L’approccio laico e riformista della Uil ha fatto la differenza nella storia sindacale del Paese
MAGGIO 2020
70 anni di Uil
L’approccio laico e riformista della Uil ha fatto la differenza nella storia sindacale del Paese
di   Claudio Tarlazzi

 

La nostra Uil celebra i suoi primi 70 anni, vissuti nelle grandi trasformazioni e nelle vicende che hanno contraddistinto la società italiana dal II dopoguerra in poi. Anni di costruzione e di cambiamento, di speranze, di delusioni e di conquiste, che hanno messo il Sindacato e i lavoratori di fronte a sfide sempre più complesse per l’espansione a tutti i livelli delle interdipendenze economiche, sociali e politiche, che collegano paese a paese, lavoratore a lavoratore. In tutti questi anni l’approccio laico e riformista della Uil ha fatto la differenza nella storia sindacale del Paese, incidendo significativamente sulla direzione delle lotte per i diritti e le tutele non solo dei lavoratori ma di tutti i cittadini, anche in contesti molto difficili se non ostili, compiendo scelte basate su una nostra peculiare qualità: la lungimiranza. Ed è proprio grazie alla lungimiranza della Uil che prende vita la Uiltrasporti, nata ufficialmente nel 1983. Sin dalla fine degli anni 70 (più di quarant’anni fa) si fece largo tra le cinque categorie che all’epoca organizzavano i trasporti (la FNAI -autoferrotranvieri, il SIUF-ferrovieri, la UIGEA-trasporto aereo, la UILTATEP-ausiliari e porti, la UIM-marittimi) la consapevolezza che fosse necessario articolare politiche comuni per far fronte ai cambiamenti molto veloci e radicali che attraversarono l’intero comparto. La Confederazione supportò in modo molto convinto la nascita della Uiltrasporti, prima come Coordinamento e poi come Federazione fra le categorie, mettendo a disposizione il proprio impegno politico e fornendo sin dall’inizio autorevoli componenti della sua struttura per realizzare lo start-up della costruzione di una nuova categoria Uil. Il passo immediatamente successivo (agli inizi degli anni 80) fu quello del passaggio da Federazione di categoria a Unione dei lavoratori, mossi dalle esigenze politico-strategiche sempre più evidenti, ma consapevoli della difficoltà di un percorso che puntava non solo a mettere a fattor comune storie profondamente radicate, ma anche a fondere situazioni organizzative molto diverse, in comparti con peculiarità politico-sindacali talvolta difficilmente integrabili. Si presentavano infatti aziende fortemente strutturate, alcune che operavano in regime di monopolio naturale, ed altre in cui la logica del mercato era fortemente affermata, sino ad arrivare a settori altamente parcellizzati con condizioni molto carenti per i lavoratori che ne facevano parte. Si evidenziarono difficoltà, quindi, per rendere compatibili politiche comuni, che si sommavano a situazioni organizzative molto diverse, sul piano delle risorse, degli introiti derivanti dalle quote sindacali, nonché sul piano delle agibilità sindacali, in presenza di gruppi dirigenti fortemente radicati che non potevano esser banalmente sommati, ma integrati e quindi selezionati.

Il processo è stato dunque fortemente dibattuto tra coloro che miravano a salvaguardare le specificità, non solo politiche ma anche organizzative, e quelli che puntavano ad una maggiore integrazione e ad una gestione orizzontale sul piano organizzativo, di gestione delle risorse e politico. Determinante, sul piano organizzativo, fu la decisione di accentramento in un unico canale di tutte le risorse, sia centrali che periferiche, che ha permesso di avere piena contezza dei flussi e di definirne una articolazione di utilizzo che potesse coprire tutte le necessità, sia quelle particolari ma soprattutto valorizzando quelle generali, che coinvolgono tutti. Il confronto, talvolta anche appassionato, si è evoluto in direzione di una situazione sempre più coesa in cui le ragioni dello stare insieme vengono ad evidenziarsi con sempre maggiore concretezza, sia nell’assetto della struttura centrale nazionale che delle realtà periferiche in cui le Regioni hanno assunto il ruolo di protagonisti sul piano politico ed organizzativo. Il settore dei trasporti si presenta come un mondo sempre più complesso, che deve equilibrare le ragioni, dell’economia del mercato e della competitività con le esigenze primarie della salvaguardia della mobilità delle persone e delle merci, della tutela dell’ambiente, della valorizzazione del ruolo che i lavoratori che vi operano svolgono giorno dopo giorno. Tutti obiettivi che possono essere realizzati esclusivamente potenziando una visione generale comune che riesca ad organizzare al meglio tutte le risorse, puntando ad assorbire le sempre più limitate situazioni che ancora non vi sono orientate, facendo crescere il numero degli associati e il peso della Uiltrasporti nelle aziende e nella evoluzione del settore. In questo quadro si iscrive anche la recente modifica statutaria della denominazione della Categoria che ha unito al tema dei Trasporti anche quello dei Servizi collegati, evidenziando ancora la complessità della evoluzione in atto che richiama una logica integrata che comprenda tutti i soggetti che vi sono coinvolti. Una scelta necessaria, che ha dotato il nostro Sindacato di una maggiore e rinnovata capacità di aderire pienamente alla realtà attuale dei problemi del lavoro nei trasporti e nei servizi ad essi collegati. Realtà che si delinea sempre più come unico sistema, che sta aprendo nuove sfide per l’integrazione delle diverse modalità, per rispondere in modo sostenibile alle necessità economiche e sociali che animano un nuovo grande progetto della mobilità, che trova massima espressione nelle politiche europee delle Ten-t. Questo ha messo in primo piano l’esigenza di realizzare reti intermodali che collegano tra loro le infrastrutture terrestri, marittime e aeree, coinvolgendo direttamente i lavoratori che vi operano, in termini salariali e normativi.

Tale processo ha purtroppo anche incoraggiato la ripresa di spinte regressive, che vorrebbero organizzazioni del lavoro molto compresse ed accelerate nei tempi di esecuzione, impegnando il sindacato su terreni spesso nuovi e insidiosi, per la difesa delle tutele già acquisite, per ottenere tutele per chi ancora non le ha, per migliorare complessivamente le condizioni di lavoro nei trasporti. A macchia di leopardo, in tutta la nostra categoria, le lavoratrici e i lavoratori si ritrovano stretti nelle maglie di una competizione tra imprese senza regole, e di processi di esternalizzazione in appalto che in nome del profitto tendono a ridurre salari, sicurezza, tutele e garanzie. È qui che radicano principalmente le cause del dramma indegno degli incidenti sul lavoro che assillano i nostri settori, che nel nostro Paese paiono non avere mai fine, con punte apicali nell’autotrasporto, nei porti, sulle navi e nella logistica, con decine di morti all’anno. Una carneficina che contrastiamo tutti i giorni nei luoghi di lavoro con rabbia e dolore, in una battaglia solitaria che ci vede impotenti, perché abbiamo bisogno urgente di essere sostenuti con controlli, leggi e regolamenti molto più stringenti da parte di Governo, Regioni, Enti Locali e istituzioni preposte. In questa epoca di grandi mutamenti tecnologici, economici e geopolitici, la nostra categoria è tra quelle più esposte agli effetti diretti della globalizzazione e della automazione, che determinano nuovi e vecchi problemi: vecchi per lo sfruttamento, ma nuovi per la nascita di lavori e mansioni inediti. Qui affondano le radici di molte nostre vertenze, che ci vedono impegnati nei settori logistica, autotrasporto, porti, autostrade, trasporto aereo, marittimi, ferrovie, tpl, multiservizi, taxi e ncc, rese sempre più difficili dal crescere ineludibile delle sfide economiche (domestiche, europee e internazionali), a cui non corrispondono politiche di programmazione e governance da parte dei vari Governi nazionali che si sono succeduti negli anni, che di fatto hanno abbandonato interi pezzi strategici del Paese nelle mani del libero mercato. Un mercato, quello italiano, estremamente contendibile e sempre nelle mire dei competitor di altri paesi. Sono anni che rivendichiamo la stesura di un Piano Nazionale dei Trasporti e della Logistica, che ancora non vede luce, e nel frattempo interi settori sono al collasso per mancanza di regole. Tra questi il trasporto aereo, che controlla i flussi turistici fondamentali per il Pil del nostro Paese, e che sta vivendo la contraddizione di una crescita passeggeri di circa il 7% all’anno, e l’emersione di grandi crisi aziendali sia di compagnie di volo nazionali come Alitalia, Air Italy, Ernest Airlines, che di decine di aziende di servizi di terra.

Contro l’imbarbarimento della liberalizzazione selvaggia, crediamo che la contrattazione sia uno strumento fondamentale per la tutela del lavoro e dei lavoratori, e per questo da tempo per il Trasporto aereo chiediamo una legge che ponga il Ccnl di settore come minimo salariale per tutti i vettori e le imprese che operano negli aeroporti italiani, analogamente a quanto si è ottenuto per i porti con ottimi risultati. Tuttavia, da sola la contrattazione non può farcela a colmare le pesanti lacune create dall’assenza nel Paese di una politica nazionale della mobilità. In tale consapevolezza, abbiamo presentato al Governo un documento unitario Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti “Rimettiamo in movimento il Paese”, con il quale abbiamo inteso richiamare l’attenzione dei decisori sui gravissimi problemi della nostra categoria, non limitandoci a rivendicarne la soluzione, ma avanzando proposte organiche, puntate alla ripresa e allo sviluppo della mobilità di persone e merci in tutti i territori del Paese, senza la quale non potrà esserci alcun rilancio economico. Tali proposte le abbiamo contestualizzate in una analisi complessiva cha poggia su alcuni pilastri qualificanti: realizzazione delle Grandi Opere, per dare forza alla programmazione di interconnessione dei territori, anche di quelli più periferici, al resto del paese e del mondo; realizzazione di un trasporto di qualità anche sotto il profilo ambientale; regole; certificazione delle rappresentanze; controlli e norme contro illegalità, evasione fiscale e lavoro nero. Abbiamo anche indicato nel documento Connettere l’Italia, la strada maestra da seguire subito, senza perdere ulteriore tempo, frutto di un lavoro collegiale che ha visto il coinvolgimento ed il confronto di tutti i corpi sociali e delle loro rappresentanze, che si sono sforzate di ragionare non solo in termini di attualità ma anche di anni e decenni, superando gli interessi di parte, così come le opere infrastrutturali e i servizi pubblici essenziali richiedono. Il futuro si prospetta colmo di sfide, per la stabilità dei traffici commerciali e industriali, per la mobilità delle persone, per prevenire gli effetti negativi della automatizzazione incalzante, che espelle alcuni ruoli ma ne richiede altri, facendo emergere nuovi sfruttati, come nel caso dei rider, che è necessario tutelare con le conquiste ottenute dalle generazioni di lavoratori precedenti nel corso di durissime lotte, che hanno visto la Uil protagonista. Anche con questo fine ci battiamo per la formazione continua dei lavoratori e per gli strumenti di accompagno alla pensione per le mansioni usuranti e non riconosciute dalla legge, come quelle dei portuali di banchina, del personale viaggiante dei treni, di quello imbarcato sulle navi.

Di più recente comparsa poi, le sfide epidemiologiche, che con la globalizzazione, intrecciano in un medesimo micidiale canestro il pericolo sanitario per le popolazioni, il rischio di default economico, il restringimento delle libertà individuali e sociali. Il Coronavirus ci sta dimostrando la fragilità della politica che non riesce ad assumersi responsabilità, preferendo ricorrere a misure estreme che fomentano isterismi ingiustificati tra la popolazione, che stanno compromettendo i fondamentali economici e il tessuto produttivo del paese. Come Sindacato dei Trasporti e dei Servizi ci troviamo a contrastare tale tendenza in prima linea, garantendo la mobilità del paese senza sottovalutare il pericolo per i nostri lavoratori. Ci siamo attivati capillarmente, richiedendo l’attuazione dei protocolli di igiene e sicurezza, convinti che in questi casi occorre serietà e nervi saldi, per impedire che l’isteria collettiva, alla quale stiamo assistendo, faccia danni irreversibili più gravi dello stesso virus. Non possiamo nascondere la forte preoccupazione che abbiamo per il drastico calo dei traffici passeggeri e merci, provocato non solo dallo stop produttivo della Cina a scopo preventivo, ma dalle reazioni sbagliate di tante persone, e dalla disinformazione e dalla strumentalizzazione mediatica e politica di questo serissimo problema nel nostro Paese, che sta incoraggiando comportamenti individuali lesivi della vita sociale ed economica del paese, nonché inquietanti segnali di isolamento internazionale. Questa emergenza sta peraltro sottolineando ciò che come sindacato dei trasporti sosteniamo da anni: il Titolo V va rivisto. L’autonomia regionale di fronte all’emergenza nazionale sta dimostrando tutta la propria insostenibilità, analogamente agli intoppi che ha prodotto nella realizzazione di nuove infrastrutture e di Grandi Opere per la modernizzazione del Paese. In questi casi estremi, come del resto in tutti gli altri, la nostra esperienza ci rende forti per fronteggiare con senso di responsabilità anche le crisi più gravi, nel solco del nostro passato, tenendo ben stretti i nostri valori di equità, pace, prosperità per tutti, libertà, portiamo avanti il nostro sindacato di categoria, Uiltrasporti, per contribuire a rendere migliore il nostro Paese.

 

 

*Segretario Generale Uiltrasporti

 

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