IMMIGRAZIONE  - Santo BIONDO
Centri in Albania, esperimento fallito: un modello illegittimo da archiviare
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11/11/2025  | Sindacato.  

“Servono politiche di accoglienza regolari, calibrate sulle esigenze produttive, sociali ma anche demografiche del Paese”.

(redazionale) Roma, 10 novembre 2025 – di Giuseppe Casucci e Francesca Cantini

A due anni dalla firma del protocollo Italia–Albania sui centri per migranti, il bilancio dell’operazione voluta dall’attuale Governo è impietoso. Quello che nel novembre 2023 era stato presentato come un “modello innovativo” per la gestione dei flussi irregolari si è trasformato in un labirinto di ricorsi, bocciature giudiziarie, costi esorbitanti e risultati pressoché nulli. Oggi, mentre a Gjader resta attivo solo il Cpr e l’hotspot di Shëngjin è praticamente vuoto, la UIL definisce l’esperimento “illegittimo e fallimentare”.

L’obiettivo iniziale era ambizioso: esternalizzare le frontiere italiane e gestire fino a 36 mila migranti l’anno in territorio albanese. In realtà, secondo i dati del Viminale, poco più di un centinaio di persone sono transitate nelle strutture in due anni, con una presenza attuale di appena quaranta stranieri.

Dopo il primo trasferimento, avvenuto nell’ottobre 2024, la magistratura italiana ha più volte bloccato le convalide dei trattenimenti, giudicandoli privi di base legale. Da allora, il Governo ha tentato di correre ai ripari con una raffica di decreti e “correzioni normative” per legittimare una pratica che i giudici – e, più recentemente, anche la Corte di giustizia europea – continuano a considerare lesiva dei diritti fondamentali.

 

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