La CES per la Crescita e il Progresso Sociale: Pacchetto CES per una consultazione di primo livello sul Semestre 2019
DICEMBRE 2018
Sindacale
La CES per la Crescita e il Progresso Sociale: Pacchetto CES per una consultazione di primo livello sul Semestre 2019
di   Esecutivo CES

 

A. È tempo di evidenziare i rischi che le forze nazionaliste radicali pongono allo sviluppo socio- economico dell’Europa. Il prossimo Semestre dovrebbe concentrarsi e quantificare questi rischi, fornendo risposte politiche lungimiranti.

B. La miglior risposta alle preoccupazioni delle persone è sostenere la crescita dei salari reali e chiedere maggiori investimenti per promuovere un lavoro di qualità, per aumentare la domanda interna e permettere alla contrattazione collettiva di assicurare una più equa distribuzione della ricchezza prodotta. L’Unione Europea dovrebbe aiutare la flessibilità nell’ambito del PSC e creare uno spazio fiscale per l’attuazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali (EPSR – European Pillar for Social Rights).

C. Le politiche di protezione sociale dovrebbero fornire riparo a tutti. La povertà dell’Unione Europea deve essere sradicata come richiesto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS). In particolare, i sistemi di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine sono fonte di grande preoccupazione e sofferenza per una percentuale crescente della popolazione dell’UE e richiedono un’azione immediata. Anche l’adeguatezza delle pensioni dovrebbe essere al centro dell’azione dell’Unione Europea.

D. La dimensione sociale del Semestre Europeo dovrebbe essere rafforzata attraverso l’EPSR e grazie a:

- un’offensiva salariale in cui la convergenza verso l’alto dei salari base sia raggiunta attraverso la contrattazione collettiva e la crescita dei salari minimi garantiti per legge, laddove esistono;

- uso dell’EPSR per determinare una ripresa ricca di posti di lavoro che rispetti i criteri della CES per i lavori di qualità;

- la rimozione di tutte le forme di discriminazione e in particolare per le persone con un passato da migrante.

E. Il coinvolgimento delle parti sociali a livello nazionale è in realtà carente. I governi dovrebbero essere obbligati a consultare le parti sociali e la Commissione potrebbe chiedere ai rappresentanti dei governi centrali ai livelli opportuni di partecipare alle consultazioni con le parti sociali nazionali durante le visite nazionali.

 

Rischi politici interni minacciano la crescita e il progresso sociale

La CES ritiene che lo sviluppo socio-economico dell’Europa possa aver luogo solo se tutti restiamo fedeli ai nostri valori fondamentali. Con l’approssimarsi delle elezioni europee, è importante dimostrare che il modo migliore per rendere le società più prospere è lavorare affinchè siano più inclusive ed eque; e che i nostri valori democratici continuino ad essere la stella polare che indica la direzione verso un progresso sociale sostenibile. I sindacati sono preoccupati che la ripresa economica possa essere minacciata dalle forze nazionaliste radicali che stanno sposando ideologie estreme. Mentre l’Europa ha bisogno di riforme istituzionali per dare nuovi impeti al progetto di integrazione, i nazionalisti si concentrano sulla pura retorica anti europea.

Razzismo, xenofobia e intolleranza alimentano le paure delle persone e offrono una visione tetra del futuro. La società diventa meno dinamica, meno produttiva e socialmente frammentata. I nazionalisti tendono ad affermare le proprie ideologie su ogni cosa, indebolendo il principio dello Stato di diritto. I rischi possono anche essere rilevati nella radicalizzazione di alcune forme di discriminazione e cattiva gestione dei flussi migratori che contribuiscono al declino delle economie nazionali. Il trinceramento dietro gli interessi nazionali può aggravare le misure protezioniste e causare un maggiore impoverimento dell’economia europea. I diritti fondamentali possono essere seriamente minacciati.

Il rischio è che tali effetti non siano evidenti nel ciclo elettorale attuale ma che si manifestino nel medio e lungo termine, consentendo ai decisori di negare le responsabilità degli effetti negativi causati dalle scelte sbagliate fatte oggi. L’Unione Europea dovrebbe sempre basare le proprie azioni sui propri valori fondamentali come sancito nei Trattati europei e all’interno di valori costituzionali comuni degli Stati Membri. Il prossimo Semestre dovrebbe focalizzarsi su questi rischi, quantificarli e fornire risposte politiche lungimiranti.

 

Prospettive economiche, una ripresa fragile

L’economia si sta lentamente riprendendo, ma resta fragile, sia internamente sia esternamente. Mentre i dati sulla crescita erano incredibilmente alti nell’ultimo anno, le prospettive per gli anni a venire sono state riviste al ribasso. Il FMI prevede che la crescita sarà al 2% per i prossimi due anni. L’economia europea non è ancora in buone condizioni. La domanda interna, gli investimenti, la produttività, i lavori di qualità, un ciclo virtuoso che non parte. In percentuale del PIL, gli investimenti pubblici nell’Unione Europea (2,7%) e nell’Eurozona (2,6%) nel 2017 sono stati ben al di sotto della media dei 10 anni precedenti (rispettivamente 3,2% e 3,0%). Questo è avvenuto anche nei 21 Stati membri. Gli investimenti pubblici dovrebbero essere stimolati in modo significativo per compensare il declino successivo alla crisi finanziaria e per affrontare il bisogno urgente di investimenti nelle infrastrutture e nei servizi pubblici.

Questi interventi restano una priorità e non dovrebbero essere compromessi da nessuna iniziativa volta a incoraggiare i partenariati pubblici e privati per colmare il divario. Gli investimenti fissi lordi pubblici continuano ad essere negativi per l’area dell’Euro e leggermente sopra lo zero per l’Unione Europea, mettendo a rischio la sicurezza delle infrastrutture pubbliche. Secondo la Banca Europea degli Investimenti (BEI), gli investimenti europei nelle infrastrutture sono inferiori al 20%, al di sotto del livello precedente la crisi, e il 34% dei comuni segnala livelli di investimenti infrastrutturali inferiori alle proprie esigenze. A livello globale, il fabbisogno di investimenti dell’Unione Europea nelle infrastrutture, secondo la BEI, ammonta a non meno di 335 miliardi di euro l’anno. Il piano Juncker, riconoscendo la necessità di ulteriori investimenti, è ancora rilevante ma manca l’obiettivo in termini di importi (solo il 5% di nuovi investimenti nel 2016 e 2017).

Se gli investimenti pubblici sono moderati, l’effetto combinato della fine del programma di acquisto di obbligazioni della BCE e gli effetti statistici dell’andamento del PIL riducono lo spazio fiscale per nuovi investimenti, in quanto gli Stati membri dovrebbero soddisfare requisiti fiscali più ambiziosi. Il declino degli investimenti pubblici può essere ostacolato da una nuova ondata di austerità1. Rilanciare l’economia, quindi, significa stimolare la domanda interna attraverso un aumento salariale e gli investimenti pubblici, quale giusto innesco per aumentare la produttività. L’Unione Europea deve sostenere la cosiddetta ripresa con le politiche fiscali che proteggono i servizi pubblici e migliorano la qualità e l’accessibilità dei servizi di interesse generale. Altrimenti non vi sarà sostegno alla ripresa, che non può contare sulla crescita globale anche a causa delle tendenze protezionistiche e dello sviluppo monetario che seguiranno la normalizzazione della politica delle banche centrali.

Come sottolineato dalla CES l’anno scorso, le conseguenze sociali di anni di misure di austerità sono oggi un retaggio che sta ancora minacciando una ripresa equa e sostenibile. Il numero totale di ore lavorate è ancora significativamente inferiore al livello del 2008, e dimostra che le statistiche sulla crescita occupazionale non sono in grado di cogliere la difficile situazione in cui si trovano oggi i lavoratori. Le famiglie che dipendono dai salari soffrono. Le disparità di reddito penalizzano le donne più degli uomini. Il tasso di lavoro a rischio di povertà è ancora molto alto mentre il tasso di rischio di povertà per i disoccupati è aumentato in modo significativo dalla crisi del 2008. Quattordici paesi soffrono di tassi di trasferimento sociale inefficaci per affrontare questi problemi, che penalizzano le persone con disabilità2, bambini3 e anziani4. È improbabile che vengano raggiunti gli obiettivi di povertà EU2020. L’economia europea è iniqua.Le quote salariali per l’Unione Europea e l’area dell’euro mostrano una tendenza decrescente dal 2012, che riflette il distacco dei salari dagli sviluppi della produttività, a spese degli stipendi.

Nonostante la ripresa dei tassi di inflazione (2,1% e 2,3% per l’area euro e l’UE), l’aumento molto lento e dispersivo delle retribuzioni ridurrà ulteriormente i poteri di acquisto dei lavoratori e delle loro famiglie. Il potere contrattuale degli impiegati resta ridotto, il che, a sua volta, frena la crescita dei salari. Più della metà dell’Europa a 28 registra un tasso di copertura inferiore al 50% della forza lavoro. Poiché i salari sono ancora la fonte principale di reddito di massa, i benefici della crescita in molti paesi non sono ampiamente distribuiti. La CES sottolinea l’importanza di continuare la lotta contro la frode e l’elusione fiscale. Questa fornirà le risorse per gli investimenti pubblici e le risorse aggiuntive per attuare il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.

Il Semestre Europeo dovrebbe trovare le risorse per ripristinare le tendenze economiche che penalizzano i lavoratori e le famiglie dipendenti dai salari. Le istituzioni internazionali hanno affermato che la diminuzione della protezione dell’occupazione e la deregolamentazione del mercato del lavoro hanno prodotto “effetti negativi statisticamente ed economicamente significativi” sulle “quote dei salari”5. Recenti ricerche stimano che, in pratica, i lavoratori temporanei nell’Unione Europea tendono a guadagnare tra il 10 e il 20% in meno rispetto ai lavoratori a tempo pieno. Infine, diversi studi dimostrano anche che gli accordi di contrattazione centralizzata sono associati ad una disuguaglianza salariale inferiore6. La copertura della contrattazione è un altro indicatore che può influenzare le disuguaglianze: Visser (2015) trova una forte associazione negativa tra la copertura della contrattazione collettiva e le disparità salariali misurate dal tasso di guadagno P1/P10 e conclude, attraverso uno studio dei 32 Stati Membri OCSE, che la copertura rappresenterebbe il 50% della differenza di disuguaglianza di salari.

 

Un’emergenza europea: combattere la povertà e assicurare sistemi di cura a lungo termine adeguati e di qualità

I Paesi Membri dovrebbero garantire livelli di protezione adeguati per prevenire che le persone cadano in povertà e favorire l’inclusione sociale dei più poveri. La povertà deve essere sradicata, in quanto dipendente dall’esclusione sociale o dai bassi salari e da lavori poveri. Più di 15 Stati Membri mostrano prestazioni molto scarse nel campo sanitario. La copertura e l’accesso all’assistenza a lungo termine sono insufficienti in diversi Stati Membri8. L’assistenza informale domina il settore, a scapito dei servizi e della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Le strutture pubbliche sono spesso assenti, tuttavia quelle private sono estremamente costose, inaccessibili, e spesso portano al deterioramento dei servizi e delle condizioni di lavoro nel settore sanitario. Nessun investimento sostanziale è stato contemplato nel precedente ciclo del Semestre.

L’accesso ai servizi sanitari e alle cure a lungo termine è un’emergenza europea. Il ciclo del Semestre ha promosso la “razionalizzazione” e l’”efficienza dei costi”9, di solito portando all’aggregazione di strutture, allo spostamento di risorse già allocate, alla deospedalizzazione delle cure e quasi mai ad investimenti pubblici in personale e in servizi che sarebbero, invece, necessari. Il tasso di spesa del PIL dell’UE 28 in protezione sociale e servizi è costantemente diminuito in termini reali, nonostante l’invecchiamento della popolazione e una maggiore domanda di sostegno al reddito, assistenza sanitaria e assistenza a lungo termine. La spesa pubblica ha urgente bisogno di essere aumentata in proporzione ai bisogni umani fondamentali e al diritto di vivere in condizioni dignitose. La CES sostiene la sanità pubblica e l’assistenza collettiva, compresi i servizi di assistenza a lungo termine.

L’invecchiamento della popolazione dovrebbe spingere i governi a spendere di più per proteggere gli anziani e non di meno, come richiesto dalle attuali norme PSC10. Gli investimenti pubblici nel settore sanitario dovrebbero essere proporzionali alle esigenze di assistenza. L’accessibilità sanitaria dovrebbe essere valutata regolarmente, in relazione al reddito medio individuale disponibile, compreso l’impatto sul reddito familiare dato dall’assistenza sanitaria privata in caso di mancanza di strutture pubbliche. Gli investimenti nell’assistenza sanitaria preventiva, fondamentali in una società che invecchia, dovrebbero essere promossi e monitorati. Per quanto riguarda l’assistenza a lungo termine, il Semestre dovrebbe affrontare i diffusi problemi di carenza del personale, salari bassi e condizioni di lavoro sfavorevoli per milioni di lavoratori, principalmente donne, in particolare nell’assistenza a domicilio e nelle case di riposo, monitorare meglio la situazione degli operatori informali e considerare di investire in personale affidabile ed efficace, in qualifiche, nello sviluppo professionale continuo e nel riconoscimento professionale.Dovrebbe anche valutare la disponibilità e l’economicità delle strutture rispetto ai costi sostenuti dai singoli. Dovrebbero essere identificati degli indicatori e dovrebbe essere sviluppata l’analisi comparativa per monitorare meglio le prestazioni di come gli Stati Membri agiscano in termini di disponibilità e accessibilità.

 

Apertura delle clausole di flessibilità del PSC per l’attuazione del EPSR e delle transizioni di lavoro più eque

L’EPSR promette una società più coesa in economie più resilienti, senza povertà, grazie a riforme e investimenti sociali. Il rischio è che, paradossalmente, all’indomani della solenne approvazione dell’EPSR, non ci sarà spazio fiscale per riforme/investimenti in un momento in cui l’UE ha ancora bisogno di stimoli fiscali per ripristinare una piena occupazione sostenibile. Inoltre, l’economia dell’Unione Europea sta attraversando profonde trasformazioni che richiedono un rapido adattamento da parte della popolazione attiva. Abbiamo bisogno di maggiori e migliori lavori che siano attrattivi per le persone che devono cambiare lavoro o devono (ri) qualificarsi.

Spetta ai decisori politici e alle parti sociali assicurare posti di lavoro di qualità che siano allettanti per le persone. Al fine di creare nuovi posti di lavoro di qualità, dovrebbero essere incoraggiati nuovi investimenti, sia pubblici sia privati ed entrambi finalizzati a stimolare l’economia reale. Allo stesso tempo, sono necessarie risorse per proteggere le persone colpite da ristrutturazioni, perdite di posti di lavoro e altri cambiamenti negativi. Nel 2018, molti Stati Membri non hanno rispettato l’EPSR. Tuttavia, nuove riforme e investimenti aggiuntivi sono spesso necessari per rispondere alle circostanze critiche. La CES ritiene che l’architettura complessiva della governance economica debba essere rivista in modo da renderla maggiormente in grado di rispondere alle esigenze sociali dei cittadini dell’UE. Le attuali regole per la flessibilità nell’ambito del PSC potrebbero essere adeguate allo scopo, ma sono necessari alcuni cambiamenti nei criteri di accessibilità per adattarli all’attuale ciclo economico.

 

La proposta della CES è dettagliata nell’allegato “Flessibilità all’interno del Patto di Stabilità e Crescita per implementare il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali”. La proposta della CES include:

a. I criteri di accessibilità dovrebbero adattarsi all’attuale ciclo economico e far riferimento agli squilibri globali nel mercato unico e nell’area dell’euro in modo da non richiedere a nessuno degli Stati membri di aumentare i propri sforzi fiscali.

b. I paesi che si discostano dai 20 principi dell’EPSR dovrebbero essere considerati divergenti anche nell’ambito del patto di stabilità e crescita.

c. Il dialogo sociale, autonomo e indipendente, dovrebbe avere un ruolo maggiore nella progettazione, attuazione e monitoraggio delle riforme quando le parti sociali lo desiderano.

 

Grazie ad una gestione prudente ma più flessibile della normativa PSC, l’Unione Europea dovrebbe aprire uno spazio fiscale per le riforme sociali che potenzialmente ammontano ad ulteriori 40 miliardi di euro nel ciclo attuale e fino a 90 miliardi di euro entro il 2021, finché il nuovo MFF (QFP), modificato secondo le richieste della CES, produrrà i suoi effetti. La CES chiede di riconsiderare le linee guida per la flessibilità nell’ambito del PSC, rendendola così già disponibile per gli Stati Membri nel 2019.

 

Un Piano europeo per l’impiego di qualità

L’EPSR dovrebbe rafforzare gli investimenti e le riforme per il progresso sociale. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dovrebbero inoltre raccomandare al Semestre Europeo di considerare i vincoli economici, sociali ed ambientali in modo più equilibrato. La CES ha recentemente adottato una definizione operativa di lavoro di qualità. Lo scopo di questa definizione è di elevare il profilo della qualità del lavoro come priorità della politica sociale ed economica e di servire da bussola in relazione alle richieste fondamentali della politica di occupazione della CES all’interno e all’esterno del Semestre europeo.

Poiché ora la Relazione Comune sull’Occupazione svolge un ruolo più importante nell’individuare le sfide e le opzioni politiche nelle riforme sociali prioritarie e negli investimenti in Europa, specialmente alla luce dell’ESPR, il contributo della CES è indicato nell’allegato “Il contributo della CES per la Relazione Comune sull’Occupazione 2019”. Il prossimo AGS – Analisi Annuale della Crescita - dovrebbe fornire le seguenti priorità: I salari bassi in Europa restano una sfida. La concentrazione dei lavoratori nel segmento inferiore delle scale salariali e gli alti tassi di povertà lavorativa sono un chiaro segnale di inefficienza nella distribuzione dei salari. Questa non è l’unica sfida di rilievo per l’UE. Il divario retributivo di genere e le retribuzioni sotto i minimi per i giovani lavoratori sono ancora un problema importante.

Le retribuzioni nel settore pubblico nei paesi che affrontano problemi di debito pubblico o deficit sono ancora viste come un fattore che incide sulla spesa delle amministrazioni centrali. L’andamento della quota salariale del PIL si deteriora in tutti i paesi e persistono enormi differenze tra gli Stati Membri che mostrano che i salari non aumentano in linea con l’inflazione e la produttività. Lo spread tra i salari medi nei paesi ad alto e basso salario è anormale per un mercato unico (fino a 9 volte). Gli effetti della European Pay Raise Campaign (Campagna europea di Aumento salariale) condotta dalla CES mostrano alcuni timidi risultati positivi nelle dinamiche delle retribuzioni concordate a livello collettivo in Europa. La Campagna insiste sulla necessità di sviluppare sistemi di contrattazione collettiva più forti (sia nel settore pubblico sia privato) e di aumentare i salari minimi (obbligatorio), dove questi esistono. I sindacati ora si aspettano che il Semestre Europeo si muova verso la promozione di azioni concrete per la convergenza salariale in Europa.

Un Partenariato Europeo per le relazioni industriali e la convergenza salariale al rialzo può essere di sostegno per innescare azioni volte a rafforzare le istituzioni di contrattazione collettiva a livello nazionale, nonché ad affrontare il divario salariale esistente. L’incremento della produttività dovrebbe derivare da maggiori investimenti nelle infrastrutture, nell’istruzione, nella formazione, nella salute e nella ricerca. I guadagni in termini di produttività dovrebbero riflettersi in una maggiore remunerazione dei lavoratori, anche per coloro che lavorano nel settore pubblico grazie a politiche e quadri giuridici che sostengano la contrattazione collettiva. Le competenze delle parti sociali dovrebbero essere sostenute anche destinando risorse del QFP ad uso esclusivo delle azioni di capacity building.

Un’offensiva salariale in Europa potrebbe essere sostenuta da un gruppo di lavoro che includa la Commissione Europea, gli Stati Membri, la BCE e le parti sociali. Lo stato di salute del mercato del lavoro è fonte di grande preoccupazione. In primo luogo, ci sono ampi squilibri in tutto il mercato unico, che incidono sulle condizioni di lavoro e sull’efficacia dei mercati del lavoro. In secondo luogo, vi è una certa difficoltà a sfruttare gli effetti del cambiamento tecnologico a causa della mancanza di posti di lavoro di qualità e di anni di riforme che hanno inibito la contrattazione collettiva e le riforme a favore dell’occupazione: le transizioni da un lavoro all’altro sono troppo lente e troppo spesso portano a lavori meno qualificati.Infine, l’aumento delle discriminazioni rischia di ridurre il livello di partecipazione di categorie specifiche, ma pertinenti, di lavoratori come donne con bambini e migranti.Questi ultimi sono vittime di crescenti discriminazioni. Il Semestre dovrebbe coordinare le politiche di riqualificazione dei lavoratori le cui competenze diventano (o rischiano di diventare) obsolete e tutelare le nuove forme di lavoro.

I contratti di lavoro standard - ad esempio i contratti a tempo pieno, a tempo indeterminato – continuano ad essere elusivi in ampie porzioni dei mercati del lavoro europei. Circa tre quarti dei lavoratori a termine sono involontari, il lavoro part time involontario è ancora molto alto, circa il 20% dell’occupazione totale. Le donne sono più penalizzate degli uomini. Questo richiede quadri giuridici e incentivi per garantire che i lavoratori possano beneficiare di contratti di lavoro stabili e affidabili. Il Semestre Europeo dovrebbe analizzare più dettagliatamente gli effetti del cambiamento tecnologico e della digitalizzazione sul mercato del lavoro. È importante che la Direttiva sulle Condizioni di Lavoro Trasparenti e Prevedibili sia adottata in tempi rapidi.

Ma non è abbastanza. Il cambiamento tecnologico può creare opportunità di nuovi o migliori posti di lavoro, o luoghi di lavoro più sicuri, ma dobbiamo ammettere che oggi è spesso associato ai lavori precari. Il ciclo del Semestre Europeo dovrebbe esaminare le condizioni di lavoro dei lavoratori atipici e dei lavoratori autonomi e formulare raccomandazioni per rimuovere gli ostacoli che impediscono a questi lavoratori di aderire ad un sindacato, contrattando collettivamente o beneficiando dell’estensione di un contratto collettivo già esistente. La disoccupazione rimane elevata soprattutto tra donne e giovani lavoratori. Si dovrebbe fare di più per offrire opportunità a chi cerca lavoro. Le politiche del mercato del lavoro dovrebbero offrire più posti di lavoro di qualità proteggendo quelli esistenti e garantendo rapide transizioni dalla disoccupazione a contratti di lavoro stabili e sicuri. La CSR11 relativa alle PAML12 sull’accesso all’occupazione nel Semestre Europeo 2018 hanno registrato sviluppi positivi, tuttavia il 2019 deve essere l’anno in cui vengono pienamente sviluppate.

Le PAML sono essenziali per offrire un’ampia gamma di obiettivi occupazionali e sociali. Tuttavia, sembra non esserci alcuna valutazione su come dovrebbero essere formulate in quanto parte di un piano di investimento più ampio per una crescita sostenibile ed inclusiva, e come strutturare il loro finanziamento in modo anticiclico e quindi stabilizzante per le economie europee (vedere le proposte della CES per la flessibilità del PIL per l’implementazione dell’EPSR). Una pietra miliare fondamentale dell’”economia sociale di mercato europea” è la protezione dei lavoratori che si trovano senza lavoro. Sono ancora profondi i divari che esistono tra i diritti dei diversi lavoratori in Europa, in relazione a questa rete di sicurezza.

 

Il Semestre Europeo 2019 dovrebbe porre rimedio a questi problemi strutturali di vecchia data nel corso dell’attuale ciclo di sussidi di disoccupazione, dando la priorità a tre principi:

1. la prevenzione della povertà quando i lavoratori perdono il proprio posto di lavoro;

2. la flessibilità in relazione ai mercati del lavoro sempre più deregolamentati in modo che non vi siano ritardi nell’accesso in un contesto di contratti di lavoro a brevissimo termine e in alcuni casi inesistenti;

3. un approccio anticiclico in modo che i periodi di disoccupazione relativamente bassa generino il capitale pubblico necessario per prevenire l’austerità durante le recessioni economiche.

 

Le organizzazioni associate della CES rilevano disparità nell’accesso alla formazione dei lavoratori sul posto di lavoro sia nel settore pubblico sia nel privato. Pertanto, la CES vuole garantire: il diritto e l’accesso alla formazione di alta qualità per tutti i lavoratori, in particolare per quelli poco qualificati, compresi i congedi formativi retribuiti; una vera capacità di garanzia che permetta ai lavoratori poco qualificati di ottenere almeno le competenze di base certificate e le competenze chiave; un dialogo sociale efficace sull’istruzione e sulla formazione professionale (IFP) per consolidare una governance efficiente ed investimenti sostenibili nell’istruzione e nelle competenze; migliorare la qualità, l’attrattiva e l’inclusione dei sistemi di IFP e realizzare valide posizioni di apprendistato in Europa in linea con il Quadro dell’UE per apprendistati efficaci e di qualità e le conclusioni di Riga (vedi anche le priorità ETUCE13 per l’AGS 2019).

Inoltre, per rendere coerente l’attuazione della Garanzia Giovani con alcune CSR della Commissione del ciclo precedente, nella prossima fase dovrebbero essere compresi anche i seguenti aspetti: seguire l’attuazione della Garanzia Giovani tra i giovani migranti e combattere la segmentazione del mercato del lavoro promuovendo contratti a tempo indeterminato per i giovani. Il Semestre dovrebbe quindi monitorare i progressi compiuti dagli Stati Membri nella legislazione e stabilire i sistemi che assicurino l’accesso formale alla protezione sociale. La proposta della Commissione di una Raccomandazione del Consiglio sull’accesso alla protezione sociale affronta la questione, incoraggiando gli Stati Membri ad adottare le misure necessarie per eliminare le lacune che impediscono ai lavoratori di godere dei diritti di protezione sociale. La CES sostiene fortemente questa iniziativa.

La CES insiste sulla necessità di garantire un accesso efficace a una protezione sociale adeguata e sostenibile attraverso una maggiore e migliore integrazione nel mercato del lavoro, quindi posti di lavoro migliori e più numerosi (vedi anche la posizione della CES sul prossimo Rapporto Comune sull’Occupazione). Il ciclo del Semestre dovrebbe monitorare questi aspetti, con una particolare attenzione alla situazione dei lavoratori atipici e dei lavoratori autonomi, ma anche al fenomeno della povertà lavorativa e al suo impatto sulla spesa pubblica per la protezione e l’assistenza sociale. Per quanto riguarda le pensioni, i sistemi interamente finanziati e quelli basati esclusivamente sui diritti contributivi sembrano non essere in grado di garantire i livelli pensionistici e la copertura adeguati in un’Europa in rapido invecchiamento. Ciò richiede regole fiscali più flessibili, con un contributo sostanziale degli Stati Membri verso una congruità delle pensioni per tutti.

La mancata indicizzazione e rivalutazione delle pensioni e l’uguaglianza dell’età pensionabile legale comportano una riduzione della copertura e dell’adeguatezza delle pensioni. Le conseguenze sociali sono riportate nel Rapporto sull’adeguatezza delle pensioni 2018: aumento del rischio di povertà tra gli anziani, in particolare le donne, lavoratori poco qualificati, lavoratori atipici e autonomi. La piena ed equa partecipazione delle donne al mercato del lavoro garantisce la sostenibilità del modello sociale dell’UE. La lotta contro la discriminazione di genere è una priorità che dovrebbe essere affrontata, così come il rafforzamento delI’acquis dell’UE in materia di non discriminazione, la conciliazione vita-lavoro e la pianificazione di soluzioni su misura per i problemi in specifici Stati Membri attraverso i Piani di Riforma Nazionali e la CSR.

 

Livello di partecipazione sindacale nel Semestre

Il coinvolgimento delle parti sociali a livello nazionale dovrebbe essere migliorato. La partecipazione del sindacato non è né sistematica né coerente con le tappe fondamentali del Semestre. L’Indice di Coinvolgimento Sindacale 2018 (basato sul ciclo del Semestre appena concluso) mostra che su 25 paesi esaminati, solo 6 forniscono un livello di coinvolgimento soddisfacente.Negli altri paesi, il grado di coinvolgimento è zero o totalmente inefficace (14) o potrebbe essere migliorato (5 paesi). I motivi principali di insoddisfazione sono che i governi non rispondono alle richieste in merito alla consultazione delle parti sociali e, nel caso di risposta, nella maggior parte dei casi il livello di dialogo è inadeguato o la tempistica insufficiente.

Anche a livello europeo, nonostante l’intensità del dialogo sia migliorata, le osservazioni della CES mostrano che le richieste sindacali restano spesso inascoltate. La revisione della sorveglianza multilaterale all’interno dell’EMCO14 mostra ancora alcune lacune in merito alla metodologia e alle conclusioni, in quanto non sono in grado di operare una chiara distinzione tra il dialogo sociale nell’elaborazione delle politiche, il coinvolgimento delle parti sociali nel Semestre e il ruolo della contrattazione collettiva a livello nazionale.La CES ha ricordato all’EMCO e alla Commissione Europea che l’obiettivo principale di questo esercizio è quello di rafforzare i diritti delle parti sociali di essere consultati durante le tappe fondamentali del Semestre e, quando applicabile, durante la procedura per la sorveglianza sugli squilibri eccessivi.

In linea con la Dichiarazione quadripartita “Un nuovo inizio per il dialogo sociale”, la CES chiede una norma europea che obblighi i governi centrali a consultare le parti sociali, in particolare prima dei programmi nazionali di riforma, del programma di stabilità / convergenza e delle CSR. Nel frattempo, a partire dal semestre europeo 2019, la Commissione potrebbe chiedere ai rappresentanti dei governi centrali di partecipare alle consultazioni con le parti sociali nazionali durante le visite.

 

 

*Adottata al Comitato Esecutivo del 23 – 24 Ottobre 2018

 

1 Il lento recupero degli investimenti privati dovuto alla mancanza di interesse per un eccesso di attenzione sulla competitività e l’intensità di capitale è diminuito e, di conseguenza, la produttività del lavoro (vedi ABN-AMRO e McKinsey) “Solving the productivty puzzle: the role of demand and the promise of digitization”, McKinsey Global Institute, Febbraio 2018; e “Why is productivity growth so low?” ASchuiling, ABNAMRO, Settembre 2017

 

2 CY, HR, BG, PL

 

3 IT, BG

 

4 BG, CY, HR, DE

 

5 G. Ciminelli, R. Duval & D. Furceri (2008) “Employment Protection Deregulation and Labor Shares in Advanced Economies”, IMF Working Paper

 

6 Vedi Hayter, S. (2011) Bargaining in the Global Economy – Negotiating for social justice, Cheltenham, UK and Northampton, MA, USA: Edward Eigar and Geneva: ILO

 

7 Visser. J (2015)

 

8 ES, IT, BG, HR, CY

 

9 FR

 

10 Patto di Stabilità e crescita.

 

11 Corporate Social Responsability, in italiano Responsabilità sociale d’impresa.

 

12 Politiche attive del mercato del lavoro

 

13 European Trade Union Committee for Education

 

14 Comitato per l’occupazione

 

 

 

 

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