Ambiente e sostebilità  - Silvana ROSETO
Convegno Camera dei Deputati 13 luglio 2018 - Verso la PAC post 2020
img-ambiente-sostenibilita.jpg
23/07/2018  | Sindacato.  

 

Il 13 luglio 2018 u.s. si è svolto presso la Camera dei Deputati un Convegno organizzato dalla Coalizione #CambiamoAgricoltura#: “Verso la PAC post 2020: La riforma della politica agricola europea per un contributo agli obiettivi 2030 per uno sviluppo sostenibile per l'ambiente, la società e le imprese”.

 

Si sono confrontati,  esponenti del mondo istituzionale,  della ricerca e delle maggiori associazioni agricole per discutere insieme sul futuro della Politica Agricola Comune europea post 2020 alla luce della presentazione delle proposte di regolamenti da parte della Commissione europea.

 

In Europa, l’agricoltura rappresenta 44 milioni di posti di lavoro messi a disposizione dal settore agroalimentare, sicurezza alimentare per circa 500 milioni di consumatori e in un mercato dell’export agroalimentare che vale circa 138 miliardi di euro.

 

Nonostante una mobilizzazione di denaro pubblico  gravosa e continuativa, il settore agricolo attraversa una crisi profonda causata anche dai cambiamenti climatici, dal consumo di suolo e acqua, dall’ inquinamento atmosferico. Questi fattori negativi stanno causando una graduale scomparsa delle piccole aziende, e un aumento del costo degli input agricoli (sementi, fitofarmaci e fertilizzanti) che, ormai, supera gli stessi profitti.  Nel dibattito è stato evidenziato che la PAC ad oggi, nonostante alcune  riforme, ha sostenuto pratiche agricole non efficaci e disfunzionali, sia per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, sia per quella economica del settore agricolo, costituendo circa il 38% del budget dell’UE (360 miliardi di Euro).

 

I nuovi meccanismi PAC atti ad incentivare l’adozione di “buone pratiche agricole” si sono rivelati  strumenti solo di facciata. Ogni buon proposito si infrange con il permanere di una forte iniquità nella distribuzione dei finanziamenti.

 

Se l’80% dei sussidi è destinato al 20% delle aziende agricole europee, cioè alle grandi imprese da 100 ettari in su, le piccole e medie aziende da 3-10 ettari (maggiormente vulnerabili) vengono tagliate fuori dalla riforma e, con esse, ogni sforzo in direzione di equità rurale, greening e diversificazione.

 

Ma  la riforma della PAC non riguarda solo l’Europa, l’agricoltura o  gli “addetti ai lavori”. La riforma della PAC interessa anche tutti noi, in quanto “consumatori” e, cosa più importante, in qualità di cittadini globali in un mondo che dovrebbe reggersi sul rispetto dei diritti umani e ambientali.

 

Per ciò, al convegno è stato presentato un “Decalogo per il futuro della PAC” che riassume richieste e proposte al Governo italiano e al  Parlamento Europeo alla vigilia  del negoziato che dovrebbe, entro aprile 2019, approvare definitivamente nuovi Regolamenti della PAC post 2020 da parte della Commissione, del Consiglio e del  Parlamento europeo; una PAC più equa in aiuto alle piccole aziende, una PAC più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, e come strumento finanziario per l’attuazione degli accordi internazionali, dalla Strategia UE per la Biodiversità al rispetto degli impegni degli accordi di Parigi sul clima, come contributo agli SDGs dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

 

I DIECI PUNTI DEL DECALOGO:

 

1.                  La PAC del futuro deve innovare profondamente le proprie strategie verso un nuovo modello agricolo basato sui principi dell’agroecologia per assicurare che con i fondi pubblici siano premiate le aziende agricole più virtuose, che producono maggiori benefici per la società: cibo sano, tutela dell‘ambiente e della biodiversità, manutenzione del territorio, salvaguardia del paesaggio, mantenimento della fertilità del suolo e mitigazione dei cambiamenti climatici. Per questo occorre inserire nel Regolamento UE, nell’ambito del negoziato del “Trilogo” un riferimento più esplicito al ruolo della PAC come strumento finanziario per l’attuazione degli accordi internazionali, dalla Strategia UE per la Biodiversità al rispetto degli impegni degli accordi di Parigi sul clima ed in generale per il contributo agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs).

 

Inserire nel Regolamento UE una definizione più chiara di cosa significhi per gli Stati membri il principio “niente passi indietro” per gli impegni ambientali, specificando i criteri che gli Stati membri dovranno adottare per Ia definizione degli obiettivi del Piano Strategico e per la verifica e controllo effettivo da parte della Commissione;

 

2.                  Abolizione nel primo pilastro delle quote per l’attribuzione dei Pagamenti di Base, per un vero superamento dell’impostazione storica dei pagamenti diretti, adottando nuovi criteri per il calcolo dei pagamenti a superficie che consideri anche, e soprattutto, la valenza della gestione e della custodia del territorio che le aziende agricole compiono e Ia creazione di opportunità di lavoro nelle aree rurali, disincentivando nel contempo il mantenimento dell’attuale modello di produzione agricola e zootecnica non più sostenibile.

 

3.                  Stabilire che Ie declinazioni della PAC negli Stati membri avvengano secondo Piani strategici nazionali che:

 

a)         definiscano a livello nazionale obiettivi ambientali e sociali specifici, puntuali e monitorati, coerenti con gli obiettivi generali previsti dal Regolamento UE, sulla base degli obiettivi contenuti nelle Strategie europea e nazionale per la biodiversità, le Direttive UE habitat e uccelli ed i piani di gestione della rete Natura 2000 da esse derivanti, con particolare riferimento ai contenuti e previsioni del Prioritized Action Framework, definiti in Italia livello regionale.

 

b) indichino come obiettivo concreto, realistico e misurabile una percentuale minima (10%) di EFA costituite da elementi strutturali degli ecosistemi (non colture produttive opzionali) che le aziende devono garantire nell’ambito della loro SAT (superficie agricola totale dell’azienda). così come è previsto attualmente in parte nel greening della PAC, premiando tramite i “regimi per il clima e l’ambiente” (eco-schemes) il progressivo aumento della quota percentuale di tali aree. L’obiettivo deve essere quello di mantenere e migliorare l a struttura e funzionalità degli agroecosistemi in grado di assicurare la tutela di specie ed habitat, la resilienza e Ia produttività delle produzioni agricole; valorizzare gli elementi del paesaggio rurale (siepi, alberate, muretti a secco, ecc.) già presenti oggi nelle aziende agricole, riconoscendo agli agricoltori un sostegno finanziario per il loro mantenimento come pagamento dei servizi ecosistemici forniti;

 

c) indichino con chiarezza Ia priorità delle misure collettive e di cooperazione per obiettivi ambientali di area vasta, per interventi legati al paesaggio rurale multiscala, per la realizzazione di reti ecologiche e per la creazione di distretti biologici, sia all’interno degli eco-schemes del primo pilastro, sia per le misure agro-climatico-ambientali dello sviluppo rurale, attribuendo un ruolo di soggetti promotori e gestori agli Enti gestori dei siti rete Natura 2000 e altre aree naturali protette, garantendo una visione sistemica dei territori;

 

d) definiscano specifici indicatori di risultato e di efficienza utili a determinare il reale raggiungimento degli obiettivi ambientali, consentendo anche di valutare la loro reale efficacia. Creazione di una rete di monitoraggio stabile e capillare, coordinata a livello nazionale, con la collaborazione dell’ISPRA, soprattutto per la raccolta dei dati climaticoambientali;

 

4.                  Destinare una quota minima del 30% del budget del primo pilastro per i “Regimi per il clima e l’ambiente” (eco-schemes), come già previsto per le misure agro-climaticoambientali nello Sviluppo Rurale, con un’attenta analisi della sostenibilità delle varie azioni, così da garantire Ia reale applicazione ed efficacia di questo nuovo strumento;

 

5.                  Garanzia dei controlli sull’applicazione della nuova condizionalità e definizione di sanzioni adeguate a scoraggiare il mancato rispetto dei criteri di gestione obbligatori e delle buone condizioni agronomiche e ambientali. Il controllo della condizionalità non deve essere uno strumento vessatorio nei confronti degli agricoltori ma assicurare con efficienza ed efficacia il reale rispetto degli impegni ambientali previsti dalla condizionalità.

 

6.                  Passaggio del sostegno al mantenimento dell’agricoltura biologica dal M° al I° pilastro, inserendo questo obiettivo negli eco-schemes, Iasciando invece nello Sviluppo Rurale il sostegno alla conversione delle aziende, garantendo complessivamente che l’agricoltura biologica sia il modello di agricoltura maggiormente sostenuta ed incentivata economicamente dalla PAC, riconoscendo così la sua maggiore sostenibilità ambientale e sociale.

 

7.                  Prevedere l’obbligo di fissare un obiettivo al 2027 di SAU a conduzione biologica, da specificare a livello nazionale nei Piani strategici nazionali della PAC. Per I’ltalia riteniamo adeguato il raggiungimento del 40% della SAU nazionale certificata in agricoltura biologica, per un raddoppio delle superfici agricole rispetto all‘obiettivo fissato per il 2020, definendo obiettivi annuali intermedi realistici. Questo obiettivo oltre a garantire il conseguimento di importanti risultati ambientali, primo fra tutti Ia riduzione della presenza di sostanze chimiche di sintesi negli ecosistemi derivanti dalle produzioni agricole, risponde anche alla richiesta dei cittadini-consumatori di cibo sano e di qualità, come dimostrano gli incrementi degli ultimi anni del consumo di prodotti biologici in italia ed Europa.

 

8.                  Passaggio dell’attuale Indennità Natura 2000 (Misura 12 dei PSR 2014-2020), ancora presente nel Regolamento proposto dalla Commissione all’Articolo 67 (Svantaggi territoriali specifici derivanti da determinati requisiti obbligatori), dal II° al I° Pilastro per tutte le aziende in rete Natura 2000 al fine di garantire a livello nazionale un adeguato riconoscimento del valore aggiunto dalla presenza delle aziende agricole nelle aree ad elevato valore naturale. Dovranno essere inoltre previste all’interno degli eco-schemes e nello Sviluppo Rurale risorse specifiche per Ia realizzazione di operazioni volontarie per applicare le misure di conservazione non regolamentari previste per i siti Natura 2000, che vanno oltre gli obblighi della condizionalità.

 

9.                  Prevedere l‘obiettivo generale della ristrutturazione delle filiere zootecniche europee, definendo uno o più obiettivi specifici legati a questo tema con particolare attenzione alla riduzione del Ioro impatto ambientale anche attraverso Ia riduzione dell’intensità di allevamento e la differenziazione produttiva delle aziende zootecniche intensive. Attualmente le produzioni zootecniche e Ie coltivazioni delle materie prime per i mangimi sono la fonte principale di emissioni di gas climalteranti e di composti azotati. nonché alterano l’intera filiera con un eccesso di produzione agricola destinata esclusivamente all’alimentazione animale ed incentivano l’importazione di materie prime da paesi extra UE, con elevati impatti ambientali globali sugli ecosistemi più ricchi di biodiversità del pianeta.

 

10.              Escludere dal regime dei pagamenti accoppiati Ie produzioni agricole e zootecniche ad elevato impatto ambientale. In particolare, limitare nel comparto zootecnico questi pagamenti accoppiati alle sole produzioni estensive che favoriscono Ia conservazione di habitat e specie legate alle praterie secondarie.

 

UIL Servizio Politiche del Sociale e Sostenibilità

13/07/2018