L´Europa che vogliamo! «Lavoro, Diritti, Stato Sociale. La Nostra Europa»
MAGGIO 2019
Agorà
L´Europa che vogliamo! «Lavoro, Diritti, Stato Sociale. La Nostra Europa»
di   Laura Senesi

 

 

Lavoro, diritti, Stato sociale - la nostra Europa”: il titolo dell’incontro di oggi riprende quello del concerto di Piazza San Giovanni di Roma, in occasione del Primo maggio scorso. Siamo tutti consapevoli della crisi d’identità che sta attraversando l’Unione Europea. È indubbio che la crisi degli ultimi ha lasciato ferite e cicatrici profonde sui lavoratori e sui cittadini e la politica di austerità ha amplificato l’emarginazione, aumentato la povertà, le disuguaglianze, la crescita della disoccupazione - in particolare giovanile e femminile - bloccando di fatto la crescita del nostro Continente e del nostro Paese. 
 
Il compito che ci aspetta nei prossimi anni è quello di recuperare con più forza i valori fondamentali che hanno portato i Paesi fondatori a decidere di costruire un’unione: dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, solidarietà, giustizia, progresso sociale, inclusione, coesione, laicità, tolleranza, rispetto della vita umana, lotta contro la discriminazione e il razzismo per contribuire alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla pace e al rispetto reciproco tra i popoli. L’Unione Europea è un meccanismo complicato, è il risultato di una storia complessa e ancora in divenire; si tratta di un’unione imperfetta e soprattutto incompiuta, ma non dobbiamo dimenticare che Unione Europea significa anche e soprattutto PACE: è indubbio, infatti, che il più lungo periodo di pace nella storia dell’Europa sia iniziato con la creazione delle Comunità europee. Settant’anni di pace duratura in Europa, in un mondo che è teatro di 40 conflitti armati attivi in cui ogni anno muoiono 170.000 persone. Nonostante le differenze tra i vari Paesi, ci scontriamo a parole e risolviamo i conflitti intorno a un tavolo, non in trincea. È necessario dunque convincere le persone a tornare a credere nel valore dello stare insieme, nel riconoscersi protagonisti di un qualcosa di molto più grande, nella forza della comunità e nella convergenza degli interessi che insieme riescono a imporsi. Per riconquistare la fiducia delle persone, l’Unione Europea deve mettere al centro i bisogni e la dignità dei cittadini, puntando a un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro e non riducendo gli standard lavorativi e sociali, anteponendo il primato della politica sul primato del mercato, mettendo al centro della politica la coesione e la democrazia sociale. Bisogna riconquistare la fiducia degli europei nel progetto comune di crescita, sviluppo e benessere. Solo così l’Europa potrà essere più della somma delle sue parti. La Confederazione europea dei sindacati (CES) – che rappresenta circa 45 milioni di lavoratori di 90 sindacati in 38 paesi – ha presentato un programma per le elezioni europee in una ventina di punti, dal titolo: “UN’EUROPA PIÙ GIUSTA ED EQUA PER I LAVORATORI”. In questo programma, la prima parte è dedicata alle cicatrici profonde lasciate dalla crisi e dalle politiche di austerità. A causa delle crescenti disuguaglianze, della mancanza di posti di lavoro sicuri, di qualità e ben retribuiti, della globalizzazione non regolamentata, della mancanza di un approccio giusto e coordinato dell’UE in tema di migrazioni e cambiamenti climatici si è creato tra i cittadini europei un clima di incertezza e paura. Ciò ha alimentato la crescita delle forze nazionaliste, anti-europee e di estrema destra. Ma, come Paesi europei, di fronte a queste spinte, dobbiamo preservare i nostri valori e rimanere fedeli a noi stessi e a quello che siamo: società democratiche, pluralistiche, aperte e tolleranti.
 
 
Queste elezioni europee sono l’occasione per creare: 1. un’Europa più giusta ed equa per i lavoratori, basata sulla democrazia e la giustizia sociale, su occupazione di qualità e retribuzioni più elevate, e su una transizione socialmente giusta ed equa verso un’economia digitale a basse emissioni di carbonio. In quest’ottica la CES ha spinto i leader dell’Unione Europea ad adottare il “Pilastro europeo dei diritti sociali”, che mira a creare nuovi e più efficaci diritti per i cittadini. Si basa su 20 principi chiave, strutturati in tre categorie: a. pari opportunità e accesso al mercato del lavoro con particolare attenzione all’Istruzione, alla formazione e apprendimento permanente, alla parità di genere che deve essere garantita e rafforzata in tutti i settori, a pari opportunità per le persone, a prescindere da sesso, razza, origine etnica, religione, disabilità, età o orientamento sessuale; sostegno attivo all’occupazione; b. condizioni di lavoro eque, con occupazione flessibile e sicure, retribuzioni eque che offrano un tenore di vita dignitoso, protezione in caso di licenziamento, dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori, diritto a congedi e servizi di assistenza per conciliare vita professionale e privata, ambienti di lavoro con elevati livelli di salute e sicurezza; c. protezione sociale e inclusione in caso di bisogno: indipendentemente dal tipo e dalla durata del rapporto di lavoro, i lavoratori e hanno diritto a un’adeguata protezione sociale, a prestazioni di disoccupazione, a un reddito minimo che garantisca una vita dignitosa in tutte le fasi della vita e l’accesso a beni e servizi, a una pensione di vecchiaia, all’assistenza sanitaria, a servizi di assistenza a lungo termine di qualità e a prezzi accessibili, all’accesso ai servizi essenziali, a un sostegno al reddito in caso di disabilità, all’accesso ad accedere ad alloggi sociali, all’accesso a servizi essenziali di qualità, compresi l’acqua, i servizi igienico-sanitari, l’energia, i trasporti, i servizi finanziari e le comunicazioni digitali; 2. un’Europa di maggiore democrazia e più vicina ai cittadini: la democrazia è a rischio a causa degli estremisti, all’interno dell’Unione Europea, ai nostri confini ed oltre. La CES chiede un’azione dell’Unione Europea per difendere la democrazia e i principi democratici, i diritti sindacali e i diritti delle donne, per sostenere lo stato di diritto, per condannare i discorsi che incitano all’odio, e per migliorare la partecipazione democratica nella società e sul posto di lavoro; 3. un’Europa con più occupazione di qualità, retribuzioni più elevate e sistemi fiscali più equi: c’è la necessità di nuove politiche economiche per stimolare la crescita, rilanciando gli investimenti pubblici e privati, e, nel contempo, creare strumenti per proteggere i lavoratori dalla crisi economica e dagli shock, poiché la giustizia sociale deve andare di pari passo con la competitività economica. Per colmare i divari retributivi e promuovere la crescita e la competitività sostenibili bisognerebbe intervenire per aumentare i salari a tutti i lavoratori europei e per retribuire i lavori dello stesso valore allo stesso modo in tutta Europa, in tutti i settori e sia per le donne che per gli uomini, combattendo il dumping sociale. Lo strumento per aumentare le retribuzioni e migliorare il tenore di vita e le condizioni di lavoro per tutti è la contrattazione collettiva. C’è dunque l’esigenza che la legislazione nazionale e quella dell’Unione Europea rafforzi la capacità e la forza delle parti sociali e consenta di negoziare e attuare contratti collettivi e di estenderne l’applicazione a tutti i lavoratori. Per redistribuire la ricchezza, finanziare i servizi pubblici e la protezione sociale e affrontare i problemi sociali causati dalla globalizzazione, dalla decarbonizzazione e dalla digitalizzazione sono inoltre necessari sistemi fiscali più equi e progressivi, in grado di prevenire l’evasione e l’elusione fiscale delle imprese; 4. un’Europa che accompagni le transizioni in modo giusto ed equo, per garantire che il passaggio verso un’economia digitale e a basse emissioni di carbonio sia gestito in modo tale che nessuno resti indietro, creando nuovi posti di lavoro e opportunità, salvaguardando però i diritti dei lavoratori, prevedendo e anticipando i cambiamenti e garantendo, ai lavoratori coinvolti dai repentini cambiamenti del mercato del lavoro (con lavori atipici e precari), una retribuzione dignitosa e un’adeguata protezione sociale; 5. un’Europa con più giustizia sociale: l’Europa deve ricostruire il suo modello sociale, implementando il “Pilastro europeo dei diritti sociali”; gestendo il fenomeno migratorio in modo che i diritti umani vengano tutelati e lavorando per l’integrazione e l’inclusione dei migranti; le politiche dell’Unione europea devono contribuire all’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, tra cui l’eliminazione della povertà, la riduzione delle disuguaglianze, l’uguaglianza di genere, in Europa e nel resto del mondo con un maggiore impegno nei confronti della cooperazione internazionale. Riassumendo il programma della CES in una sola frase, possiamo dire che l’Unione Europea deve spingersi verso un nuovo “contratto sociale” che garantisca a tutti i cittadini una società più giusta e più equa con reali opportunità per tutti. Con le elezioni del prossimo 26 maggio come cittadini europei dovremo decidere il modo in cui vogliamo vengano affrontate le grandi sfide comuni, attuali e future: l’ecologia, lo sviluppo occupazionale, l’invecchiamento demografico, i nuovi modelli familiari, la velocità della digitalizzazione, le nuove forme di lavoro, gli effetti della globalizzazione e dell’urbanizzazione, il diritto alla salute, la tutela dei diritti dei lavoratori e dei diritti sindacali, la sicurezza e la migrazione. Votiamo dunque per un’Unione europea che sia leader nella lotta per i diritti umani e i valori fondamentali e, come donna, ci tengo inoltre a sottolineare che dobbiamo votare per un’Europa che promuova la parità tra donne e uomini e diritti e pari opportunità per tutti, che rafforzi il sistema dei congedi e permessi rivolti alla genitorialità attraverso la loro estensione e la maggiore copertura retributiva, che combatta gli stereotipi di genere, che riconosca il valore e il rispetto dei diritti e della libertà delle donne, perché l’inviolabilità del corpo femminile sia un nuovo patto di civiltà tra uomini e donne e perché la lotta alla violenza di genere sia una priorità politica.
 
 
*Componente Esecutivo CSR UILSGK
 
 
 
 
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