“Oggi l’Italia ha vissuto una giornata che dovrebbe scuotere le coscienze di tutti: tre incidenti sul lavoro in poche ore hanno mostrato quanto fragile sia ancora il sistema di sicurezza che dovrebbe proteggere chi ogni giorno lavora nei campi, nelle fabbriche e nei cantieri”.
È quanto ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.
“Questi episodi non sono semplici fatalità, sono il segno di un sistema che continua a considerare la sicurezza come un dettaglio secondario, un costo da ridurre, un obbligo da rispettare solo sulla carta. Ogni volta - ha sottolineato Veronese - che un macchinario cede, che un mezzo agricolo viene usato in condizioni estreme o che un impianto industriale non viene messo in sicurezza, si dimostra che la prevenzione non è stata al centro delle attenzioni e delle scelte. Eppure, parliamo di vite umane, di giovani e meno giovani che non tornano a casa, di famiglie che si ritrovano improvvisamente spezzate. La retorica del ”non si poteva prevedere“ non regge più: i controlli sono insufficienti, la formazione spesso inesistente, la cultura della sicurezza rimane debole e subordinata alla logica della produttività”.
“Questa giornata nera - ha concluso Veronese - deve essere un campanello d’allarme per le istituzioni, per le imprese e per la società civile. Non basta piangere i morti e i feriti, serve un cambio radicale di mentalità. La sicurezza non è un lusso, non è un optional, non è un costo da tagliare. È un diritto fondamentale e negarlo significa accettare che il lavoro possa trasformarsi in una condanna”.
Roma, 17 novembre 2025



