Dalle politiche di soccorso a quelle di
rilancio
MAGGIO 2020
Sindacale
Dalle politiche di soccorso a quelle di rilancio
di   Paolo Pirani

 

Dopo l’emergenza occorrerà gestire il rilancio. Arriverà il tempo della ricostruzione, perché prima, o poi, dovremo uscire dalla recessione provocata dalla diffusione del virus Covid 19. Fin da ora si può anticipare che saranno necessarie due azioni strutturali per rilanciare l’economia in tempi brevi e senza indugi: una definizione della scala delle priorità degli interventi finanziati dal settore pubblico e una serie di interventi per permettere ai settori pubblico e privato di realizzare investimenti nel più breve tempo possibile. Per quanto concerne gli interventi finanziati dal settore pubblico occorre sostenere quelle realtà che non possono reperire finanziamenti privati in questa situazione di estrema incertezza. In particolar modo si tratta di quelle tipologie di investimento che abilitano la trasformazione dell’industria verso la digitalizzazione e verso Industria 4.0 e che possano essere supportate da schemi di finanziamento comunitario o da agevolazioni di spesa. Allo stesso tempo bisognerà supportare quelle tipologie di investimento utili alla trasformazione dell’industria italiana verso la sostenibilità e la circolarità e che possano essere realizzabili da schemi di finanziamento Ue, o rientrare tra le spese previste dalla pianificazione inerente il Green Deal. Per quanto riguarda la rapidità dell’azione del pubblico e del privato, riteniamo che il legislatore debba almeno temporaneamente sospendere l’applicazione di alcune regole e vincoli che ad oggi rallentano le decisioni di investimento degli operatori, tra cui alcuni dettami del codice degli appalti, alcune procedure dell’Anac, o alcuni requisiti europei. Serve, come viene ricordato da più parti, una risposta straordinaria, come per la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova. Un altro esempio virtuoso di intervento straordinario è quello dell’organizzazione per la ricostruzione “post terremoto” dell’Emilia-Romagna. La portata e la straordinarietà dell’emergenza giustifica tutte le azioni temporanee che snelliscano i procedimenti burocratici in tempi certi in modo da iniettare velocemente nel sistema economico interventi anticiclici che possano rallentare la decrescita e impedire impatti permanenti sull’occupazione.

A riprova di quanto sopra, anche la Commissione europea ha definito un temporaneo rilassamento delle severe regole sugli aiuti di Stato che ne hanno contraddistinto l’azione, proprio per poter garantire ai membri della Ue spazio d’azione più veloce. Soprattutto nel campo delle infrastrutture di rete è indispensabile battere un colpo. Ed è indispensabile favorire una politica di sistema verticale che determini la crescita delle filiere made in Italy di fornitori di beni e servizi, per i settori strategici come Energia o Difesa, introducendo nelle gare d’appalto requisiti di qualità, di affidabilità storica e modalità last call nella valutazione delle offerte. Nel campo dei gruppi che operano nel ciclo idrico occorrerà prevedere delle premialità specifiche rivolte a chi effettua investimenti nel settore idrico di natura straordinaria, così come già successo in altri settori. O alienazione delle società pubbliche più frammentate per generare cassa per gli enti locali e promuovere una gestione efficiente e resiliente del settore. Ci vogliono investimenti rivolti ad aziende che operano nei settori della distribuzione del gas o della elettricità a partire dall’ammodernamento della rete. Tanto per fare un esempio, è necessario definire una nuova linea di azione sull’estrazione del metano dell’Adriatico, fonte energetica che è comunque compatibile con la transizione energetica e che comunque lo è in questo momento specifico in cui dobbiamo ancora uscire da combustibili più impattanti in termini di inquinamento come carbone e petrolio. La massimizzazione dell’estrazione del metano in Adriatico offrirebbe opportunità per il sistema industriale italiano, approvvigionamenti a costi più bassi, royalties per lo Stato e Enti locali, risparmi nelle importazioni dall’estero. L’importanza del gas naturale nel quadro della ripresa economica è un paradigma perfetto di come la tutela degli interessi strategici deve prevedere, oltre allo sforzo di difesa degli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni anche la protezione e la valorizzazione delle risorse e delle materie prime nazionali. Anche in ambito ambientale occorre darsi da fare. Esiste la necessità di impianti di recupero e riciclo su tutto il territorio nazionale a supporto del paradigma dell’economia circolare.

Altresì c’è la necessità di impianti di trattamento e il potenziamento degli esistenti in particolare nelle aree in cui il sistema regionale è in crisi e comunque a supporto dell’economia circolare per trattare le frazioni non riciclabili o i rifiuti pericolosi. E tanto c’è da investire nel settore autostradale, in quello del trasporto i termodale, nel rafforzamento delle infrastrutture materiali in genere. Questo periodo di emergenza sanitaria e la necessità, per esempio, di praticare in modo diffuso lo smart working, ha dimostrato il bisogno fondamentale di investire in infrastrutture digitali. Purtroppo, è dimostrato che gli investimenti in innovazione calano quando c’è recessione e questa è la realtà che ci aspetta da qui a breve. Ma su digitale occorrerà insistere. Ma il tempo che verrà sarà per l’industria l’era della conversione. Alcuni comparti industriali a livello nazionale dovranno proprio sfruttare l’occasione del supporto pubblico per convertire i propri modelli di business e le proprie attività in soluzioni che abilitino le opportunità di economia circolare. Quando ascoltiamo con sempre più frequenza parlare di ricostruzione quelli che sanno di industria hanno ben chiara la prospettiva: ci vuole una fase di transizione basata su una concreta riconversione industriale. Per quanto riguarda l’aspetto giuslavoristico occorrerà’ gestire la contrattazione dal passaggio dal lavoro a domicilio a quello agile. È bene che si sappia fin da ora che lo smart working rimane un rapporto di lavoro subordinato. Con l’emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19 si stima che 8 milioni di persone abbiamo dovuto sperimentare la prosecuzione delle attività dalle loro case. Un cambio epocale rispetto solo all’anno precedente quando, secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano, erano 700mila le persone che svolgevano o sperimentavano il lavoro agile per uno o due giorni alla settimana. Il riferimento aziendale è l’area dove andrà ad incanalarsi la riorganizzazione produttiva e logistica. È il piano aziendale quello che gestirà di fatto questo rapporto di lavoro. Occorrerà ragionare su quali procedure da seguire a livello aziendale, tenendo presente che sempre di lavoro subordinato si tratta. Ci vorra’ in tempi stretti l’adozione di un vero e proprio ‘Healt new deal’ in cui l’unitarietà del sistema sanitario, il miglioramento della qualità dei servizi, l’appropriatezza delle prestazioni siano correlate coerentemente alla fase di ripresa in ambito nazionale. Un patto per la salute non può che basarsi sull’apporto delle industrie farmaceutiche e su quello dei sindacati che si occupano di questo importante settore, dato che il livello delle relazioni industriali tra le due parti è gestito in modo avanzato, con azioni congiunte e partecipate come dimostrano gli atti posti in essere anche in questi mesi di emergenza sanitaria. In questo settore specifico ci vogliono finanziamenti strutturali in chiave europea, costituendo consorzi a cui far affluire risorse private e pubbliche. La ricerca in questi ambiti è divenuta pura questione geopolitica come dimostra la corsa di tante nazioni a trovare il vaccino contro il virus pandemico. Infine, il Mezzogiorno: soprattutto nel Sud non si creeranno le condizioni per una rapida ripresa.

Qui necessitano azioni contro la povertà caratterizzate da una condizione emergenziale; occorre riportare alla luce il tanto lavoro nero; bisogna riaprire i cantieri; è indifferibile usare lo strumento che contraddistingua le zone economiche speciali; difendere la tenuta del 34% del totale degli investimenti pubblici verso il Sud; Andare oltre la limitata gestione dei servizi su base comunale per affidarli, come accade prevalentemente nel Centro-Nord a multiutility dall’alta gestione imprenditoriale. Al Sud si registrano ombre e luci. Le prime sono rappresentate, per esempio, dalla crisi dell’asse Apulo-lucano caratterizzata dalle difficoltà delle estrazioni di greggio in Basilicata fino ad arrivare al depauperamento della produzione siderurgica a Taranto. E permane l’incognita dei siti produttivi dell’automotive. E poi, si sta determinando l’accelerazione della chiusura riguardante la centrale termoelettrica di Brindisi. Le luci sono accese, invece sulle filiere agroalimentare e della farmaceutica. Un vero e proprio patto della salute può rilanciare ulteriormente la ricerca farmaceutica fino all’estensione delle strutture sanitarie di base sul territorio. Un simile rilancio deve riguardare l’economia verde, gli aspetti infrastrutturali riguardanti la distribuzione energetica, i trasporti marittimi e ferroviari, la rete digitale. Insomma, nel tempo a venire bisognerà fare in modo di attuare un vero rilancio rispetto alle tante politiche di soccorso finora praticate.

 

 

*Segretario Generale Uiltec

 

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