Immigrazione  - Ivana VERONESE
Italiani nel Regno Unito: cosa devono fare se vince Johnson e la Brexit diventa realtà
Le regole per turisti, lavoratori e studenti
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11/12/2019  | Immigrazione.  

 

Poco cambierà fino alla fine del periodo di transizione, ovvero per tutto il 2020. Poi, per entrare da turisti servirà il passaporto biometrico. I cittadini europei dovranno chiedere un permesso per restare a lavorare in Uk, più difficile da avere se vivono lì da meno di 5 anni. Forte stretta per i nuovi permessi di lavoro, ancora da decidere la procedura per studenti e docenti.

 

Di Nicol Degli Innocenti, Il Sole 24 Ore dell’11/12/19

 

LONDRA - Se i sondaggi hanno ragione, venerdì mattina Boris Johnson verrà confermato premier e il partito conservatore da lui guidato resterà al Governo in Gran Bretagna. Il margine di errore è elevato, come insegna l'esperienza delle ultime due elezioni del 2015 e 2017. Tra i Tories però non c'è molta ansia, dato che sono sempre stati nettamente avanti nei sondaggi, con un distacco minimo di nove punti dall'opposizione laburista.

 

Se Johnson vincerà le elezioni, il suo primo pensiero sarà mantenere la promessa fatta di “get Brexit done”, far approvare dal Parlamento l'accordo da lui negoziato con l'Unione Europea entro gennaio e portare la Gran Bretagna fuori dalla Ue. Vediamo quindi cosa cambierà per i cittadini europei, e in particolare italiani, in caso di una vittoria dei Conservatori

 

Permessi di residenza

 

Nell'immediato non succederà nulla, perché anche se l'accordo di recesso verrà approvato e Brexit diventerà realtà il 31 gennaio 2020, scatterà il periodo di transizione concordato con la Ue che durerà fino al 31 dicembre 2020. Fino a quella data tutto resterà invariato come se la Gran Bretagna fosse ancora un Paese membro, quindi resterà in vigore il principio di libera circolazione delle persone, dei beni, dei capitali e dei servizi.

 

I cittadini europei che vivono in Gran Bretagna da un minimo di cinque anni hanno tempo almeno fino alla fine del 2020 per chiedere il permesso di residenza permanente – il cosiddetto “settled status”. Chi risiede nel Paese da meno di cinque anni può chiedere il “pre-settled status” che sarà valido fino alla soglia dei cinque anni .

 

Le autorità britanniche hanno fatto una campagna di informazione per incoraggiare i cittadini Ue a mettersi in regola. Il sistema sembra avere funzionato bene, e a fine ottobre 2,4 milioni di europei avevano fatto domanda e 1,9 milioni avevano ottenuto il permesso. Resta quindi circa un milione di persone che ancora non si è messo in regola, in parte a causa dei rinvii di Brexit e dell'incertezza sul futuro. Si prevede che una vittoria dei Tories sia un incentivo a farlo.

 

Molti europei hanno ottenuto il “pre-settled status” che concede meno sicurezza. La conversione in residenza permanente infatti non è automatica allo scadere dei cinque anni, ma il cittadino europeo dovrà ricominciare da zero e fare una nuova domanda. Molti europei che avevano avuto solo il permesso “di serie B” hanno fatto appello e nel 90% dei casi hanno ottenuto la residenza permanente. Questo ha fatto scattare il timore che il ministero dell'Interno stia volutamente limitando il numero di permessi di residenza permanente e quindi di europei con il diritto a restare a oltranza. Le autorità negano.

 

La linea dura di Johnson

 

Il Governo Johnson ha adottato una linea dura e restrittiva sull'immigrazione e ha avvertito che gli europei che non si metteranno in regola entro i tempi previsti potrebbero essere deportati. Le autorità saranno clementi solo in casi del tutto eccezionali, come di persone con gravi problemi fisici o mentali o bambini i cui genitori non hanno seguito le giuste procedure. Chi non ha una ragione valida per non avere chiesto e ottenuto il permesso di residenza verrà considerato un “indesiderabile” senza diritto di soggiorno e verrà deportato.

 

Visti d'ingresso

 

Il vero cambiamento per gli italiani e altri cittadini di Paesi Ue scatterà il primo gennaio 2021. A partire da quella data entreranno in vigore le nuove rigide regole annunciate dal Governo Johnson per limitare l'immigrazione e rafforzare i controlli al confine. Queste regole impongono limiti sia a chi vuole vivere e lavorare in Gran Bretagna sia a turisti che intendono venire solo per una breve vacanza.

 

I turisti dovranno ottenere un visto elettronico o Electronic Travel Authorisation (Eta) online almenotre giorni prima della data di partenza per il Regno Unito. Il visto avrà una durata massima di tre mesi e verrà rigorosamente controllato all'ingresso nel Paese. Solo chi ha un passaporto biometrico potrà ottenere il visto d'ingresso. Sarà vietato l'espatrio con carta d'identità, che ora viene spesso utilizzata dagli italiani che viaggiano. Secondo il ministero dell'Interno le carte d'identità sono un rischio per la sicurezza nazionale perché «facilmente falsificabili».

 

Chi vuole restare oltre i tre mesi dovrà ottenere un permesso di lavoro. Chi si ferma oltre il tempo concesso verrà deportato. Il ministro dell'Interno Priti Patel ha sottolineato che ci sarà “tolleranza zero” perché uno dei vantaggi di Brexit è proprio la possibilità di “rendere più sicuri i nostri confini e tenere fuori criminali e spacciatori in arrivo dall'Europa”.

 

La stretta sull'immigrazione

 

«Gli europei devono smetterla di trattare questo Paese come se fosse il loro» ha detto l’8 dicembre il premier in campagna elettorale.

 

Dopo il primo gennaio 2021 i cittadini europei saranno considerati alla stregua di qualsiasi altro cittadino non britannico. Le regole sull'immigrazione verranno uniformate, cesserà la libera circolazione e non ci sarà più un trattamento preferenziale per i vicini di casa europei.

 

Chi vuole trasferirsi dall'Italia in Gran Bretagna dovrà quindi dimostrare di avere un'offerta di lavoro. Come è tornato a ribadire Johnson alla vigilia del voto, l'intenzione è di limitare gli ingressi di immigrati senza qualifiche o titoli di studio e far entrare solo persone che possono essere “utili” alla Gran Bretagna facendo lavori specializzati, come medici, ingegneri o tecnici informatici.

 

Anche se otteranno il permesso di lavoro per cinque anni, i cittadini italiani e europei non avranno diritto a ricevere sussidi statali e all'assistenza sanitaria gratuita del National Health Service (Nhs). Tutti gli immigrati, europei compresi, dovranno pagare una tassa a priori di 625 sterline a testa per l'Nhs, anche se non si fermeranno oltre i cinque anni o non utilizzeranno mai il servizio sanitario nazionale. Il nuovo sistema secondo Johnson sarà «più equo perché tratteremo tutti gli stranieri allo stesso modo, senza preferenze e privilegi».

 

Zone d'ombra

 

Non è ancora chiaro quali regole saranno in vigore per lo scambio di studenti e di docenti universitari e il riconoscimento reciproco dei titoli di studio e delle qualifiche professionali e persino delle patenti di guida. Questi “dettagli”, di grandissima importanza per milioni di persone, dovranno essere discussi e negoziati tra Londra e Bruxelles il prossimo anno durante il periodo di transizione. L'obiettivo è raggiungere un accordo commerciale bilaterale e stabilire tutte le regole della “partnership” permanente tra Gran Bretagna e Ue post-Brexit. La speranza è che prevalga una logica di compromesso e che ci sia un allineamento il più stretto possibile. I tre anni e mezzo dal referendum del 2016 però insegnano che quando si tratta di Brexit il buon senso non sempre prevale.