Dobbiamo ritornare ad incidere sulle politiche economiche
SETTEMBRE 2018
Sindacale
Dobbiamo ritornare ad incidere sulle politiche economiche
di   Romano Bellissima
 
Carmelo Barbagallo ha delineato un quadro molto realistico della situazione. Oggi ci troviamo di fronte a una realtà profondamente cambiata. Cambiamenti che hanno interessato anche la cultura popolare, le nostre stesse parole d’ordine non sono più percepite con lo stesso significato originale. In questo contesto credo dobbiamo porci seriamente un interrogativo: siamo davvero convinti che oggi il sindacato sia in grado di incidere positivamente sulle scelte di fondo dei Governi? Certamente siamo in grado di incidere su alcuni aspetti, quelli più strettamente collegati alle politiche contrattuali, alle vertenze territoriali o alla soluzione di alcune emergenze produttive, ma non sui temi generali, quelli relativi al welfare, allo sviluppo economico e occupazionale, alle politiche complessive del Paese. Sulle pensioni, ad esempio, se difendiamo lo stato di diritto, rischiamo di non riscuotere il consenso dei nostri stessi iscritti. Se affermiamo che l’ipotesi di taglio alle pensioni (che è sbagliato definire d’oro) all’esame in Parlamento, è una vergogna - perché è iniqua, pasticciata e perché calpesta il diritto - quasi sicuramente molti dei nostri iscritti non saranno d’accordo con noi perché ci contesteranno di difendere i ricchi, i privilegi e perché non considerano il rispetto dello stato di diritto un valore fondamentale. Stessa cosa per le pensioni dei sindacalisti. Anzi ancora peggio, eppure in Italia si va in pensione in base alla legge e non in base ai desideri dei singoli. Analogamente, se rilanciamo e difendiamo l’universalità del Servizio Sanitario Nazionale, come abbiamo fatto nella bella e importante iniziativa unitaria di Salerno, non troviamo un vasto consenso tra i nostri iscritti.
Ne ho avuto prova in occasione di alcune assemblee promosse dalla Uil in diversi territori del nord alle quali sono intervenuto recentemente. Le motivazioni sono sempre le stesse: ai ricchi non si deve dare nulla! È giusto che i ricchi si paghino di tasca le loro cure. È evidente che non ci si rende conto che in tal modo, oltre a mettere a rischio la coesione sociale del Paese, saranno proprio le classi più deboli a pagare il prezzo più alto, come purtroppo sta già accadendo. Anche sull’accoglienza, se difendi i rifugiati sei anti italiano. Se fai un ragionamento mirato sugli stranieri che vivono e lavorano nel nostro Paese e sui loro legittimi diritti, vuoi togliere agli italiani ciò che spetta loro. Non c’è più la solidarietà. Si scambia equità con egoismo. Ma non c’è più neanche capacità di riflessione e di analisi, di fare ragionamenti conseguenti. Il Servizio Sanitario Nazionale è finanziato dalla fiscalità generale che è progressiva e quindi chi guadagna di più paga di più. Considerando l’elevata evasione fiscale, oggi il welfare in Italia è finanziato da una fascia abbastanza ristretta del ceto medio e medio alto, in buona parte lavoratori dipendenti. Se si impoveriscono o si escludono dal Servizio sanitario, le risorse per il welfare poi diminuiranno ulteriormente. Allora è indispensabile parlare con i nostri iscritti. Come abbiamo anche deciso al Congresso, è fondamentale stare nei territori, vicini agli iscritti e ai cittadini. Aprire un grande dibattito che abbia anche una funzione pedagogica. Come Uilp abbiamo deciso di dar vita a un vasto progetto formativo tra i dirigenti delle nostre nuove strutture territoriali, le STU, non solo per dar loro strumenti per fare una buona contrattazione territoriale, ma anche e soprattutto per rilanciare i nostri valori, per ricostruire una idea di società, di appartenenza alla società. E per fare buona informazione. Spiegare che la perdita dello Stato di diritto danneggia soprattutto i più deboli. Che il governo dovrebbe puntare alla crescita e allo sviluppo e non fare una politica di adeguamento alla povertà. È fondamentale recuperare il pensiero riformista. Questo sarebbe il momento dell’unità sindacale, ma le altre sigle non hanno sempre la nostra stessa sensibilità. Allora dobbiamo approfittare dei consensi che oggi la Uil raccoglie per diffondere le idee riformiste. La società sta degenerando e dobbiamo alzare il livello del nostro essere nei territori. Proprio in questa particolare fase storica ci sarebbe bisogno di più Europa, purtroppo la debolezza dei governi dei Paesi della UE, incapaci di risolvere i loro problemi interni per giustificare agli elettori i loro insuccessi, scaricano sistematicamente tutte le colpe e le responsabilità sull’Europa, come se l’Europa fosse uno potere esterno. L’Europa è regolata dai trattati sottoscritti dagli stati aderenti e da essi stessi governata. 
Concludo ricordando che il 15 ottobre si terrà il Congresso della Ferpa, la Federazione europea dei pensionati e delle persone anziane. Abbiamo avanzato unitariamente come Spi, Fnp, Uilp la candidatura del Segretario nazionale Uilp Agostino Siciliano al ruolo di Segretario Generale. Candidatura poi fatta propria da tutta la Ferpa. Noi vogliamo e dobbiamo difendere l’Europa, noi crediamo ancora al sogno di Spinelli, Delors, Schumann, De Gasperi ecc.. ma è chiaro che serve un profondo cambiamento. E con la Ferpa e la Ces possiamo dare un contributo. 
 
 
 
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