Il diciannovismo di Nenni
SETTEMBRE 2019
Approfondimento
Il diciannovismo di Nenni
di   A. Tedesco

 

 

Conosciuto con il titolo “Il diciannovismo” 1, Storia di Quattro anni 1919-1922 è forse il libro più noto di Pietro Nenni che lo storico Santarelli definì il suo più originale e meglio costruito, un vero saggio storico-politico2; un libro importante che ebbe una vicenda molto tormentata. L’idea di scrivere il libro venne fuori dalle lunghe conversazioni con l’Amico indimenticabile3 Piero Gobetti alla direzione dell’Avanti! o al Caffè Campione a Milano in via Manzoni4 tra il 1923 e il 1924. I due discutevano delle battaglie e dell’esperienza socialista e della situazione politica che permise al fascismo dal 1919 al 1922 di impadronirsi del potere. Fu proprio Gobetti a proporre a Nenni, nella primavera del 1924, di scrivere un libro per la sua Casa Editrice, su quel periodo: «Perchè non scrivi la storia di questo quadriennio? »5. Il libro non doveva solo essere una ricostruzione storica ma avrebbe rappresentato un tentativo di ricercare un avvio nuovo alla lotta attraverso una revisione critica del “diciannovismo” socialista. Nenni e Gobetti erano portati a passare in esame i vari problemi riguardanti sia la mancanza di azione cui si era votato il “Comitato delle opposizioni aventiniane”, sia le prospettive future di lotta politica. Tanto Nenni, a Milano, come Gobetti con i “Gruppi di Rivoluzione Liberale”, a Torino, erano stati allora i primi a dare indicazioni concrete per avviare la lotta contro il fascismo6. Nenni7 nel 1924 ha 33 anni con alle spalle un vissuto da protagonista nella stagione politica del primo dopoguerra. Si era iscritto al Psi nel 1921, dopo essere stato a lungo figura di spicco del Partito Repubblicano, tra i leader della mobilitazione contro la guerra in Libia e della Settimana Rossa, ed esponente della sinistra interventista durante la guerra8. Romagnolo di Faenza, nato povero e autodidatta, ribelle (è stato in carcere diverse volte) e sempre dalla parte dei più deboli, molto miope e dal carattere gioviale è un abilissimo giornalista. Corrispondente dell’Avanti! da Parigi nel 1921, caporedattore nel 1922 e Direttore dell’Avanti! e membro della direzione del Partito dal 1923, quando aveva salvato il Partito dalla corrente fusionista di Serrati che aveva concordato con Mosca un progetto di fusione tra il PSI e il Partito Comunista d’Italia, nato dalla scissione di Livorno del 19219. Con Nenni entra nel Psi un filone di cultura repubblicana, ribellistica, romantica e un pò barricadiera, nutrita di miti e letture ottocentesche e di ricordi della rivoluzione francese10. Gobetti invece è un giovane «di grande carattere e dotato di una portentosa preparazione intellettuale posta al servizio di una visione ascetica ed eroica della vita11». Giornalista ed editore antifascista, alto, sottile ed elegante che portava gli occhiali a stanghetta e aveva lunghi capelli arruffati dai riflessi rossi e proprio nel 1924, all’età di 23 anni, aveva pubblicato un libro di grande spessore politico: La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia, con la casa Editrice Cappelli di Bologna, in cui iniziava una revisione critica delle vicende riguardanti la lotta politica in Italia negli anni del dopoguerra12.

 

Saragat, che lo conosce bene, sostiene che politicamente il suo pensiero si orienta verso un liberalismo marxista13: «Dal liberalismo accettava il concetto di lotta come determinatore del progresso (storia) e dal marxismo quello di coscienza di classe»14. Conosce Nenni nel 1922 e sul suo giornale, “La Rivoluzione Liberale”, aveva pubblicato un articolo di Armando Cavalli non troppo tenero verso di lui. Nel definirlo di scarsa cultura e di bassa statura politica, l’articolo conclude che «Pietro Nenni è la palmare dimostrazione dell’incapacità da parte del plebeo romagnolo di poter far parte del maggiore istituto sociale del proletariato: la classe; vuoi per l’avita concezione piccolo-borghese (mazziniana e giacobina) ereditata dalla classe dirigente indigena, ma vuoi specialmente per la mancanza in Romagna di un superiore sviluppo capitalistico»15. Una critica molto forte, che però non impedisce a Gobetti, nel luglio del 1924, di apprezzare e riconoscere al direttore dell’Avanti! i meriti di aver lanciato un appello - rimasto inascoltato - dopo la drammatica vicenda Matteotti, per portare la lotta antifascista nel paese, impegnando così il proletariato in una vasta agitazione nazionale16. Si poneva un problema esclusivo di coordinamento fra le superstiti forze antifasciste che si riconoscevano nei comuni princìpi di libertà e di giustizia. Se da una parte Gramsci, non senza qualche ironia, sosteneva che sarebbe scaturito, da quell’iniziativa, un «partito repubblicano- socialista», Gobetti invece decise rilanciare quei temi, pubblicando con la sua Casa Editrice un libro del socialista Nenni. In una lettera a Gobetti dell’autunno del 1924, Nenni presenta il progetto del libro articolato nei capitoli e negli argomenti: «Il libro consterà di quattro capitoli: 1°) il diciannovismo (in cui esamino la impostazione della battaglia socialista mettendone in evidenza gli errori); 2°) la crisi dello Stato (da Fiume alla marcia su Roma); 3°) la dittatura fascista; 4°) la ripresa socialista (in quest’ultimo capitolo tratterò ampiamente il problema dell’unità – unità d’azione se non di organizzazione)»17.

 

Per quanto riguarda il titolo Nenni propone: “1919-1925. Socialisti e fascisti di fronte alla crisi dello Stato”. Si mise subito al lavoro, forte anche del successo editoriale del volumetto “L’assassinio di Matteotti ed il processo al regime”, pubblicato subito dopo il ritrovamento del cadavere del deputato socialista, che aveva venduto 8.000 copie. Nenni suggerisce per il nuovo libro una tiratura simile ma incontra lo scetticismo dell’editore che gli fa presente che «Per far andare 1500- 2000 copie di Sturzo, Amendola, Missiroli, bisogna faticare».18 Il lavoro di Nenni, preso da numerose incombenze, dalla lotta politica, dalla persecuzione poliziesca e fascista, procede lentamente, anzi si arresta. Gobetti lo tempesta di lettere19, gli propone un titolo più sintetico ed efficace (Massimalismo 1919-1925 o Unità proletaria), e lo spinge a fare in fretta: «Caro Nenni, manda il manoscritto, vediamo di uscire a maggio. [...]Cerca di finirlo presto»20. Gobetti è impaziente, arde dal desiderio di svegliare le coscienze, di spingere all’azione. Nel Paese la situazione politica si fa sempre più pesante e più passano i giorni e più vengono meno le libertà individuali. La censura è dietro l’angolo, la violenza contro gli antifascisti è all’ordine del giorno, gli omicidi politici non si contano più. Il 12 aprile del 1925 Gobetti annuncia, su La Rivoluzione Liberale, l’uscita entro il mese di giugno del volume21 “P.Nenni, 1921-1925. L’Unità proletaria”, per la Seconda serie della collana “Quaderni di Rivoluzione Liberale” (costo L. 10) e lo presenta come il «primo tentativo di una elaborazione teorica del massimalismo»22. L’annuncio sul giornale viene ripetuto nel numero del 26 aprile con un nuovo titolo “1921-1925. Insegnamenti di una disfatta proletaria” (Gobetti era un editore «inquieto, sempre insoddisfatto dei suoi titoli »23), mentre sull’Avanti! del 5-6 luglio, si annuncia il volume di Nenni in uscita a settembre24. L’uscita del volume verrà rinviata nuovamente e Nenni si metterà a lavoro solo alla fine di agosto del 1925, spinto dalla ritrovata esigenza di porre risolutamente il problema dell’unità socialista e di constatare il vuoto desolante di certi schemi rivoluzionari, la totale assenza di senso politico nella battaglia che i socialisti impostarono dal 191925.

 

Alla fine di settembre Nenni annuncia a Gobetti, che nel frattempo aveva subito una pesante aggressione fascista e si trovava molto malconcio, di essere giunto alla fine del lavoro: «Il libro consterà di tre capitoli. (Il diciannovismo. La crisi dello Stato. La disfatta socialista) e di un’ampia prefazione critica interamente dedicata alla situazione attuale ed alla unità socialista. Bisognerebbe quindi affrettarne l’uscita. I primi due capitoli sono completi. Essi sommano poco più di 300 fogli manoscritti. Posso mandarli subito? Mi parrebbe conveniente iniziare la composizione. Fra due settimane sarà pronto il 3° capitolo e la prefazione»26. Il 23 ottobre invece: «Caro Gobetti, ecco la fine del secondo capitolo. I primi giorni di novembre ti manderò il terzo. La conclusione (cioè il 4° capitolo27) l’ho già pronta.Qualche pagina di prefazione la faremo dopo. Quando fai iniziare la composizione?28». Se Nenni freme, Gobetti deve posticipare l’uscita del volume. Il tipografo dell’editore torinese ha paura di stampare un libro “sovversivo. Nel Paese la situazione si fa pensante e il governo Mussolini decide di usare il pugno di ferro contro la stampa antifascista. L’11 novembre il Prefetto di Torino ingiunge la cessazione definitiva delle pubblicazioni de La Rivoluzione Liberale e la soppressione della stessa casa editrice per “attività nettamente antinazionale”. Pochi giorni dopo, un amareggiato Nenni chiede a Gobetti la restituzione del manoscritto: «Carissimo Gobetti, data la situazione io ho mutato avviso su quel tal libro. Non ne sarebbe possibile la diffusione. Penso quindi di farne una pubblicazione interna di partito. Perciò rimandami il manoscritto. Oggi abbiamo avuto il permesso di pubblicare l’Avanti!29 Ma vale la pena? E per quanto tempo? E con quali mezzi?30». L’idea di farne una pubblicazione interna al partito tramonterà in fretta. Pochi giorni dopo, nel dicembre del 1925, Nenni si dimette dalla direzione dell’Avanti! per divergenze con il partito: la Direzione aveva respinto la sua proposta di unificazione dei due partiti socialisti (PSI e PSU31) e una sua lettera privata, inviata ai dirigenti del Partito, era stata intercettata dalla polizia fascista32 e resa pubblica su alcuni giornali fascista : «La posizione che ho meditatamente assunto mi rende incompatibile al posto che ho tenuto, spero non indegnamente, negli anni più duri della nostra durissima battaglia»33. Alla fine del 1925 Gobetti e Nenni decidono di rivedersi a Torino per una riunione segreta antifascista convinti della necessità di creare una larga coalizione capace di saldare attraverso l’azione unitaria l’opposizione degli intellettuali, del ceto medio e del proletariato. La polizia scopre tutto e manda all’aria l’incontro34.

 

Non si vedranno mai più. Gobetti morirà pochi giorni dopo, il 15 febbraio 1926 a Parigi all’età di 24 anni a causa di una crisi cardiaca sopravvenuta a una bronchite, e alle bastonate inflittegli a settembre dagli squadristi fascisti a Torino. Quella lettera che aveva fatto tanto scalpore sui giornali fascisti e all’interno del partito, ed aveva provocato le dimissioni di Nenni dall’Avanti!, aprirà nuovi scenari nel panorama antifascista. Quel documento verrà molto apprezzato dal giovane professore universitario Carlo Rosselli che, all’inizio del 1926, si presenta sorridente a casa di Nenni, in via XXII Marzo a Milano: «Tu hai scritto il solo documento nuovo e valido nella letteratura antifascista. Se hai la volontà di far seguire un’azione, io questa volontà ce l’ho ed ho anche il denaro»35. All’inizio Nenni è titubante e prende tempo; Rosselli è impaziente e insiste: «Ti avverto Nenni che io farò la rivista anche da solo»36. Alla fine Nenni decide di accettare non solo per ragioni di impellenza economica ma anche perché non vuole lasciare il giornalismo e soprattutto la scena politica. Nenni si convince ben presto dell’urgenza di unire le forze socialiste ripensando la tattica da seguire nella lotta politica. Dalla critica egli trae l’esigenza di un rinnovamento del socialismo come premessa per l’unità: è questa la battaglia che conduce Pietro Nenni dalle pagine de Il Quarto Stato (rivista socialista di cultura politica)37, la nuova avventura giornalistica condivisa con il socialista liberale Rosselli38.

 

Nenni e Rosselli provengono da diverse esperienze politiche e culturali ma condividono un comune sentimento di sfiducia, avvertendo entrambi l’esigenza di un rinnovamento teorico e politico del socialismo italiano: l’opposizione al riformismo tradizionale, la consapevolezza dell’insuccesso della protesta aventiniana, il rifiuto del comunismo. Tra gli obiettivi de Il Quarto Stato c’è il tentativo di rappresentare un punto d’incontro di tutte le forze socialiste e di sviluppare temi di politica culturale al cui centro ci fosse «il perfezionamento della personalità umana» e l’elevamento della «vita spirituale e materiale» dei cittadini. Pietro Nenni non conosce Rosselli se non di fama. Carlo Rosselli nel 1926 ha trent’anni e insegna all’Università di Genova. Cresciuto nell’alta borghesia da una ricca famiglia di origine ebraica, profondo conoscitore di economia, storia e di dottrine politiche, abbracciò il socialismo nell’immediato primo dopoguerra e con Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei ed Ernesto Rossi fondò all’indomani dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1924 il foglio anti regime Non mollare! al quale collaborò anche suo fratello minore Nello. Il 27 marzo del 1926 esce il primo numero del giornale ma il giorno precedente Pietro Nenni era stato condannato a sei mesi di reclusione per istigazione a delinquere a mezzo stampa avendo pubblicato, nell’agosto del 1924, l’opuscolo “L’assassinio di Matteotti ed il processo al regime”, dove, secondo il giudice, incitava “all’odio di classe offendendo Sua Eccellenza il Primo Ministro”.

 

La notizia compare su tutti i giornali ma un’amnistia lo salva momentaneamente, perché per Nenni il carcere è rinviato solo di qualche giorno. Il 26 aprile del 1926 viene fermato mentre esce di casa: “in seguito a denunzia di un centurione della milizia fascista il quale venne informato che il Nenni aveva recentemente ricevuto un pacco contenente opuscoli sovversivi39.” Dopo la perquisizione in casa vengono scoperte circa quattromila copie dell’opuscolo “Il delitto Matteotti. Perché l’opposizione non è a Chieti40”, appena stampato; inoltre gli trovano a casa in un materasso: lire 3.550 (in vari tagli), lire 1000 in cheques, una cambiale di lire 1000 girata dall’avvocato Levi. Nenni ha il timore di non uscire più dal carcere e a consolarlo dalla reclusione, nella stretta cella del carcere milanese, lontano dalla famiglia e dall’azione politica, ci pensa il vecchio “saggio” socialista Turati: «Caro Nenni [...], Ricordo che nella tempesta del ’98 una delle mie maggiori tristezze fu il non avere più in carcere segno di vita dagli amici di ogni giorno. Chi è fuori, per lo più non ci pensa. Chi è…dentro lo sente[...] Ti mando caro Nenni, il saluto di tutti gli amici, i quali augurano – e sperano: e con qualche fondamento – di vederti presto a piede libero. Tu ci credi meno di noi (a quel che ho sentito) ma, al tuo marcio dispetto, penso che probabilmente avrai torto. Del resto, meglio così: se “mal previsto vien più lento”, il bene che giunge inaspettato deve dare doppio piacere. Salutami dunque la “mia” cella a cui serbo qualche gratitudine. Ripasserò qualche volta a vedere i tuoi. E ti abbraccio molto cordialmente. Aff.mo tuo F. Turati»42. Domenica 16 maggio del 1926 è di nuovo libero.

 

Può tornare alla sua lotta politica contro il fascismo e alla sua battaglia per l’unità socialista nonostante sia uno degli uomini più controllati e vigilati dal regime. Continua la sua battaglia insieme a Rosselli, sulle pagine del Quarto Stato, per rinnovare a fondo la cultura antifascista. Incoraggiato da Rosselli, Nenni si rimette al lavoro al suo libro, lasciato in sospeso, e lo conclude alla fine dell’estate del 1926. Nenni gli cambia il titolo (“Storia di Quattro anni. La crisi socialista dal 1919 al 1922”), rivede la struttura, dividendo il volume in tre capitoli (Il Diciannovismo, L’abdicazione dello Stato liberale e La disfatta socialista); elimina l’ultimo capitolo “La ripresa socialista” (che Gobetti considerava fondamentale) anche per evitare possibili censure43. Rispetto alla bozza inviata a Gobetti nel 1925, Nenni chiude il racconto con la Marcia fascista su Roma e con la formazione del governo Mussolini: «La reazione celebrava a Roma il suo trionfo, facendo sfilare sotto il Quirinale, al cospetto del re, le squadre che a prezzo di inaudite violenze s’erano impossessate delle province italiane». Il libro finalmente va in stampa e il 30 ottobre del 1926 Il Quarto Stato ne annuncia, in pompa magna, l’imminente uscita: “Col suo stile piano ed efficace, con una documentazione sobria ed impressionante e soprattutto onesta, Pietro Nenni si è proposto di fare opera essenziale di storico […]. È dunque un libro di tutti, alla portata di tutti; per l’operaio e per l’intellettuale, per il capo come per l’infimo gregario, per la recluta antica come per l’ultimo arrivato. Gli editori nonostante la mole dell’opera, vollero abbassare il prezzo al disotto di ogni ragionevole limite, perché anche le borse meno fornite potessero accedervi. - Storia di Quattro anni. La crisi socialista dal 1919 al 1922”, di Pietro Nenni, Libreria del “Quarto Stato - Costo L. 12”44. Nel libro Nenni ci ha messo tutto il suo stile di grande giornalista, caricandolo di pathos storico: la prontezza dell’intuizione, la secchezza della prosa, l’efficacia delle immagini e dei riferimenti45.

 

Il volume è concepito come un «esame di coscienza», un vero atto d’accusa alle follie del massimalismo post-bellico. Il primo capitolo, “Il diciannovismo” è forse la parte più illuminante e penetrante. Nenni intuisce che proprio in quel 1919 che si possono collocare tutti i germi della successiva svolta fascista. È col 1919 che il PSI, un grande e potente partito di massa, «si propone di allargare ogni giorno il fronte dei suoi nemici», senza perseguire né obiettivi concreti di conquista del potere né fini precisi di associazione alla difesa, o alla riforma, del sistema. L’anno comincia con l’invocazione, abbastanza retorica, alla «Costituente» e termina con la manifestazione anti-monarchica nella Camera, eletta sotto il consolato di Nitti. Due metodi — osserva Nenni — per spaventare la borghesia e per consentirle di ritrovare, in soluzioni conservatrici o in scorciatoie reazionarie, quell’unità che la tragedia della guerra aveva spezzato46. È un libro, come lo definirà Spadolini, da cui non si può prescindere «se si vuol capire come uno Stato liberale può abdicare alla sua funzione e confessarsi battuto prima ancora di avere ingaggiato battaglia contro i suoi avversari». Ma il regime non fece fare molta strada al libro. In seguito all’attentato subito da Benito Mussolini a Bologna, attribuito al sedicenne Anteo Zamboni, il regime ottenne il pretesto per portare a compimento il disegno totalitario e nel novembre del 1926 promulgò le leggi eccezionali, cosiddette “fascistissime”, che determinarono la fine della democrazia parlamentare e della libertà di stampa. Vennero soppressi tutti i partiti e i giornali dell’opposizione. Il giornale “Il Quarto Stato”, che aveva raccolto un buon successo di pubblico47 venne chiuso. Delle pubblicazioni edite dalla Libreria de “Il Quarto Stato” non doveva rimanere nessuna traccia48. Il libro viene sequestrato e mandato al macero. si salvarono pochissime copie che Nenni portò con sé nell’esilio francese49.

 

 

*Direttore Scientifico Fondazione Pietro Nenni

 

 

1 Con il titolo Il Diciannovismo, venne stampato nel 1962, dalle Edizioni Avanti!, la terza edizione di Storia di Quattro anni di Pietro Nenni (la seconda ristampa era stata pubblicata da Einaudi nel 1945). Nella nota introduttiva della curatrice, Gioietta Dallò, si legge che Nenni stava preparando un breve saggio introduttivo alla nuova edizione ma nell’agosto dello stesso anno ebbe un brutto incidente mentre era in vacanza in Valle d’Aosta e non riuscì a completare il lavoro. Il libro verrà ristampato una quarta volta nel 1976 da Sugarco Edizioni ma riprese il titolo originario Storia di Quattro anni (il curatore Zucàro definì, nella nota introduttiva al libro, infelice il titolo Il diciannovismo: “Abbiamo voluto riparare a una certa stortura e ricollocare il libro al posto che occupa nella storiografia del fascismo-antifascismo”).

 

2 Santarelli Enzo, Nenni dal repubblicanesimo al socialismo(1908-1921). Contributo ad una biografia, Studi Storici, n. 4, aprile 1973.

 

3 Così lo definisce Nenni nell’introduzione di Storia di quattro anni, 1919- 1922, Libreria del Quarto Stato, Milano 1926.

 

4 Il dettaglio viene riportato da Domenico Zucàro nella prefazione alla quarta edizione di Storia di quattro anni, 1919-1922, edito da Sugarco nel 1976.

 

5 Pietro Nenni, Storia di quattro anni, 1919-1922, Libreria del Quarto Stato, Milano 1926, pag. 9. Nenni racconta l’episodio nella prefazione al volume.

 

6 Mondoperaio, marzo 1976, pp. 44- 48. “Gobetti e i socialisti“, di Domenico Zucàro.

 

7 Per una biografia di Nenni: Cfr Tamburrano (Laterza, 1986), Gerosa (Longanesi, 1972) e Santarelli (Utet, 1988)

 

8 Nel 1919 Nenni aveva accolto l’appello di Mussolini, creando con altri repubblicani un fascio di combattimento a Bologna, ma ben presto prese le distanze quando si rese conto che l’indirizzo impressovi da Mussolini mirava in ben altra direzione.

 

9 Il nuovo partito avrebbe dovuto chiamarsi Partito comunista unificato d’Italia. Per Nenni questa scelta rappresenta la liquidazione del partito e costituisce con Arturo Vella un Comitato di difesa per “l’autonomia socialista”. Nasce così un violento contrasto con Serrati che da Mosca ordina di sbarazzarsi di Nenni. Il 3 gennaio del 1923 Nenni motiva la propria posizione in un lungo articolo sull’Avanti! dove conclude lapidario: “Una bandiera non si getta in un canto come cosa inutile. Si può anche ammainare, ma con onore, con dignità”. Al congresso socialista di Milano (15–17 aprile 1923) le sue tesi autonomiste trionfano su quelle fusioniste di Serrati. Di fatto salva il Partito socialista da quella che sembrava un’inevitabile evaporazione.

 

10 Mondoperaio, febbraio 2010, pag. 51. La lezione del diciannovismo, di Giovanni Sabatucci.

 

11 Avanti! 20 febbraio 1927. “Il marxismo di Gobetti”, Pietro Nenni ricorda sulle pagine del giornale socialista, edito a Parigi, Piero Gobetti, ad un anno dalla sua scomparsa.

 

12 Mondoperaio, marzo 1976, pag. 44, Gobetti e i socialisti, di Domenico Zucàro.

 

13 Croce considerava Gobetti un anticipatore sia pure personalissimo ed eretico rispetto al socialismo liberale di Rosselli (vedi “La Stampa”, 8 novembre 1975, G. Spadolini, Il silenzio di Gobetti).

 

14 FPN, Archivio Nenni, Busta 13, Fascicolo 814, Lettera di Saragat a Pietro Nenni, del 10 febbraio 1927. Nenni chiese a Saragat un ritratto politico di Gobetti.

 

15 La Rivoluzione Liberale, 27 luglio 1924, Figure della politica italiana: Nenni. Gobetti, in verità, fece mettere una postilla all’articolo di Cavalli, specificando che la redazione «lasciava ai collaboratori la più grande libertà di giudizio, senza che la redazione debba intervenire necessariamente a dir la sua quando vi sia disaccordo».

 

16 Gobetti guardò con interesse a Nenni convinto che il PSI avesse maggiori possibilità di far convergere larghi strati dell’antifascismo italiano nella lotta. La Casa Editrice Gobetti e il giornale La Rivoluzione Liberale ospitarono contributi diversi del mondo politico cattolico, democratico e socialista, con l’obiettivo di far convergere il fronte antifascista.

 

17 Fondazione Pietro Nenni (d’ora in avanti FPN), Archivio Nenni, Busta 1, Fascicolo 53.

 

18 Ibidem.

 

19 In due lettere, del 6 e del 19 gennaio 1925 Nenni rassicura Gobetti «di lavorare al libro». FPN, Archivio Nenni, Busta 1, Fascicolo 53.

 

20 FPN, Archivio Nenni, Busta 1, Fascicolo 53, lettera di Gobetti a Nenni del 4 aprile 1925. Nella lettera si legge la proposta di Gobetti all’autore (il 15% sulle copie vendute) e all’Avanti! che avrebbe potuto comprare le copie al prezzo di costo, vendendo il libro al prezzo di copertina.

 

21 Sul giornale, fra gli altri, si annuncia l’imminente uscita dei libri di Sturzo, “La libertà in Italia”, e di Francesco Nitti, “La Pace”.

 

22 La Rivoluzione Liberale, 12 aprile 1925. La descrizione del contenuto è volutamente impropria per evitare di attirare l’attenzione della polizia fascista.

 

23 Così lo descrive Giovanni Spadolini su La Stampa del 27 settembre 1976.

 

24 Avanti!, 5-6 luglio 1925, ”Perché il proletariato fu vinto” (firmato Ennio, pseudonimo di Nenni). Si tratta della recensione al libro di Bartellini, “La Rivoluzione in atto 1919-1924”, uscito nel 1925 con Gobetti Editore.

 

25 Pietro Nenni, Storia di quattro anni, 1919-1922, op. cit. pag. 9

 

26 FPN, Archivio Nenni, Busta 1, Fascicolo 53. Lettera di Nenni a Gobetti il 29 settembre 1925.

 

27 Con tutta probabilità Gobetti insisteva per avere il capitolo sulla ripresa socialista, come da Nenni annunciato nella lettera dell’autunno del 1924.

 

28 FPN, Archivio Nenni, Busta 1, Fascicolo 53. Lettera di Nenni a Gobetti il 23 ottobre 1925.

 

29 In seguito all’attentato di Tito Zaniboni a Mussolini, del 5 novembre 1925, anche l’Avanti! aveva subito pesanti soppressioni e restrizioni.

 

30 FPN, Archivio Nenni, Busta 1, Fascicolo 53. Lettera di Nenni a Gobetti il 23 novembre 1925.

 

31 Il Partito Socialista Unitario era nato nel 1922 in seguito all’espulsione delle corrente riformista guidata da Turati, Matteotti, Treves, Modigliani, dal PSI dopo il XIX Congresso del Partito che si tenne a Roma dal 1 al 4 ottobre del 1922. Al Congresso era prevalsa la corrente massimalista di Serrati e Maffi che punì gli esponenti riformisti per aver violato il divieto di collaborazione con i partiti borghesi(Turati si era presentato dal re per le consultazioni del nuovo governo).

 

32 Il 9 dicembre il “Tevere” di Roma ed altri giornali fascisti pubblicarono una lettera privata di Nenni inviata alla Direzione del Partito. Nenni nella lettera, apparsa poi sull’Avanti! del 10 dicembre 1925, metteva in guardia il Partito dal pericolo delle scissioni, proponeva di lavorare per costruire le basi per l’Unità fra le forze socialiste e per l’entrata del partito nell’Internazionale socialista. La lettera, come racconta lo storico Giuseppe Tamburrano(in Pietro Nenni, Editori Laterza, 1986, pag. 93 ), fu trovata nel corso di una perquisizione della polizia nelle tasche del deputato socialista Viotto e data in pasto alla stampa fascista. Nella lettera Nenni fece cenno anche agli attentati fascisti, rischiando di essere accusato di “apologia”. L’esecutivo del Partito prese subito le distanze dalla posizione di Nenni, i comunisti lo denigrarono, i fascisti lo minacciarono. Isolato e minoranza nel partito decise di lasciare la direzione del giornale.

 

33 Avanti!, 13-14 dicembre 1925.

 

34 L’episodio è stato raccontato dallo stesso Nenni a Zucàro. In Pietro Nenni, Storia di quattro anni, 1919-1922, op. cit. pag. 14.

 

35 Nenni, Intervista sul socialismo, a cura di Giuseppe Tamburrano, Editori Laterza, 1977, pag. 46.

 

36 Da una lettera di Carlo Rosselli a Pietro Nenni del febbraio-marzo 1926. La lettera è stata pubblicata integralmente su Nicola Tranfaglia, Carlo Rosselli, dall’interventismo a Giustizia e Libertà, Editori Laterza, 1968, pag. 369.

 

37 Per una Storia de “Il Quarto Stato” si veda “Il Quarto Stato di Nenni e Rosselli”, a cura di Domenico Zucàro, Sugarco Edizioni, 1977”.

 

38 Vivà la figlia di Pietro Nenni dalla Resistenza ad Auschwitz, op. cit. pag. 72.

 

39 La Stampa, 27 aprile 1926.

 

40 Opuscolo andato completamente distrutto. Introvabile.

 

41 Archivio Centrale dello Stato, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Polizia Politica Fascicoli Personali, Serie B, fasc. 9

 

42 FPN, Archivio Nenni, Busta 2, fascicolo 114. Lettera di Turati dell’11 maggio 1926. Turati era stato in carcere nella stessa cella che ha ospitato Nenni nel 1926.

 

43 Il libro, come ricorda Nenni nella prefazione all’edizione di Sugarco del 1976 (op. cit.), venne curato «dall’indimenticabile amico Carlo Rosselli». In realtà il tema della riorganizzazione del partito e dell’Unità delle forze socialiste è riscontrabile nel terzo capitolo (La disfatta socialista).

 

44 Quarto Stato, 30 ottobre 1926.

 

45 La Stampa, Venerdì 24 Settembre 1976. Giovanni Spadolini, “Ritorna un “diario,, appassionato”, Storia di Quattro anni di Pietro Nenni.

 

46 Ibidem.

 

47 Nenni (in Nenni sul filo della memoria, di Giovanni Spadolini, Quaderni della Nuova antologia, Le Monnier, 1982) parla di diecimila copie vendute e di ottocento abbonati al momento della nascita del giornale (secondo Zucàro il giornale arrivò a duemila abbonati nel settembre del 1926). Le copie venivano spedite(memori dell’esperienza de La Rivoluzione Liberale che veniva distribuito in edicola), mentre nel settembre del 1926 si cercò di venderlo nelle edicole.

 

48 Nell’ottobre del 1926 il giornale di Nenni e Rosselli aveva annunciato l’uscita di altri due volumi: L’attualità di Marx, di Arturo Labriola, e il Capitale finanziario di Rodolfo Hilferding. I due volumi ebbero la stessa sorte del libro di Nenni.

 

49 Una copia del rarissimo volume è conservata presso la Biblioteca della Fondazione Pietro Nenni.

 

 

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