Siglato il contratto Fca CnhI e Ferrari: premiato l’impegno della Uilm
MARZO 2019
Sindacale
Siglato il contratto Fca CnhI e Ferrari: premiato l’impegno della Uilm
di   Rocco Palombella

 

Firmato il primo contratto del 2019: l’11 marzo, dopo quattro mesi di serrate trattative, è stata raggiunta a Torino l’intesa per il rinnovo del Contratto collettivo specifico di lavoro con Fca, CnhI e Ferrari, che per molti di noi è ancora il “Contratto Fiat”. Un appuntamento molto atteso e carico di significato alla luce dei tanti avvenimenti che hanno caratterizzato questo Gruppo industriale. L’accordo rafforza e migliora il Ccsl in numerosi aspetti della parte normativa e attribuisce aumenti salariali dell’8,24% della paga base in quattro anni, pari a 145 euro mensili medi a regime. 

 

Come ricorderete, il settore dell’auto rappresenta in Italia uno dei più importanti del sistema industriale, in grado anche di trainare il Pil e proprio nel giugno scorso, al Ba- locco, fu presentato un piano di rilancio con ingenti investimenti per quanto riguarda le auto elettriche e le auto ibride. Insomma, ci fu prospettato un quadro estremamente positivo che faceva guardare con grande interesse al futuro degli stabilimenti italiani, non solo quelli della produzione dell’auto ma anche quelli della componentistica, dei motori e dei veicoli industriali. Da quel primo giugno, però, sono intervenuti diversi fattori, compreso l’acuirsi della crisi del settore e cambiamenti nell’assetto del gruppo dirigente. Ci sono stati sicuramente momenti di incertezza, ma a novembre 2018, senza aver incontrato ancora il nuovo AD, Mike Manley che ha preso il posto di Sergio Marchionne abbiamo presentato la piattaforma contrattuale. Questa voleva essere sia un riconoscimento allo sforzo che i lavoratori e le maestranze avevano fatto per raggiungere determinati obiettivi, sia una risposta al mercato. 

 

Alla fine di novembre abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte dell’AD sulla continuità del piano di investimenti in Italia e in Europa e da lì è partita una trattativa ricca di incognite. 

 

Tra l’altro, a dicembre 2018 il governo italiano ha deciso di intervenire con la misura dell’ecotassa e questo ha creato un rischio reale di disinvestimenti. Tuttavia, la trat- tativa è andata avanti con grande responsabilità delle parti e con l’obiettivo di raggiungere nel più breve tempo possibile la firma del contratto. È stata questa l’imposizione che come organizzazione ci siamo dati, forti dell’impegno che abbiamo assunto sin dall’avvio di Fabbrica Italia. 

 

Questo rinnovo doveva rappresentare il consolidamento di una scelta già compiuta negli anni e la realizzazione di un modello partecipativo. E poi doveva essere anche l’occasione per far cresce re i minimi contrattuali. Una bella scommessa per circa 100mila lavoratori. 

 

I contenuti del contratto vanno al di là delle più rosee aspettative e sono una risposta ai bisogni dei lavoratori. Oltre agli aumenti del la paga base, altre novità positive sono, ad esempio, quelle relative al welfare aziendale, giacché viene incrementato il contributo a carico del datore di lavoro al fondo di previdenza integrativa dello 0,5% della retribuzione utile, portandolo in Cometa al 2,2%, mentre sono rimodulate le quote di adesione al fondo di sanità integrativa, abbassando la quota del dipendente aderente e incentrando quella degli eventuali familiari non a carico. Si migliorano vari aspetti dell’orario di lavoro, dalla fruizione dei permessi e delle ferie al diritto allo studio, dalla disciplina dei recuperi produttivi all’introduzione dello smart working, dall’estensione di alcune indennità di turni più disagiati alla introduzione delle ferie solidali. Si rafforza anche il sistema delle commissioni di fabbrica, con particolare riguardo alla possibilità per queste ultime di accedere a tutte informazioni inerenti l’organizzazione del lavoro, quali saturazioni, tempi e mix produttivi. 

 

Altro elemento sicuramente degno di nota è la riforma dell’inquadramento professionale: in CnhI e Ferrari si giunge a una semplificazione accorpando le fasce oramai nei fatti divenute desuete, mantenendo l’aggregazione per gruppi professionali. 

 

In Fca, entro il primo gennaio 2020, anche i vecchi assunti verranno inseriti nel nuovo inquadramen to introdotto nel 2015 come sperimentale per i neo assunti. Tale operazione dovrà avvenire a sostanziale neutralità dei costi e, in ogni caso, senza perdita salariale alcuna per i lavoratori. Il gruppo di lavoro avrà il compito di individuare per il futuro l’introduzione di sistemi di valutazione e premianti della professionalità. 

 

Lo stesso sistema premiale del 2015 è stato salvaguardato, poi- ché il premio annuale “efficienza di stabilimento” è stato confermato e rimpinguato per compensare almeno in parte la mancata conferma di quello quadriennale di redditività di gruppo. 

 

Di conseguenza con questa intesa si completa, in un certo senso, il lavoro avviato nel 2015, poiché allora era stato istituito un robusto sistema premiale, mentre oggi si va ad aumentare la parte fissa della retribuzione. 

 

Il fatto che la sigla sia arrivata a valle della conferma del piano industriale per l’Italia da parte dell’AD di Fca al salone dell’auto di Ginevra, rende ancor più evidente inoltre che con questo rinnovo sono stati garantiti non solo salario e tutele, ma anche i presupposti della stabilità occupazionale per il prossimo quadriennio in tutto quell’ambito che una volta portava il nome di Fiat e che costituisce da sempre un asse portante della nostra economia e un punto di riferimento delle relazioni sindacali. 

 

Ciò che accade in Fiat nel bene e nel male influenza tutto il mondo del lavoro: è lecito quindi sperare che l’accordo raggiunto possa fare da apripista anche ad altri importantissimi rinnovi contrattuali ormai prossimi alla scadenza, a partire da quello di Federmeccanica che riguarderà circa 15 milioni di lavoratori. 

 

L’unico rammarico è forse il fatto che la Fiom abbia perso l’occasione come invece ha fatto con il contratto di Federmeccanica del 2016 di mettere da parte otto anni di accordi non firmati e sottoscrivere invece un contratto che, paragonato alla loro piattaforma, va al di là delle più rosee aspettative. 

 

In conclusione quello che mi sento di dire è che, sia nella fase di elaborazione della piattaforma che durante il lungo negoziato, e fino al momento della firma, c’è stata una corposa partecipazione delle nostre Rsa e delle strutture territoriali. Siamo stati certamente la delega zione più numerosa, nonostante gli incontri si siano svolti a Torino, in alcuni casi in luoghi anche distanti dagli stabilimenti, e nonostante anche gli impegni di tutti. Senza ombra di dubbio posso affermare che, in questi anni, la nostra organizzazione è cresciuta sia in termine di voti che in termini di Rsa ed Rls e siamo stati i protagonisti indiscussi di questo risultato. 

 

Risultato che abbiamo ribadito innanzitutto all’Assemblea nazionale, che si svolta a Roma il 15 marzo scorso alla presenza di mille delegati che hanno approvato l’accordo. 

 

Nel frattempo sono già state fatte le prime assemblee nei territori, come quella di Pomigliano, dove abbiamo riscontrato un grandissimo consenso dei dei lavoratori sui risultati ottenuti. 

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