Antonio FOCCILLO: comunicato Stampa del 01/03/2016
Foccillo: Accordo Stato-Regioni Banda Ultralarga
Foccillo: Accordo Stato-Regioni Banda Ultralarga
01/03/2016  | Sindacato.  

 

 

Raggiunto l’accordo Stato – Regioni per la realizzazione del Piano banda ultralarga, che prevede la ripartizione di circa 3 miliardi di euro di fondi pubblici destinati a quelle aree del paese definite “Bianche” in cui gli operatori non trovano conveniente investire. Il piano del Governo per la realizzazione di una rete a banda ultralarga pubblica nelle aree a fallimento di mercato potrà muovere i primi passaggi col via libera siglato 11 febbraio ’16, in Conferenza Stato-Regioni.

 

Tutte le Regioni, infatti, hanno condiviso un Piano nazionale, dove i suoi obiettivi prevedono una rete pubblica in tutte quelle aree bianche e dove si sono visti d’accordo sull’utilizzo congiunto delle risorse regionali e nazionali e sul criterio di ripartizione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione sulla base dei diversi fabbisogni territoriali.

 

L’accordo Quadro stabilisce che 2,2 miliardi assegnati dalla delibera CIPE di agosto 2015 saranno utilizzati “secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei Cluster C e D” e “tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano Banda Ultra in ciascuna Regione”. Dei 2,2 miliardi saranno inizialmente ripartiti 1.6 miliardi che si aggiungono a 1,187 di fondi FESR e FEASR e a 233 milioni di PON imprese e competitività per un totale di circa 3 miliardi. Per rispettare l’equilibrio complessivo 80/20 nella distribuzione delle risorse FSC, già previsto dalla delibera CIPE di agosto, un’ulteriore delibera CIPE “da approvare entro il 30 aprile 2016” assegnerà alle sole Regioni del Mezzogiorno 1.184.022.398 utilizzabili anche per altre opere infrastrutturali. Qualcosa in meno, quindi, dei 4 miliardi previsti inizialmente, alla luce dell’aumento degli impegni degli operatori privati nelle aree interessate dagli interventi. Telecom Italia, in particolare, ha annunciato la copertura di ulteriori 1.146 Comuni inizialmente non previsti nei “cluster” C e D.

 

Nello specifico, si prevede un intervento diretto nei circa 7300 Comuni definiti “aree bianche” dove la rete resterà, quindi, pubblica (Stato-Regioni), mentre nelle cosiddette aree ‘grigie’ (in cui è presente un unico operatore di rete ed è improbabile che nel prossimo futuro sia installata un’altra rete), “saranno utilizzate ulteriori risorse individuate dalla Delibera CIPE e ulteriori strumenti finanziari previsti dal Piano BUL quali il credito d’imposta, il fondo di garanzia e i voucher alla domanda. La fase due del piano sarà programmata e realizzata solo dopo il via libera della Commissione europea sul regime di aiuto”. Questo quanto affermato in conferenza stampa il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni, Antonello Giacomelli. Infratel spa, società in house del Mise, agirà in qualità di soggetto attuatore degli interventi previsti dall’accordo. Il Piano banda ultra larga approvato in Consiglio dei Ministri il 3 marzo 2015 si propone di raggiungere il duplice obiettivo fissato dall’Europa nell’Agenda 2020: la copertura dell’85% del territorio con connessioni oltre i 100Mbps e del 100% con connessioni ad almeno 30Mbps. Ricordiamo che, grazie al piano EuroSud, al sud la banda larga a 30 Mbps raggiunge il 75% della popolazione e quella a 100 mpbs è disponibile in scuole, ospedali e pubbliche amministrazioni. Al Nord, invece, l’infrastrutturazione è stata affidata per lo più all’intervento degli operatori privati che hanno privilegiato i 30 mega ritenendo troppo bassa la domanda di connessioni a 100 Mbps. Grazie ai fondi europei, in sostanza, molte regioni del meridione d’Italia arriveranno al 2018 con una copertura decisamente migliore e in tecnologia FTTN, ossia la fibra fino al cabinet e il rame fino a dentro la casa. Stando ai dati Infratel, in Calabria, ad esempio, dove attualmente risulta non servito l’81% delle unità immobiliari, solo il 3% di queste non dovrebbe avere fibra da qui ai prossimi tre anni, in Puglia la percentuale scenderà all’1%, in Sicilia al 20% e in Basilicata al 24%, contro il 62% del Friuli Venezia Giulia, l’85% della Val D’Aosta, il 69% del Trentino Alto Adige. Il piano, ora, dovrà essere notificato all’Unione Europea e considerando che ci vorranno 60 giorni per avere una risposta e almeno 4 mesi per preparare i bandi, i tempi sono strettissimi rispetto al ciclo di programmazione europea per la gestione dei fondi struttura. Il rischio è di far rimanere non approvati e quindi non utilizzati parte dei fondi stanziati dall'Europa.