impiego.  

 

di Antonio Foccillo

 

La Uil ha compiuto sessantasette anni. Infatti, il 5 marzo 1950, nasceva la Uil, ma le sue origini vanno ricercate in fermenti più lontani nel passato che ci fanno dire che, in effetti, essa ha più di cento anni, perché quando è nato il movimento sindacale in Italia è stato grazie alla cultura laica, socialista e libertaria, solo successivamente sono arrivate le leghe bianche e, poi, nel 1921 i comunisti.

 

La Uil in questi anni si è pienamente affermata nella sua identità sociale, consolidata nel riconoscimento storico e culturale, nonostante la sparizione dei partiti di riferimento ideale che aveva all’inizio della sua storia.

 

Possiamo affermare che la Uil nasce nel 1950, quando sono nate anche Cisl e Cgil, proprio con quella cultura laica riformista, per una specifica necessità storica, cioè quella di contrastare il dogmatismo, e di contrastare e rifiutare le volontà egemonizzanti di una parte politica che per realizzare il fine della strumentalità politica dell’opposizione utilizzava le battaglie sindacali. Infatti, una volta allontanato il Partito comunista dal Governo ad opera di De Gasperi, il sindacato rappresentava per il Pci il terreno fertile ove spingere e dilatare un antagonismo politico di matrice extra parlamentare. Dall’altra, però, si andava consolidando, invece, quella componente di origine cattolica che all’opposto mirava a contenere il movimento sindacale all’interno di un’azione diversamente egemone da quella comunista, ma ugualmente riduttiva del pluralismo sociale e politico del sindacato.

 

Il ruolo dei partiti, in quegli anni, era molto condizionante sul sindacato e la conseguente mancanza di autonomia da parte dello stesso fece manifestare i primi scontri politici interni e il verificarsi delle lacerazioni che portarono alla scissione della Cgil e alla formazione della Uil e della Cisl.

 

Così si formarono tre organizzazioni che avevano specificità ideologiche propositive che andavano a contribuire in maniera uguale alla crescita del movimento sindacale, diversa era invece la considerazione che veniva a propagarsi nel mondo sindacale sulle tre organizzazioni. Infatti, grazie ad una maggiore capacità organizzativa e politica, secondo alcuni commentatori di vicende sindacali, Cisl e Cgil potevano lanciare più capillarmente i loro propositi, attutendo per contraltare l’estensione del messaggio lanciato della Uil.

 

E’ da questo fatto che derivava in molti una non corretta visione del ruolo esercitato dalla Uil, nel contesto sindacale italiano.

 

Un’osservazione però attenta ai fatti della storia sindacale del nostro Paese riesce a far emergere la funzione “storica” svolta dalla Uil, sia nel difendere un patrimonio di cultura sindacale non espresso dalle altre organizzazioni che nel proporre contributi innovativi.

 

Inizialmente, infatti, la Uil, come sindacato laico, socialista e libero, ha rappresentato - e d’altronde ancora rappresenta - una garanzia indispensabile al pluralismo sindacale, non ridotto alla contrapposizione di due orientamenti monolitici e selettivi, i quali avrebbero altresì alimentato politicamente la funzione dei sindacati in una presenza determinata da motivazioni estranee al loro effettivo compito sociale. Infatti, la Uil non rifiutava la battaglia per un mutamento del sistema, ma la vedeva in senso riformistico, presupponendo, conseguentemente, un sindacato portatore di un progetto forte di proposte politiche.

 

E in tal senso va valutata la sua proposta per politiche di partecipazione alla macro e microeconomia.

 

Una politica che legava lo sviluppo del Paese ad un’analisi dei comparti produttivi, per un’incentivazione delle aree considerate in ritardo per lo sviluppo dell’intero sistema.

 

Un’impostazione che vedeva come avversario, non il singolo soggetto produttivo e il sistema nel suo insieme, ma quelle parti del sistema che erano obsolete e incapaci di rispondere in maniera adeguata allo sviluppo economico in atto.

 

Per questo essa accetta un’impostazione finalizzata alla realizzazione di forme partecipative-cogestionali destinate a migliorare sia la produttività che naturalmente il reddito e, quindi, il benessere dei singoli lavoratori.

 

Sul terreno più propriamente sindacale la Uil ha sempre rifiutato l’impostazione ugualitaristica, ritenendola demagogica, proprio per poter meglio tutelare la responsabilità e la professionalità nel lavoro. Possiamo dunque affermare che la Uil ha contribuito in maniera determinante alla necessità per il mondo del lavoro di un pluralismo e, quindi, alla possibilità di una rappresentatività complessiva del sindacato, fondata sul rapporto diretto fra strategia politica e consenso sociale.

 

La Uil ha mantenuto in vita un patrimonio di proposizione sindacale che sarebbe andato disperso senza la sua nascita.

 

Un contenuto che è servito a migliorare tutto il movimento sindacale. In questo ruolo la Uil ha saputo così accrescere una propria specificità di organizzazione, dapprima quale soggetto di mediazione al bipolarismo politico sindacale, in seguito maturando un ruolo più fortemente propositivo, capace di aggregare l’intero movimento sindacale sui progetti e smuovendo così la tendenza alla staticità e al conservatorismo che caratterizzava le altre organizzazioni. Quindi un’azione che è diventata non solo di ricerca e riconoscimento della progettualità, ma ha anche innescato mobilità e dinamismi nel movimento sindacale e nella società. Contro una condizione delle altre organizzazioni che si sono spesso caratterizzate più per trattenere e conservare la propria rappresentanza, il che diventava quindi inevitabilmente un atteggiamento rituale e ripetitivo, al cospetto delle trasformazioni e del nuovo.

 

La Uil, invece, ha saputo incessantemente fermentare i parametri e le modalità politiche della propria azione anche con una velocità travolgente, addirittura, a volte, anticipatrice degli eventi.

 

Ricordo i tanti passaggi di questa strada: prima il protagonismo e la partecipazione, in seguito la concertazione e la politica dei redditi, poi l’attenzione per la professionalità e le nuove identità sociali, per arrivare alla fase del sindacato dei cittadini, fino alla ripetuta ricerca di unita d’azione. Infine, in questi ultimi anni, all’esaltazione dell’autonomia ed al riconoscimento degli interlocutori senza nessuna preclusione e con il massimo rispetto.

 

In questi anni travagliati di grandi stravolgimenti politici, di frammentazioni partitiche, di diffusa disaffezione verso la politica tradizionale e di fronte alle adesioni più da tifosi che da protagonisti oggettivi delle vicende politiche, la Uil ha sempre saputo svolgere un’azione di confronto serio sui contenuti, a prescindere dall’interlocutore che li proponeva, riprendendo nella società italiana quelle sue motivazioni ideali che l’hanno fatta forte in questi tanti anni di attività: il riformismo, la laicità, la tolleranza, la difesa del pluralismo e la valutazione delle proposte solo sul piano dei contenuti.

 

Alla crisi di una classe politica che sconta la mancanza di capacità di decidere per il bene comune e di dare una risposta concreta ai problemi del Paese e all’incombere di biechi populismi, la Uil ha risposto calando quei suoi valori nella partecipazione alle scelte politiche ed economiche, rimettendo al centro, in primo luogo, la lotta alle diseguaglianze e all’emarginazione sociale con l’intenzione di avviare un percorso riformista che ci consegni una società più solidale ed equa, dove si salvaguardino la persona e i diritti di cittadinanza in tutti i suoi aspetti: dal diritto al lavoro alla vita; dalla sicurezza sociale a quella personale; dal ripristino del potere di acquisto ad un fisco che recuperi la sua funzione di ridistribuzione della ricchezza e della solidarietà.

 

Si tratta, in sostanza, di un solo filo rosso che ha segnato la crescita costante di un sindacato che ha saputo fare cultura, produrre idee e valori. L’azione della Uil, in questi anni, non si è solo indirizzata a superare vecchi tabù o a trovare rimedi a difficoltà di ruolo contrattuale del sindacato, ma ha cercato di far ritrovare al sindacato uno spazio di impegno sociale che interpreti in modo moderno le esigenze nuove del lavoratore-cittadino.

 

Ha saputo tradurre in progetti politici e in realtà contrattuale quello che sempre di nuovo la società ed il sistema economico – sociale mano a mano venivano maturando, e questo lo riconoscono soprattutto la crescita costante degli iscritti e dei voti in tutti i momenti elettorali, dove abbiamo riscosso tanti successi.

 

In conclusione, non possiamo che porre l’accento sull’impegno che la Uil ha profuso nel cercare e sostenere con forza e convinzione l’unità d’azione fra le tre confederazioni. Un obiettivo per il quale la Uil, proprio per la sua radicata tradizione pluralista, ha investito e sta investendo tutte le sue forze, consapevole che soprattutto grazie alla rappresentatività complessiva del movimento sindacale - e al consenso che ne deriva - si possono raggiungere risultati reali come quelli che abbiamo ottenuto negli ultimi mesi.

 

Soluzioni ai problemi del Paese che la Uil, in questi sessantasette anni, grazie alla sua impronta laica e riformista, ha sempre cercato attraverso un dialogo libero e un confronto costruttivo con tutti, sempre guidata dai suoi valori e, in particolare, dalla rappresentanza dei giovani, delle donne e degli uomini che cercano o hanno un lavoro.

 

Idee ed impegni sui quali, in questi ultimi sessantasette anni, sono state costruite le fondamenta su cui si regge la nostra casa dei lavoratori e dei cittadini, la Uil.