PARI OPPORTUNITA'  - 
Più donne nei posti decisionali: L’Italia merita il plauso della UE
Commento di Maria Pia Mannino
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29/10/2014  PariOpportunità.  

 

 

 

L’Italia, nel corso dei lavori della Conferenza Europea sulla parità di genere, tenutasi al Ministero degli Esteri  lo scorso 23 e 24 ottobre, è stata lodata dalla Commissaria UE alla giustizia, diritti e cittadinanza, Martine Reicherts,  come Paese membro dell’UE nel quale le donne si sono guadagnate soddisfacenti  collocazioni nei posti decisionali.

 

Sappiamo che, nonostante la condizione delle donne sia migliorata dalla Conferenza di Pechino ad oggi, la strada da  percorrere è ancora piuttosto lunga, perché gli obiettivi non sono stati ancora completamente raggiunti.

 

Certamente é rimarchevole che la percentuale di donne nei consigli di amministrazione sia cresciuta dal 14℅ del 2010 al 18,6℅ dell’aprile 2014, grazie alla legge 120/2011 che prevede che un terzo dei membri dei Cda delle società quotate siano donne, tuttavia le donne continuano a vivere una condizione di disparità rispetto agli uomini in ambito lavorativo, soprattutto in termini di retribuzione con ripercussioni onerose sul  pensionamento e sul  welfare . Le donne continuano ad essere pagate meno degli uomini, dedicano moltissimo tempo al lavoro di cura e ricevono pensioni più basse rispetto agli uomini.

 

Stando alle ultime statistiche,  l'indicatore sulla partecipazione economica e sulle opportunità, vede il nostro Paese scivolare al 114esimo posto (e ultimo in Europa) dal 97esimo del 2013 e ci collochiamo al  129°posto per la disparità. Inoltre, sorprendentemente - - negli ultimi 9 anni l’Italia ha fatto passi indietro nella parità nell'istruzione: nel 2014 ci collochiamo in  62esima. A penalizzare il ranking è il calo nelle iscrizioni di bambine nella scuola primaria, mentre per la scuola secondaria e l'università l'Italia si conferma come molti altri paesi al primo posto.

 

In questo preoccupante scenario, è urgente promuovere la parità di genere, la cultura di genere e i diritti umani, puntando non solo all’occupazione di un numero sempre più crescente di donne nel mercato del lavoro, ma a condizioni lavorative ottimali tali da permettere a donne e uomini di essere economicamente indipendenti nel corso della loro vita.