A oltre due anni dal ripristino dei controlli alle frontiere fra Italia e Francia, per la prima volta una corte transalpina si esprime contro il respingimento di un minorenne. Troppe ancora, però, le violazioni dei diritti dei bambini alle frontiere nord, secondo un rapporto di Intersos
di Giacomo Zandonini, www.repubblica.it
ROMA, febbraio 2018 -Come migliaia di donne, uomini e bambini prima di lui, M. - un ragazzino eritreo di 12 anni - è stato fermato dalla polizia francese alla stazione di Menton-Garavan, appena oltre il confine di Ventimiglia. È il 12 gennaio 2018 e per il minore che da solo aveva raggiunto le coste italiane dopo mesi di viaggio è scattato subito un respingimento, notificato tramite un “refus d’entrée”. Per la prima volta però, dopo un ricorso preparato con urgenza da avvocati e associazioni per i diritti umani, un tribunale francese ha dichiarato illegale il provvedimento, imponendo alle autorità di accogliere il minore in Francia e di pagargli un indennizzo.
Una pronuncia fondamentale. “È una pronuncia fondamentale, che speriamo possa aprire la strada ad altri ricorsi”, spiega Daniela Zitarosa, operatrice legale della ong Intersos, che lavora a Ventimiglia da fine 2016. “Nel 2017 abbiamo visto migliaia di refus d’entrée, i fogli consegnati dalla polizia francese ai migranti fermati oltre frontiera, ma solo ora arriva una decisione importante che speriamo riduca le violazioni dei diritti di chi passa da qui e soprattutto dei minori non accompagnati come M.”.
Norme non rispettate. L’ordinanza, emessa dal Tribunale amministrativo di Nizza lo scorso 22 gennaio, elenca una serie di normative, nazionali e internazionali, che sarebbero state violate, dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1990, che impone agli stati firmatari di mettere al primo posto il “superiore interesse del minore” presente sul proprio territorio, fino al regolamento di Dublino, che garantisce percorsi di ricongiungimento familiare per i minori soli che entrano nell’UE. “Il comportamento delle autorità”, recita il testo dell’ordinanza, “priva totalmente M. dei diritti legati alla sua minore età”.
Il rapporto di Intersos. Arrivato via mare in Italia dalla Libia nel giugno del 2017, e ospitato in un centro per minori in Puglia, M. era stato aiutato dalla ong Safe Passage ad avviare le pratiche di ricongiungimento familiare con un fratello maggiore, già residente nel Regno Unito. Impaziente di raggiungere i parenti, aveva però abbandonato la struttura per raggiungere Ventimiglia. Una scelta comune a quella di migliaia di ragazzi, come documentato da un rapporto appena diffuso da Intersos.
Minori stranieri irreperibili. Se gli arrivi di minori non accompagnati sono calati rispetto all’anno precedente, 12.656 a fronte degli oltre 25mila del 2017, rimane infatti alta la quota di chi si rende irreperibile, più di 5mila nell’anno appena concluso. Molti di loro tentano di proseguire il viaggio, per raggiungere famigliari o paesi in cui ritengono di avere prospettive migliori. Scontrandosi con frontiere che continuano a rimanere chiuse, da Ventimiglia al Brennero.
Un lunga lista di violazioni. Oltre ai “sistematici respingimenti collettivi alle frontiere” nord dell’Italia, Intersos ha raccolto testimonianze di violazioni ripetute dei diritti dei minori, dal taglio delle scarpe al trattenimento forzato, accompagnato da violenze fisiche e verbali da parte della polizia francese, fino alle perquisizioni nudi effettuate dai colleghi svizzeri. Accanto e prima di queste violazioni quotidiane, spiega però Zitarosa, “c’è un sistema di prima accoglienza, quello italiano, che non garantisce l’integrazione e la presa in carico di minori vulnerabili, spingendoli a ripartire, affidandosi spesso a scafisti di terra”.
Minori ostaggio delle frontiere europee. “Nel caso di M.”, spiega l’operatrice legale, “grazie al lavoro fatto con l’Anafe - Associazione Nazionale per l’Assistenza degli Stranieri alle Frontiere - e gli avvocati francesi, il Tribunale ha imposto di fatto di ristabilire i diritti del ragazzo, rilasciando un lasciapassare per l’ingresso in Francia, dove la sua posizione andrà valutata individualmente e in presenza di un interprete qualificato, e pagando 1.500 euro di multa”. Ancora prima dell’esito di ricorso, le tracce di M. si sono però perse. “La sfiducia verso le istituzioni, il desiderio di riabbracciare i parenti e le pressioni di reti di trafficanti sono tratti comuni delle esperienze di questi ragazzi, bloccati dalle frontiere europee”, conclude Zitarosa. M. è ora in Germania, dove vive un altro fratello. Il suo caso potrebbe però aprire la strada ad altri ricorsi, aiutando migliaia di bambini e bambine a far valere i propri diritti, già calpestati nei paesi d’origine o durante viaggi interminabili.