Cambiano i tempi, ma gli stereotipi resistono
MARZO 2019
Speciale 8 marzo
Cambiano i tempi, ma gli stereotipi resistono
di   L. Senesi

 

"La  mamma cucina e stira; il papà lavora e legge”. In questi ultimi giorni questa frase presente in un libro di seconda elementare ha suscitato grande indignazione sui social. Com’è possibile che nelle scuole elementari continuino a essere utilizzati testi che danno della realtà sociale e lavorativa una visione parziale e obsoleta, che ripropongono come un dato naturale e scontato il ruolo esclusivamente casalingo della donna che si realizza come “prestatrice di servizi”, relegata nelle mura domestiche rispetto al ruolo dell’uomo proiettato invece verso l’esterno e verso attività caratterizzate dal successo e dall’affermazione di sé? Che tipo di effetti può provocare questa rigida stereotipizzazione sessuale sui bambini-lettori e, soprattutto, sulle bambine-lettrici?

La costruzione dell’identità di genere avviene tramite processi di imitazione e di identificazione dei modelli di riferimento: le bambine attingeranno al modello femminile, i bambini a quello maschile. Oltre al mondo reale, ulteriori conferme ai modelli di genere dominanti sono offerti dal mondo delle fiabe, della letteratura per l’infanzia e dei libri di testo, che trasmettono i valori culturali della società in cui viviamo e vengono interiorizzati dai bambini e dalle bambine con ricadute determinanti sulla concezione di se stessi e del mondo circostante.

Date queste premesse ci si dovrebbe legittimamente aspettare che un testo scolastico fornisca un’immagine realistica della società, suggerendo ai bambini e alle bambine un’ampia varietà di modelli e situazioni nell’attribuzione di ruoli e mansioni da cui attingere per costruire un’immagine di sé e del mondo esterno. Ma ciò che emerge nei libri scolastici è una tendenza all’immobilismo e una mancanza di realismo: i cambiamenti stentano a entrare e ancora oggi numerosi testi rinforzano gli stereotipi sessisti, ovviamente a svantaggio delle donne.

La scuola dovrebbe essere la prima agenzia chiamata a portare avanti il progetto di liberazione dagli stereotipi sessisti. Come ricorda Irene Biemmi nel suo libro Educazione sessista, «la lingua non solo manifesta, ma anche condiziona il nostro modo di pensare: essa incorpora una visione del mondo e ce la impone».

La definizione di ruoli sessuali rigidi e stereotipati appare dannosa non solo per le donne, non dando la giusta visibilità al loro nuovo ruolo sociale, ma anche per gli uomini, ignorando ad esempio le nuove generazioni di padri che si occupano attivamente dei figli. In fondo non occorre un grande sforzo di immaginazione: la realtà si sta già muovendo in questa direzione. È sufficiente allora che i testi scolastici ne prendano atto e incentivino le nuove generazioni al cambiamento, alla mobilità sociale e alla trasformazione dei ruoli, visto che quelli tradizionali cominciano a stare stretti un po’ a tutti.

In tutta questa vicenda non si può ignorare il lato positivo: l’appassionato dibattito e le numerose polemiche suscitate dal testo in questione e nei confronti della casa editrice, che, nel frattempo, si è scusata e ha dichiarato che provvederà a modificare l’esercizio con la nuova edizione del libro, è un sintomo del cambiamento in corso, ma è anche un monito per ricordarci che è necessario dotarsi di “lenti di genere” per guardare la realtà e mantenere vigile l’attenzione al fine di favorire un’effettiva attuazione dei principi di parità e della cultura della differenza.

 

 

*UILPA Dogane e Monopoli - UIL – SGK Alto Adige

 

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